25

Devo trovarlo prima che passi il metal detector. Katherine corse al cartellone dei voli. Non conosceva l’orario dell’aereo di Jeremiah e nemmeno la destinazione. Fece scivolare lo sguardo sull’elenco delle partenze previste per la giornata. Noi voliamo sempre British… Il volo per Parigi era chiuso. Quello per Barcellona stava imbarcando. Per Milano era segnalato un aereo a metà pomeriggio. Doris ha detto che Jeremiah sarebbe venuto in aeroporto subito dopo il funerale. Katherine leggeva il tabellone con grande velocità. Roma! C’era un volo per Roma che stava per aprire l’imbarco. Area check in 4. Se sono fortunata lo becco là.

Si avviò a passo sostenuto. La coda tra le bandelle elastiche che delimitavano il corridoio prima del controllo era lunghissima. Katherine cercò Jeremiah tra la folla. È su una sedia a rotelle, non dovrebbe essere difficile individuarlo. Katherine scrutò a una a una le persone incolonnate. Seguì attentamente il serpente umano che si snodava fino al metal detector. Non c’è. I minuti scorrevano e di Jeremiah non si vedeva traccia. Doris mi avrà detto un’altra balla. Magari ha l’aereo stasera. Magari non va a Roma. Magari non parte nemmeno.

Katherine mise le mani in tasca, alzò il bavero del soprabito e si incamminò verso l’uscita. La confusione cominciava a pressarle le meningi: i pensieri erano troppi e la tristezza si mescolava alla delusione.

«Non ho ancora capito perché non ti sei fatto fare il check in on line dalla segretaria che ti ha prenotato il biglietto. Avremmo risparmiato un bel po’ di tempo, evitando di passare dal desk.»

Katherine si voltò di scatto: conosceva quella voce.

Jethro stava spingendo la carrozzina del fratello. Katherine li vide discutere e non poté fare a meno di metterli a confronto. Jethro aveva un fisico muscoloso e si muoveva con disinvoltura, dimostrando grande sicurezza. È marziale nell’aspetto ma dolce nei modi e nello sguardo. Jeremiah era una sagoma avvizzita: curvo sulla sedia a rotelle, evidenziava lineamenti segnati dal tempo e dalla vita. Occhi troppo vicini e taglienti, labbra sottili e serrate… Qualcosa mi dice che anche lui è marziale, ma nell’anima.

Katherine tirò fuori le mani dalle tasche, fece un respiro profondo e si mosse per raggiungerli.

Gli arrivò da dietro. «Jeremiah!»

Jethro e Jeremiah si girarono.

«Katherine?» Nell’espressione di Jethro c’era stupore.

Katherine si mise di fronte a Jeremiah. «Perché?» gli chiese con il tono più fermo che poteva.

«Katherine, ma che ti prende?» le domandò di nuovo Jethro.

Katherine sentiva i suoi occhi addosso, ma si sforzava di non guardarlo.

«Lascia stare, Jethro.» Jeremiah fece un cenno al fratello. «È qui per me.»

«Perché?» insistette Katherine, fissando Jeremiah.

«Perché era l’unica cosa sensata da fare.» Jeremiah sosteneva il suo sguardo. «Mi spiace, Katherine, ma non avevo alternative.»

«Non capisco.»

«Lo so che non capisci e provo a spiegartelo. La perdita di Bruce è stata un brutto colpo. Dal punto di vista personale, ma anche per il business. Ora più che mai la 9Sense Publishing ha bisogno di una guida razionale e… cinica. Tu eri troppo legata a Bruce e la sua morte non sarà indolore per te. La nostra attività non può permettersi di subire scossoni dovuti all’emotività.»

«Non credo alle mie orecchie. Quando mai la 9Sense sotto la mia guida ha subito scossoni o si è trovata in difficoltà? Se riesce, Jeremiah, mi ricordi almeno un episodio…» Katherine faceva fatica a controllare il tono. «Abbiamo raggiunto risultati insperati. Che nessuno, nemmeno lei, avrebbe mai sognato. E questo non è certo successo per caso!»

«Katherine, avverto il tuo sconforto e in questo ti sono vicino.»

«Vicino significa permettere che mi trattassero come una ladra? Ma lei ha idea di cosa significhi essere convocati dal presidente della società con una scusa qualsiasi due ore prima del funerale di un amico? E al posto del presidente trovarsi di fronte un plotone di esecuzione e ricevere una lettera di licenziamento del tutto immotivata, con una generica dicitura di soppressione del ruolo? Mi dica, lei sa cosa vuol dire essere perquisita dal capo della sicurezza nel parcheggio, dopo sedici anni di cieca devozione all’azienda? Ma non ho finito. Lei riesce a immaginare cosa si prova quando si viene cacciati dal proprio ufficio senza il tempo di prendere gli effetti personali e scoprire qualche minuto dopo che il tuo computer è stato bloccato e la SIM del telefono disabilitata? Per non dire delle minacce fatte dalla direzione del personale alle persone che hanno lavorato gomito a gomito con te, e che per questo oggi sono considerate un intralcio. Me lo dica, Jeremiah: lei ha idea di cosa significhi tutto questo?» Katherine scosse la testa. «No. Non credo che lei lo sappia.»

«Katherine, non c’è niente di personale in ciò che è accaduto. Queste sono le procedure standard del licenziamento di un manager con la tua posizione.»

«Ed è questo il punto. Io non sono un “manager da procedure standard”. Io ho dedicato la mia vita alla società e l’ho gestita come se fosse stata mia! Io sono il manager che ha segnato il cambiamento. Che ha portato l’azienda ai massimi storici. Che sta diversificando per prepararsi al crollo del mercato dell’editoria. E se questo non basta per meritarsi un po’ di rispetto, mi illumini lei su cosa serve per essere trattati come esseri umani e non come criminali.»

«Katherine, devi cercare di guardare oltre te stessa per avere una visione d’insieme più fredda.»

«Ah… e la visione di insieme la ottengo guardando negli occhi Tomas McKey? Mi vuole far credere che Tomas McKey, il peggiore delinquente sulla faccia della Terra, guiderà la 9Sense Publishing meglio di come ho sempre fatto io?»

«Calmati, Katherine.»

«Ma lei vuole continuare a lavorare in modo onesto o ha intenzione di rubare?»

Katherine vide un lampo passare nello sguardo di Jeremiah. Un movimento fugace della pupilla.

«Katherine, stiamo alzando i toni. E rischiamo di dire cose di cui potremmo pentirci. Facciamo così, sentiamoci con più tranquillità nei prossimi giorni. Mi vieni a trovare a Roma, ci mangiamo due maccheroni al sole, ci concediamo un giro in centro, e mi dici cosa ti piacerebbe fare da grande. Come sai, ho tante altre attività dove la tua esperienza e la tua determinazione potrebbero giovare.»

«Io rivoglio il mio posto. Non accetto l’elemosina e non voglio altro che il mio ruolo. Quello che mi spetta. Quello che non potrà essere ricoperto da nessun altro.»

«Adesso devo andare, Katherine. Pensa alla mia proposta e fatti sentire.»

Jeremiah mise le mani sulle ruote e spinse in avanti la sedia a rotelle. «Jethro, saluto anche te. Il mio aereo sta per partire.»

Katherine vide i due fratelli abbracciarsi. Seguì con lo sguardo Jeremiah che si allontanava. Poi si voltò verso Jethro e lo trovò spaesato.

«Non lo sapevi, vero?»

«No.»

Nell’affermazione secca di Jethro si celavano tanti pensieri, che Katherine non riuscì a decifrare. Si strinse nelle spalle e sospirò.

«Bruce si spara un colpo. Il consiglio di amministrazione mette al suo posto un poco di buono. La mattina del funerale vengo licenziata. E non ho ancora capito il perché di nessuna di queste tre cose.»

K - I Guardiani Della Storia
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