11. La signora accanto alla piscina

 

 

 

Con il viso nascosto da un cappello a larga tesa, Elizabeth Shand era assopita al tavolo vicino alla piscina, la pelle chiara e immacolata messa in risalto dal costume da bagno color avorio. Come un cobra ingioiellato mezzo addormentato su un altare, mi guardò attraversare il prato: poi cominciò a strofinare l'olio solare sulla schiena di due giovanotti sdraiati dietro di lei. Faceva penetrare l'olio nelle spalle muscolose, ignorando i mugolii di dolore dei ragazzi, ed era come se lisciasse il pelo a due bei cani.

«La signora Shand la riceverà.» Sonny Gardner, che mi aspettava accanto alla piscina, mi invitò ad avvicinarmi al tavolo. «Helmut e Wolfgang: due amici di Amburgo.»

«Mi meraviglia che non portino dei collari.» Esaminai la faccia infantile ma vigile di Gardner. «Sonny, è un po' che non la vediamo al Club Nautico.»

«La signora Shand ha deciso che dovevo lavorare qui.» Quando un uccello cominciò a svolazzare fra le rose Sonny si portò il telefonino alle labbra. «Dopo l'incendio degli Hollinger bisogna intensificare la sicurezza...»

«Mi sembra giusto.» Mi voltai a guardare la bella villa col suo magnifico profilo che sovrastava Estrella de Mar e l'impero Shand. «Non vogliamo certo che questo posto sia mangiato dal fuoco.»

«Signor Prentice, venga a raggiungerci...» Elizabeth Shand mi chiamò dall'altro lato della piscina. Si pulì, le mani con un asciugamano e diede un colpetto sulle natiche dei due giovani tedeschi, congedandoli. I giovanotti mi passarono accanto mentre facevo il giro della piscina, ma evitarono il mio sguardo, intenti solo ai propri corpi e al gioco dei muscoli oliati.

«Signor Prentice... Charles, venga a sedersi vicino a me. Ci siamo incontrati a quel terribile funerale. Mi sembra ormai di conoscerla da quando conosco Frank. Sono felice di vederla, ma purtroppo ho ben poco di utile da aggiungere a quello che lei già sa.» Schioccò le dita all'indirizzo di Gardner. «Sonny, porta da bere...»

Mi guardò senza malizia mentre mi sedevo accanto a lei, facendomi un accurato esame che partiva dai miei capelli radi, continuava con le tracce dei lividi sul collo, e finiva ai tacchi impolverati delle mie scarpe sportive.

«Signora Shand, è gentile da parte sua ricevermi. Sono un po' preoccupato, perché mi sembra che gli amici di Frank a Estrella de Mar gli abbiano più o meno tutti chiuso le porte in faccia. E tre settimane che cerco qualcosa che possa essergli d'aiuto. E, a essere sincero, non ho scoperto assolutamente nulla.»

«Forse perché non c'è nulla da scoprire.» La signora Shand mise a nudo i suoi grandi denti in quello che poteva passare per un sorriso solidale. «Estrella de Mar sarà anche un posticino paradisiaco, ma è un paradiso molto piccolo. Purtroppo non ci sono tutti questi angoli nascosti.»

«Certo. Lei, suppongo, non crede che sia stato Frank a incendiare la casa degli Hollinger.»

«Non so cosa credere. E' tutto così terribile. No, non può essere stato lui. Frank era troppo delicato, e poi era disincantato, scettico su tutto. Chi ha appiccato il fuoco, invece, doveva essere un fanatico...»

Aspettai che Gardner posasse i bicchieri e tornasse a sorvegliare il giardino. Su un balcone della dépendance i giovanotti tedeschi si esaminavano le cosce illuminate dal sole. Erano arrivati in aereo da Amburgo due giorni prima, e si erano già fatti coinvolgere in una rissa alla discoteca del Club Nautico. Adesso la signora Shand li aveva chiusi in casa, dove poteva averli, letteralmente, a portata di mano. Sollevando la tesa del cappello, h osservò con lo sguardo possessivo della signora che controlla discretamente i momenti d'ozio dei suoi protetti.

«Signora Shand, se non è stato Frank a uccidere gli Hollinger, chi è stato? Ha in mente qualcuno che potesse avere qualche motivo di rancore contro di loro?»

«Nessuno. Sinceramente non riesco a pensare a nessuno che volesse far loro del male.»

«Però non erano molto popolari. Alcune persone con cui ho parlato si sono lamentate di un eccessivo riserbo da parte loro.»

«E' assurdo.» La signora Shand sottolineò con una smorfia la sciocchezza di quell'osservazione. «Per l'amor del cielo: lui era un produttore cinematografico, lei un'attrice. Amavano Cannes, Los Angeles e tutti quei trafficoni del grande schermo. Se si tenevano in disparte era perché vedevano che Estrella de Mar stava diventando un po' troppo...»

«Borghese?»

«Proprio così. Adesso è tutto così serio, così "Middle-class". Ma quando arrivarono qui gli Hollinger gli unici inglesi erano pochi rentier e un paio di baronetti spiantati. Erano "ancien régime", si ricordavano di Estrella de Mar prima dei corsi di cucina e dei...»

«Dei revival di Harold Pinter?»

«Eh sì, ho paura di sì. Non credo proprio che gli Hollinger si siano mai fatti prendere dal fascino di Pinter. Per loro l'arte significava la California dei concerti di beneficenza le fondazioni di belle arti e i soldi di Getty.»

«E non avevano concorrenti negli affari? Hollinger possedeva un sacco di terra attorno a Estrella de Mar. Deve aver rappresentato un freno per lo sviluppo del posto.»

«No. Era rassegnato di fronte al nuovo corso delle cose. Marito e moglie se ne stavano per conto loro. Lui si divertiva con la sua collezione di monete, e lei si preoccupava solo che i suoi lifting non cascassero a pezzi.»

«Qualcuno mi ha detto che volevano vendere la loro quota nel Club Nautico.»

«Stavamo per rilevarle Frank e io. Tenga presente che il club era cambiato. Frank aveva introdotto gente giovane e vivace, che aveva tutto un altro ritmo.»

«E vero, me ne accorgo tutte le sere, quando cerco di addormentarmi. Senza dubbio è un ritmo vivace, specialmente quando lo suona Bobby Crawford.»

«Bobby?» La signora Shand sorrise fra sé e sé in modo quasi infantile. «Caro ragazzo, ha fatto così tanto per Estrella de Mar. Come avremmo fatto senza di lui?»

«A me piace. Ma non è un po'... imprevedibile?»

«E proprio quello di cui ha bisogno Estrella de Mar. Prima che arrivasse lui il Club Nautico dormiva in piedi.»

«Come se la cavava con gli Hollinger? Suppongo che loro non fossero entusiasti degli spacciatori che girano per il club.»

La signora Shand guardò il cielo, come se si aspettasse di non vederlo più. «Perché, ce ne sono?»

«Non li ha mai visti? Mi sembra strano. Stanno seduti intorno alla piscina come agenti di Hollywood.»

La signora Shand sospirò profondamente, e mi accorsi allora che sino a quel momento aveva trattenuto il respiro. «C'è droga dappertutto di questi tempi, specialmente lungo la costa. Dove la terra si congiunge al mare succede sempre qualcosa di strano e di nuovo.» Indicò i pueblos, in lontananza. «La gente si annoia, e la droga impedisce loro di diventar pazzi. A volte Bobby è un po' troppo tollerante, ma lui vorrebbe aiutare la gente a liberarsi da tutti quei tranquillanti prescritti da tipi come Sanger. Le droghe più pericolose sono queste. Prima che arrivasse Bobby Crawford tutta la città era addormentata dal Valium.»

«E immagino che gli affari andassero piuttosto male.»

«Sotto zero. La gente non aveva bisogno di niente, se non di un'altra bottiglietta di pillole. Ma adesso si sono tirati su, Charles. Mi dispiace proprio per gli Hollinger: li conoscevo da trent'anni.»

«Lei faceva l'attrice?»

«Le faccio quest'impressione?» La signora Shand si sporse avanti sulla sedia e mi batté sulla mano. «Ne sono lusingata. Facevo la ragioniera. Molto giovane e molto risoluta. Dovetti liquidare la compagnia cinematografica di Hollinger. Un pozzo senza fondo: tutta quella gente a libro paga, acquisti di diritti, e non avevano mai girato neanche una scena. Dopo di che lui mi chiese di entrare nella sua azienda immobiliare. Quando negli altri posti il boom edilizio finiva, negli anni Settanta, qui cominciava appena. Venni a dare un'occhiata a Estrella de Mar, è mi sembrò promettente.»

«Insomma Hollinger le era molto vicino...»

«Più vicino di chiunque, nella mia vita.» Ne parlava come di un fatto assodato. «Ma non nel senso che intende lei.»

«Non ha mai litigato con lui?»

«Cosa sta cercando di dire?» La signora Shand si tolse il cappello, come se stesse sgombrando il campo prima della battaglia, e mi fissò impassibile. «Dio santo, non sono stata io ad appiccare fuoco alla casa. Era questo che stava insinuando?»

«Niente affatto. So bene che non è stata lei.» Cercai di tranquillizzarla cambiando discorso, prima che potesse chiamare in soccorso Sonny Gardner. «E il dottor Sanger? Continuo a pensare a quella scena al funerale. Era chiaro che tutti lo disprezzavano, come se il responsabile fosse lui.»

«Per la gravidanza di Bibi, non per l'incendio. Sanger è il tipo di psichiatra che va a letto con le sue pazienti, ed è convinto di far loro un favore terapeutico. E' specializzato in ragazzine che stanno uscendo dalla droga e cercano una spalla su cui piangere.»

«Magari il fuoco non l'ha appiccato lui, ma non potrebbe aver pagato qualcuno per farlo? In fondo gli Hollinger gli avevano portato via Bibi.»

«Io penso di no. Ma chi lo sa? Mi dispiace, Charles, non le sono stata di molto aiuto.» Si alzò e si infilò un copricostume. «L'accompagno fino in casa. So che è preoccupato per Frank. Forse si sente responsabile.»

«Più che responsabile, colpevole. Quando eravamo piccoli la mia funzione era quella di sentirmi in colpa per tutti e due. Quando l'abitudine si attacca... non è facile tirarla via.»

«Allora è venuto nel posto giusto.» Passando accanto alla piscina salutò la gente sulla spiaggia sottostante. «Non prendiamo mai niente troppo sul serio qui a Estrella de Mar. Neppure...»

«Neppure i delitti? Ce ne sono parecchi, qua in giro, e non parlo dell'assassinio, degli Hollinger. Rapine, scassi, stupri, tanto per cominciare.»

«Stupro? E' terribile, lo so. Ma tiene all'erta le ragazze.» La signora Shand abbassò gli occhiali per chinarsi a guardare il mio collo. «David Hennessy mi ha detto dell'aggressione nell'appartamento di Frank. Terribili, questi segni. Sembrano una collana di rubini. Le hanno rubato qualcosa?»

«Non penso che il motivo fosse il furto... non mi hanno nemmeno ferito. E' stato un attacco psicologico, di un tipo molto curioso.»

«E' una novità, forse diventerà di moda. Bisogna tener presente quanta criminalità c'è lungo la costa. I gangster dell'East End a riposo perdono il pelo ma non il vizio.»

«Ma loro non c'entrano. Lo strano, a Estrella de Mar, è che i delitti sembrano tutti commessi da dilettanti.»

«Quelli sono i peggiori. Si lasciano dietro un casino incredibile. Se si vuole un lavoro pulito, bisogna rivolgersi ai professionisti.»

Alle nostre spalle Helmut e Wolfgang erano tornati alla piscina. Si gettavano dai trampolini gemelli e facevano a gara a chi raggiungeva per primo l'estremità. La signora Shand li guardava con aria di approvazione.

«Bei ragazzi», commentai. «Sono amici suoi?»

«"Gastarbeiter". Stanno nella dépendance finché non gli trovo qualcosa da fare.»

«Camerieri, istruttori di nuoto...?»

«Diciamo che sono adatti a ogni genere di cose.»

Lasciammo la terrazza e attraversammo una porta finestra per entrare in un lungo salotto dal basso soffitto. Le pareti e attaccapanni erano coperti di cimeli dell'industria cinematografica, per lo più fotografie di premiazioni e di cerimonie sociali. Su un pianoforte bianco da bambini c'era un ritratto degli Hollinger in piedi accanto alla loro piscina durante un barbecue. Tra i due stava una giovane di bell'aspetto, sicura di sé, con una camicia a maniche lunghe: i suoi occhi sfidavano il fotografo a catturare il suo spirito irrequieto. L'ultima volta che 1 avevo vista era stato sullo schermo televisivo a casa di Frank, mentre sorrideva spavalda davanti a un altro obiettivo.

«Un bel personaggio...» Indicai il gruppo nella foto. «Quella è la figlia degli Hollinger?»

«E la loro nipote, Anne.» La signora Shand sorrise tristemente fra sé e sé e sfiorò la cornice. «E' morta con loro nell'incendio. Che bella ragazza. Avrebbe fatto una gran carriera come attrice.»

«Forse l'ha fatta.» Vicino al portone aperto aspettava l'autista, un magrebino corpulento sui quaranta, evidentemente un'altra guardia del corpo, che sembrava avercela con me solo perché guardavo la Mercedes. «Forse lei lo sa, signora Shand... c'è qualche circolo a Estrella de Mar che si occupa di cinema?»

«Ce ne sono diversi. Tutti molto intellettuali. Non so se lei, per esempio, sarebbe considerato all'altezza.»

«Ah, penso proprio di no. Ma stavo pensando a un circolo che si occupi proprio di fare dei film. Hollinger ha mai girato qualcosa qui?»

«No, erano anni che non se ne occupava. Poi odiava le videocassette. Ma c'è qualcuno che fa dei film. Ecco, Paula Hamilton, credo che si diverta con la videocamera.»

«Matrimoni e cose del genere?»

«Può darsi. Dovrebbe chiedere a lei. A proposito, ho l'impressione che Paula sia molto più adatta a lei che a Frank.»

«A me? E perché? La conosco appena.»

«Cosa posso dire?» La signora Shand premette la sua guancia ghiacciata contro la mia. «Frank era tremendamente dolce, ma io sospetto che Paula abbia bisogno di qualcuno con un debole per... la devianza?»

Mi sorrise, ben consapevole di essere lei per prima affascinante, piacevole, e corrotta fino al midollo.