CAPITOLO VENTUNESIMO

La signora Wilburham prendeva molto sul serio il suo lavoro di segretaria. Aveva la sua chiave personale e di solito era lei ad aprire la scuola prima dell’arrivo dei bidelli.

Giovedì mattina non fece eccezione. Dopo essere arrivata, accese la macchinetta del caffè in sala professori e andò in cucina. In un angolo del grande congelatore di acciaio inossidabile, teneva i suoi muffin surgelati. E dato che ne aveva ai mirtilli, al granturco e alla crusca, ogni mattina era ansiosa di porsi il gustoso dilemma: quale sapore scegliere?

A volte, prima di decidersi, prendeva in mano i pacchi a uno a uno per studiare l’immagine sulla confezione. Proprio come quel giorno.

Prima prese il pacco dei muffin alla crusca e lo esaminò ben bene. Passò al granturco. Infine ai mirtilli. Era così impegnata a esaminare i suoi pacchetti che lì per lì non si accorse del criceto. Era nel cestello inferiore, disteso sul dorso, sopra una confezione di ventiquattro pizze surgelate, con le quattro zampette tese per aria e gli occhi chiusi. Immobile.

“Mirtilli” decise la signora Wilburham. Estrasse un muffin e rimise tutto a posto. Soltanto allora lo vide. E lanciò uno strillo, pensando che fosse un topo. Le ci volle un momento per rendersi conto che si trattava del criceto. Com’è che si chiamava? Hubert? Harry? La signora Wilburham non aveva mai dato grande importanza alla faccenda del criceto. Di sicuro questo era morto o stava imitando uno scarafaggio stecchito. Provò a spingere una delle zampette irrigidite con un angolo del pacchetto di muffin. Il criceto ricadde su un fianco, inerte come un pupazzetto di legno.

Che fare, se trovi un criceto defunto nel congelatore? Primo: chiudi lo sportello per non sprecare elettricità. La signora Wilburham chiuse lo sportello. Però sapeva bene di non poter lasciare l’animale là dentro più dello stretto necessario. Che sarebbe successo se la dietista fosse arrivata in anticipo? E se l’Ufficio d’Igiene avesse deciso di fare un’ispezione? La bestiola poteva aver fatto i suoi bisogni nel congelatore prima di tirare le cuoia. Il congelatore poteva essere pieno di cacchette di criceto congelate! E se… Il suo sguardo si posò sul muffin che aveva in mano… ma no, ovviamente quelli erano mirtilli. Comunque, tanto per andare sul sicuro, la signora Wilburham gettò il muffin nella spazzatura.

Rovistò nel ripostiglio e ne emerse con la paletta più grande che riuscì a trovare. Praticamente una vanga. Prese il secchio della spazzatura, riaprì il congelatore e ne esaminò l’interno: bene, niente cacchette. Con cautela, come se dovesse girare una frittata, fece scivolare la pala sotto il cadavere. Aveva intenzione di gettarlo nel secchio, coprirlo con della carta per nasconderlo alla vista e aspettare l’arrivo del signor Brimlow per avvertirlo della scoperta.

Lentamente, con cura, sollevò la paletta. Il corpicino disteso sulla superficie argentea somigliava stranamente a un piccolissimo guerriero sconfitto, portato sugli scudi dopo un combattimento nell’arena. Mentre la signora Wilburham spostava la paletta verso il secchio della spazzatura, la testa della bestiola entrò nel suo raggio visivo. Soltanto allora notò la spolverata bianca di brina sul naso e sui baffi e gli occhi chiusi dell’animaletto, come se fosse morto mentre dava un’annusata allo zucchero a velo.

Di colpo, alla signora Wilburham mancò il cuore di gettarlo nel bidone. In fin dei conti, quello non era un hot dog andato a male.

Perciò rimise il cadavere sulla confezione di pizze, chiuse lo sportello del congelatore e tornò verso la presidenza. Poi, con suo grande sollievo, vide il ragazzo dei peperoncini sott’aceto in attesa tutto solo davanti al portone. Aprì e lo fece entrare.