Oggi la maestra Paola ci ha portati tutti all’aeroporto di M. Insieme a noi sono venute anche le mamme di Marco e di Hamal. La mamma di Hamal porta sempre un velo in testa e la mia mamma dice che è perché è di un’altra religione. Il babbo non voleva farmi andare all’aeroporto. Quando la mamma gli ha detto che ci saremmo andati, lui si è arrabbiato e ha detto che era una cosa stupida e che io non ci dovevo andare. La mamma gli ha detto di stare calmo e che ci dovevo andare perché ci andavano tutti e sarei stata l’unica. Il babbo ha sbattuto sul piatto una cucchiaiata di purè e un po’ è schizzato sulla tovaglia. Io ho chiesto alla mamma se poteva colorare il purè con i colori delle torte ma lei mi ha detto di no. Mi è dispiaciuto molto perché secondo me il purè è più buono quando è colorato. La mamma dice che il sapore è lo stesso ma secondo me non è vero. Il babbo scuoteva la testa e brontolava per questa storia della gita all’aeroporto. Io gli ho chiesto perché non voleva che ci andavo e lui mi ha guardato arrabbiato e mi ha detto che nel mondo ci sono cose più serie da fare e che non paga la scuola per queste stupidaggini. Io allora ho chiesto quali stupidaggini e il babbo e la mamma mi hanno detto che all’aeroporto c’era uno sgabello che girava e che non la smetteva più e che quindi tutti pensavano che era una cosa molto strana e andava a vederlo un sacco di gente. Io non capivo bene e gli ho chiesto cos’era uno sgabello e loro mi hanno spiegato che era una cosa come quella che abbiamo in cucina, ma più grande e di legno. Io non lo sapevo se era una cosa stupida o no però mi è venuta la curiosità e ho chiesto al babbo se mi faceva andare. Lui sembrava sempre arrabbiato ma ha detto “certo, ti faccio andare, ma è sempre una cosa stupida”. Io non lo so se è una cosa stupida, però a me la gita all’aeroporto mi è piaciuta molto.
Il bus era uguale a quelli che si vedono qualche volta davanti a casa e mi sono molto divertita perché non ci ero mai stata sopra. Era molto grande. Anche l’aeroporto era molto grande. Ho visto anche due aerei. Anche quelli erano molto grandi. Volevo salirci sopra ma mi hanno detto che non si poteva. Ho chiesto allora che ci stavano a fare e la maestra Paola si è messa a ridere e mi ha spettinato i capelli. Non mi piace quando i grandi mi spettinano i capelli, tra loro non lo fanno mai, perché lo fanno con noi? Una sera a cena ho spettinato i capelli a un amico del babbo che lo fa sempre a me, ma il babbo mi ha sgridato e mi ha detto di andare via.
Quando siamo arrivati davanti all’aeroporto la maestra Paola ci ha fatti mettere in fila per due e ci ha detto di tenerci per mano. Io mi sono ritrovata accanto a Giovanni. Giovanni ha le mani molto grandi e sa fare i rutti apposta e a noi bambine ci alza sempre il grembiule per scherzo. La maestra Paola gridava molto e sembrava molto preoccupata. Continuava a dire “non perdetevi, non perdetevi”. Ci faceva camminare e continuava a girarsi per guardarci.
Siamo arrivati in un punto con un signore vestito da poliziotto che ci ha guardati tutti e ci ha fatti passare. Insieme a noi è venuto un altro signore con in mano una radio come quelle che si vedono alla televisione. Aveva la pelle un po’ scura, e i denti molto bianchi. Ci hanno portati tutti in una stanza molto grande. La stanza più grande che abbia mai visto. E c’era un sacco di gente. Tantissima gente che stava lì in piedi, zitta, e guardava verso un punto. Il signore con la radio ci ha fatti passare in mezzo alla gente. C’erano un sacco di persone diverse, vestite di un sacco di colori diversi. Dei buffi signori erano vestiti di arancione e avevano solo un ciuffo di capelli sul dietro della testa. Quando siamo arrivati in fondo, il signore con la radio e la maestra Paola, dicendoci di fare piano e stare in silenzio, ci hanno messo davanti a delle ringhiere di ferro come quelle che ogni tanto si vedono per la strada. Di là dalle ringhiere c’era uno sgabello che girava. Lorenzo ha fatto con la mano il verso dello sgabello che girava e si è messo a ridere. Anche Tajij si è messo a ridere. La maestra Paola gli ha detto di smettere, ma a loro gli era presa la ridarella e non riuscivano più a smettere, allora dopo un po’ la maestra Paola ha chiesto alla mamma di Hamal di portarli via. Noi siamo rimasti in silenzio a guardare lo sgabello. Un po’ buffo però era. Girava e girava e non si fermava più. Il signore con la radio in mano ci ha spiegato che ha iniziato a girare forte così più di due mesi fa e che non ha più smesso e che è una cosa incredibile e che arrivano persone da tutte le parti del mondo a vederlo. Ha anche sorriso e sottovoce ci ha detto che grazie allo sgabello ha incontrato il suo amore. Intorno a noi c’erano persone di tutti i colori e vestite in modo molto strano. Da una parte c’era un gruppo intero che continuava a sdraiarsi per terra e rialzarsi, senza mai fermarsi. Io ho chiesto alla maestra Paola cosa facevano quelle persone e lei mi ha detto che era un modo di pregare. Io ho pensato che era un modo di pregare molto faticoso e che noi siamo più furbi perché ci basta unire le mani. Ho chiesto anche alla maestra Paola perché quelle persone stavano pregando e lei mi ha detto che secondo quelle persone lo sgabello che gira è un segno di Dio. Io allora ho pensato che era una cosa ancora più strana e bella. Quando sono tornata a casa l’ho raccontato al babbo e lui si è di nuovo arrabbiato e ha detto alla mamma che voleva levarmi dalla mia scuola. Io spero che non lo fa perché la mia scuola mi piace e anche i miei compagni e anche la maestra Paola.
La maestra Paola ha detto che dopo la gita, per i compiti a casa dovevamo scrivere un pensiero sulla gita e su quello che eravamo andati a vedere. Il mio pensiero è che è stato molto bello vedere l’aeroporto e tutte quelle buffe persone che stavano in silenzio. Lo sgabello, girava.