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Aleksey era felice.
Camminava avanti e indietro nel piccolo monolocale con gli occhi fissi sulla lettera ricevuta qualche giorno prima. L’aveva letta almeno cento volte e non riusciva ancora a capacitarsene.
La lettera stampata su carta spessorata color avorio aveva come intestazione il logo della 9Sense Publishing e subito sotto il logo spiccava la scritta “in collaborazione con U.A.I.”. Aleksey conosceva entrambi i nomi. La 9Sense Publishing era una delle multinazionali più affermate nel campo dell’editoria che investiva nella ricerca archeologica, sostenendo economicamente importanti siti di scavi. L’U.A.I. era l’Unione Archeologi Italiani che sovraintendeva alle attività di scavo sul territorio.
Sulla lettera c’erano scritte poche righe che Aleksey sapeva a memoria.
Egregio signor Aleksey Kozlov,
la nostra società, in collaborazione con l’Unione Archeologi Italiani, ha il piacere di convocarLa per uno stage come assistente volontario presso il sito aperto nella località di Bolsena, sull’isola Bisentina.
Sperando nel Suo interessamento, ci permettiamo di inviarLe il badge di riconoscimento per avere accesso al sito. Ogni spesa da Lei sostenuta verrà rimborsata.
Restiamo a Sua completa disposizione per eventuali chiarimenti.
Con i nostri più cordiali saluti.
Seguivano i numeri di telefono e gli indirizzi mail da contattare in caso di necessità. La lettera si chiudeva con le firme dei rappresentanti delle due istituzioni, apposte sopra i rispettivi timbri.
Per Aleksey, quel pezzo di carta valeva più di ogni altra cosa al mondo. E la tessera magnetica blu con il suo nome impresso coronava anni di sacrifici.
La vita mi sta sorridendo!
Aleksey era nato e cresciuto nella periferia di Mosca, in un appartamento di due stanze situato al secondo piano di un condominio fatiscente. Se ne era andato appena aveva compiuto i diciotto anni, dopo aver raccolto quattrini a sufficienza per pagarsi il biglietto del treno. Si era lasciato alle spalle le urla del padre ubriaco e pronto a prendere a botte chiunque gli capitasse sotto tiro, e gli occhi tristi della madre che lavorava quattordici ore al giorno come donna delle pulizie all’interno dell’Evropeysky Mall, uno dei centri commerciali più moderni della città.
La sua passione per la storia l’aveva portato a Ravenna, dove si era iscritto all’Alma Mater Studiorum, nella facoltà di Conservazione dei Beni Culturali legata al dipartimento di Archeologia. Si era laureato un anno in anticipo in Beni Culturali, studiando e frequentando le lezioni durante il giorno e lavorando come cameriere di sera e buttafuori dalle discoteche nei weekend.
Con i soldi che guadagnava si era pagato gli studi e l’affitto del locale in cui viveva, e aveva aiutato la madre a sfamare i tre fratelli minori. Adesso quella lettera cambiava le prospettive: lo aspettava un anno di lavoro duro e senza stipendio, ma se si fosse impegnato a fondo dimostrando le sue competenze, avrebbe ottenuto nuovi incarichi e sarebbe riuscito a portare in Italia tutta la sua famiglia.
Questo badge è la chiave per aprire la porta dei sogni!
Aleksey aveva gli occhi lucidi quando sentì bussare alla porta. Tirò su con il naso e si passò la manica della felpa sulla faccia per asciugarla dalle lacrime. Senza chiedere chi fosse e senza guardare dallo spioncino girò la chiave e aprì. Un piede si insinuò nella fessura tra lo stipite e il battente, e una mano diede una spinta violenta alla porta. Aleksey perse l’equilibrio e cadde a terra. Incrociò lo sguardo freddo del suo esecutore nell’istante in cui il sibilo dello sparo graffiava il silenzio. Un dolore lancinante gli scosse il petto e le tenebre gli oscurarono la vista. I suoi occhi si spensero prima di vedere un guanto nero sottrargli dalle mani il badge blu, che gli aveva appena aperto le porte dell’inferno.