72

Jeremiah si passò la manica della tunica sulla fronte, per asciugare il sudore. Si accorse che il cuore faceva fatica a rallentare il battito. Fece un respiro profondo e soffiò fuori tutta l’aria che aveva inalato. Abbassò le palpebre e ripeté il gesto per un paio di volte.

La bolla, visualizzo una bolla… è azzurra. Ha il colore del cielo. Mi tuffo dentro e lascio all’esterno tutti i problemi. La bolla è resistente, niente riesce a romperla. Sto bene. Sono sereno. E posso tornare a concentrarmi su ciò che devo fare.

Era la tecnica che gli aveva insegnato il suo maestro di yoga, per trovare l’equilibrio psico-fisico e attivare il flusso energetico nei momenti di stress o depressione. Jeremiah sapeva che si trattava di puro e banalissimo training autogeno, ma l’idea della bolla come camera stagna impenetrabile lo aiutava ad allontanare i pensieri negativi e a mantenere il focus sulle priorità.

Aprì gli occhi. Lo scempio che aveva di fronte non gli rendeva le cose facili. Dopo l’ultimo sparo, Jethro si era avventato su Mario e avevano lottato. Su suo ordine, Mario era riuscito a spingere Jethro nella sala adiacente, oltre le due colonne. A quel punto lui aveva azionato la leva che controllava i contrappesi di un’enorme lastra di pietra, bloccata nell’intercapedine del soffitto. Liberando i contrappesi, la lastra era scivolata nello spazio ricavato tra le due colonne e aveva isolato la stanza.

Il cadavere di Tomas si trovava proprio sotto la traiettoria di discesa della porta. Era stato schiacciato e tranciato a metà.

Poco distante da quella pozza di sangue e di carne maciullata, c’era il corpo di Flora. Il proiettile le aveva trapassato il cuore, facendola cadere in avanti. Il mento aveva sbattuto contro il pavimento, immobilizzandola per sempre in una smorfia raccapricciante. Gli occhi erano ancora spalancati e Jeremiah leggeva nelle sue pupille vitree il senso di tradimento che aveva provato.

Non volevo che finisse così… Non ho mai voluto ingannarti. E te lo dimostrerò: ti richiamerò dall’Oltretomba insieme al nostro Terence.

La vista di Flora morta lo feriva. Tutto questo è fuori dalla bolla. Fuori. Devo tenerlo fuori. Ancora qualche minuto e ci sarà un nuovo inizio. Questa è solo la fase di passaggio e sta per finire… poi il passato si unirà al futuro, per perpetuarsi nel presente. Sì, un presente che cancellerà ciò che è stato e brillerà per ciò che sarà.

Si sforzò di guardare altrove. Lanciò un’occhiata distratta a Haralio. Aveva la testa ciondoloni e il sangue che colava dal naso gli gocciolava sulle ginocchia. Sono riuscito a farti tacere, finalmente! Subito dopo aver chiuso la stanza, l’aveva colpito con rabbia, fino a fargli perdere conoscenza. Non sopportava la sua espressione altezzosa né tantomeno la sua voce saccente. Se non fosse stato per il desiderio di obbligarlo ad assistere al rito, l’avrebbe eliminato da tempo. Ma sapeva che quella era la punizione peggiore. La giusta lezione. E lui voleva umiliarlo. Calpestarlo con il proprio potere.

Spostò gli occhi su Katherine. Katherine, e con te cosa devo fare? Le aveva legato mani e piedi ed era ancora priva di sensi. Provava sentimenti contrapposti per lei. Da un lato la trovava insopportabile, quasi odiosa. Era una donna che aveva avuto tutto dalla vita: fascino, intelligenza, fortuna e manteneva l’atteggiamento ipocrita di chi finge di non rendersene conto e agisce come se non le interessasse, senza usare la propria posizione per distinguersi. Ma in lei c’era anche qualcosa che lo attraeva. Non aveva ancora capito cosa fosse, sebbene ogni tanto sentisse vibrazioni strane, che nessun altro essere umano gli aveva mai provocato.

L’aveva licenziata perché era troppo istintiva e la sua testardaggine la portava a non arrendersi di fronte all’evidenza. Bruce la adorava e le aveva consegnato le chiavi per governare l’azienda. Lui non poteva più permetterlo: doveva tenerla lontana per evitare che ficcasse il naso dove non doveva. Eppure, anche se la conosceva, ne aveva sottovalutato la determinazione: Katherine non avrebbe mai accettato passivamente di essere tagliata fuori. Infatti si era ribellata e l’aveva attaccato. Era andata in aeroporto per provocarlo, per metterlo spalle al muro. Come se lei potesse tutto e il mondo dovesse inchinarsi per forza ai suoi piedi. E l’aveva fatto di fronte a Jethro, senza ritegno, senza preoccuparsi dei dubbi che avrebbe potuto suscitare e dei fraintendimenti che avrebbe potuto causare nel loro rapporto già complicato.

Era stato durante il volo di rientro da Londra che Jeremiah aveva pensato di fargliela pagare. All’inizio era un semplice pensiero di vendetta che poi si era trasformato in una sfida. Aveva deciso di metterla alla prova per verificare se era davvero risoluta e coraggiosa come voleva far credere. Si era ricordato le parole di Bruce di mesi prima, quando gli aveva detto che Katherine viveva da sola con un gatto che adorava e accudiva come se fosse un bambino, e così aveva incaricato Mario di ucciderlo. Ma non doveva essere una morte normale. Doveva essere un’esecuzione, lenta e dolorosa, per far soffrire Katherine. E poi doveva strappargli il cuore, per lasciare un piccolo indizio che avrebbe reso ancora più struggente la sua pena.

Quel pomeriggio in aereo non sapeva se lei avrebbe colto quel segnale, ma di sicuro non immaginava di trovarsela davanti nell’alba più importante della sua vita. Perché è venuta sull’isola? Cos’ha scoperto?

La fissò a lungo. Ora non ha più importanza. Tra poco assisterà alla rivelazione… e anche lei avrà il suo bagno di umiltà. Dovrà chinare la testa di fronte al nuovo Tinia.

Si voltò verso la lastra di pietra che era scesa tra le due colonne. Dall’altra stanza non filtrava alcun rumore. Jeremiah si chiese se Mario e Jethro si stessero ancora malmenando. Erano due esperti di arti marziali ed era difficile scommettere sul vincitore. Mario aveva l’ordine di tenere Jethro lontano da lui, perché non gli avrebbe permesso di sacrificarsi e sarebbe stato capace di distruggere tutti quegli anni di impegno e dedizione. Ma non doveva ucciderlo.

Il sole sta per sorgere.

Jeremiah raccolse il pugnale di Haralio e si conficcò la lama nel palmo della mano destra, aprendo un taglio che correva dal polpastrello del dito medio al polso. Poi osservò il perimetro della sala. A distanza regolare uno dall’altro erano disposti sedici piccoli altari di pietra, perfette miniature dell’altare più grande.

È giunto il momento.

Camminò fino alla barca e salì. È stata ferma per millenni e ora la barca sacra ottempererà al suo ruolo: navigherà tra i regni e unirà Cielo, Terra e Ade.

Sulle assi che fungevano da panca aveva appoggiato i quindici doni votivi raccolti con l’aiuto di Mario. Prese la statuetta di bronzo raffigurante un cervo con lunghe corna a triplice palco e si diresse a uno degli altari.

I confini sacri… In questa stanza si compirà il rito che suggellerà l’alleanza della triade sacra. Qui nascerà la nuova città, voluta all’unanimità da dei, uomini e defunti. La vita del domani avrà inizio in questo spazio inviolabile.

Fece colare qualche goccia di sangue sul piano di pietra e ci depose sopra il cervo.

Menrva, questo dono mescolato al mio sangue è per te.

Tornò alla barca, afferrò un copricapo di bronzo con le sembianze di una testa caprina e lo adagiò sul secondo altare, dopo averlo bagnato con il proprio sangue.

Uni, con questo dono mescolato al mio sangue io ti invoco.

Subito dopo fu il turno di un elmo di tipo cretese con cimiero a protome di cigno.

Laran, ti porgo questo dono mescolato al mio sangue per chiedere la tua benevolenza.

A uno a uno spostò tutti gli oggetti. Li sentiva vibrare tra le mani e li sorreggeva come se fossero animati. Attraverso la loro superficie riusciva a percepire la devozione degli artigiani che li avevano fabbricati millenni prima. Una promessa che si avvera dopo secoli.

Sistemò l’ultimo dono, poi osservò gli altri manufatti contenuti nelle nicchie che ricoprivano la parete di fronte a lui. Allargò le braccia e inspirò, per inalare la spiritualità che trasmettevano.

Miei dei, mi sentite? Il vostro sacerdote vi implora ascolto. Assistete il vostro umile servo, mentre si prostra a voi e si priva di anima e corpo per donarli al grande Tinia, nostro dio assoluto.

Restò per qualche secondo immobile, con gli occhi chiusi. Deglutì un grumo di tensione e si avvicinò all’altare. Tolse il telo nero di seta, lasciandolo scivolare a terra.

Bianca era nella stessa posizione in cui lui l’aveva coricata qualche ora prima. Il sedativo che le aveva iniettato era molto potente: non avrebbe sofferto e non si sarebbe più svegliata. Il bianco candido della tunica dava risalto al pallore dell’incarnato. Jeremiah le sfiorò la guancia e con un gesto gentile le scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Ti voglio bene, Bianca. Ti ho voluto il bene che si prova per una figlia, anche se nelle tue vene non scorre il mio sangue. Ti affido a Caronte. Viaggerai con lui e lo aiuterai nel suo importante compito di traghettare le anime dal mondo dei vivi a quello dell’aldilà. Non morirai invano: il tuo sacrificio ridarà il respiro a tuo fratello.

Tese la mano e impugnò lo scettro che giaceva accanto al corpo della ragazza. Questa notte anche tu realizzerai lo scopo per cui sei stato creato. Fece correre le dita sui sedici fregi. Con movimenti lenti afferrò la sfera che sormontava l’asta e la ruotò, fino a svitarla. Ne estrasse un pugnale affusolato e molto appuntito, cavo all’interno. Lo strinse tra le mani. Il pugnale che Tinia ha forgiato con il suo stesso sangue. Il pugnale dentro il quale farò fluire la mia vita, dopo aver immolato Bianca.

Con gli occhi cercò il sedicesimo altare, quello su cui non era ancora stato posto alcun oggetto. L’unico che aveva una fessura al centro. Lì avrebbe inserito lo scettro dopo averci sigillato dentro il pugnale impregnato del proprio sangue.

La chiave aprirà le porte, la barca sprofonderà nella Terra e riapparirà con lo spirito di Tinia.

Jeremiah si abbandonò all’euforia.

Tinia ascolterà il consenso di tutti gli altri dei qui riuniti e in attesa. Poi guarderà verso l’altare e troverà il suo sacerdote. La sua anima trasmigrerà nel mio corpo e si fonderà con la mia. Diverremo una sola entità. A quel punto chiameremo Caronte, gli offriremo l’eternità di una fanciulla amata e lo inviteremo a esaudire il desiderio di colui che prima era il sacerdote. Caronte ripartirà per il suo viaggio insieme a Bianca. E tornerà con Terence e Flora.

Poi Tinia deciderà se e quali altre anime riportare in vita.

Jeremiah annuì. Era travolto dal senso di onnipotenza. Non aveva più bisogno della bolla. Non aveva bisogno di altro.

Era pronto.

K - I Guardiani Della Storia
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