CLXXXVI
La Vec[c]hia
“Ne·letto su’ si metta in braccio in
braccio
Co·llui insiem’e faccian lor diporto;
Ma dica tuttor: “Lassa, crudel torto
E` questo che ‘nverso il mi’ sire faccio”.
E nella gioia c[h]’à, gli metta impaccio,
Sì ch’egli ab[b]ia paura e disconforto:
Dicer li dee ch’e’ sarebbe morto,
Sanz’averne rispetto, molt’avaccio,
Se·ll’uon sapesse ch’e’ fosse co·llei:
“Ed i’ lassa dolente, malaurata,
So che vitiperata ne sarei
E ch’i’ per man de’ mie’ sarè’ ismembrata”.
E in questa paura i’ ‘l metterei,
Che da lui ne sareb[b]e più amata.