CAPITOLO VENTIDUESIMO

Pepe prese in pugno la situazione. Recuperò il cadavere dal congelatore, una scatola di matite dall’ufficio della segretaria e qualche bioccolo di ovatta dall’infermeria. Tolse le matite dalla scatola e la tappezzò con l’ovatta fino a formare un soffice letto bianco sul quale depose il cadavere. Per finire, piazzò la scatola accanto al terrario nell’atrio. Non toccò l’ex acquario e nemmeno la mesta ruota di plastica.

Per l’arrivo del preside, Pepe aveva terminato la sua opera ed era pronto a riferirgli l’accaduto.

Cominciarono ad arrivare gli scuolabus. Gli studenti si affollarono davanti al portone in attesa della campanella. Quelli davanti sbirciavano all’interno, riparandosi gli occhi con le mani per vedere meglio oltre il vetro scuro.

Quando gli studenti si riversarono nell’atrio, trovarono il criceto steso solennemente nella sua bara improvvisata e Pepe Johnson sull’attenti, lì accanto. Si levarono esclamazioni di sgomento e di dolore mentre i ragazzi guardavano il corpicino e passavano oltre.

Appena tutti furono dentro e pronti per l’appello, il preside chiese un momento di attenzione. Le note del silenzio suonate da una trombetta raggiunsero gli angoli più remoti della scuola, dalla sala professori alla mensa.

Gli automobilisti diretti al lavoro rallentarono fin quasi a passo d’uomo, chiedendosi perché la bandiera della Plumstead fosse a mezz’asta.

Per tutto il giorno, durante i loro spostamenti da un’aula all’altra, gli allievi fecero in modo di passare per l’atrio. Non solo quelli del primo anno, ma anche parecchi del secondo e del terzo.

Le votazioni per la nomina della mascotte della scuola terminarono e, alla fine dell’ultima ora, i voti furono raccolti e portati in presidenza.

Mentre uscivano, alcuni studenti furono sorpresi di trovare la bara vuota. Nessuno sembrava sapere dov’era stato sepolto Humphrey. Ormai quasi tutti lo chiamavano Humphrey. Pochi si riferivano a lui come “il criceto”.

Quel giorno, Salem Brownmiller, Sunny Wyler, Eddie Mott, e Pepe Johnson furono fra gli ultimi a uscire da scuola.

Per un pezzo, nessuno di loro aprì bocca. Ma alla fine Sunny si schiarì la voce e chiese a Pepe: «L’hai sepolto tu?»

Pepe si voltò a guardarla, gli occhi sgranati. «No. Pensavo che l’avessi fatto tu!»