22. Fine dell'amnesia
La Residencia Costasol era tornata alla vita. Il cadavere scolorito dal sole di una comunità che giaceva inerte attorno alle sue mille piscine si era sollevato sul gomito per annusare l'aria che si andava facendo frizzante. Aspettando Crawford che veniva a fare il solito giro di ispezione mattutino, sedevo nella Citroën e ascoltavo il coro coscienzioso dei martelli che inchiodavano l'arco di proscenio del teatro all'aperto a fianco del porticciolo. Sotto la guida di Harold Lejeune, un tempo sovrintendente marittimo al Registro navale dei Lloyds, una squadra di entusiasti carpentieri stava mettendo in piedi, all'estremità del molo, la copia abbastanza credibile di un teatro.
Lejeune stava a cavalcioni della trave più alta, berrettino da baseball posato spavaldamente sulla testa, una fila di chiodi tra i denti robusti: aspettava che fosse collocata in posizione l'ultima sezione del timpano appuntito. Una salva furiosa di martellate segnalò che la sua banda di ex contabili, avvocati e manager intermedi aveva finito di alzare il tetto.
Dietro di loro, con le mani sulle orecchie per proteggersi dal fracasso, le mogli stavano svolgendo i rotoli di stoffa che avrebbero formato le pareti laterali e posteriore del teatro. Un gruppo di energiche figlie, invece, scaricavano una pila di sedie di metallo pieghevoli da un furgoncino accanto al molo, aggiungendole alle file di sedili poste di fronte al palco.
La Compagnia del porticciolo stava per montare la sua prima produzione, una messa in scena di "L'importanza di chiamarsi Ernesto", che si sarebbe alternata con "Chi ha paura di Virginia Woolf"? Le produzioni future includevano testi di Orton e Coward, tutti diretti da Arnold Wynegarde, un veterano di Shaftesbury Avenue: il cast di interpreti dilettanti era rafforzato da diversi ex professionisti della scena.
Fra gli intonaci e le incannicciature dei negozi si infiltravano germogli di una cultura metropolitana dimenticata. Durante una breve pausa dell'incessante lavoro dei martelli mi arrivò alle orecchie la melodia di "Giselle": nella palestra un gruppo di signore più giovani stavano seguendo un corso di balletto, esercitandosi nei fouetté e nelle arabesque. Alla fine della sessione le danzatrici, nelle loro calzamaglie, si sarebbero sfiancate in un rock per poi accasciarsi esauste accanto alla piscina.
Nelle cinque settimane seguite al mio primo giro con Crawford, nel complesso residenziale si era sviluppata una trasformazione radicale. Nel centro commerciale erano stati aperti nuovi ristoranti e boutique, che fiorivano sotto lo sguardo metallico di Elizabeth Shand. Si era materializzato dal nulla un improvvisato festival d'arte, che aveva sottratto ai sonnacchiosi pomeriggi squadre di attivi volontari.
La Residencia Costasol aveva deciso che era necessario fare un lifting radicale alla propria faccia. Erano in corso nuove attività di ogni genere, e ricerca di un nuovo orgoglio civile la gente si lanciava in feste e picnic, tè danzanti e servizi religiosi. Sugli schermi dei computer circolavano newsletter diffuse per posta elettronica, che invitavano gli abitanti a impegnarsi nell'elezione di un nuovo consiglio municipale e dei sottocomitati che dovevano affiancarne l'attività.
Sui campi da tennis si sentiva il rumore dei servizi e delle volée degli assidui allievi di Helmut, e la piscina risuonava di continui tonfi, mentre Wolfgang mostrava alle sue classi di nuoto come eseguire un tuffo carpiato e rovesciato. Dai magazzini polverosi sotto la palestra gli inservienti tiravano fuori sci d'acqua, trampolini e cyclette. Sotto il ponte ad arco della strada costiera passavano i primi yacht della mattina in viaggio verso il mare aperto. Il porticciolo, un tempo silenzioso, risuonava adesso delle melodie degli argani e delle gomene che trascinavano gli scafi indeboliti dalla lunga permanenza in acqua e li portavano alla verniciatura di Andersson e della sua squadra spagnola di riparazioni.
E intanto, al centro del porticciolo, attaccato a una bettolina stava uno sloop devastato dal fuoco, lo scafo semisommerso dell'"Halcyon". Il suo albero carbonizzato e le vele annerite dominavano le acque circostanti, spingendo gli yachtsmen della Residencia Costasol a terzarolare le vele in cerca dei venti più gagliardi e delle rotte più ardue.
Una mano mi prese per la spalla, poi mi afferrò le tempie prima che potessi alzare la testa, inchiodandomi al sedile della Citroën. Mi ero addormentato in macchina, e qualcuno era scivolato nel sedile posteriore.
«Bobby...!» Mi sottrassi alla sua stretta, irritato dallo scherzo pesante. «E' un...»
«Vuoi dire atto villano?» Crawford ridacchiò tra sé, come un bambino soddisfatto della burla. «Charles, ti eri addormentato. Ti avevo assunto come guardia del corpo.»
«Credevo di essere il tuo consulente letterario. Dovevi essere qui alle dieci.»
«Ho lavoro fin sopra i capelli. Stanno succedendo cose di ogni genere. Dimmi, cosa stavi sognando?»
«Una specie di... tempesta di fuoco. Gli yacht stavano bruciando nel porticciolo. Chissà perché.»
«Strano. L'hai fatta nel letto come i bambini? Non importa. Come sta andando al club? Sembra che le cose girino.»
«Sì, sì. Le iscrizioni sono già trecento, e un'altra cinquantina stanno arrivando. Per i campi da tennis c'è la lista d'attesa.»
«Bene, bene...» Crawford esaminò la piscina, sorridendo alla vista di tutte le belle donne che si spalmavano l'olio solare. Wolfgang stava facendo vedere un tuffo rovesciato, e aveva dato un colpo di frusta al trampolino con i piedi, facendo sobbalzare tutti dalla sedia. «Bel ragazzo... uno scultore greco avrebbe dato un occhio della testa per rappresentarlo in un fregio. Mi sembra meraviglioso, Charles. Hai fatto un ottimo lavoro. Forse tu non lo sai, ma la tua vera ambizione è gestire un night-club a Puerto Banus.»
Mi batté sulla schiena e guardò la scena animata, sorridendo in modo quasi innocente, entusiasmato da questi segni di rinnovamento civile, senza pensare neppure per un momento ai mezzi che aveva usato per raggiungere questo risultato. Mio malgrado ero contento di vederlo. Come sempre mi sentivo confortato dal suo zelo evangelico e dalla sua altruistica dedizione alla gente della Residencia. Al tempo stesso, però, ero ancora scettico sulla sua convinzione che il motore del cambiamento fosse stata l'ondata di crimini che lui aveva scatenato. Il teatro e i circoli sportivi, come i loro analoghi a Estrella de Mar, si erano sviluppati come conseguenza di qualche piccolo ma significativo spostamento nel senso di sé della gente, una risposta a qualcosa di tanto poco radicale quanto la semplice noia. Crawford aveva approfittato della coincidenza per lasciar sfogare la latente vena di violenza tipica della sua indole, una fiducia quasi infantile nella sua capacità di provocare il mondo a levarsi in piedi e a dare risposte appropriate. Come aveva voluto che la macchina del tennis lo battesse, così adesso spingeva il complesso di Costasol a mettersi al suo fianco per combattere il nemico segreto che esso ospitava fra le sue mura.
Il suo affetto per gli abitanti, però, era sincero. Quando lasciammo lo sport club e passammo davanti alla Compagnia del porticciolo si allungò verso di me e suonò il clacson della Citroën. Agitò il berretto all'indirizzo di Lejeune e dei suoi carpentieri sul tetto, e fischiò alle signore che stavano inchiodando il fondale di tela.
«Quando saranno in vendita i biglietti?» gridò allegramente. «Facciamone una versione "en travesti": io farò Lady Bracknell...» Si adagiò sul sedile posteriore e batté le mani. «Bene, Charles, andiamo a vedere la tua nuova casa. Adesso sei un abitante del complesso di Costasol a tutti gli effetti.»
Io stavo osservando le donne nello specchietto retrovisore. Incantate come sempre dallo stile elegante e disinvolto di Crawford, esse lo salutarono finché non fu scomparso alla vista.
«Hanno bisogno di te, Bobby. Cosa succederà quando sarai, tornato a Estrella de Mar?»
«Andranno avanti. Ormai hanno ritrovato se stessi. Charles, devi avere più fiducia nella gente. Pensaci: un mese fa stavano a poltrire nei loro letti guardando le repliche delle finali di coppa. Non lo capivano, ma stavano solo aspettando la morte. Adesso mettono su le commedie di Harold Pinter. Non è un bel progresso?»
«Penso di sì.» Mentre passavamo davanti al porto indicai lo scafo carbonizzato dell'"Halcyon", legato alla bettolina come un cadavere. «Lo sloop di Frank, perché non lo tolgono? E' un brutto spettacolo.»
«C'è tempo, Charles. Non si deve mai aver fretta in queste cose. La gente ha bisogno di qualcosa, anche piccole cose, che le ricordi costantemente di stare all'erta. Ma guarda là...» e indicò la rotonda che segnava il punto in cui i viali occidentali si immettevano nella piazza. «Una pattuglia di polizia volontaria...»
All'orlo della strada era parcheggiata una jeep mimetica verniciata di fresco. Davanti al veicolo stava un abitante sulla sessantina, col taccuino in mano, a prendere nota del numero delle macchine che passavano. Ex dirigente di banca, l'uomo, di nome Arthur Waterlow, ostentava un paio di baffi da aviatore della Raf e calzettoni bianchi al ginocchio che ricordavano le ghette di un soldato della polizia militare. Seduta eretta dietro al volante, con un radar portatile in mano, stava la figlia diciassettenne, una ragazza dallo sguardo intenso che lampeggiava i fari della jeep a tutte le macchine che superavano il limite di velocità di trentacinque chilometri all'ora. Avevano chiamato lo sport club il giorno prima e, piacevolmente stupiti dalle facilitazioni, avevano chiesto l'iscrizione. «Controllo delle targhe, mio Dio...» Crawford li salutò solennemente dal sedile posteriore, come un generale che arrivasse in una base dell'esercito col suo autista. «Charles, perché non gli mettiamo a disposizione il nostro computer? Così si può costruire un database aggiornato di tutti i veicoli della Residencia e della loro esatta collocazione.»
«E' giusto? Mi sa un po' di invadenza. La prossima volta gli darai dei consigli sulle tecniche di interrogatorio di Kowloon.»
«E' un dirigente di banca, non gli servono né consigli né interrogatori. Capisci, una comunità deve avere i suoi ficcanaso, i tipi noiosi che raccolgono i contributi e si occupano dei comitati. Io e te stiamo ben attenti a tenercene lontani, ma loro sono il cemento della comunità, o almeno l'intonaco. Sono importanti come gli idraulici e quelli che riparano le t.v. Vale di più un fissato con un computer e una stampante che si mette a fare la newsletter dell'associazione dei residenti, che una dozzina di romanzieri o di negozianti. Non è lo shopping o l'arte che fa una comunità, ma gli obblighi reciproci che ognuno di noi ha verso gli altri. Una volta perso, è un elemento che non si riconquista facilmente, ma io credo che stiamo arrivando anche a questo. Tu lo sai meglio di me, Charles.»
«Lo so, lo so. Figurati, li ascolto tutti, al club. Progetti ce n'è a bizzeffe: un giornale locale, un ufficio di informazione per i cittadini, corsi di kung fu, ipnoterapia, sembra che tutti abbiano un'idea. C'è persino un gesuita in pensione che è disposto a mettersi a confessare.»
«Bene, spero che trovi clienti. Mi dice Hennessy che c'è il progetto di uno sport club concorrente.»
«Sì, è vero. Noi non siamo abbastanza esclusivi per il gusto di certa gente. La Residencia Costasol può sembrare omogenea, e invece ha la struttura di classe di Tunbridge Wells. Dovresti sentire Betty Shand per vedere se può investire ancora un po' di denaro fresco. Ci servono sei campi da tennis nuovi, altri attrezzi da ginnastica e una piscina per i marmocchi. Hennessy è d'accordo.»
«E allora vi sbagliate in due.» Crawford si sporse sopra la mia spalla e diede una sterzata al volante, impedendo che la Citroën travolgesse un vecchio ciclista zigzagante che aveva scambiato le due ruote per un'antica pratica folcloristica. «Troppi campi da tennis sono sempre un errore. Stancano troppo la gente e la tengono lontana dagli svaghi più maliziosi. Come tutte quelle parallele e quei cavalli per il volteggio.»
«E' uno sport club, Bobby.»
«C'è sport e sport. Quello che ci serve è una discoteca, e una sauna mista. Le attività serali del club sono più importanti di quelle di giorno. La gente deve smetterla dì pensare sempre al proprio corpo, e cominciare a pensare a quello degli altri. Voglio vederli sbavare per le mogli dei vicini, sognare piaceri proibiti. Ma ne parleremo più tardi. Per il momento dobbiamo continuare a mettere giù l'infrastruttura. C'è un sacco di lavoro da fare, Charles... Prendi la prossima a destra e vieni giù. Diamo alla figlia di Waterlow qualcosa per cui indignarsi davvero.»
L'infrastruttura, come sapevo, apparteneva a quell'altro regno, più stimolante, che si nascondeva sotto la superficie della Residencia Costasol, un'immagine rovesciata del teatro per dilettanti, dei corsi di alta cucina e dei programmi di sorveglianza del quartiere, Mentre ci dirigevamo verso la strada perimetrale mi aspettavo che Crawford mi dicesse di fermare per andare a distruggere un'auto parcheggiata o a scrivere oscenità con lo spray sulla porta di un garage.
Invece lui aveva già abbandonato quella fase primitiva di lavoro pesante e si stava dedicando al più vasto compito strategico di mettere le basi della sua rete amministrativa, della sua burocrazia del crimine. Seguendo un'antica e onorata tradizione, i tre pilastri del suo regime erano droga, gioco d'azzardo e sesso illecito. Come rivelarono le visite che facemmo, aveva già reclutato la sua squadra di trafficanti: Nigel Kendall, un veterinario in pensione di Hammersmith, un uomo impassibile di poco più di quarant'anni con una moglie silenziosa perennemente istupidita dai tranquillanti di Paula Hamilton; Carole Morton, una parrucchiera di Rochdale dall'aria predace che gestiva il nuovo salone di bellezza al centro commerciale; Susan Henry e Anthea Rose, due vedove sulla trentina che avevano già messo su una piccola agenzia di vendita porta a porta di biancheria esotica e profumi; Ronald Machin, un ex ispettore di polizia che aveva dato le dimissioni dopo un'accusa di corruzione; Paul e Simon Winchell, figli non ancora ventenni di una delle famiglie più in vista della Residencia, che coprivano il mercato giovanile.
Col pretesto di consegnare gli ultimi opuscoli illustrativi sulla proprietà, Crawford fece scivolare nelle loro cassette delle lettere le sue buste, Aprii la sua valigetta mentre stava suonando il campanello di Machin, e trovai un fascio di cartellette informative intestate «La Residencia Costasol - Opportunità di investimento e pace della mente», che contenevano in realtà un piccolo kit farmaceutico, completo di cocaina, eroina, anfetamine, nitrito di amile e barbiturici.
Parallelamente andava avanti anche la sua organizzazione di scommesse, un'attività ancora modesta a cui sovrintendeva Kenneth Laumer, un dirigente in pensione di Ladbroke che gestiva una newsletter di servizi finanziari, inviata per posta elettronica a tutti i seicento personal computer della Residencia. Incoraggiato da Crawford, adesso Laumer offriva la possibilità di scommettere sui risultati del campionato di calcio italiano: aveva reclutato anche un gruppo di vedove di Costasol che giravano di casa in casa a raccogliere le puntate. Le prime serate di roulette e di blackjack si erano tenute nella sala da pranzo di Laumer opportunamente trasformata, e Crawford era intervenuto per proibire ruote truccate e carte segnate.
Ma il più vicino al cuore evangelico di Crawford, dal momento che coinvolgeva direttamente le donne della Residencia, era il sesso illecito. Nei telefoni pubblici del complesso avevano fatto la loro comparsa dei bigliettini stampati artigianalmente: volontari che avessero conoscenze di massaggio o esperienza come guardie del corpo o scorte venivano invitati a telefonare a un numero di Estrella de Mar, che in realtà era quello del ristorante libanese Baalbeck. Preoccupate dall'ondata di furti con scasso e furti d'auto, alcune divorziate e vedove della Residencia cominciavano a mettere a disposizione i loro talenti per lavorare a favore della comunità. Muscolature svogliate venivano ricostruite, stomaci abituati ad anni di televisione sul divano irrobustiti, doppi menti scongiurati da dita abili. Mentre le massaggiatrici lavoravano sui corpi dei loro clienti nell'ombra delle camere da letto, la pressione del sangue faceva presto a salire, il battito cardiaco accelerava, e sulle fatture delle carte di credito venivano conteggiati un bel po' di servizi extra.
«Non c'è niente di più naturale», mi assicurò Crawford verso la fine del giro mattutino. «Quando c'è di mezzo il desiderio sessuale, la natura fornisce già lei l'infrastruttura. lo mi limito a stimolare il traffico. Pensa a come migliora l'aspetto della gente.»
«Hai ragione. Paula Hamilton dovrà trasferirsi presto a Marbella. Dove andiamo adesso?»
Aspettai la risposta, ma lui si era già addormentato, coi capo praticamente sulla mia spalla. Da bambino Frank si addormentava spesso addosso a me, mentre facevo i compiti. Col suo viso non segnato e le sopracciglia bionde, Crawford sembrava un grosso adolescente: lo immaginai giocare nei dintorni della cattedrale di Ely, gli occhi innocenti e visionari che già guardavano al di là della piatta palude, verso il mondo che lo aspettava.
Si svegliò con una smorfia, sorpreso di essersi addormentato. «Charles, mi dispiace... sono crollato.»
«Sembri stanco. Fai un sonnellino qui: finisco io.»
«Muoviamoci. C'è l'ultima visita.» Si distese all'indietro sul sedile, recuperando con un certo sforzo. «E' stato un lavoro duro: tutte le notti fuori, a volte me la sono cavata per un pelo. Se Cabrera mi acchiappa...»
«Bobby, riposati e tornatene a Estrella de Mar. Qui ormai è tutto avviato e funzionante.»
«No... non posso abbandonarli adesso,» Si sfregò gli occhi e la faccia, riattivando la circolazione del sangue, poi si voltò a guardarmi. «Bene, Charles, tu sai cosa c'è in ballo. Sei dalla mia parte?»
«Io gestisco il club. O mi occupo di realizzare le mozioni.»
«Voglio dire il complesso, nel suo insieme. Tutto il programma.» Crawford parlava lentamente, ascoltando quello che diceva. «E' un progetto nobile... Frank l'aveva capito.»
«Non sono ancora convinto.» Spensi il motore e bloccai il volante, cercando di calmarmi. «In realtà non dovrei neppure essere qui. E' difficile capire quello che c'è dietro l'angolo.»
«Nulla. Hai già visto tutto quello che c'era da vedere, a Estrella de Mar e adesso qui alla Residencia. Non te ne sei ancora reso conto, ma stai proprio in uno degli avamposti del prossimo secolo.»
«Sale di massaggio, scommesse, e diecimila righe di cocaina? Sembra tutto piuttosto vecchio, Quello che ti ci vorrà dopo sarà solo inflazione rampante e finanziamento del deficit.»
«Charles...» Crawford mi prese le mani staccandomele dal volante, come se anche a macchina ferma la mia vista confusa non mi permettesse di vedere la strada davanti a me. «Qui si è creata una vera comunità. E' nata spontaneamente dalla vita delle persone.»
«Allora perché la droga, i furti, e la prostituzione? Perché non fare un passo indietro e lasciare che ognuno vada avanti così?»
«Vorrei proprio poterlo fare.» Quasi disperato, Crawford fissava le ville della strada residenziale tutto intorno a noi. «Le persone sono come bambini, hanno bisogno di essere costantemente stimolate. Senza questo tutto va a scatafascio. Sembra che solo il crimine, o qualcosa di molto simile al crimine, h tenga svegli. Allora capiscono che hanno bisogno l'uno dell'altro, che tutti insieme sono qualcosa di più che la somma delle parti. Ci dev'essere sempre questa costante minaccia personale.»
«Come i londinesi durante il blitz? Il cameratismo del tempo di guerra?»
«Proprio così. Dopo tutto, la guerra è un tipo particolare di criminalità. Non c'è niente come trovare la merda di qualcun altro nella propria piscina. Prima che uno se ne renda conto si è già unito al piano di sorveglianza del quartiere e ha tirato fuori dall'astuccio il vecchio violino. Sua moglie comincia a scoparlo con gusto per la prima volta dopo anni e anni. Funziona, Charles...»
«Ma è una ricetta selvaggia. Non c'è nessun altro modo? Forse potresti metterti a predicare, diventare il Savonarola della Costa del Sol.»
«Ci ho provato.» Crawford si guardò accigliato nello specchietto retrovisore. «Non c'è messia che possa competere con l'orario della siesta. Il crimine ha una storia rispettabile: la Londra di Shakespeare, la Firenze dei Medici. Concentrati di assassini, veleni e strangolamenti. Dimmi un'epoca in cui siano fioriti insieme l'orgoglio civile e le arti, e in cui non ci fosse una criminalità estesa.»
«L'antica Atene. Matematica, architettura, la nascita della filosofia politica. E l'Acropoli brulicava forse di ruffiani e di borseggiatori?»
«No, ma i greci avevano la schiavitù e la pederastia.»
«E noi abbiamo la televisione via satellite. Se anche tu non fossi intervenuto a Estrella de Mar, il crimine sarebbe apparso spontaneamente. Questa costa è un focolaio di piccoli criminali e di politici imbroglioni.»
«Ma sono spagnoli e magrebini. La costa mediterranea per loro è una terra straniera. I veri nativi della Costa del Sol sono gli inglesi, ì francesi, i tedeschi. Onesti e fedeli alle leggi fino l'ultimo uomo, l'ultima donna, l'ultimo rottweiler. Persino i marioli dell'East End diventano onesti quando vengono a stare qui.» Consapevole del sudore che emanava dai suoi abiti, Crawford accese il ventilatore dell'auto, «Dammi retta, Charles. Ho bisogno del tuo aiuto.»
«L'hai... avuto. Fino adesso.»
«Bene. Voglio che tu continui a gestire il club. So che ne hai il tempo, e mi piacerebbe che tu aprissi qualche altra attività.»
«Il mio kung fu è proprio arrugginito.»
«Non il kung fu. Vorrei che tu aprissi un club di cinema.»
«Niente di più facile. Nel centro commerciale c'è un videonoleggio che ha una buona scelta di classici. Ordinerò un centinaio di copie della "Corazzata Potëmkin".»
Crawford chiuse gli occhi al solo pensiero. «Non è questo il tipo di club che ho in mente. La gente deve imparare a spegnere i televisori. Voglio un club dove la gente possa fare i suoi film, imparare come si fa uno storyboard, come si maneggiano i primi piani, i dolly, le panoramiche e le riprese su rotaia. Il film è il modo in cui noi vediamo il mondo, Charles. Ci sono due cameraman in pensione che vivono qui, e hanno lavorato per anni nelle produzioni inglesi. C'è anche una squadra che faceva documentari, marito e moglie: possono insegnare, se gli organizziamo un corso. Voglio che tu faccia il produttore, che sovrintenda a tutto, che indirizzi i finanziamenti nella giusta direzione. Betty Shand adora sostenere l'arte. Stanno succedendo tante cose, bisogna che vengano registrate.»
Lo osservavo esaltarsi sul suo luminoso progetto con un sincero entusiasmo, senza che si rendesse conto che un documentario accurato sulla Residencia Costasol sarebbe stata la testimonianza decisiva contro di lui al processo che l'avrebbe spedito nel carcere di Zarzuella per i prossimi trent'anni. Pensai al film porno che aveva contribuito a girare in casa sua, e immaginai che avesse in mente qualcosa di simile, un pezzo di quella rete corruzione che stava tessendo fra la gente del complesso.
«Capisco... pressappoco. Qual è il soggetto di questo film?»
«La vita nella Residencia. Che altro? Qui c'è all'opera una forma di amnesia, un'amnesia di sé. Le persone dimenticano letteralmente chi sono. Le lenti della telecamera saranno la loro memoria.»
«Bene...» Ero ancora dubbioso, riluttavo a trovarmi a dover gestire un'azienda di film pornografici. Ma se volevo trovare l'incendiario che era stato responsabile dell'assassinio degli Hollinger, avevo bisogno di penetrare nel giro più interno dell'organizzazione criminale controllata da Elizabeth Shand, Crawford e David Hennessy. «Proverò. Ci dev'essere qualche attore professionista che vive qui. Chiederò al club.»
«Lascia stare i professionisti. Non hanno la flessibilità dei dilettanti. Anzi, ho già in mente qualcuna.» Crawford sì sporse avanti e azionò i tergicristalli, liberando il finestrino dalla sporcizia accumulata nel corso della mattinata. Aveva ritrovato la sua energia, come se avesse bisogno di toccare il fondo prima di riemergere alla superficie. «Diventerà una grande star, Charles. Si dà il caso che viva nella casa accanto a quella che ti ho trovato. Andremo là adesso. So che ti intrigherà: è proprio il tuo tipo di donna...»
Girò la chiavetta di accensione e aspettò che io mi muovessi, sorridendo come il visionario ammaccato e fanciullesco che aveva saccheggiato ali armadietti dei compagni di scuola, lasciandosi dietro un tesoro di istigazione e di desiderio.