16. Criminali e benefattori

 

 

 

«E' stato fortunato», dissi a Sanger mentre la macchina saliva per il viale che portava alla sua villa. «A parte New York, questa è la raccolta di graffiti più imponente che abbia mai visto.»

«Se vogliamo usare un eufemismo, chiamiamola pure arte da strada. Ma credo che l'intenzione fosse ben diversa.»

Sanger uscì dalla macchina e guardò le porte del garage. Ogni centimetro dei pannelli d'acciaio era coperto di graffiti, una distesa all'aerosol di spire fluorescenti, anelli, svastiche e slogan minacciosi, che continuava sulle imposte delle finestre e fino al portone della casa. I lavaggi ripetuti avevano sbiadito i colori, e il trittico di garage, finestre e portone sembrava adesso la prodezza di un pittore espressionista che denunciava in tal modo la sua instabilità mentale.

Sanger guardava l'esposizione allibito, scuotendo la testa come il curatore distratto di una galleria d'arte costretto dal gusto imperante a esporre opere che non riscuotevano la sua simpatia.

«Si riposi qualche minuto», disse mentre apriva la porta. «Per recuperare la macchina può prendere un taxi. Dev'essere stata una dura esperienza per lei...»

«E' molto gentile, dottore. In realtà non so se fossi davvero in pericolo. Sembra che io abbia una predisposizione a cadere dalle mie scarpe.»

«Quel deltaplano sembrava abbastanza minaccioso. E poi il motociclista. Estrella de Mar è più pericolosa di quanto la gente non pensi.»

Sanger mi fece accomodare nell'ingresso, dando un'occhiata alla strada vuota prima di chiudere la porta. Con un sospiro misto di sollievo e di rassegnazione guardò le pareti nude, attraversate dalle ombre delle inferriate delle finestre del giardino, vere e proprie saracinesche. Anche le nostre ombre si muovevano fra le sbarre come una processione di carcerati.

«Mi ricorda le Carceri di Piranesi... Non avrei mai pensato che avrei finito per diventare un personaggio di quelle strane acqueforti.» Sanger si voltò per guardarmi meglio. «Era davvero in pericolo? E' probabile. A Crawford piace tirare la corda, ma a volte esagera.»

«Sto meglio di quanto pensassi. Comunque, guardi che non era Crawford quello sul deltaplano. E non era neanche il motociclista.»

«Erano i suoi amici, direi. Crawford ha una rete di simpatizzanti che sanno bene quello che lui vuole. Credo che la stessero provocando. Ma in ogni caso stia attento a non esporsi troppo, anche se è il fratello di Frank.»

Sanger mi condusse in un salottino che dava su un piccolo giardino chiuso da mura, e quasi interamente occupato da una piscina. La lunga stanza era arredata da due poltrone e un tavolino. Le pareti una volta erano state occupate da libri, che ora stavano in una serie di scatole di cartone. L'aria sembrava immota, come se le finestre e la porta che portavano in giardino non fossero mai state aperte.

«Vedo che sta traslocando», osservai. «Arriva o parte?»

«Parto. Ho trovato che questa casa ha diversi inconvenienti, e poi mi suscita anche ricordi abbastanza penosi. Ma adesso si sieda e cerchi di stare tranquillo.» Così dicendo Sanger, evidentemente preoccupato del mio stato di sovreccitazione, mi allontanò dalla porta del giardino che stavo cercando di aprire. Le sue mani sensibili mi sollevarono il mento, e sulle sue dita sentii il leggero profumo dei gigli cimiteriali. Toccò i lividi sul mio collo, ormai sempre meno evidenti, e sedette nella poltrona di fronte a me, come se fosse pronto a cominciare la mia analisi. «Paula Hamilton mi ha raccontato dell'aggressione in casa di suo fratello. Da quello che mi ha detto, sembra che l'intruso abbia deciso di non ucciderla. Ha idea del perché l'abbia fatto? A quanto pare, lei era completamente in sua balia.»

«Sì, lo ero. Credo che volesse vedere come avrei reagito. Era una specie di iniziazione. Quasi un invito a...»

«Al mondo della malavita? La vera Estrella de Mar?» Sanger mi guardò con la fronte aggrottata, disapprovando la noncuranza che dimostravo verso me stesso. «Lei ha scombussolato parecchie persone da quando è arrivato, e lo si può capire. Tutte quelle domande...»

«Bisognava farle.» L'atteggiamento giustificazionista di Sanger mi irritava. «Sono morte cinque persone nell'incendio degli Hollinger.»

«Un delitto terribile, se è stato commesso intenzionalmente.» Sanger si chinò in avanti, cercando di cancellare con un sorriso la mia piccola scenata. «Le domande che le ha fatto... potrebbero essere domande che non hanno risposta a Estrella de Mar. O forse non hanno la risposta che lei vorrebbe sentire.»

Mi alzai e passeggiai lungo gli scaffali vuoti. «Se è per questo, risposte non ne ho avute proprio. Mi sarebbe piaciuto pensare che c'era in atto una qualche cospirazione, ma forse non c'è affatto. E in tutti i casi, devo liberare Frank dalla prigione.»

«Più che giusto. La sua confessione è così poco in linea col personaggio. E' evidente che come fratello maggiore lei si senta responsabile. Ma adesso si sieda, le porterò dell'acqua minerale.»

Si scusò, e uscendo per andare in cucina si lisciò i capelli bianchi. Mi sforzai di immaginare la sua vita nella villa senza aria, con una Bibi Jansen normalizzata: un ménage curioso anche per gli standard di Estrella de Mar. C'era qualcosa di femminile in Sanger, un'attenzione costante che avrebbe potuto rassicurare la ragazza intontita dalla droga, inducendola a invitarlo nel suo letto. Lo immaginai fare l'amore con tutta la discrezione di un fantasma.

Ma al tempo stesso c'era in lui una vena di ambigua elusività che mi spingeva a essere diffidente. Anche Sanger aveva un motivo per dare fuoco alla casa degli Hollinger: il feto nel grembo di Bibi. Se si fosse scoperto che aveva messo incinta una delle sue pazienti avrebbe potuto essere radiato dall'albo dei medici. Eppure si era preso cura davvero della ragazza, e a modo suo aveva espresso dolore per la morte di lei, fronteggiando la folla ostile al funerale, e arrossendo imbarazzato quando l'avevo sorpreso vicino alla tomba. Vanità e autodisapprovazione erano due facce della stessa medaglia, e senza volerlo mi trovai a chiedermi se avesse scelto davvero quella tonalità di marmo chiaro per riprendere il colore del suo vestito e dei suoi capelli.

Cercai un telefono, perché volevo chiamare un taxi e andarmene. L'eccitazione dell'inseguimento di Crawford per Estrella de Mar, la scoperta delle chiavi, e poi il duello con il deltaplano mi avevano messo addosso una voglia di azione. Andai alla finestra e guardai in giardino. Qualcuno aveva gettato un bidone di vernice gialla su una parete della piscina vuota, e adesso uno sprazzo di sole color canarino colava verso il foro di drenaggio.

«Un'altra pittura astratta», feci osservare a Sanger quando ritornò con l'acqua minerale. «Posso capire perché trasloca.»

«C'è un tempo per rimanere e uno per andarsene.» Fece spallucce, rassegnato alla sua stessa razionalizzazione. «Ho qualche proprietà nel complesso di Costasol, lungo la costa, qualche bungalow che affitto d'estate. Ho deciso di trasferirmi in uno di quelli»

«La Residencia Costasol? E' molto tranquilla.»

«Ah sì, praticamente un mortorio. Ma è proprio quello che cerco. L'organizzazione della sicurezza è la più perfetta di tutta la costa.» Sanger aprì una finestra e ascoltò i rumori della sera di Estrella de Mar, come un leader politico in esilio rassegnato alla prigionia nella sua villa e alla compagnia dei suoi libri. «Non dico di essere stato buttato fuori, ma il fatto è che non vedo l'ora di fare una vita più tranquilla.»

«Continuerà a esercitare laggiù? O nei pueblos la gente è refrattaria anche alle cure psichiatriche?»

«Be', non è proprio così.» Sanger aspettò che fossi tornato a sedermi. «Se fosse proibito sonnecchiare al sole, nessuno si azzarderebbe ad andare in pensione.»

Sorseggiai l'acqua tiepida, pensando ai whisky robusti di Frank. «A dire la verità, dottore, non si può dire che gli abitanti della Residencia Costasol siano pensionati. Per la maggior parte hanno quaranta, cinquant'anni.»

«Al giorno d'oggi tutto arriva più presto. E futuro ci precipita addosso come un giocatore di tennis che corre a rete. Nelle nuove professioni la gente tocca A vertice fra i trenta e i quarant'anni. E si dà il caso che io abbia già diversi pazienti al Costasol. Non è poi così strano che io mi trasferisca là, adesso che il mio lavoro qui si è così ridotto.»

«Insomma, gli abitanti di Estrella de Mar sono fatti di stoffa più robusta? Pochi conflitti psichici, stress, depressioni?»

«Sì, molto pochi. Sono troppo occupati con i loro circoli teatrali e i loro cori. Ci vuole molto tempo libero e nulla da fare perché ci si cominci a preoccupare davvero per se stessi. C'è qualcosa di speciale qui nell'aria... e non sto pensando al suo deltaplano.»

«Vuol dire Bobby Crawford?»

Sanger guardò il bordo del vetro della finestra, come se cercasse il suo riflesso nella superficie distorta. «Crawford, sì. E' un uomo notevole, come lei ha avuto modo di vedere. E ha certe qualità pericolose, di cui non si rende proprio conto. Eccita le persone, e smuove in loro delle cose che esse stesse non capiscono. Ma nell'insieme è una forza orientata al bene. Ha profuso tanta energia in Estrella de Mar, anche se non tutti riescono a tenere il passo: e qualcuno deve ritirarsi ai bordi del campo.»

«Come Bibi Jansen?»

Sanger si voltò a guardare il cortile, dove una sedia a sdraio stava accanto alla piscina. Lì, immaginavo, doveva essersi rilassata al sole la giovane svedese sotto lo sguardo assorto e malinconico del suo psichiatra. Al suono del suo nome, lui sembrò scivolare in una tranquilla fantasticheria, ricordando tempi più felici.

«Bibi... le volevo molto bene. Prima che andasse a stare dagli Hollinger suonava spesso alla mia porta e mi chiedeva se poteva stare qui con me. L'avevo curata per le sue dipendenze, una dopo l'altra, e la facevo sempre entrare. Così la aiutavo a liberarsi da tutto quello che le attanagliava la mente. Lei sapeva che i bar della spiaggia non le facevano bene. Crawford e i suoi amici facevano di tutto per portarla alla rovina, come se lei fosse una Edith Piaf o una Billie Holiday, con un enorme talento che la sorreggesse. In realtà lei era tremendamente vulnerabile.»

«Sembra che tutti le volessero un gran bene... me ne sono accorto al funerale.»

«Il funerale?» Richiamato d'improvviso al presente, lo sguardo di Sanger si rianimò. «Non è stata una delle giornate migliori di Andersson. Un caro ragazzo, l'ultimo degli hippy che si è trovato a essere un meccanico di valore. Lei gli ricordava la sua giovinezza, quando girava il Nepal con lo zaino in spalla. Voleva che Bibi restasse una ragazza, a vivere sulla spiaggia come una zingara.»

«Lui era convinto che quello fosse il suo posto. Forse il mondo ha bisogno di qualcuno che sia disposto a consumarsi fino in fondo. Fra l'altro, Andersson pensa che il padre del bambino fosse lei.»

Sanger si passò il dorso della mano sui capelli bianchi. «Lo pensano tutti a Estrella de Mar. Io ho solo cercato di proteggerla, non siamo mai stati amanti. Purtroppo non l'ho mai toccata.»

«Dicono che lei vada a letto con le sue pazienti.»

«Signor Prentice...» Sanger sembrava sinceramente stupito dalla mia ingenuità. «I miei pazienti sono miei amici. Sono venuto qui sei anni fa, quando morì mia moglie. Le donne che ho incontrato mi chiedevano aiuto: bevevano troppo, erano intossicate dai sonniferi ma il vero sonno per loro non arrivava mai. Alcune fra loro erano arrivate all'estremo limite del tedio. Le ho seguite, le ho riportate indietro, ho tentato di dare un qualche senso alla loro vita. In un caso o due, questo ha significato un coinvolgimento personale. Per altre - per Bibi, o la nipote degli Hollinger - non sono stato niente di più che una guida e un consigliere.»

«Anne Hollinger?» Feci una smorfia ricordando la stanza da letto bruciata. «Lei non è riuscita a riportarla indietro... era ancora vittima dell'eroina.»

«Niente affatto,» Sanger parlava con decisione, quasi con animosità, come se stesse correggendo un allievo incapace. «Lei era completamente guarita. Uno dei pochi successi che possa vantare la clinica, glielo posso assicurare.»

«Dottore, quando è scoppiato l'incendio lei si stava sparando in vena qualcosa. L'hanno trovata nella stanza da bagno con una siringa infilata nel braccio.»

Sanger sollevò le mani diafane per impormi silenzio. «Signor Prentice, lei trae delle conclusioni troppo affrettate. Anne Hollinger era diabetica. Quello che si iniettava era insulina, non eroina. La sua morte è stata già abbastanza tragica senza che si debbano aggiungere altre...»

«Mi dispiace. Avevo dato per scontato che fosse ancora... Paula Hamilton e io siamo andati a vedere la casa con Cabrera. E lei era convinta che Anne avesse ripreso il vizio.»

«La dottoressa Hamilton non l'aveva più in cura. C'era una freddezza fra le due donne che non so spiegare. Il diabete di Anne era stato diagnosticato a Londra sei mesi fa.» Sanger fissò cupo il sole che splendeva sopra il giardino in miniatura, con la piscina vuota che sembrava un altare sommerso. «Dopo tutto quello che ha passato, le è toccato morire con Bibi in quell'assurdo incendio. Quasi non riesco a credere che sia successo.»

«E riesce a credere che dietro tutto questo ci sia Frank?»

«Impossibile.» Sanger parlava adesso in tono misurato, osservandomi per capire le mie reazioni. «Frank è l'ultima persona a Estrella de Mar che avrebbe potuto appiccare quell'incendio. Amava l'ambiguità, e le frasi che finivano con un punto interrogativo. L'incendio è stato un gesto troppo definito, qualcosa che ha troncato ogni ulteriore discussione. Conoscevo bene Frank... i primi tempi giocavamo a bridge al Club Nautico. Mi dica, quando era bambino Frank ha mai rubato?»

Esitai, ma Sanger aveva lasciato cadere la domanda in modo così accidentale che provai quasi simpatia per lui. «Nostra madre morì quando eravamo giovani. Questo fece di noi... una famiglia spezzata. Frank era sconvolto, disperato.»

«Rubava?»

«Era una cosa che ci univa. Io lo coprivo e cercavo di dirottare i rimproveri su di me. Non importava un gran che... nostro padre ci puniva raramente.»

«Ma lei, da solo, non ha mai rubato?»

«No. Credo che Frank lo facesse anche per me.»

«E lei lo invidiava?»

«Lo invidio ancora adesso. Quello gli dava una specie di libertà che io non avevo.»

«E adesso lei riprende di nuovo il ruolo che aveva da ragazzo, cercando di salvare Frank da un'altra delle sue marachelle?»

«Lo sapevo fin dall'inizio. La cosa curiosa è che una parte di me sospetta che lui possa aver incendiato davvero la casa degli Hollinger.»

«E' naturale, lei gli invidia il suo "delitto". Non c'è da stupirsi che lei trovi Bobby Crawford così affascinante.»

«E' vero... c'è qualcosa di ipnotico in tutta quell'energia, in tutta quella promiscuità. Crawford incanta la gente, navigando sempre così rasente alle rocce. Illumina la loro vita, perché dà loro la possibilità di peccare, di essere davvero immorali. Ma al tempo stesso mi chiedo come facciano a sopportarlo.» Troppo inquieto per stare seduto, mi alzai e mi misi a passeggiare tra le scatole dei libri, mentre Sanger mi ascoltava, costruendo con le dita sottili una serie di guglie. «Questo pomeriggio l'ho seguito: avrebbero potuto arrestarlo almeno dieci volte. E' una presenza veramente distruttiva, ha una rete di contatti con spacciatori, ladri d'auto, prostitute. E' simpatico, entusiasta, ma perché la gente non lo manda a quel paese? Estrella de Mar sarebbe un paradiso senza di lui.»

Sanger fece crollare la sua guglia, scuotendo energicamente la testa. «Io penso di no. In effetti, è proprio a causa di Bobby Crawford che Estrella de Mar è un paradiso.»

«I circoli teatrali, le gallerie d'arte, i gruppi corali? Crawford non ha niente a che fare con queste cose.»

«Ha tutto a che fare. Prima che Crawford arrivasse, Estrella de Mar era solo un altro luogo di villeggiatura sulla Costa del Sol. La gente andava alla deriva in un mare di vodka e di Valium... avevo un sacco di pazienti, allora. Ricordo i campi da tennis silenziosi, al club, accanto alla piscina un socio, sempre da solo. La superficie dell'acqua restava immota per giorni e giorni. Si sarebbe potuta vedere la polvere che si depositava sopra.»

«E come ha fatto Crawford a dar vita a tutto questo? E' un giocatore di tennis...»

«Non è stato il suo rovescio che ha fatto rivivere Estrella de Mar. Ha fatto uso di altre virtù.» Sanger si alzò e s'avvicinò alla finestra, ascoltando l'allarme di una casa vicina che risuonava nell'aria della sera. «In un certo senso Crawford potrebbe essere il salvatore di tutta la Costa del Sol, e magari anche, di tutto il mondo che sta dietro a questo posto. E' mai stato a Gibilterra? Uno degli ultimi avamposti dell'avidità sfrontata, ma su piccola scala, dove si pratica apertamente la corruzione. Non mi meraviglio che i burocrati di Bruxelles stiano cercando di chiuderlo, i nostri governi si stanno preparando a un futuro senza lavoro, e questo comprende anche la piccola criminalità. Di fronte a noi si aprono le società del tempo libero, come quelle che vede su questa costa, La gente continuerà a lavorare, o meglio, qualcuno continuerà a lavorare, ma solo per dieci, dodici anni della propria vita. Andranno in pensione appena prima dei quarant'anni, con cinquant'anni di dolce far niente davanti a loro.»

«Un miliardo di balconi che prendono il sole. Be', per lo meno questo significa un addio definitivo a guerre e ideologie,»

«Sì, ma come si trasmette energia alle persone, come si dà loro un senso della comunità? Un mondo che se ne sta disteso sulla schiena cade facilmente vittima di qualunque abile predatore. La politica è il passatempo di una casta di professionisti, ma non riesce a eccitare il resto della gente. La religione richiede un grande sforzo di immaginazione, un coinvolgimento emotivo, atteggiamenti difficili se si è ancora intontiti per le pillole di sonnifero prese la sera prima. Rimane solo una cosa che può svegliare le persone, sfidarle direttamente e costringerle ad agire insieme.»

«Il crimine?»

«Il crimine, e il comportamento trasgressivo... e con questo termine intendo tutte quelle attività che non sono necessariamente illegali, ma che ci provocano, che soddisfano il nostro bisogno di emozioni forti, ci scuotono il sistema nervoso e fanno saltare le sinapsi indebolite dall'ozio e dall'inattività»: Sanger gesticolava verso il cielo serale come un conferenziere al planetario che indica la nascita di una nuova stella. «Si guardi intorno... la gente di Estrella de Mar ha già dato il benvenuto a questa prospettiva.»

«E Bobby Crawford è il nuovo messia?» Finii di bere l'acqua di Sanger, cercando di togliermi dalla bocca quel gusto di stantio. «Come ha fatto un giocatore di tennis da quattro soldi a scoprire questa nuova verità?»

«Non l'ha scoperta. Ci è arrivato per caso, per la disperazione. Mi ricordo come girava per quei campi vuoti, giocando interminabili partite con la sua macchina per i servizi. Un pomeriggio lasciò il club nauseato e passò qualche ora a rubare auto e a fare taccheggio nei negozi. Sarà stato un caso, ma la mattina dopo vennero prenotate due lezioni di tennis.»

«Era una conseguenza di quel fatto? Non credo. Se uno viene a rubarmi in casa, mi ammazza il cane e violenta la cameriera, la mia reazione non è quella di aprire una galleria d'arte.»

«Forse non è la prima reazione. Ma più tardi, quando si interrogano gli avvenimenti e il mondo che ci circonda... le arti e la criminalità si sono sempre sviluppate fianco a fianco.»

Lo seguii fino alla porta e attesi, mentre lui chiamava un taxi. Mentre parlava si guardava nello specchio, toccandosi le sopracciglia e aggiustandosi i capelli come un attore nel suo camerino. Mi stava forse dicendo che era stato Bobby Crawford a incendiare la casa degli Hollinger, e a costringere Frank a fare da capro espiatorio?

Mentre stavamo sugli scalini, e le luci di sicurezza illuminavano i graffiti al nostro fianco, dissi: «Nel suo schema manca una cosa: il senso di colpa. Ci si aspetterebbe che la gente qui sia attanagliata dal rimorso».

«Ma non c'è rimorso a Estrella de Mar. Abbiamo dovuto fare a meno di questo lusso, signor Prentice. Qui la trasgressione costituisce un bene pubblico. Tutti i sensi di colpa, per quanto antichi e ben radicati, sì smorzano. Frank l'aveva scoperto. E può darsi che ci arrivi anche lei.»

«Spero proprio di sì. Un'ultima domanda: chi ha ucciso gli Hollinger? Bobby Crawford? Ha una certa inclinazione per il fuoco.»

Sanger aveva levato il naso nell'aria della sera. Sembrava sensibile a ogni suono, a ogni indizio di frenata, a ogni frammento di musica. «Ne dubito. L'incendio è stato troppo distruttivo. E poi, voleva molto bene a Bibi e ad Anne Hollinger.»

«Però non gli piacevano i due vecchi.»

«Non cambia nulla.» Mi guidò sul vialetto ghiaioso illuminato dai fari del taxi. «Non troverà il responsabile se lo cerca in base alle motivazioni. A Estrella de Mar, come ovunque in futuro, i delitti non hanno motivazioni. Le conviene cercare qualcuno che non avesse alcun motivo apparente per ammazzare gli Hollinger, signor Prentice.»