20. Alla ricerca di nuovi vizi

 

 

 

La luce del sole ricopriva la superficie della piscina di una ragnatela di screpolature, che il mio tuffo sembrava aver liberato dalle limpide profondità. Nuotai per un paio di vasche senza stancarmi, poi toccai il bordo piastrellato e mi issai sul trampolino. Le onde colpivano gli orli della piscina: l'acqua rifiutava di calmarsi, in trepida attesa del prossimo nuotatore disposto a farsi venire un po' di appetito per la colazione.

Ma mentre mi asciugavo pensavo che sarebbe passato un altro giorno e io sarei rimasto l'unico cliente della piscina, come anche l'unico frequentatore del campo da tennis e della palestra. Mentre ammazzavo il tempo al bar all'aperto, leggendo i giornali di Londra e pensando al processo di Frank, mi dicevo che alla Residencia Costasol il tempo era morto ben prima che io arrivassi.

Durante la mia prima settimana come «direttore» dello sport club me ne stavo seduto a guardare gli operai di Elizabeth Shand che rimettevano a nuovo tutta la struttura. Pulivano e riempivano la piscina, innaffiavano i prati e dipingevano le righe sui campi da tennis, tiravano a lucido come uno specchio il parquet della palestra, preparandolo per il primo corso di aerobica.

Nonostante tutti questi sforzi, e i lussuosi mobili da giardino collocati accanto alla piscina destinati a far riposare le stanche membra degli ospiti, nessuno degli abitanti del Costasol si era fatto vivo. Il mio orario, mi aveva detto David Hennessy, andava dalle undici del mattino alle tre del pomeriggio, ma «prenditi tutto il tempo che vuoi per il pranzo, ragazzo mio, non vogliamo che tu impazzisca dalla noia».

Ciò nonostante, di solito me ne partivo dal Club Nautico prima di colazione, curioso di vedere se i sonnacchiosi abitanti del complesso avessero ceduto alla tentazione di abbandonare i loro balconi. Hennessy arrivava a mezzogiorno, si chiudeva nel suo ufficio e tornava a Estrella de Mar dopo aver pagato i camerieri e gli inservienti. A volte veniva a trovarlo Elizabeth Shand, che arrivava nella sua limousine con i due tedeschi. In una curiosa pantomima i giovanotti aprivano le portiere, uno da una parte e l'altro dall'altra, mentre lei fissava lo sport club come una vedova predace che visitasse una delle proprietà ereditate che stava per cadere sotto le sue grinfie.

Il suo leggendario fiuto per gli affari l'aveva forse abbandonata, in questa occasione? Facendo colazione al bar, circondato dai camerieri silenziosi e dalle sdraio vuote, mi dicevo che ben presto lei avrebbe annullato l'investimento e si sarebbe spostata verso i più ricchi pascoli di Calahonda. La carovana si sarebbe trasferita nei pueblos residenziali della costa, portando con sé le mie ultime speranze di scoprire la verità sull'incendio degli Hollinger.

Assurdamente, Frank manteneva la sua dichiarazione di colpevolezza, e io avevo rimandato già due volte la visita al carcere di Zarzuella, convinto, nonostante ogni evidenza, che la Residencia Costasol potesse essere la via per trovare quella segreta Estrella de Mar che fino a questo momento mi era sfuggita. Il processo era stato fissato per il 15 ottobre, a quattro mesi di distanza dal tragico incendio, e nonostante tutti i miei sforzi io non sarei riuscito a essere più che un testimone di quell'evento. Pensavo di continuo a Frank e agli anni della nostra fanciullezza, ma mi era quasi impossibile pensare di incontrarlo dall'altra parte del tavolaccio della stanza dei colloqui della prigione. Era parso all'inizio che la sua dichiarazione di colpevolezza ci avesse legati ancora più a fondo, ma io non sentivo più di condividere quel senso di colpa che un tempo ci aveva unito.

Dietro di me si aprì la portiera di una macchina, e un motore si spense. Guardai da dietro le pagine del «Financial Times» e vidi che nel parcheggio si era fermata una B.M.W. che mi era familiare. Al volante sedeva Paula Hamilton, che guardava le nuove tende vivaci alle finestre dello sport club. Si era cambiata a casa di uno dei suoi pazienti della Residencia, e indossava un copricostume giallo sul suo costume da bagno nero.

Scese dalla macchina e salì gli scalini che portavano alla piscina. Ignorandomi, arrivò al lato opposto, posò il copricostume e la borsa sul trampolino e cominciò a legarsi i capelli: alzando le braccia metteva in mostra i fianchi e i seni che avevo accarezzato con tanto desiderio. Ero andato a suonare parecchie volte alla porta della sua casa vicino alla clinica, ma lei, da quando era andata a far visita a Frank in carcere, mi evitava. Avrei voluto rivederla, fare di tutto per rimuovere quella vena di disprezzo che sentiva per se stessa, e l'umorismo agro che nascondeva la paura di mostrare le sue vere emozioni. Ma ormai la videocassetta dello stupro di Anne Hollinger ci divideva come il ricordo di un delitto.

Nuotò dieci vasche, senza quasi agitare la superficie dell'acqua con le bracciate precise del suo corpo affusolato. In piedi nella parte bassa, con l'acqua alla vita, si tolse la schiuma dagli occhi e accettò l'asciugamano che le porgevo. Afferrandosi alle mie mani, saltò fuori dalla piscina e stette in piedi al mio fianco, con l'acqua che le ruscellava addosso. Felice di vederla, le avvolsi le spalle con un altro asciugamano.

«Paula, sei la nostra prima nuova socia. Spero che tu voglia entrare nel club.»

«No. Ho solo provato l'acqua. Mi sembra abbastanza pura.»

«E' nuova di zecca. L'hai battezzata tu stessa con le tue labbra. Adesso conosce il suo nome.»

«Ci penserò.» Annuì soddisfatta guardando le sdraio e i tavoli. «Dev'essere la piscina più pulita della Costa del Sol. Meglio di tutta quella schifezza diluita in cui nuotiamo, convinti a torto che sia acqua: detergente, olio solare, antitraspirante, dopobarba, gel vaginale, pipì e Dio sa che altro. Anche tu sembri più sano, Charles.»

«Lo sono. Nuoto tutti i giorni, tiro qualche calcio alla palla con gli inservienti, ho provato persino le macchine della palestra.»

«Così adesso lavori per Elizabeth Shand? E' davvero strano. Ti paga bene?»

«E' un posto onorario. Hennessy mi rimborsa le spese. Bobby Crawford ha pensato che potrei scriverci sopra un libro.»

«"C'è vita dopo la morte? La resurrezione della Residencia Costasol." Come sta il nostro tennista?»

«E' un po' di giorni che non lo vedo. La Porsche fa qualche apparizione ogni tanto. Tutte queste misteriose commissioni: motobarche, spiagge appartate, consegne di droga. Io sono troppo regolare per lui.»

Mentre camminavamo verso il trampolino Paula si fermò a guardarmi. «Ti stai facendo coinvolgere. Stai attento, se vuole può farti molto male.»

«Sei troppo dura con lui, Paula. Capisco: i film, i traffici, i furti d'auto. Ha cercato di strangolarmi, per ragioni che probabilmente non sa neppure lui. Ma fa tutto a fin di bene, o almeno, così pensa lui: vuole riportare la gente alla vita. In un certo qual modo è un grande ingenuo.»

«Non c'è niente di ingenuo in Betty Shand.»

«Neppure in David Hennessy. Ma io sto ancora cercando di scoprire quello che è successo dagli Hollinger. Ecco perché sto interpretando la parte di Frank. E adesso, dimmi come sta lui.»

«E' pallido, è molto stanco. E rassegnato a tutto. Per quanto lo riguarda, credo che il processo sia già finito. Accetta anche il fatto che tu non voglia vederlo.»

«Non è vero, Paula. Io ho voglia di vederlo. Solo che non sono ancora pronto. Andrò a trovarlo quando avrò qualcosa da dirgli. C'è qualche possibilità che cambi la sua dichiarazione?»

«Certo che no. Pensa di essere colpevole.»

Mi battei il pugno contro il palmo della mano. «Vedi, ecco perché non posso andare a trovarlo! Non sopporto di essere complice di tutte le bugie dietro cui si nasconde.»

«Tu sei complice di tutto il resto di quello che succede qua.» Paula mi osservava mentre si infilava il vestito, accigliata, incerta se l'uomo abbronzato e muscoloso al suo fianco fosse un impostore che si nascondeva sotto le spoglie di un tenero giornalista, come quando l'aveva amata sul letto di Frank. «Ti sei messo con Elizabeth Shand, Hennessy e Bobby Crawford. Praticamente è una congiura, che ha la sua base in questo club.»

«Paula... questa non è Estrella de Mar. E' la Residencia Costasol. Qui non succede nulla, e non succederà mai nulla.»

«Adesso sei tu che sei ingenuo.» Scuotendo la testa per la mia dabbenaggine, si avviò con me alla sua macchina. Gettò la borsa sul sedile, poi posò la sua guancia sulla mia e mi tenne le mani sul petto, come se volesse ricordare a se stessa che una volta eravamo stati amanti. «Charles, caro, qui sta succedendo un grosso affare, molto più grande di quanto tu non creda. Apri gli occhi...»

 

Come se avesse avuto una soffiata, una macchina della polizia spagnola fece il giro della piazza centrale. Si fermò accanto al porticciolo, e uno degli ufficiali in uniforme diede una voce verso il cantiere dove ogni mattina Andersson lavorava sulle barche di Crawford. Io scendevo spesso giù al molo, ma l'ombroso svedese mi evitava: evidentemente, ancora in preda ai suoi ricordi di Bibi Jansen, non aveva voglia di parlare dell'incendio degli Hollinger. Nei periodi di riposo si ritirava sull'"Halcyon", che era ormeggiato vicino al cantiere, e stava nella cabina, ignorando i miei passi sul ponte sopra di lui.

Hennessy attendeva all'ingresso dello sport club, sorridendo amichevolmente sotto i suoi baffi rassicuranti. L'ampio ventre era ricoperto da una camicia hawaiana, e sembrava il ritratto del losco uomo d'affari con cui la polizia spagnola si sentiva particolarmente a proprio agio. Invitò i poliziotti a entrare nel suo ufficio, dove una bottiglia di Fundador e un vassoio di tapas erano già pronti a facilitare le indagini.

I poliziotti se ne andarono una ventina di minuti più tardi, con le facce accaldate e soddisfatte. Hennessy li salutò mentre partivano, dispensando il benevolo sorriso di un babbo natale da supermercato. Evidentemente li aveva rassicurati sul fatto che avrebbe personalmente provveduto alla sicurezza della Residencia Costasol, consentendo loro di dedicarsi ai compiti che gli erano più consoni, come maltrattare autostoppisti, complottare contro i propri superiori e collezionare mazzette dai proprietari di barche dì Fuengirola.

«Non sembrano preoccupati», feci osservare a Hennessy. «Credo che ci lasceranno in pace.»

«Qualche guaio sulla strada perimetrale esterna: l'altra notte è entrato qualcuno. A una o due persone hanno rubato i videoregistratori. Avevano lasciato aperta la porta del patio.»

«Furti in casa? Mi sembra strano. Pensavo che la Residencia Costasol fosse una zona senza criminalità.»

«Vorrei che fosse così. Purtroppo, viviamo nel mondo d'oggi. Ho sentito anche notizie di furti d'auto, per quanto non capisco come abbiano fatto i ladri a superare le barriere di sicurezza. Queste cose succedono a ondate, sai. Estrella de Mar era tranquilla come qui quando ci arrivai io.»

«Furti d'auto e scassi?» Per qualche ragione sentivo ravvivarsi il mio interesse. L'aria intorno a me si stava facendo elettrica. «Cosa facciamo, David? Facciamo un piano di sorveglianza del quartiere? Reclutiamo qualche pattuglia di volontari?»

Hennessy girò verso di me i suoi occhi tranquilli ma metallici, incerto se nelle mie parole ci fosse dell'ironia? «C'è bisogno di arrivare a misure così drastiche? O hai qualche altro scopo?»

«Pensaci, David, Potrebbe essere utile per svegliare la gente da questo torpore mortale,»

«Li vogliamo svegliare? Ma potrebbero creare seccature, farsi venire strani entusiasmi, Va bene, ne parlerò a Elizabeth.» Indicò la lunga limousine che attraversava i cancelli dello sport club, con la corazza brunita che rifletteva i raggi del sole. «Guarda come sembra languida oggi, fa quasi le fusa. Direi che si è accaparrata l'ultimo contratto. Curioso come qualche rapina faccia decollare gli affari. La gente diventa nervosa, sai, e comincia a far girare i soldi...»

 

***

 

Così il crimine stava arrivando anche alla Residencia Costasol, Dopo un breve periodo di pace, l'interminabile torpore della Costa del sole stava per essere disturbato. Guardai uno per uno i balconi silenziosi che davano sulla piazza, aspettando i primi segni di vita mattutina. Erano le dieci, ma praticamente neppure un abitante si era alzato, anche se sui soffitti avevano cominciato a riflettersi i primi bagliori di un programma televisivo che includeva anche la colazione. Il complesso di Costasol stava per risvegliarsi dal suo fondale di sonno e irrompere alla superficie di un mondo nuovo e più arzillo. Mi sentivo stranamente eccitato. Se Bobby Crawford era il giovane ufficiale, allora David Hennessy ed Elizabeth Shand erano gli agenti della compagnia commerciale che gli stavano alle calcagna, pronti a risvegliare i docili aborigeni con i loro fucili e i loro ninnoli, le perline e la chincaglieria.

Questa volta, però, la merce che veniva consegnata era di un genere diverso. Dal bagagliaio della Mercedes i due giovani tedeschi scaricavano un registratore di cassa computerizzato. Elizabeth Sband interruppe il suo tête-à-tête con Hennessy e mi fece cenno di raggiungerla. Nonostante il caldo, il suo impeccabile make-up non denunciava la minima traccia di traspirazione. Nelle sue vene scorreva un sangue più freddo, come se la sua mente predace lavorasse meglio a una temperatura inferiore a quella del cuore. Come sempre, però, le sue labbra si allargavano generosamente quando mi salutava, dischiudendo la promessa di un incontro erotico così inconsueto da annullare la barriera fra le specie.

«Charles, com'è bello che tu sia qui così presto! Per me l'entusiasmo è importantissimo. Al giorno d'oggi nessuno vuole più avere successo, come se il fallimento fosse diventato una cosa chic. Ho portato qualcosa che potrebbe essere utile per far salire i profitti. Di' a Helmut e Wolfgang dove vuoi che te la mettano.»

«Non so.» Mi scostai per far entrare nell'atrio i tedeschi con il loro computer. «Elizabeth, è un segno di grande fiducia, ma non ti sembra un po' prematuro?»

«E perché, caro?» Accostò la sua guancia velata alla mia, col suo bel corpo inguainato in una cascata di seta che frusciava contro il mio petto nudo come il piumaggio di un uccello fremente. «Dobbiamo essere preparati per quando i soldi cominceranno a scorrere. E poi, così non potrai imbrogliarmi, o almeno non sarà così facile.»

«Sarò felicissimo di imbrogliarti: mi sembra molto eccitante. E' che non abbiamo ancora iscritto neppure una persona. Nessun abitante ne ha fatto ancora richiesta.»

«Verranno, credi a me.» Salutò le sorelle Keswick, che stavano delimitando a grandi passi un'area della terrazza dietro al bar, come per definire i confini di un ristorante all'aperto. «Ci saranno così tante nuove attrazioni che nessuno saprà resistere. Non sei d'accordo, David?»

«Completamente.» Hennessy si alzò dietro al bancone della reception, col braccio attorno al computer, per dare il benvenuto a un nuovo associato nel mondo del crimine. «Sono certo che qui ci sarà da fare tanto quanto al Club Nautico.»

«Vedi, Charles? Ho completa fiducia. Può darsi che si debba addirittura costruire sull'area del parcheggio, e allora dovremo farci affittare altro spazio dal porto.» Si voltò verso i suoi docili giovanotti, che aspettavano i suoi ordini nella loro divisa da tennis bianca. «Wolfgang e Helmut: credo di averteli già presentati, Charles. Ho deciso che ti daranno una mano qui. Possono stare nell'appartamento di sopra. Da questo momento lavorano per te.»

Strinsi la mano ai tedeschi. Come se fossero imbarazzati dalla propria muscolatura, i due saltellavano sui piedi da fermi, le ginocchia possenti in movimento come pistoni, cercando sempre di ristrutturare il proprio corpo secondo una configurazione meno autocosciente.

«Benissimo... ma cosa faranno di preciso, Elizabeth?»

«Cosa faranno?» Mi batté affettuosamente sul mento, compiaciuta dalla mia insistenza. «Non faranno niente. Wolfgang e Helmut "saranno". Saranno se stessi e diventeranno molto popolari. So come vanno queste cose, Charles. Si dà il caso che Helmut giochi molto bene a tennis: una volta ha battuto anche Boris Becker. E Wolfgang è un nuotatore terribilmente bravo. Ha coperto grandi distanze nel mar Baltico.»

«Molto utile... qui la maggior parte della gente non riesce neppure ad andare da un bordo all'altro della vasca da idromassaggio. Così sarebbero allenatori sportivi?»

«Proprio così. Sono convinta che farai buon uso dei loro talenti. Di tutti i loro talenti.»

«E' naturale. Potranno dare una mano per il reclutamento.» La accompagnai alla limousine, dove Mahoud stava in piedi accanto alla portiera aperta, con le massicce mascelle grondanti sudore sotto il berretto aguzzo. «Il club ha bisogno di nuovi soci... pensavo di spedire qualche volantino. Oppure affittare un aeroplano che sorvoli la Residencia con una scritta appesa alla coda. Lezioni di tennis gratuite, corsi di aerobica, massaggio e aromaterapia, cose di questo tipo... che ne dici?»

Elizabeth Shand sorrise a Hennessy, che stava posandole in macchina la borsa dei documenti. L'assicuratore sembrava divertito anche lui, e si tormentava le estremità dei baffi, per far partecipare anche loro alla baldoria.

«Volantini e scritte? Non mi sembra il caso.» Prese posto, accomodandosi in un bersò di seta. Quando Mahoud ebbe chiuso la sua portiera si sporse dal finestrino per stringermi la mano, in modo rassicurante. «Quello che ci serve qui è che tutti si sveglino. La gente della Residencia Costasol ha un disperato bisogno di nuovi vizi. Soddisfali, Charles, e avrai un grande successo...»