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Jethro non si stupì nel vedere lampeggiare il nome del fratello sul display dell’iPhone. Negli ultimi giorni lo aveva cercato più volte, senza successo. Gli aveva lasciato un messaggio vocale e gli aveva scritto anche un paio di SMS. Voleva raccontargli della telefonata di Bruce e dirgli che si sarebbe recato a Londra.
«Jeremiah, che tempestività…»
«Ciao, fratellino. Come te la passi?»
“Ciao, fratellino. Come te la passi?” Cosa gli è preso? Perché mi parla così? «Lo chiedo io a te, visto che non rispondi più al telefono.» Jethro non nascose il disappunto per aver ricevuto la chiamata con parecchi giorni di ritardo.
«Sono più vecchio di te, eppure da come ti comporti sembri tu il fratello maggiore. Sempre pronto a rimproverarmi, eh?»
Ma sta bene? Cosa si è fumato oggi? «Può darsi. Diciamo che sono io ad avere la cattiva abitudine di richiamare subito quando vedo una telefonata persa. Ma finiamola qui. Tanto non serve a niente sprecare fiato con te.»
«Avevi bisogno?»
«Se avessi avuto bisogno, a quest’ora sarei già morto.»
«Da come sei alterato, capisco che mi cercavi per qualcosa di importante…»
«Volevo solo dirti che sarei venuto nella tua 9Sense Publishing. Sono arrivato stamattina presto.»
«Hai salutato le tue verdissime colline piacentine per affondare nel grigiore londinese? Non ci credo! Quindi sei da Bruce?»
«Non da Bruce, ma nei suoi uffici. Mi sono appena incontrato con il direttore generale.»
«Tu? Con Katherine Sinclaire? Gli occhi blu più incredibili dell’universo…» Jeremiah ridacchiò. «E per fare cosa?»
«La scorsa settimana Bruce mi ha contattato per chiedermi di dargli una mano. Vuole che gli faccia da schermo su un investimento legato a un cartone animato. Ne sai qualcosa?»
«Assolutamente no! Anche se sono il presidente della società, e con il venti per cento delle azioni, il mio peso è importante nel board, Bruce non mi relaziona mai su niente. Sembra quasi che si diverta a tenermi all’oscuro dei suoi progetti.»
«Forse non dovresti sorprenderti, dato che, per quanto mi risulta, negli ultimi tempi sei impegnato full time su tutt’altro fronte: la pubblicazione di libri di storia sulle antiche civiltà e i fondi che la 9Sense Publishing investe negli scavi archeologici.»
«Hai ragione. Ma Bruce avrebbe almeno potuto farmi sapere che vi siete sentiti.»
«Magari ci ha provato e tu non hai risposto!»
«Touché…»
Jethro si allontanò dal corridoio e imboccò le scale per trovare un posto tranquillo dove parlare. Si fermò su un piccolo pianerottolo di servizio, davanti a due distributori automatici che erogavano bevande calde e bibite. La voce del fratello era stranamente vivace e lui era curioso di sapere a cosa fosse dovuto tutto quel buon umore. Non capitava mai di sentirlo scherzoso. Se gli chiedo quale sostanza stupefacente ha assunto, rischio di offenderlo e farlo ripiombare nella solita depressione. Jeremiah ha zero senso dell’umorismo ed è la persona più permalosa che io conosca: sarebbe capace di non parlarmi per giorni. Meglio far finta di niente e vedere se durante la telefonata mi racconta di sua spontanea volontà cosa gli frulla per la testa.
Nonostante nelle loro vene scorresse lo stesso sangue, Jethro non riusciva ad abituarsi alle evidenti diversità: per alcuni aspetti sembravano due estranei. La vita li aveva portati a guardare la quotidianità in modo opposto. Ognuno di loro lottava con le proprie luci e ombre ma, mentre lui tendeva ad affrontare tutto di petto, cercando di far emergere sempre il lato positivo delle cose, Jeremiah era introverso e ogni giorno navigava a vista nello scetticismo cosmico.
«Comunque volevo anch’io chiamare Bruce» continuò Jeremiah. «Per informarlo che sono in partenza.»
Ecco cosa bolle in pentola! «Per dove?»
«Indovina!»
«Non dirlo nemmeno per scherzo…»
«Ebbene, sì: isola Bisentina, sul lago di Bolsena. Ti ricordi che tempo fa ti ho parlato della estenuante trattativa che ho dovuto gestire con il Ministero Italiano dei Beni Culturali e la Soprintendenza per i Beni Archeologici, finalizzata all’apertura di una nuova campagna di scavo per portare alla luce ulteriori evidenze di insediamenti etruschi?»
«E come scordarlo: è durata più di tre anni!»
«Quattro per la precisione.»
«Hai ottenuto le autorizzazioni, finalmente?»
«Proprio ieri!» Jeremiah tornò al suo tono riflessivo. «È un progetto molto ambizioso: arriveranno archeologi da tutto il mondo e anche giovani stagisti e studenti di importanti università, tra cui la Ca’ Foscari di Venezia. Sono previste millecinquecento giornate di lavoro e stimo circa un migliaio di reperti da recuperare tra anfore, vasi, vassoi, tessuti, gioielli… ma confido anche di rinvenire bardature di cavalli, imbarcazioni o carri. Sarà una campagna impegnativa, forse una delle più rilevanti degli ultimi tempi. La 9Sense Publishing finanzierà l’investimento come “sponsor tecnico”. Ho calcolato di portare a casa almeno dodicimila fotografie e trecento piante e disegni di scavo. Avremo un bel po’ di materiale inedito da pubblicare nei prossimi anni. Per non parlare di quanto si amplierà il nostro patrimonio di conoscenze.»
«Ammirevole…»
«E ti dirò di più. Ho già avuto un assaggio: qualche mese fa le istituzioni ci hanno consentito di aprire uno scavo sperimentale e in un paio di settimane abbiamo riesumato una decina di manufatti, tra cui un’urna cineraria biconica in alabastro, piccoli monili, una collana d’oro lavorata con la tecnica della granulazione e un’anfora che, a mio avviso, potrebbe rivelarsi molto preziosa. Tutti oggetti che abbiamo pubblicato in tempo da record, riscontrando notevole successo da parte degli appassionati.»
«Interessante.»
«Non ti nascondo però che il mio sogno è quello di trovare un numero cospicuo di tombe…»
«Credi che sia possibile?»
«Sì. Quella zona era il centro spirituale della religione etrusca. Sono abbastanza convinto che ci sia una necropoli là sotto. Immagino corridoi, cripte e ipogei dedicati alla vita dopo la morte. Sarebbe una scoperta dal valore inestimabile, e non solo dal punto di vista economico. Pensa a quante cose potrebbero dirci gli affreschi, i sarcofagi e i corredi funebri: diventerebbero fondamentali per conoscere aspetti ancora oscuri della vita, delle credenze e dei riti di quel popolo illuminato. Porterò con me anche una squadra di antropologi, in modo da poter fare sul campo uno studio preliminare dei resti ossei, e un paio di esperti di paleozoologia in caso si individuassero tracce di animali, per capire la razza e come sono stati sacrificati.»
«Hai già riflettuto su come gestire la fase successiva agli scavi?»
«Certo. Saranno coinvolti almeno tre musei, che si prenderanno in carico i lavori di studio dei reperti e di restauro. E noi dirigeremo le esposizioni museali, con diritti di esclusiva anche per la pubblicazione di quei materiali. Poi ho in mente di organizzare un convegno internazionale rivolto agli archeologi e agli specialisti di recuperi ossei dei cadaveri cremati. Gli studi sul tema sono ancora indietro e voglio che i nostri scavi, la scelta della squadra e gli approfondimenti che seguiranno siano svolti nel modo più innovativo possibile… voglio che facciano parlare.» Fece una pausa. «La 9Sense Publishing deve comparire su tutti i giornali e sto valutando l’ipotesi di creare un sito web con un canale di comunicazione attivo ventiquattro ore su ventiquattro, dove trasmettere gli scavi in diretta attraverso microtelecamere installate sul casco degli archeologi. Hai idea del polverone mediatico che riusciremo a sollevare?»
«L’importante è che ci sia qualcuno in grado di controllarlo. Quando pensi di dare il via ai lavori?»
«L’équipe completa inizierà alla fine della prossima settimana, ma io ci vado subito, insieme a una parte della squadra. Dobbiamo organizzare il cantiere, predisporre l’area per gli scavi, definire le procedure di sicurezza e iniziare con la pulizia delle superfici archeologiche.»
Di solito lui è l’ultimo a recarsi sul posto… Perché questa volta ha deciso di anticipare? «Cosa c’è che non vuoi dirmi, Jeremiah?»
«Non si riesce mai a nasconderti niente, vero? Ho solo il grandissimo desiderio di vedere il sito prima che troppi occhi, mani e pensieri si impossessino di quello spazio sacro.»
“Di quello spazio sacro…” L’archeologia che ancora una volta si mescola con la religione… «Non mi ero reso conto che la tua passione per gli etruschi fosse cresciuta così tanto…»
«Sto studiando come un pazzo e mi ci sto applicando giorno e notte.»
«Vuoi convincermi che finalmente qualcosa ti emoziona sul serio?»
«E anche se fosse, che problema c’è? È così corta e difficile la vita che sarebbe un peccato non dedicarla alle cose che ci danno soddisfazione.»
Non credo alle mie orecchie! Mio fratello che parla di soddisfazioni anziché di delusioni…
«E non dimenticare che è anche mia responsabilità proteggere gli interessi della 9Sense Publishing, dopo tutti i milioni di euro che abbiamo investito per ottenere i permessi e avere l’esclusiva sui diritti di pubblicazione delle scoperte che si faranno sull’isola.»
«Non la bevo. Non è di certo il senso di responsabilità che ti muove.»
«Te l’ho detto, è da mesi che non dormo al pensiero che laggiù potrebbero riposare tesori inenarrabili dei discendenti della cultura villanoviana. Non so se riesci a capire cosa provo.»
«Capisco che ogni giorno che passa faccio sempre più fatica a riconoscerti. Promettimi solo che non correrai rischi inutili. Mi raccomando, rispetta le regole e le burocrazie locali. E fatti sentire più spesso…»
«Ancora una volta mi sottovaluti, Jethro: io non ho le gambe, ma la natura mi ha dotato di un cervello da paura!»