SU HANS HUBERMANN

Amava fumare.

La sola cosa che gli piaceva di più del fumo era arrotolare le sigarette.

Era un imbianchino e suonava la fisarmonica.

Quest'ultima attività era utile soprattutto d'inverno, quando poteva guadagnare un po' di denaro suonando nelle osterie di Molching, come la Knoller.

Mi aveva già fregata in una guerra mondiale, e più tardi sarebbe incappato in un'altra (una sorta di risarcimento perverso) in cui avrebbe cercato di sfuggirmi di nuovo.

La maggior parte della gente non notava Hans Hubermann. Lo considerava una persona insignificante. Certo, la sua abilità di decoratore era eccellente. Il suo talento musicale era superiore alla media. In qualche modo, però, e senza dubbio avrai incontrato altri individui come lui, aveva la capacità di restare sullo sfondo persino se era il primo di una fila. Era lì. Ma non lo si notava. Non era considerato importante, né particolarmente apprezzabile.

Tuttavia il suo aspetto insignificante induceva in errore. In lui c'era indiscutibilmente del valore, che non sfuggì a Liesel Meminger (talvolta, nella specie umana, il bambino è decisamente più acuto dell'adulto). Lei lo vide subito.

I suoi modi.

La serenità che lo circondava.

Quando, la prima sera, Hans accese la luce nella squallida stanzetta da bagno, Liesel notò la singolarità degli occhi del suo padre adottivo.

Erano fatti di bontà e d'argento. Di un argento soffice, liquido.

Osservando quegli occhi Liesel comprese che Hans Hubermann valeva molto.

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