CAPITOLO SEDICESIMO

Per un pezzo Salem fissò Eddie, ma lui continuò a masticare beatamente. Alla fine lei afferrò dei broccoli dal vassoio delle verdure e li immerse nella crema alla cipolla. «Dovresti provare questo.» Eddie annuì e tese la mano verso un altro hot dog. Poi prese una manciata di caramelle alla menta.

«Quelle sono per dopo» lo informò Salem. «Il dolce si mangia alla fine.»

Lo sguardo di Eddie andò da lei alle caramelle che aveva in mano. Fece per rimetterle a posto, ma Salem lo bloccò. «Oh, lascia perdere. Mangia quello che vuoi.» Lui non fece obiezioni.

La sua coppetta di cristallo, però, era ancora mezza piena. «Che te ne pare del punch?» indagò Salem.

Per un po’, Eddie continuò a masticare. «Mmm» bofonchiò alla fine. «Buono.»

«L’ho chiamato Punch Pervinca. Mi piace come suona. E a te?»

Eddie era chino sul vassoio dei mini hot dog, alla ricerca di quello più grosso. «Come hai detto?» chiese, scegliendone uno.

«Pervinca.»

Eddie immerse l’hot dog nella senape gialla, lo strinse cauto fra i denti per sfilarlo dallo stecchino. «Sì, forte.»

«Vuoi sapere cosa c’è dentro?»

«Mmm.» Eddie annuì continuando a masticare.

“Gli piacciono proprio, gli hot dog” pensò Salem.

«Be’, non posso dirti esattamente quali sono gli ingredienti perché è un segreto dello chef… lo chef sarei io, è chiaro… però posso dirti che ci sono cinque tipi di succo di frutta e due tipi di bibite gassate, più il sorbetto. E indovina che sorbetto è.»

Eddie s’infilò in bocca un pezzo di peperone. «Arcobaleno.»

«Giusto!» Salem tuffò una carota nella salsa. «Però non devi neanche provare a indovinare gli altri ingredienti.»

«Non lo farò.»

«Perché, anche se indovinassi, non te lo direi. E sai perché?»

Eddie preparò una specie di panino infilando una fettina di peperone fra due patatine. «No.»

«Il mistero! Il mistero è l’ingrediente segreto. Probabilmente è per questo che ti piace. È il mistero che rende attraente qualunque cosa. Siamo attratti da quello che non comprendiamo. Ci hai mai fatto caso?»

«Mmm» biascicò Eddie masticando.

Salem ruminò meditabonda un broccolo. «Anch’io, sì. Come quando, lo scorso Halloween, un ragazzino venne a bussare qui da noi. Fui io ad aprirgli, e rimasi assolutamente senza fiato. Insomma, aveva il costume più fantastico che avessi mai visto! Non avevo la minima idea di cosa volesse essere. Neanche si capiva se era maschio o femmina. Però ero affascinata dal costume, probabilmente perché era diverso da qualunque altro avessi mai visto. E poi il ragazzino si tolse la maschera… ed era Donald, il mio cuginetto che abita poco più giù in questa stessa strada. E… zap!… » agitò un bastoncino di carota «tutto il fascino svanì.»

Tornò a riempirsi il bicchiere di punch. «Coraggio, bevi prima che lo finisca tutto io.» La coppetta di Eddie era ancora mezza piena. «Sei sicuro che ti piaccia?»

«Mmm.»

«Allora com’è che non lo bevi?»

Eddie smise di masticare. Guardò Salem. Sbatté le palpebre. Guardò la propria coppetta. La sollevò. Diede un’occhiata al suo contenuto. E poi se la portò alle labbra, chiuse gli occhi e la svuotò in tre sorsi rapidi e rumorosi. Rimise giù la coppetta. Sembrava incapace di smettere di guardarla.

Salem ridacchiò.

«Che c’è?» chiese Eddie.

«Hai uno sbaffo di sorbetto arcobaleno.»

Mentre Eddie si puliva la bocca, Salem gli riempì di nuovo la coppetta di Punch Pervinca.

«Allora» riprese «che stavo dicendo?» Rosicchiò un bastoncino di carota. «Oh, sì… il mistero. Dunque… ogni tanto provo a leggere libri e riviste “da grandi”, per farmi un’idea di quello che potrò leggere quando avrò vent’anni. E sai qual è l’argomento più misterioso di tutti?»

Eddie ripulì l’ultimo avanzo di crema di cipolla con l’ultima patatina. «Non saprei… i buchi neri?»

«No. Le donne.» Salem scrutò il suo viso alla ricerca di una reazione, ma vide soltanto una bocca che azzannava l’ennesimo hot dog in pastasfoglia. «Proprio così: le donne. Ovviamente non siamo misteriose per noi stesse. Solo per gli uomini. Gli uomini proprio non riescono a capirci.»

Tagliò la punta triangolare della fetta di brie. Lasciò che il formaggio le si sciogliesse in bocca e chiuse gli occhi, tentando d’individuare in se stessa un pizzico di mistero. Dopo un po’, riaprì gli occhi e inclinò la testa di lato. «Secondo te, sono misteriosa?»

Eddie la fissò con espressione vacua. E tale sarebbe rimasta anche se l’avesse fissata per un migliaio d’anni. «Non ci ho mai pensato» rispose alla fine.

Salem sollevò il bordo della tovaglia gialla fino a coprirsi metà faccia, fino agli occhi. «E ora?»

Eddie continuò a fissarla. Scrollò le spalle. «Forse un po’.»

«Sul serio? Non è che lo dici tanto per farmi piacere?»

Eddie prese un altro hot dog. «No, sul serio.»

«Che cos’ho di misterioso, esattamente?» insisté Salem. «Gli occhi?» Si protese verso di lui, sgranando gli occhi come se avesse visto un fantasma. «Quando li guardi ti senti avvolgere dall’eterno mistero della femminilità? Precipitare in un baratro senza fondo?»

Eddie cercò di guardare dritto nelle sue pupille, ma Salem era così vicina che gli riuscì difficile metterle a fuoco. L’hot dog sgusciò silenzioso dallo stecchino nella sua bocca. Annuì. «Mmm.» E poi ruttò.

Una zaffata di peperoni, senape, hot dog, cipolla, patatine e menta attraversò il velo giallo. Salem arretrò di scatto e mollò la tovaglia. Non aveva a portata di mano il taccuino, ma prese un appunto mentale a proposito delle svariate personalità di Eddie Mott:

4. Ingordo

Le caramelle alla menta erano ormai finite, come pure le patatine e la crema alla cipolla. Alcune paffute falde di peperone erano ancora distese sul vassoio. L’ultimo hot dog in pastasfoglia stava scomparendo nel baratro senza fondo delle fauci di Eddie.

Però la sua coppetta di cristallo era ancora piena.

«Il mio punch non ti piace» disse Salem.

Eddie si voltò di scatto verso di lei. «No, davvero, mi piace tantissimo

«Hai mangiato tutta roba che fa venire sete. Ormai quella coppetta dovrebbe essere quasi vuota.»

«Ho bevuto parecchio prima di venire qui, ecco tutto.»

Salem si alzò. «Vado a prenderti qualcos’altro. Qualcosa che ti piacerà di sicuro. Una buona, vecchia Coca Cola.»

«No…» protestò Eddie, ma Salem era già andata in cucina.

Tornò con un bicchiere pieno e glielo piazzò davanti. «Classica. La migliore.»

Eddie guardò il bicchiere e poi lo allontanò. «Il tuo punch mi piace un sacco, davvero» insistette. «Guarda.» Afferrò la coppetta di cristallo e bevve d’un fiato. Alla fine si pulì i baffi al sorbetto e si leccò di gusto le dita. «Mmm.»

Salem si afflosciò sulla sedia, senza ben sapere se avesse appena vinto oppure perso.

Continuarono a chiacchierare per un’altra ora. Quando Eddie se ne andò, erano spariti anche quasi tutti i cetriolini sott’aceto.

Salem stava sparecchiando quando le capitò sotto gli occhi il foglio che aveva scritto con tanta cura. Pestò i piedi, provocando un tintinnio di cristalli. «Cavoli!» Avevano (o meglio, aveva) parlato di tutto, tranne che del motivo di quell’incontro: la scelta della mascotte per la Plumstead.

Non volendo sembrare assillante, aspettò che fossero le sette prima di telefonare a Eddie. Avrebbero potuto parlarne al telefono per cinque minuti, in modo da avere qualcosa da riferire al signor Brimlow.

Le rispose una simpatica voce femminile.

«Pronto? Signora Mott?»

«Sì.»

«Sono Salem Brownmiller. L’amica di Eddie… È venuto a casa mia oggi pomeriggio…»

«Oh, sì. Come stai, Salem?»

«Bene, grazie. Senta… potrei parlare con Eddie?»

Seguì una breve pausa, poi la signora Mott rispose: «Mi spiace, Salem, ma Eddie è già a letto. Temo che non si senta troppo bene.»