III

 

Il What Cheer stava in un campo, un chilometro a nord di Aesca. Migliaia di piedi indigeni, ormai, avevano tracciato un nuovo sentiero: gli ivanhoani erano in tutto simili ai terrestri, quando si trattava di contemplare una novità con la bocca spalancata per la meraviglia. Ma il capitano Krishna Mukerji andava sempre in città a cavallo.

— Davvero, Martin, dovresti farlo anche tu, — disse nervosamente. — Specialmente da quando la situazione è diventata all'improvviso così delicata. Non giudicano dignitoso che qualcuno di rango elevato si rechi al... ehm... al Santuario a piedi.

— Dignità? Scempiaggini, — ribatté il Maestro Polesotecnico Schuster. — Vuoi davvero che mi consumi il cuore e il didietro su una di quelle gru animate e maligne? Una volta sulla Terra, sono montato a cavallo. Non ripeterò mai più l'errore. — Agitò una mano con noncuranza. — Inoltre, ho già detto ai Consacrati e a chiunque altro me l'abbia chiesto, che la ragione per cui vado in giro a piedi e senza preoccuparmi del cerimoniale, e parlo amichevolmente con quelli delle classi più basse, è dovuta al fatto che io, da tempo, ho progredito molto al di là della necessità di fornire spettacoli esteriori. E un'idea nuova: la semplicità come virtù. Ha eccitato parecchio i Consacrati più giovani.

— Sì, immagino che questa cultura sia molto vulnerabile alle nuove idee, — dichiarò Mukerji. — Non ne spuntano da troppo tempo, e così i Larsani non sono in grado di sviluppare antidoti contro di esse, beccandosi con assoluta facilità la febbre... Ma i capi del Santuario sembra che l'abbiano capito fin troppo bene. Se provocherai troppo scompiglio con i tuoi commenti e le tue domande, potrebbero anche non aspettare che si muoia di fame. Niente di più facile che scatenino un attacco diretto, infischiandosi delle perdite e della paura di una rappresaglia da parte nostra.

— Non preoccuparti, — replicò Schuster. Un altro uomo nella sua posizione avrebbe potuto offendersi; anche a un cadetto polesotecnico del primo anno s'insegnava per prima cosa di non scontrarsi mai, a testa bassa, con gli elementi fondamentali di una cultura aliena, e lui era un Maestro da vent'anni. Ma il suo volto ampio, con un naso a sciabola, incorniciato dai capelli ancora neri e lisci, continuò blandamente a sorridere. — In tutte le mie conversazioni con questa gente, per sondarli, non ho ancora sfidato una sola delle loro credenze. E non intendo cominciare adesso. In effetti, mi limiterò semplicemente a continuare le mie lezioni in città, come se niente ci preoccupasse in tutto l'universo. Certo, se riuscirò a portare il discorso nella direzione giusta... — Raccolse un fascio di carte e uscì dalla cabina: era un uomo basso e corpulento, con panciotto e camicia pieghettata, gonna-pantalone e calze attillate, elegante come se stesse recandosi a un ricevimento sulla Terra.

Emergendo dalla camera di equilibrio e discendendo la passerella, si strinse addosso il mantello con un brivido. Per evitare che scoppiassero i timpani, dentro allo scafo veniva mantenuta la pressione atmosferica di Ivanhoe; ma non la sua temperatura. Brrr, pensò. Non pretendo di criticare il buon Dio, ma perché mai ha fatto si che la maggior parte delle stelle siano di tipo M?

Il panorama pomeridiano si stendeva cupo davanti ai suoi occhi, fin dove potevano spingersi nella valle. I campi di grano si stavano tingendo d'azzurro, al comparire dei primi germogli. I contadini, maschi, femmine, ragazzi, zappavano faticosamente lungo quella moltitudine di filari. Le capanne di fango squadrate nelle quali vivevano si distinguevano qua e là, a non grande distanza le une dalle altre, poiché ogni fattoria era assurdamente piccola. Ciononostante, le famiglie non crescevano numericamente oltre le capacità produttive del suolo; le malattie e le periodiche carestie mantenevano stabile la popolazione. Al diavolo tutti questi discorsi sentimentalmente idioti sull'autonomia culturale! disse tra sé Schuster. Questa è una società che andrebbe frantumata a furia di calci!

Raggiunse la strada maestra e si mise in cammino verso la città. C'era un traffico considerevole, vettovaglie e materiali grezzi che arrivavano dai territori circostanti, prodotti finiti che si muovevano in direzione opposta. Facchini professionisti trotterellavano sotto carichi così pesanti che Schuster preferiva distogliere il pensiero. I fastiga trascinavano i contenitori con grandi sobbalzi e fracasso. Il conte di una provincia passò al galoppo insieme alle guardie del corpo in mezzo alla calca, facendo squillare i corni, e la plebe si gettò di lato per evitare di essere travolta. Schuster salutò con un amichevole gesto della mano quella truppa, come faceva con chiunque altro lo riverisse. Non valeva la pena di fare troppo il difficile. Nelle due settimane trascorse dalla discesa della nave, gli aescani avevano perduto ogni timore verso gli stranieri. Per loro, gli esseri umani non erano più bizzarri delle innumerevoli varietà di angeli e di folletti in cui credevano, e molto più soggetti alle sofferenze e alla morte. È vero, erano dotati di poteri considerevoli; ma non più di un qualunque stregone di villaggio, e i Consacrati erano in contatto diretto con Dio.

Non essendo mai stata minacciata dalla guerra in tempi storici, la città era priva di mura di cinta; ma la sua estensione era ugualmente ben definita. Le capanne, le case d'abitazione e le dimore dei ricchi si succedevano le une a ridosso delle altre, lungo quei sentieri contorti che venivano chiamati vie. La folla si spostava lentamente nei bazar, dove le mogli dei mercanti intonavano filastrocche che esaltavano le merci dei mariti. Calzoni e tuniche, criniere e pellicce, tutto scintillava là dove la luce rossigna tagliava obliquamente le ombre, che agli occhi umani di Schuster apparivano assai fonde. Le voci piatte e profonde degli ivanhoani crescevano intorno a lui come un fragore di risacca, sovrastato dal fruscio d'innumerevoli piedi, dal rimbombo degli zoccoli, dal clangore delle botteghe dei fabbri. Un acre sentore gli inaridiva le narici.

Fu un sollievo arrivare a uno dei Tre Ponti. Quando le guardie del Santuario l'ebbero fatto passare, proseguì da solo. Quel valico era soltanto per quelli che avevano da sbrigare affari con i Consacrati.

Il fiume Trammina, le cui acque oleose ricevevano i rifiuti di centomila abitanti, tagliava trasversalmente la città. I ponti erano archi di cerchio fatti di pietra, che agilmente lo scavalcavano unendosi all'isola in mezzo all'acqua. (Falkayn aveva trasmesso l'informazione, avuta da Rebo, che era consentito usare fino a un terzo della sacra figura per scopi importanti.) L'isola era completamente ricoperta dall'enorme piramide a ripiani del Santuario. Numerosi edifici sorgevano a grappoli sulle terrazze più basse, graziose strutture candide con porticati a colonne, dove i Consacrati abitavano e lavoravano. Sul vertice della piramide c'erano solo le gradinate che conducevano in cima. Qui, ardeva ruggendo un fuoco eterno, d'un giallo abbagliante, che innalzava le sue fiamme contro un cielo verde fosco. Era ovvio che del gas naturale veniva convogliato fin lassù da qualche pozzo vicino. Ma la cittadella, comunque, era imponente sotto ogni aspetto.

Eccettuato quello che costa a questi poveri diavoli di contadini in lavoro coatto e tasse, pensò Schuster. E quello che costa loro in libertà. Il fatto che altre culture barbariche, ben diverse da questa, esistessero in qualche altra parte del pianeta, dimostrava che il faraonismo non era connaturato per gli ivanhoani, più di quanto non lo fosse per gli uomini.

Consacrati ammantati di bianco, per la maggior parte con criniere grige per l'età, insieme con i loro accoliti vestiti di blu, andavano per i fatti loro intorno alla piramide, orgogliosamente alteri. Ai cordiali saluti di Schuster risposero con occhiate glaciali. Schuster, senza preoccuparsene, continuò a salire alacremente fino al quarto dove si trovava la Casa degli Astrologi.

All'interno, in una stanza spaziosa, sedevano circa una ventina di giovani Consacrati. — Buondì, buondì, — esclamò Schuster, tutto raggiante. — Spero di non essere in ritardo.

— No, — disse Herktaskor. Era un essere scarno, dallo sguardo intenso, il cui portamento ricordava l'aria marziale del padre, un conte. — Ma noi stiamo aspettando ansiosamente la rivelazione che ci hai promesso per stamane, quando hai preso in prestito la copia del Libro delle Stelle.

— E allora, — replicò Schuster, — facciamolo subito. — Si portò a capotavola e dispiegò le sue carte sulla superficie. — Avete assimilato i principi matematici che vi ho spiegato in questi ultimi giorni?

Molti dei giovani Consacrati non parvero molto sicuri di sé, ma altre teste irsute annuirono. — Certo, — disse Herktaskor. — Abbassò la voce: — Oh, splendido!

Schuster tirò fuori un grosso sigaro e lo accese, mentre li guardava in tralice. Doveva sperare che dicessero la verità, poiché improvvisamente il piccolo progetto ch'egli aveva cominciato come passatempo, nella speranza alquanto vaga di farsi degli amici, e di far passare di soppiatto qualche nuovo concetto in quella comunità congelata, era diventato spaventosamente urgente. La sera prima David Falkayn aveva trasmesso per radio la sconvolgente notizia che la ruota era tabù, e ora...

Pensò, volle pensare che Herktaskor non stesse mentendo, né si facesse illusioni. A modo suo, quel Consacrato era molto intelligente. E certamente vi era una buona base sulla quale costruire. La matematica e le osservazioni astronomiche erano ancora in voga a Larsum. Dovevano esserlo per forza, poiché la religione sosteneva che l'astrologia era un modo per apprendere la volontà di Dio. L'algebra e la geometria erano state da tempo ben sviluppate. Il passo richiesto per giungere al calcolo infinitesimale non era poi grande. Perfino l'austero Sketulo, Capo del Santuario, non si era opposto quando Schuster gli aveva proposto di organizzare un corso di lezioni, sempre nei limiti rigorosi del dogma. Indipendentemente dalla curiosità intellettuale, sarebbe stato utile per le classi istruite imparare a calcolare cose quali il volume e l'area di solidi irregolari; avrebbe consentito loro di stringere ancora di più in pugno l'economia di Larsum.

— Avevo in mente di procedere allo sviluppo di questi principi, — disse Schuster, — ma poi mi sono chiesto se non vi avrebbe interessato di più la discussione di certe implicazioni astrologiche. Vedete, per mezzo del calcolo è possibile predire dove si troveranno le lune e i pianeti con molta maggior precisione di quanto avete fatto finora.

Un sibilo, come un risucchio di aria attraverso i denti. Perfino attraverso le loro ampie vesti Schuster potè captare la tensione nei corpi dei presenti.

— Il Libro delle Stelle mi ha fornito le tavole sinottiche tratte dalle vostre osservazioni, — riprese. — In queste ultime ore, per una buona metà della giornata, le ho soppesate nella mia mente. — In realtà le aveva inserite nel computer della nave. — Ecco i risultati dei miei calcoli.

Inspirò profondamente il fumo del tabacco. I muscoli dello stomaco gli si contrassero. Ora doveva scegliere ogni parola con la massima cura, poiché al primo sbaglio si sarebbe trovato con una spada piantata nelle budella.

— Ho esitato a mostrarvi questo, — disse ancora, — poiché a un primo sguardo sembrava contraddire la Parola di Dio come voi l'avete spiegata a me. Tuttavia, dopo avere soppesato la questione e avere consultato le stelle alla ricerca di una risposta, mi sono sentito sicuro che voi eravate abbastanza intelligenti per capire la ben più profonda verità che sta dietro alle apparenze ingannevoli.

Fece una pausa. — Vai avanti, — lo sollecitò Herktaskor.

— Lasciate ch'io affronti l'argomento per gradi. È spesso necessario, per il pensiero, presumere qualcosa che noi sappiamo non esser vero. Per esempio, i Consacrati, considerati una singola entità, dispongono di vasti terreni, officine, e altre proprietà. Questi titoli di possesso sono attribuiti al Santuario. Ora, voi sapete molto bene che il Santuario non è né una persona né una casata. Tuttavia, per le questioni di proprietà, voi agite come se lo fosse. Allo stesso modo, per misurare un appezzamento di terreno, voi impiegate la trigonometria piana; anche se sapete che in realtà il mondo è rotondo...

— Continuò ancora per un po', fino a quando si sentì ragionevolmente sicuro che tutti i presenti avevano afferrato il concetto di finzione legale o matematica.

— Che cosa ha a che fare tutto questo con l'astrologia? — domandò qualcuno, in tono impaziente.

— Ci sto arrivando, — spiegò Schuster. — Qual è il vero scopo dei vostri calcoli? Non è forse duplice? Per prima cosa, voi desiderate predire dove si troveranno i corpi celesti gli uni rispetto agli altri, a una certa data, dal momento che ciò indicherà quel che Dio desidera da voi a quell'epoca. Inoltre, voi desiderate scoprire il grande piano del firmamento, dal momento che studiando l'opera di Dio potete sperare di apprendere di più sulla sua autentica natura.

«Ora, man mano che le osservazioni si accumulavano, i vostri antenati hanno scoperto che non bastava presumere che tutti i mondi, compreso questo, si muovessero in cerchio intorno al sole, e le lune in cerchio intorno a questo mondo, mentre la sfera celeste ruotava intorno al tutto. No, essi hanno dovuto immaginare degli epicicli ruotanti sopra questi cerchi, e più tardi risultò che dovevano esservi degli epi-epicicli, e così via; fino ad oggi, per secoli, il quadro è diventato sempre più complicato, al punto che gli astrologi hanno perduto la speranza di ogni ulteriore progresso.»

— È vero, — disse uno dei giovani Consacrati. — Cento anni fa, proprio per questa ragione, Kurro il Saggio ha suggerito che Dio non vuole che noi afferriamo troppo compiutamente il disegno ultimo delle cose.

— Forse, — replicò Schuster. — D'altro canto, è possibile che Dio voglia, semplicemente, che voi affrontiate il problema da un punto di vista diverso. Un selvaggio che cerchi invano di sollevare una pesantissima pietra, potrebbe concludere che la volontà divina gli proibisca di farlo. Ma voi la sollevate agevolmente con una leva. Allo stesso modo il mio popolo ha scoperto una specie di leva mentale, per mezzo della quale possiamo sondare più in profondità il movimento dei corpi celesti, molto più di quanto riusciamo a fare aggiungendo cerchi su cerchi.

«La questione, tuttavia, è che tutto questo richiede una finzione. È per questo che vi supplico di non sentirvi oltraggiati quando vi spiegherò questa finzione. Vi concedo che tutti i movimenti nel cielo sono circolari, dal momento che il cerchio è il segno di Dio. Ma non sarebbe consentito presumere, soltanto per un artificio di calcolo, che essi non siano circolari... e indagare le conseguenze di questa supposizione?»

Fece per soffiare un anello di fumo, ma si trattenne in tempo. — Devo avere una risposta chiara a questa domanda, — dichiarò. — Se un simile approccio al problema non è consentito, allora, naturalmente, non ne parlerò più.

Ma naturalmente fu consentito. Dopo avere discusso e nicchiato un po', Herktaskor decretò che non era illegale servirsi di certe ipotesi false. Al che Schuster spiegò alla sua classe le leggi di Keplero e la gravitazione di Newton.

Gli ci vollero delle ore. Una volta o due Herktaskor dovette ruggire per far tacere un Consacrato cui sembrava che la discussione stesse diventando oscena. Ma nell'insieme la classe lo ascoltò con ammirevole concentrazione e gli pose delle domande assai intelligenti. Schuster decise che quella era una razza assai ben dotata. Forse, intrinsecamente, più dotata perfino dell'uomo. Non era affatto sicuro che degli ascoltatori umani, dovunque, nello spazio o nel tempo, avrebbero afferrato tanto rapidamente un concetto così rivoluzionario.

Alla fine, appoggiandosi stancamente sul tavolo, Schuster batté la mano sui fogli sparsi e disse, con voce rauca: — Permettetemi di fare un riassunto. Vi ho mostrato una finzione, secondo la quale i corpi celesti si muovono lungo traiettorie a forma di ellissi in base a una legge di attrazione inversamente proporzionale al quadrato. Con l'aiuto del calcolo ho dimostrato che questi sentieri ellittici sono una diretta conseguenza di questa legge. Ora, qui, in queste carte, c'è un riassunto di tutti i miei calcoli, compiuti in base alla nostra supposizione, sui movimenti reali dei corpi celesti così come sono registrati sul Libro delle Stelle. Se vorrete controllarli, scoprirete che tutti quei dati si possono spiegare senza far ricorso a nessun epiciclo di qualunque tipo.

«Fate attenzione, non ho mai detto che quei sentieri non siano circolari. Ho soltanto detto che si potrebbe fingere che non lo siano, e questa supposizione semplifica i calcoli astrologici al punto che, d'ora in poi, potreste compiere predizioni con una precisione senza precedenti. Immagino desideriate verificare le mie affermazioni e consultarvi con i vostri superiori a proposito del loro significato teologico. Ben lungi da me l'intenzione di propagare qualcosa di blasfemo.

«Ho già abbastanza guai» aggiunse in anglico.

Quando se ne andò, non scoppiò alcun tumulto. I suoi studenti erano stremati quanto lui per lo sforzo. Ma più tardi, quando le implicazioni avessero cominciato a farsi strada...

Ritornò all'astronave. Pasqual lo incontrò nel quadrato: — Dove sei stato così a lungo? — gli chiese il macchinista. — Cominciavo a preoccuparmi.

— Alla Casa dell'Astrologia, — l'informò Schuster, lasciandosi cadere su una poltroncina con un sospiro. — Uff! Che lavoraccio, il sabotaggio!

— Oh... dormivo, quando sei tornato a mezzodì e così non ho potuto dirtelo. Mentre tu eri fuori, stamattina, David ha chiamato. E sulla via del ritorno.

— Sì, tanto vale che ritorni. Non potremo far niente fin quando non riceveremo un «placet» dalle massime autorità, e ci vorrà tempo.

— Troppo tempo, forse.

— E forse no. — Schuster scrollò le spalle. — Non fare il padron della barca maligno.

— Come sarebbe a dire?

— Sai, quello che, essendogli stato chiesto: «Sei certo che resterà a galla?», rispose: «Buh» e si ritirò in cabina, lasciando l'equipaggio terrorizzato. Da bravo, portami qualcosa da bere, per favore, e poi me ne andrò a riposare.

— Niente cena?

— Un panino basterà. Dobbiamo cominciare a razionarci, ricordi?