CXLVII
La Vec[c]hia
“Per tutto ‘l mondo i’ era
ricordata,
Com’io t’ò detto, de la mia bieltate,
E molte zuffe ne fur cominciate,
E molta gente alcun’ora piagata;
Ché que’ che mi crede’ aver più legata,
Assà’ mostrav’i’ più di duritate:
Le mie promesse gli venian fallate,
C[h]’altre persone m’avieno inarrata.
Per molte volte m’era l’uscio rotto
E tentennato, quand’io mi dormia;
Ma già per ciò io non facea lor motto,
Perciò ched i’ avea altra compagnia,
A cui intender facea che ‘l su’ disdotto
Mi piacea più che null’altro che·ssia.