Qohèlet
Qohèlet è un titolo che una volta veniva tradotto Ecclesiaste. Ecclesiaste, di per sé, non sarebbe una cattiva traduzione. Ha solo un difetto: che io non ho mai sentito usare la parola “ecclesiaste” in vita mai, salvo per dire che “ecclesiaste” è la traduzione di “Qohèlet”. Allora, se tu prendi una parola che non si sa cosa vuol dire perché è in un’altra lingua, e la traduci con un’altra parola che non si sa cosa vuol dire perché non s’è mai sentita usare, non è che fai un lavoro di grande utilità.
Ma questo è il problema minore per Qohèlet. Qohèlet è un libro sconcertante, non si capisce cosa ci faccia nella Bibbia. Vi sono espresse concezioni terribili, da ateo duro. Per esempio, sulla vita dopo la morte, dice:
I vivi sanno che moriranno,
i morti non sanno niente.
Spietato.
Ho tradotto l’inizio del poema. I primi dieci versetti. Cosa dice? L’autore si lamenta. Di cosa? Di come è fatto il mondo. Come è fatto il mondo? È circolare. E non va bene un mondo circolare? No! Dice Qohèlet che le cose si ripetono uguali. Il sole spunta al mattino. Sale, sale, sale ancora. Sembra debba andare chissà dove e invece… dove va? Da nessuna parte, dopo mezzogiorno scende, scende, scende ancora fino a sparire sotto l’orizzonte. Ah, sparisce! E dove va? Da nessuna parte. Il giorno dopo torna a sorgere partendo più o meno dallo stesso punto da cui era sorto il giorno prima. E i fiumi? Corrono rapidi, ripidi… ma dove vanno? Da nessuna parte. I fiumi vanno al mare. Dal mare l’acqua evapora e si fa nube. Dalle nubi piove sulla terra e torna a ingrossare i fiumi. Che quindi, in sintesi, vanno dove già sono. Il fiume fa finta, questo è il concetto. Il fiume fa finta di andare nel luogo in cui, in realtà, sta già stando. E tutte le cose sono così. Un uomo ha fame, mangia, si sazia. Ma dopo una, due, tre, cinque, dieci ore ha di nuovo fame, come se non avesse affatto mangiato. Tutta la vita è un ripetere all’infinito le stesse azioni e dice, Qohèlet: “Non esiste nulla di nuovo sotto il sole”.
Parole di Qohèlet, re di Gerusalemme.
Fumo del fumo – ha detto Qohèlet –
Fumo del fumo. Ogni cosa è fumo.
Che cosa resta all’uomo di tutta la fatica
con cui si affatica sotto il sole?
Generazione viene e generazione va
e la terra sta fissa, in eterno.
Il sole spunta e va:
punta al punto da cui è spuntato.
Il vento corre; verso sud.
Poi gira; verso nord.
Gira, gira il vento,
il vento corre a tornare sui suoi giri.
Tutti i fiumi vanno al mare
e il mare non si riempie mai.
I fiumi corrono a tornare nel luogo in cui corrono.
Tutte le cose svaniscono.
Un uomo non finisce mai di fare cose.
Non si sazia un occhio a forza di vedere.
Non si riempie un orecchio a forza di udire.
Quello che già è stato:
ecco quello che sarà.
Quello che già è stato fatto:
ecco quello che sarà fatto.
E non esiste nulla di nuovo sotto il sole.
C’è una cosa di cui uno dice:
“Guarda quella cosa! È nuova!”
Ma quella è già stata nei secoli prima di noi.
Questa è la varietà e la forza della poesia nella Bibbia. Dunque, di nuovo, torniamo a Giona.