14. Lo stretto che porta il mio nome

Man mano che procediamo il paesaggio diventa più verde. Prati fioriti e vere e proprie foreste di alberi sconosciuti si spingono fino al mare. Temo di trovarmi davanti a un altro grande fiume, ma l’acqua continua a essere salata.

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Le navi che ho mandato in avanscoperta infine portano la lieta novella: lo stretto conduce a un altro grande mare.

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Io l’ho chiamato Todos los Santos.

Poi tutti lo chiameranno col mio nome: stretto di Magellano.

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Certo non è un posto ameno. Non incontriamo anima viva. Anzi troviamo alcune antiche tombe indiane e una balena morta, arenata su una spiaggia.

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Anche la nostra situazione è piuttosto precaria: abbiamo pochi viveri e le navi non resisterebbero a una severa tempesta.

Una delle navi, la più bella, la San Antonio, non torna dalle esplorazioni. L’equipaggio e gli ufficiali si sono ammutinati al loro comandante e hanno rivolto la prua verso il nord. Torneranno in patria, raccontando per primi d’aver trovato il mitico passaggio.

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Quanto a me non rimane che andare avanti e affrontare lo sconosciuto mare che ho davanti.

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L’oceano sconosciuto che Magellano sta per affrontare è più ampio di tutte le terre emerse insieme. È disseminato da più di 25.000 isole e isolette e da immense catene di vulcani sommersi. È spesso flagellato da terribili tempeste e percorso da inaspettati tsunami. Magellano non immagina lontanamente quanto sia grande e pericoloso. Anzi quando esce dal “suo stretto” trova un grande mare tranquillo.

Lo chiama “oceano Pacifico”.