12
La Natura dipende dal Volere Divino.
E il Volere Divino parla attraverso la Natura.
«Parlami, dunque! Parlami!»
Il Sacerdote procedeva con fatica.
La pioggia cadeva con la forza di un uragano e il vento frusciava, piegando i rami degli alberi. L’erba alta era appesantita dall’acqua e si afflosciava al suolo come una massa informe, nascondendo buche, sassi e agglomerati di terriccio inzuppato.
«Accenditi. Ti prego, accenditi!»
Il Sacerdote aveva gli occhi inchiodati al cielo cupo e i battiti del cuore erano sordi come la tensione che lo attanagliava.
«Dammi un segno.»
Il buio ammantava la notte e la notte opprimeva la vita. Nessuna luce. Solo il nero più nero: l’oceano tenebroso dove i sensi si perdono e l’immaginazione non riesce a navigare.
«Indicami la via.»
Faceva freddo ma il Sacerdote non sentiva i brividi sulla pelle nuda. Non temeva il dolore del corpo, solo la sofferenza dell’anima che non trova la verità.
D’un tratto accadde.
Il cielo fu squarciato da un fulmine. Una potente scarica di energia attraversò l’atmosfera e portò il messaggio.
Il Sacerdote gioì.
«Dammi ancora qualche giorno. Solo qualche giorno e ti donerò l’ultima scintilla.»
L’aria cambiò voce e cominciò a parlare in tono solenne. E l’odore di terra bagnata si trasformò nel profumo di un avvenire pronto ad avverarsi.
Un viaggio volge al termine, per essere la partenza di un altro. In questo momento uguale a tutti gli altri per gli uomini che non vedono, che non sanno, che non immaginano, io metterò fine al tempo sterile di “passaggio”.
Il Sacerdote alzò al cielo le mani grondanti di sangue. Le sue dita stringevano un fegato ancora caldo in cui l’alito di vita si era spento per sempre.
«E così sia!»
Il Sacerdote urlò con tutto il fiato che aveva.
«Il passato si unirà al futuro, per perpetuarsi nel presente.»