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19 maggio

La sera successiva, alle nove, seduta da sola al bar in stile saloon del Truckee Inn – appesi al muro, vecchi poster di film e cartelloni pubblicitari, assieme ai più disparati strumenti per l’estrazione dell’oro: picconi, pale, vaschette, setacci, trapani a mano –, Nora carburava a birra e rancore. Aveva trascorso una lunga e noiosa giornata bloccata in quella città schifosa. La morte di Wiggett l’aveva sconvolta e non riusciva a togliersi dalla mente il pallore della faccia e lo sguardo fisso del mandriano. Suo fratello, che aveva iniziato a sentire qualcosa su quello che succedeva allo scavo, l’aveva chiamata preoccupatissimo, e le ci era voluta mezz’ora per convincerlo a non mollare tutto e raggiungerla all’istante.

Sentì una presenza alle sue spalle: Clive si stava girando sullo sgabello accanto al suo.

«Un Martini dry con una scorza di limone» ordinò al barista, poi si rivolse a Nora. «Come stai?»

«Di merda.»

«Lo so. Proprio quando pensavamo di aver finito. Ma faccio del mio meglio per vedere il lato positivo… e dovresti farlo anche tu. Lo scavo è stato un successo assoluto. Abbiamo trovato il sito che stavamo cercando, e incredibilmente ricco. E quando tutto questo passerà, potremmo ancora trovare l’oro.»

«Sarebbe stato il sogno di ogni archeologo» disse Nora, «se non fosse stato per gli omicidi.»

«Omicidi. Quindi pensi che anche Peel sia stato assassinato?»

«Non credo che un tipo esperto come Peel sarebbe precipitato da una rupe con la torcia accesa.»

«Ho sentito che il medico legale sta per dare un’altra occhiata al suo corpo.»

«Ottimo. Se non avesse incasinato l’autopsia, Wiggett potrebbe essere ancora vivo.»

Nora finì la birra e ne ordinò un’altra quando il cameriere portò a Clive il Martini.

«Sembra che quell’agente dell’FBI pensi che sia stato uno di noi» proseguì Nora.

«Be’, non me la sentirei di biasimarla.» Clive si strinse nelle spalle. «Ma chi?»

«È proprio questo il punto. Io? Maggie? Tu? Burleson? Adelsky o Salazar? L’idea che uno qualunque di noi possa essere un assassino è assurda.» Esitò un momento prima di continuare. «Non ho voluto parlarne prima, ma ora inizio a chiedermi se nel bosco non ci fosse qualcun altro… una o più persone. Che ci spiavano.»

«Ora sembri Maggie.»

Nora fece una smorfia.

«Ma perché?»

«Ruota tutto intorno all’oro. Forse, Wiggett o Peel l’avevano trovato e sono stati uccisi per quello. Magari l’avevano trovato insieme e avevano stretto una specie di patto segreto. O in qualche modo la notizia sull’oro è trapelata e qualcuno sta cercando di spaventarci in modo da cercarlo senza ostacoli tra i piedi.»

«Forse, forse, forse…» Clive sorseggiò il suo drink. «Burleson dice che il nostro terzo grado è previsto per domani. Al ritorno dell’agente Swanson.»

«Oh, Dio…»

Clive finì il Martini e tamburellò contro il bicchiere per chiederne un altro.

«Sembrano forti» osservò Nora.

«Me li ha prescritti il medico.» Poi fece una breve pausa, e intanto guardava il barista riempire lo shaker. «Vorrei parlarti di una cosa. Ho delle informazioni su Burleson.»

«Che informazioni?»

«Be’, ho fatto un po’ di ricerche su di lui. Non è stato facile scovarle, ma sono uno storico, e sono bravo a trovare storiacce in rete. Era un affermato divorzista in California, giusto?»

«Sì.»

«Lui dice di aver cambiato lavoro perché non ne poteva più di quel branco di lupi. La vera verità è che si è ficcato nei guai. Stava rappresentando una giovane donna che aveva sposato un ricco stronzo con il quale, a quanto pare, aveva sottoscritto un accordo prematrimoniale. Ha assunto per le indagini un tipo losco, che ha fatto irruzione illegalmente nella villa del tipo, è stato catturato e lo ha denunciato. Burleson ha mentito alla polizia. E quando hanno cercato di arrestarlo, è andato fuori di testa e ha colpito un agente. Lo hanno accusato di spergiuro, aggressione, furto con scasso, negligenza e ostruzione alla giustizia. È sfuggito a stento alla prigione, ma pare che lo avrebbero radiato, così ha rinunciato all’abilitazione a esercitare la professione di avvocato ed è venuto qui.»

«Wow. Mi ha detto qualcosa a proposito di aver ricevuto una bella spinta a mollare, ma niente del genere.»

«Nora… pensa a tutti i problemi che abbiamo avuto: sono venuti tutti dalla squadra di Burleson, non da noi.»

«Pensi che avesse un secondo fine?»

«Non lo so. Ha un bel caratterino, beve molto, e ora sappiamo che è disonesto, assume imbroglioni ed è un bugiardo. E ci sono venti milioni in oro sepolti là fuori. Un movente sufficiente per qualunque genere di malefatte.»

Nora ci pensò su. Anche se Burleson sembrava un tipo molto schietto, Clive un punto lo aveva centrato, un buon punto.

«Meglio tenerlo d’occhio» disse.

«Dottoressa Kelly? Dottor Benton?» chiamò decisa una voce dietro di loro. Si voltarono e videro la dottoressa Fugit, il presidente dell’Istituto, attraversare il saloon. «Vi stavo cercando» li apostrofò, l’espressione contrariata. Poi si guardò intorno. «Andiamo a parlare in privato. Nella mia stanza.»