Plus ca change, Plus c'est la meme chose
Noah Arkwright? A me viene a chiedere se conosco Noah Arkwright? Acchiappi una sedia, si sincronizzi e ascolti. No, non quella sedia. La teniamo caso mai venisse a farci visita il Gratch. E in legno di lucciolo, l'albero che concentra i sali di uranio; per cui, a meno che lei non indossi pannolini di piombo...
Sicuro, abbiamo sentito che cosa voleva fare quello spazzacosmo di Noah Arkwright. I piloti spaziali blaterano anche a tali distanze dalle chiacchiere correnti. Non eravamo disposti ad abboccare alla sua idea, più di qualsiasi uomo il cui cervello non sia in fase di precessione. Giudicavamo che l'«al di là» potesse aspettare ancora un paio di centinaia di anni, c'erano già più terre incognite di quant'era possibile digerire, no? Ma quando lui ha sbattuto quaggiù il suo ferrovecchio, non si è fatto uscire una sola parola al riguardo. Aveva una proposta d'affari, disse, e qualcuno di noi, con un verdone o due da cacciare in orbita, era forse interessato?
Sembrava perfettamente assennato; sembrava! E vero però che, con quella voce, suppongo che avrebbe potuto ottenere prezzi da gioielleria per quello che lui chiamava biossido di ekacarbonio. Vede, quasi tutti i pianeti abbastanza piccoli per consentire a un uomo di scavare a fondo, hanno sempre un Eldorado, una Golconda, un Mesabi, un Rand, se vogliamo risalire ai ricordi della vecchia Terra: insomma, il loro giacimento minerario veramente abbondante. Il guaio è che un pianeta è sempre un posto maledettamente enorme. Perfino con i sonici e gli spettro, su un nuovo pianeta, potete annusare fino ad avere le budella sconquassate dall'entropia, prima che vi capiti una possibilità supergigante blu di fare la vera scoperta. Ma lui disse di avere una nuova supertrappola che avrebbe avvistato le cose da una quota-satellite. Aveva bisogno di capitale per procedere, ed erano troppo mummificati, sulla Terra, per metterlo in circuito. Perciò, perché non noi?
Oh, noi non ci gettammo a corpo morto. Il fatto che non ci dicesse come funzionava il suo acchiappatopi non era, in sé, niente di strano: qua fuori, i segreti sono proprietà privata. Ma gli facemmo fare una dimostrazione, là su Desolazione, il pianeta più vicino verso lo spazio esterno, mai visitato prima di allora, il più rinsecchito e inutile globo che Dio si sia mai raschiato via dall'unghia. Tombola, se i suoi contatori non hanno springato su quello che risultò essere il più grosso giacimento di renio, da qui a Ignatz.
Be', lei sa com'è coi minerali. I giacimenti più ricchi hanno un vantaggio quanto a metodi estrattivi, per esempio, rispetto all'acqua di mare, ma non così rilevante da poter calcolare i profitti su una curva esponenziale. Tuttavia, se avessimo avuto la fortuna di scoprirne un gran numero, rapidamente ed economicamente, nei sistemi vicini... Abbiamo fatto la fila per fornire il capitale alla sua società. E io, sono stato duro e furbo al punto da arrivare come un ariete in testa alla fila!
Credo, tuttavia, che la cosa determinante sia stato il suo modo di parlare. Avrebbe potuto trascinar Giove via dal Sole, ah, con una sola delle sue divagazioni sulla xenologia, sull'analitica, oppure su Shakespeare, sulla storia, sulla teoria dell'ipervelocità o su qualunque altra cosa. Si dà il caso che io abbia ancora un nastro... sì, proprio come lei sta facendo adesso. Maledetto buffone, il suo nastro se lo tenga per sé, strettamente privato, è inteso? Non confesserei la verità su questa cialtroneria a un altro umano. E neanche a lei... a te, se non fossi così angosciosamente ubriaco. Ma ascolta, ecco Noah Arkwright:
«... non è semplicemente per il fatto che la società nel suo insieme rivive i suoi cicli. In effetti, sono piuttosto incline a mettere in dubbio l'idea che noi ora stiamo attraversando una specie di era neo-elisabettiana. C'è qualche analogia marginale, nient'altro. E invece la vita che ha i suoi cicli. Nei limiti di un dato contesto ambientale, il tipo di avvenimenti che possono capitare a un individuo sono in numero finito. Le permutazioni cambiano, ma gli elementi rimangono gli stessi.
«Consideri la figura più romantica dei nostri tempi, il mercante avventuriero.{4} Tutti, e più di ogni altro lui stesso, sono convinti che la sua esistenza sia meravigliosamente varia. Eppure, quanto diverso può essere un episodio da un altro? Questo mercante ha a che fare col più bizzarro degli ambienti interplanetari, con dei nativi di cui deve capire le più intime motivazioni, con rivali astutissimi, donne tentatrici, guerre in corso, questo o quel pericolo, e l'eterno problema di far si che la sua impresa gli procuri dei profitti... e che altro? Quel che io vorrei fare è assai meno appariscente. Servirebbe, comunque, a rompere il cerchio: un tipo di esperienza completamente nuova. Se lei non fosse così ossessionato dalla visione di se stesso nelle vesti dell'audace prigioniero, capirebbe quel che voglio dire.»
Già. Ora lo capisco.
Non ci accorgemmo di aver buttato via i nostri soldi finché non infilammo gli articoli del nostro accordo in un computer semantico.
Doveva essersi servito della logica simbolica per scriverli, dietro a quel suo linguaggio spumeggiante. L'unico accidente di cosa che si era legalmente impegnato a fare era di eseguire esplorazioni per nostro conto.
Poteva andare dovunque, fare qualunque cosa, seguendo qualunque idea balzana gli fosse saltata in testa. Così, naturalmente, usò i nostri soldi per equipaggiare la sua dannata spedizione! Aveva trovato quel renio già prima di capitare tra noi! Ma non aveva voluto aspettare cinque anni, il tempo minimo perché i profitti cominciassero ad ammucchiarsi... A ogni modo, avrebbero potuto anche non bastargli. Così, se ne parti con quella sua macchina acchiappafessi e... sulla Terra chiamano quell'imbroglio la Benedizione degli Zingari.
Oh, col tempo abbiamo perfino ricavato qualche spicciolo, da Desolazione, anche se non era neppure la metà di quel che avremmo potuto dragare con un investimento così grosso. E lui cercò di ripagarci, in cambiali, se non in contanti. Ma... il risultato di tutta questa gran fabbrica è questo: eccomi qua, con un intero ammasso globulare di stelle che ha preso il mio nome, e non c'è un solo essere umano in tutto l'universo al quale possa raccontare com'è andata!
Registrato nel diario di Urwain, il Gran viaggiatore.