VI
Mukerji entrò nel quadrato e vi trovò Schuster tutto solo che si stava baloccando con le carte da gioco. — Dov'è Romulo? — domandò.
— Sta quietamente impazzendo nella sua cabina, — disse Schuster. — Cerca di capire che cosa stesse tentando di dirci Davy prima che... — Alzò un viso le cui rotondità apparivano stranamente afflosciate. — Nessuna notizia del ragazzo?
— No. Te lo farò sapere subito quando si farà vivo, naturalmente. La sua radio dev'essere ancora accesa. Sento i nativi che parlano e si muovono. Ma lui, tace, e gli altri, probabilmente, avranno paura di rispondere alla scatola parlante.
— Oh, Dio. Sono stato io a mandarlo laggiù.
— Non potevi sapere che c'era pericolo.
— Avrei dovuto immaginare che la nave era il posto più sicuro. Avrei dovuto andare io stesso. — Schuster fissò le carte da gioco, senza vederle. — Era il mio novizio.
Mukerji appoggiò una mano sulla spalla del mercante. — Tu non avevi niente a che fare con una missione di routine come quella. Il combattimento e tutto il resto sono routine. Il tuo cervello ci serve qui.
— Quale cervello?
— Tu devi avere qualche piano. Di che cosa stavi parlando con quel contadino, poche ore prima dell'alba?
— L'ho corrotto con un coltello, di quelli che usiamo per gli scambi, affinché portasse un mio messaggio al Santuario. Ho invitato Herktaskor a venire qui, per un colloquio privato. È il secondo, in posizione gerarchica, della Casa degli Astrologi, se ben ricordi. Un individuo brillante, e io credo che ci sia amico. Almeno, non ha la resistenza fanatica di Sketulo contro tutte le innovazioni. — Schuster scoprì che stava mettendo cuori su quadri, imprecò e sparpagliò le carte sullo scrittoio con un'irosa manata. — È chiaro che Rebo è accorso, avendo visto i lampi della pistola, e si è preso cura degli assassini mandati da Sketulo. Ma è poi arrivato in tempo? Davy sarà ancora vivo?
Il rivelatore gracchiò. Entrambi gli uomini si precipitarono fuori della stanza, verso lo schermo più vicino. — Chi parla del diavolo... — commentò Mukerji. — Occupatene tu, Martin. Io tornerò a rannicchiarmi accanto alla radio.
Schuster dominò il tumulto interiore e aprì la camera di equilibrio. Il vento gelido del mattino, carico di odori pungenti, lo investi. Herktaskor salì la passerella ed entrò. La sua alta figura era imbacuccata in un mantello, che non si tolse fino a quando il portello non si richiuse. Sotto, indossava gli abituali paludamenti. Evidentemente, non aveva voluto farsi riconoscere nel venire.
— Salute, — disse Schuster, con voce stanca. — Grazie per essere venuto.
— Il tuo messaggio mi lasciava poca scelta, — replicò il Consacrato. — Per il bene di Larsum e della fede devo ascoltarti, quando affermi di avere importantissime questioni da discutere.
— Ti hanno... uhm... proibito di entrare nella nave?
— No. Ma è meglio non dare al Capo l'idea che dovrebbe proibirlo. — Herktaskor socchiuse gli occhi a quella luce che per lui era aspra e accecante, anche se era stata ridotta al minimo per risparmiare il più possibile la piccola quantità di energia rimasta negli accumulatori. Schuster condusse il nativo nella sua cabina, abbassò ancora di più le luci e gli offri la poltrona.
Si sedettero, e si fissarono per un po', in silenzio. Infine, Herktaskor parlò: — Se tu dovessi ripetere questo in giro, sarò costretto a darti del bugiardo. Ma poiché sono convinto che sei un uomo d'onore, — e questo feri alquanto Schuster, perché i suoi piani non erano precisamente leali, — penso che tu abbia il diritto di sapere che molti Consacrati giudicano affrettata e ingiusta la decisione di Sketulo di bandire la tua nuova matematica e astrologia. Se Sketulo avesse dimostrato, per mezzo delle Scritture, della tradizione, o della ragione, che esse contravvengono alla Parola di Dio, allora, naturalmente, l'intero Santuario si sarebbe unito a lui nel respingere i tuoi insegnamenti. Ma Sketulo non ha fatto il minimo tentativo per dimostrarlo, si è semplicemente limitato a emettere il suo perentorio decreto.
— Vi è permesso discutere con lui in questa materia?
— Sì, la regola prevede che i Consacrati del grado più alto possano discutere liberamente, entro i limiti della dottrina. Ma noi dobbiamo obbedire agli ordini dei nostri superiori, fino a quando non si rivelino illegali.
— Proprio come pensavo. Be'... — Schuster allungò la mano per prendere un sigaro, — ... ecco quello che volevo dirti. Desidero collaborare col Santuario, piuttosto che essergli nemico. Vorrei dimostrarti che noi non siamo un pericolo per la fede, ma piuttosto potremmo essere gli strumenti del suo progresso. Poi, forse, tu potrai convincere gli altri.
Herktaskor attese, impassibile. Nondimeno i suoi occhi si strinsero, e arsero di un fuoco interiore.
Schuster accese il sigaro e soffiò nuvolette frastagliate di fumo. — Lo scopo della vostra astrologia è quello di apprendere la volontà di Dio e il piano con cui Egli ha edificato l'universo. Per me, ciò implica che il più grande scopo dei Consacrati è quello d'indagare sulla vera natura di Dio, nei limiti in cui essa può essere compresa da noi mortali. I vostri teologi hanno raggiunto delle conclusioni, in passato. Ma queste conclusioni sono poi quelle definitive? Non potrebbe forse esserci qualcos'altro da dedurre?
Herktaskor chinò la testa leonina e tracciò solennemente un cerchio nell'aria. — Sì, potrebbe... deve esserci. Niente d'importante è stato più fatto in questo campo, fin da quando è stato scritto il Libro di Donino, ma io stesso ho spesso riflettuto che... Ma continua, ti prego.
— Noi, nuovi venuti, non siamo iniziati alla vostra religione, — disse Schuster. — Tuttavia, anche noi, a modo nostro, abbiamo passato molti secoli a porci domande sulla divinità. Anche noi crediamo... — (beh, alcuni di noi) — ... in un Dio unico, immortale, onnipotente, onnisciente... perfetto. Che ha creato tutte le cose.
«Forse la nostra teologia differisce dalla vostra nelle questioni cruciali... o forse no. Posso confrontare con te i nostri rispettivi punti di vista? Se riuscirai a dimostrarmi dove il mio popolo si è sbagliato, te ne sarò grato. Se sopravviverò, porterò ai miei simili la verità. D'altra parte, se riuscirò a dimostrarti, o semplicemente a suggerirti, alcuni punti nei quali il nostro pensiero è andato oltre il vostro, allora tu capirai, e potrai farlo capire anche ai tuoi compagni, che noi stranieri non costituiamo una minaccia, ma anzi un'influenza benefica.»
— Dubito che Sketulo e altri Consacrati dalla mentalità inflessibile lo accetteranno mai, — dichiarò Herktaskor. La sua voce si fece tagliente. — Tuttavia, se veramente ci venisse rivelata una nuova verità, e qualcuno osasse negarla... — Apri le mani che aveva stretto a pugno. — Ti ascolto.
Schuster non ne fu sorpreso. Tutte le religioni del passato, sulla Terra, non importa quanto esclusive fossero in teoria, avevano avuto dei pensatori influenti ben disposti a prendere idee a prestito dai loro rivali contemporanei. Si accomodò il più confortevolmente possibile. La faccenda avrebbe richiesto del tempo.
— La prima domanda che desidero porti, — disse, — è la ragione per cui Dio ha creato l'universo. Hai una risposta?
Herktaskor lo fissò: — Ebbene, no. Le Scritture dicono soltanto che l'ha fatto. Oseremo indagare sulle sue ragioni?
— Credo proprio di sì. Vedi, se Dio è illimitato in ogni direzione, allora dev'essere esistito eternamente, prima che vi fosse il mondo. Dio è al di sopra di ogni cosa finita. Ma il pensiero e l'esistenza sono di per sé finiti, non è vero?
— Già... sì... Questo mi sembra ragionevole. Il pensiero e l'esistenza come li conosciamo noi, a ogni modo.
— Esatto. Immagino che i vostri filosofi abbiano discusso se il rumore prodotto da un sasso che cade nel deserto, non udito da orecchio alcuno, sia realmente un fenomeno. — Herktaskor annui. — È un vecchio enigma, che si ripresenta su innumerevoli pianeti... in molti paesi, voglio dire. Allo stesso modo un Dio solitario nella più completa infinità non poteva esser compreso dal pensiero, né descritto a parole. Nessuna creatura pensante o parlante si trovava con lui. Di conseguenza, secondo un certo modo di ragionare, Dio non esisteva. Vale a dire, alla Sua esistenza mancava un elemento che la completasse, il fatto che qualcun altro fosse li ad osservarlo e a capirlo. Ma come può essere incompleta l'esistenza di un Dio perfetto? Ovviamente non può esserlo. Perciò era necessario, per Lui, generare l'universo, cosicché l'universo Lo conoscesse. Mi segui?
Il cenno affermativo di Herktaskor fu carico di tensione. Il suo respiro si era fatto più rapido.
— Ho detto qualcosa, fino a questo momento, che contraddice il tuo credo? — Gli chiese Schuster.
— No... non mi pare. Anche se tutto questo è così nuovo... Continua!
— L'atto della creazione, — riprese Schuster, masticando il sigaro, — deve naturalmente presupporre il desiderio di creare, il pensiero della cosa da creare, la decisione di creare, e il lavoro della creazione. Altrimenti Dio agirebbe capricciosamente, il che è assurdo. Eppure queste caratteristiche, cioè desiderio, pensiero, decisione e lavoro, sono limitate. Inevitabilmente sì. concentrano su una sola creazione, fra tante infinite possibilità, e comprendono una sola serie di atti. Così, la creazione, in sé, implica un certo grado di limitazione in Dio. Ma questo è impensabile, anche come condizione transitoria. Perciò abbiamo il paradosso secondo cui Egli deve creare, ma non può. Come è possibile risolverlo?
— Tu, come lo risolveresti? — bisbigliò Herktaskor, vagamente stordito.
— Ebbene, decidendo che l'attuale creazione dev'essere stata condotta a termine da dieci intelligenze chiamate il Sephiroth...
— Fermo! — Il Consacrato si alzò a metà sulla poltrona. — Non vi sono altri dèi, neppure minori, e il Libro non dà il merito agli angeli di aver il creato mondo.
— Naturalmente. Le intelligenze di cui parlo non sono dèi né angeli, ma semplicemente manifestazioni separate del Dio unico, un po' come le sfaccettature di un gioiello sono sue manifestazioni, pur senza essere, di per sé, il gioiello. Dio, non può esservi dubbio, ha un numero infinito di manifestazioni, ma i dieci Sephiroth sono quelle, né più, né meno, che abbiamo trovato logicamente necessarie per spiegare i fatti della creazione. A cominciare dal primo di essi, l'idea e il desiderio della creazione, devono aver coesistito in Dio dall'eternità. Perciò il primo contiene gli altri nove che sono richiesti come attributi di ciò che dev'essere creato...
Alcune ore più tardi, Herktaskor si accomiatò da lui. Camminava come un sonnambulo. Schuster restò accanto allo sportello spalancato, seguendolo con lo sguardo mentre si allontanava. A sua volta, si sentiva stremato.
Se poi risultasse che ho fatto tutto questo, a lui e agli altri, per niente, che il mio caro Dio possa perdonarmi.
Mukerji giunse di corsa dal quadrato. I suoi piedi rimbombarono sul ponte: — Martin! — gridò. — Davy è vivo!
Schuster roteò sui tacchi. Un'ondata di stordimento lo attraversò. Si appoggiò alla paratia, un poco ansante.
— La chiamata è arrivata dopo che ti sei ritirato con quel bramino, — spiegò Mukerji. — Non sapevo se avrei fatto un guaio, interrompendoti così... E stato ferito, alla mano e alla gamba, niente che non si possa guarire, sai che non abbiamo da preoccuparci dei microbi locali. Era svenuto, e immagino che sia passato direttamente dall'incoscienza al sonno. Quando ha chiamato dal castello di Rebo riusciva appena a balbettare; ha detto che avrebbe richiamato appena avesse recuperato un po' di fiato, e ci avrebbe spiegato la sua idea. Vieni, Romulo e io abbiamo già stappato una bottiglia per celebrare!
— Ne ho proprio bisogno, — commentò Schuster, e lo segui. Dopo alcune abbondanti sorsate, ricominciò a padroneggiare se stesso. Mise giù il bicchiere e si rivolse agli altri con un tremulo sorriso: — Vi è mai capitato di sentirvi dire: «Non sei un assassino»? — domandò. — È quel che provo.
— Oh, — sbuffò Pasqual. — Non sei responsabile a tal punto dei tuoi novizi.
— No, forse no, tranne che l'ho mandato dove sarei dovuto andare io stesso... Ma dite che sta bene!
— Tu sei necessario qui, — ribatté Pasqual. — Krish è solo uno spaziale, io solo un macchinista e Davy solo un ragazzo. Abbiamo bisogno di qualcuno che escogiti il modo di uscire da questo buco. E tu, amigo, sei un... escogitatore nato.
— Be', sembra che Davy abbia pensato a qualcosa. Che cosa, non so. — Schuster scrollò le spalle. — O forse lo so... qualche nozione che ho appreso a scuola e di cui mi sono dimenticato. Lui è molto più vicino di me ai tempi di scuola.
— Sempre che ci sia qualcosa di buono nell'idea di Davy, — replicò Pasqual, ripiombando nella preoccupazione. — Personalmente, non sono riuscito a immaginare un piano realizzabile ma, credimi, ne ho pensato alcuni assolutamente pazzeschi.
— Dovremo aspettare e vedere. Uhm, abbiamo qualche altro particolare della situazione a Gilrigor?
— Sì, ho parlato direttamente con Rebo, dopo che Davy gli ha fatto vedere come funziona la radio, — disse Mukerji. — Gli assassini sono rimasti uccisi durante il suo attacco. Ha detto di averlo ordinato perché sospettava che fossero effettivamente guardie del Santuario. Se ne avesse preso prigioniero qualcuno, sarebbe stato obbligato a rilasciarlo, o altrimenti avrebbe dovuto affrontare Sketulo in uno scontro diretto. E le guardie sopravvissute avrebbero subito portato la notizia quaggiù. Così, invece, ha risolto il dilemma, e può sempre sostenere che la sua azione era perfettamente giustificata. A distanza di tiro degli archi non poteva distinguere le loro insegne, e la supposizione più naturale era che fossero dei banditi... ch'egli ha appunto il dovere di sterminare.
— Ottimo, — ridacchiò Schuster. — Rebo è un tipo sveglio. Se troverà una scusa per non inviare un messaggio quaggiù, e sono convinto che escogiterà qualcosa, avremo guadagnato parecchi giorni prima che Sketulo comìnci a chiedersi che cosa mai è accaduto, e mandi qualcun altro a indagare. Questi dovrà recarsi fin laggiù, e poi tornare, e perderà ancora altro tempo. In altre parole, tenendo la bocca chiusa su tutta la faccenda, ritorceremo contro di lui le sue stesse tattiche dilatorie. — Il suo sguardo vagò sullo scrittoio. — E quello che più ci serve, ora, oltre a un mezzo di trasporto, è tempo a disposizione. Il tempo necessario, cioè, affinché il Santuario faccia una mossa falsa ed esploda una lotta intestina. Così, tutti saranno troppo occupati per escogitare qualche trucco legale per fermarci.
— Fai attenzione a non scatenare la violenza contro di noi, — lo ammoni Mukerji.
— Non è affatto probabile, — replicò Schuster. — L'attentato alla vita di Davy è stato un'azione furtiva; sono convinto che Sketulo sconfesserà i suoi emissari, quando la notizia diventerà pubblica. Vedi, qualunque azione apertamente illegale da parte sua gli creerebbe troppe difficoltà. Darebbe un argomento di discussione troppo buono a quelli come Rebo, o perfino un'ottimo pretesto per reagire con la forza. Inoltre, come ho già detto, ora il tempo dovrebbe cominciare a lavorare contro quel vecchiaccio.
Pasqual alzò il capo e lo fissò: — Che cosa stai complottando?
— Be'... — Schuster allungò nuovamente la mano verso la bottiglia. Il liquido gorgogliò allegramente dentro il bicchiere. — Per prima cosa, come sapete, ho introdotto l'astronomia newtoniana. L'ho mascherata da ipotesi immaginaria; ma questo la rende ancora più subdola, e non diminuisce affatto il suo potere dirompente. Nessuno può illudersi in eterno con la pretesa che si tratti soltanto di una favola per semplificare i calcoli matematici. Prima o poi qualcuno deciderà che le orbite planetarie sono veramente ellittiche. E ciò toglierà un grosso puntello alla sua fede nella sacralità del cerchio, cosa che, a sua volta, si ripercoterà a valanga sul resto della religione. Sketulo l'ha previsto e subito ha vietato qualunque uso delle mie idee. Ciò, tuttavia, non fa che ritardare l'inevitabile. Sketulo non può impedire ai suoi astrologi di pensare, e che qualcuno di loro provi risentimento per la proibizione. Questo provocherà una certa tensione nel Santuario, che impegnerà una certa quantità del tempo e delle energie di Sketulo, distogliendolo, perciò, almeno in parte, da nuove iniziative ai nostri danni.
— Bello, — commentò Mukerji, accigliandosi, — ma un po' a lungo raggio. Potrebbero volerci cinquant'anni prima che la rivoluzione esploda.
— D'accordo. Questa tendenza aiuta la nostra causa, ma da sola non basta. Così, oggi ho fatto venire qui Herktaskor. Abbiamo parlato di teologia.
— Che cosa? Ma tu non puoi sconvolgere una religione in un pomeriggio!
— Oh, certo. Lo so. — Schuster tracannò una sorsata. Il suo sorriso si fece più largo: — I goyim si sono affannati sulla mia per due o tremila anni, senza cavare un ragno dal buco. Mi sono soltanto limitato a richiamare l'attenzione di Herktaskor su certe implicazioni logiche del credo locale, e ho suggerito alcune risposte a queste implicazioni, che sulla Terra abbiamo già trovato da secoli.
— E allora? — domandò Pasqual, perplesso.
— Bene, voi conoscete il mio vivo interesse per la storia della scienza e della filosofia. Ho sempre letto molto, in proposito. Grazie a queste mie letture, e anche un po' per tradizione familiare, ho una certa conoscenza della Cabala.
— Què es?
— Il sistema della teosofia giudaica medioevale. In una forma o nell'altra, ha esercitato una straordinaria influenza per secoli, perfino sul pensiero cristiano. Ma, credetemi, è di gran lunga la struttura più complicata che la razza umana abbia mai edificato su pochi testi, su un mucchio di arzigogoli e su una logica imbizzarrita. L'ortodossia giudaica non ne ha mai voluto sapere: troppi cavilli sofistici, e inoltre spesso ha finito per travolgere, specialmente i Chassidim, in eccessi di una sfrenata emotività.
«Ma si adatta come un guanto al sistema dei larsani. Per esempio, la Cabala ci parla di dieci emanazioni subordinate del Dio, gli attributi distinti della perfezione. Sono suddivisi in tre triadi, ognuna composta da una qualità maschile e una femminile, più la loro unione. Qui, prima d'oggi, non c'è mai stata molta numerologia, ma quando ho fatto notare a Herktaskor che tre punti identificano un cerchio, è rimasto senza fiato. Ognuno di questi vertici triadici s'identifica con una parte del corpo dell'archetipo umano. Un decimo Sephirah cinge il tutto, e anche questo si accorda ugualmente bene col simbolismo larsano, e il congiungimento di tutti e dieci genera l'universo... Be', lasciamo perdere i particolari. La Cabala continua sviluppando tecniche permutative delle lettere, per mezzo delle quali si può scoprire il significato intrinseco delle Scritture; una dottrina della triplice reincarnazione; un'intera gerarchia di demoni; una serie di ricette magiche. Insomma, un meraviglioso e smagliante nonsenso che ha suggestionato alcune delle migliori menti che la Terra abbia mai conosciuto. Ne ho fatto omaggio a Herktaskor.»
— E allora... — domandò in tono sommesso Mukerji.
— Oh, non tutto. Ci vorrebbero dei mesi. Gli ho descritto soltanto le linee generali. Può darsi che ritorni per saperne di più, ma potrebbe anche non farlo. Non ha importanza. Il danno è fatto, ormai. La filosofia larsana è ancora alquanto primitiva, non è pronta a trangugiare un boccone così duro. Qui la religione è, teoricamente, monoteismo puro, ma in realtà è intrisa di un gran numero di superstizioni popolari sugli spettri e i demoni, e nessuno, finora, ha mai esaminato a fondo le sue premesse. Eppure, esiste una teologia, su Larsum, e si è sviluppata come attività rispettabile. Perciò, ora, i Consacrati sono innescati e pronti a esplodere in una girandola di reinterpretazioni, riforme, controriforme, rivelazioni, nuove dottrine, reazioni isteriche e ogni altro tipo di assurdità che noi umani abbiamo già vissuto. Non c'è dubbio, come ho detto, che la Cabala ha avuto questo effetto sulla Terra. Col tempo, su Larsum, dovrebbe sfasciare il Santuario e far circolare un po' d'aria fresca.
Schuster sospirò: — Temo che il processo sarà sanguinoso, — concluse. — Se non fossi convinto che tutto ciò sìa, alla lunga, per il meglio, non avrei mai fatto una cosa simile, neppure per salvare le nostre vite.
Pasqual lo fissò, disorientato: — Sei troppo sottile per me, — disse. — Funzionerà?
— Se riusciremo a trasportare fin qui quel generatore nelle prossime settimane, sono convinto che funzionerà. Herktaskor non è uno sciocco, anche se è un teologo nato. Dopo quanto è successo col calcolo infinitesimale, sceglierà con discrezione quelli, tra i suoi condiscepoli, con i quali discutere le mie idee. Nel Santuario vi sono ottimi cervelli, smaniosi di essere usati. Se verranno negati loro i fatti su cui lavorare, allora basterà la teoria. I concetti si diffonderanno come un'onda esplosiva. Ben presto le domande saranno fatte apertamente. Sketulo non può legalmente sopprimere una discussione di quel tipo, e gli altri saranno comunque troppo eccitati per obbedire a un'ingiunzione illegale. Perciò, quel vecchio maligno avrà fin troppe gatte da pelare per tutto il resto della sua vita!