Tehillìm,
Salmi
I Salmi, si diceva, sono poesie religiose. Ma non bisogna pensare a una religiosità pia, convenzionale, docile, dolciastra. Nei Salmi c’è ogni tipo di religiosità, ogni tipo di rapporto con Dio. Per esempio, l’autore del Salmo 138 con Dio ha un problema. Il suo problema è questo: che lui, di Dio, non ne può più! Vorrebbe scappare via da Dio, ma Dio è dappertutto, insistente, molesto, esasperante. E queste espressioni quasi blasfeme, per me che sono ateo, sono più commoventi e convincenti di qualsiasi dimostrazione teologica e di qualsiasi inno agiografico. Ecco un brevissimo frammento del salmo 138, nella mia umilissima traduzione dall’ebraico antico:
Dove correrò via dal tuo respiro?
E dove via dal tuo fiato fuggirò?
Se salgo ai cieli, là tu sei.
E se mi curvo verso gli inferi, eccoti!
Dico:“prenderò le ali dell’alba, abiterò ai confini del mare”.
Anche là mi prende la tua mano e mi afferra la tua destra.
Dico: “di certo la notte mi avvolgerà e la notte mi nasconderà”.
Neppure la tenebra è tenebrosa per te
e la notte come il giorno illumina.
Come la luce così è la tenebra per te.
Perché sei tu che hai plasmato i miei organi,
che mi hai intessuto nelle viscere di mia madre.