CAPITOLO SESTO
Tornato nel suo ufficio, il signor Brimlow si tolse la giacca. Che mattinata! Molte volte aveva provato a immaginare il suo primo giorno da preside, ma mai avrebbe pensato che sarebbe stato rapito da uno scuolabus giallo per poi tornare a piedi a scuola insieme a un paio di studenti.
Era l’inizio migliore che avrebbe potuto sperare. Non solo non avrebbe licenziato il corpulento autista dalle orecchie pelose, ma aveva intenzione di ringraziarlo. Sentiva di conoscere Salem Brownmiller ed Eddie Mott meglio di quanto sarebbe mai riuscito a fare restando tre anni dietro la sua scrivania. In effetti, era stato proprio mentre camminava e chiacchierava con loro che gli era venuta l’ispirazione d’invitarli a pranzo. E poi Johnson. Era perfetto: la Plumstead stava già acquistando un’atmosfera familiare.
E ora poteva finalmente concentrarsi su una faccenduola che lo aveva infastidito per tutta la mattina: la ragazzina imbronciata. Che lo aveva chiamato “testa di cavolo”.
Cominciando dalla A, passò in rassegna i fascicoli degli allievi di prima, alla ricerca di quella faccia, sforzandosi d’immaginarla sorridente. La trovò solo quando arrivò alla W e anche lì il sorriso era alquanto stiracchiato. Si chiamava Wyler, Elizabeth Wyler. E il suo secondo nome – sorpresa sorpresa – era Sunshine.
Sunny Wyler era già all’opera. Sarebbe stata la prima allieva a essere cacciata da quella discarica della Plumstead. Durante la prima ora (matematica) avevano dovuto scrivere tutt’e dieci le tabelline, e lei si era messa d’impegno per sbagliarle tutte. Per esempio, aveva scritto 2x2=94. E 5x5=1. E 7x3=23,962.
Non solo. Aveva usato la sua speciale microcalligrafia. Quello era uno dei grandi talenti di Sunny. Poteva scrivere numeri e lettere così piccoli che a prima vista sembravano soltanto puntini, praticamente illeggibili per la maggior parte degli adulti. Microscrittura, la chiamava, ed era perfetta per scambiarsi bigliettini segreti con Hillary. E forse anche per farsi sbattere fuori dalla Plumstead ed essere trasferita alla Cedar Grove.
Aveva compresso un’intera serie di tabelline – centoquarantaquattro moltiplicazioni – nell’angolo a destra in basso del foglio, in uno spazio grande più o meno quanto due francobolli. Naturalmente una matita bene appuntita era essenziale per la microscrittura, e Sunny si rese ancor più insopportabile andando a temperarla esattamente diciannove volte.
Durante la seconda ora, l’insegnante di lettere, la professoressa Comstock, aveva assegnato un compito in classe: “La giornata più interessante delle mie vacanze estive”.
Ecco che cosa scrisse Sunny:
la giornata piu interesante delle mie vacanze estive e stata il 4 di lulio. Il mio fratelino stava acendendo un petardo e quello e esploso e gli ha stacato il naso. lui si e meso subito a cercarlo ma non lo trovava perche era volato nella finestra di cucina e nela scodela di cereali che papa stava manciando pero papa non guardava cuelo che manciava cosi a tirato su un cuciaio pieno di cereali e a gridato: un naso!! o dato un morso a un naso!!!! che schifo!!!!!!!!! e poi e venuta l’ambulanzia e a portato mio fratelo in ospidale e ci anno portato pure il naso dentro un sachetto di plastica pieno di cubtti di giacchio per non farlo marcire e glielano ricucito a posto. pero il guaio era che cuando mio fratelo e uscito pioveva a diroto e lui e anegato perche gliel’avevano cucito al contrario!!! sì, di sicuro è stata la giornata più interesante mai avuta da un pezo da queste parti.
Sunny firmò la sua opera non solo col nome, ma anche con l’indirizzo di casa e il numero di telefono. Voleva essere sicura che le autorità scolastiche non avessero problemi a rintracciarla, appena avessero deciso di espellerla.
Quando finì il tema, alzò lo sguardo e scoprì uno che le sorrideva. Era il citrullo dell’autobus. Ma che voleva, quel tipo?
Si trovava due banchi dietro di lei, nella fila accanto alla sua, troppo lontano per tirargli un ceffone o un calcio. Poi le venne in mente il trucco che usava per liberarsi dei suoi fratelli quando scocciavano. Senza staccare lo sguardo dal citrullo, s’infilò un dito nel naso e finse di tirarne fuori una caccola. Poi arrotolò la caccola immaginaria fra pollice e indice. La sistemò sul pollice, vi piazzò dietro l’unghia del medio e, mentre il citrullo la fissava con gli occhi sbarrati, fece fuoco. Il citrullo si chinò così in fretta che quasi cascò dal banco. E Sunny, dimenticando il proprio malumore per una frazione di secondo, scoppiò a ridere.
Poco prima che l’ora terminasse, la professoressa fu chiamata per un momento in corridoio. Quando rientrò, aveva in mano un foglietto. «Elizabeth Wyler?» chiamò, scrutando gli allievi.
Sunny alzò la mano. La prof percorse il corridoio fra i banchi e le tese il foglietto con aria impassibile. La campanella suonò.
Una volta consegnato il compito, Sunny radunò i suoi libri e si unì alla folla in uscita dall’aula. Solo quando fu nel corridoio aprì il foglietto e lesse:
Elizabeth Wyler,
per favore presentarsi in presidenza
durante l’intervallo per il pranzo.
Di già!
Che la prof di matematica si fosse precipitata dal preside con le sue tabelline invisibili? Oppure in quella scuola nuova di zecca c’erano delle microspie nascoste? O forse delle telecamere, magari ce n’era una sul soffitto e l’aveva filmata mentre scriveva il tema o mentre tirava la caccola immaginaria al citrullo sorridente?
In presidenza. Incredibile! Le cose si muovevano più in fretta di quanto avesse sperato. Già pregustava lo shampoo che avrebbe potuto farsi quella sera stessa. Cavoli! Forse, prima della fine di quella giornata, si sarebbe ritrovata seduta accanto a Hillary, alla Cedar Grove!