CAPITOLO PRIMO
Sunny Wyler aprì la porta e uscì di casa esattamente nel momento in cui Hillary Kain usciva dalla casa di fronte. Le due amiche si guardarono e scoppiarono in lacrime.
Si incontrarono sul marciapiede davanti all’abitazione di Sunny.
«Andiamo.» Hillary tirò su col naso. «Ti accompagno alla fermata dello scuolabus.»
Si avviarono a passo di lumaca.
«Guarda.» Sunny prese fra due dita una manica della sua maglietta con la scritta MORTE AI FUNGHI. «È la stessa che indossavo l’anno scorso. La metterò ogni giorno finché non saremo di nuovo insieme.»
«Ma come farai quando dovrai lavarla?»
«Non la laverò.»
«Puzzerà!»
«Meglio» replicò Sunny. «Più puzzo, prima mi sbatteranno fuori e potrò trasferirmi nella tua scuola.»
«Mi fai sentire in colpa.»
«Perché?»
«Me ne sto qui con i miei vestiti nuovi. Dovrei impegnarmi di più, come fai tu.»
«Non dire sciocchezze» replicò Sunny. «Mi conosci, mi piace strafare. E poi nel patto dei capelli ci sei anche tu. Basta e avanza.»
«Sicura?»
«Sicura.»
Avevano giurato di non lavarsi più i capelli finché non fossero tornate a frequentare la stessa scuola.
Era stato così per sette anni: dal nido alla materna e poi alle elementari, dov’erano addirittura nella stessa classe. Sunny e Hillary erano grandi amiche, amiche del cuore. Non solo Hillary andava spesso in vacanza con la famiglia di Sunny, e viceversa, ma abitavano perfino l’una di fronte all’altra. Sembrava destino che stessero sempre insieme e che niente e nessuno potesse separarle.
Invece qualcosa le aveva separate.
Due forze diaboliche avevano tramato alle loro spalle durante quei sette anni. Una si chiamava “aumento della popolazione”. Un numero sempre più consistente di famiglie aveva deciso di trasferirsi a Cedar Grove.
L’altra invece erano i bambini. Le coppie ne sfornavano di più che in passato. Baby boom veniva chiamato il fenomeno dai giornali. Di per sé, i neonati non erano un problema. Il guaio vero era che crescevano.
Il guaio era che, una volta cresciuti, dovevano iscriversi alle medie.
Il guaio era che la scuola media Cedar Grove non era in grado di ospitarli tutti.
Il guaio era che – per garantire un posto a ogni ragazzino – era stata costruita una nuova scuola media: la Plumstead.
Il GUAIO era che quando le autorità avevano tracciato una riga sulla mappa della città per stabilire chi avrebbe frequentato la Cedar Grove e chi la Plumstead, avevano diviso esattamente a metà la strada dove abitavano Sunny Wyler e Hillary Kain.
Hillary sarebbe andata alla Cedar Grove e Sunny alla nuova Plumstead.
«Mi sento come se stessi salendo sul patibolo» gemette Sunny.
«Anch’io.» Hillary cercò qualcosa d’incoraggiante da dire. «Guarda il lato positivo: la tua scuola è nuova di zecca, con banchi nuovi e attrezzature. Ho sentito dire che ha perfino l’aria condizionata.»
«Non la voglio, l’aria condizionata» replicò Sunny. «Voglio andare alla Cedar Grove e basta.»
Si guardarono. Sgorgarono altre lacrime. Nel caso di Sunny, non solo quelle.
«Ti cola il naso» la informò Hillary.
Sunny tirò su e il moccio si ritrasse come la testa di una tartaruga.
«Tutta colpa del baby boom» sospirò Hillary.
«Tutta colpa dei nostri genitori» la corresse Sunny. «Quei traditori.»
Hillary annuì. Vero. I rispettivi genitori erano stati fra i peggiori responsabili dell’incremento demografico. Sunny aveva due fratellini maschi e Hillary un fratello e una sorella più piccoli.
«Dovevamo impedirglielo» aggiunse Sunny. «Opporci in tutti i modi. Basta mocciosi! Dovevamo dirlo chiaro e tondo.»
«Ma in quel caso adesso saresti figlia unica.»
Un sorriso maligno curvò le labbra di Sunny. «Sai che dispiacere!» I fratellini non erano certo i primi in classifica nella lista delle sue persone preferite.
«Ti cola di nuovo» l’avvertì Hillary.
Stavolta Sunny neanche si prese il disturbo di tirare su col naso. «Può colare quanto gli pare. Non mi pulirò. Non sorriderò. Non dirò una parola, neanche per rispondere alle domande degli insegnanti. Saranno così disgustati dal mio comportamento, dalla mia maglietta puzzolente e dai capelli unti, che dovranno per forza sbattermi fuori. Mi supplicheranno di andarmene. Noleggeranno una limousine per portarmi via.»
Se fosse stato chiunque altro a dire una cosa del genere, Hillary sarebbe scoppiata a ridere. Ma sapeva che Sunny era serissima e non avrebbe gradito che si ridesse di lei.
«Siamo arrivate» disse invece.
Sunny non si fermò. «Credo che sia al prossimo isolato.» Forse, se avesse continuato a camminare, non sarebbe mai dovuta andare nella nuova scuola.
«Sunny» la richiamò Hillary. «La fermata è qui.»
Sconfitta, Sunny curvò le spalle e tornò dall’amica con un sospiro di disperazione che le salì dal cuore.
Sprofondate in un silenzio cupo, rimasero immobili, in attesa. Due isolati più in là, uno scuolabus giallo apparve sulla strada. Di colpo, Sunny sentì un vuoto allo stomaco. Afferrò una mano di Hillary e l’amica ricambiò la stretta.
In segno di rispetto per i loro sentimenti, lo scuolabus si sarebbe dovuto avvicinare lentamente, quasi strisciando. Invece arrivò a tutta velocità, si fermò rombando accanto al marciapiede e spalancò lo sportello senza traccia d’esitazione.
«Oh» pigolò Sunny.
Le due amiche si abbracciarono davanti alla portiera spalancata. Sunny non se ne accorse, ma l’abbraccio di Hillary era un po’ sbilenco: per quanto bene le volesse, non aveva il minimo desiderio che l’amica si pulisse il naso colante sulla sua camicetta nuova.
«Sbrigatevi, ragazze» sbuffò l’autista. «Ne ho di gente da passare a prendere!»
I suoi modi sgarbati non stupirono Sunny: in cuor suo, aveva già deciso che gli autisti della Plumstead sarebbero stati dei gorilla disgustosi.
Si staccò da Hillary e salì i gradini. Senza lasciarle il tempo di rivolgere un ultimo cenno di saluto all’amica, lo sportello si richiuse e il bus schizzò via. “Va bene” pensò Sunny “ancora una parola prima di tacere per sempre.” Si soffermò accanto all’autista. Come se non bastasse, aveva ciuffi di peli che gli uscivano dalle orecchie. «Gorilla» gli sibilò, e proseguì lungo il corridoio.