22

 

«Partiamo» rispose il comandante Garcia quando Bosch gli domandò se fosse pronto.

Bosch annuì e andò alla porta per far accomodare le due donne del Daily News.

«Salve, io sono McKenzie Ward» disse quella che stava davanti. Era lei la reporter. L'altra portava la borsa della macchina fotografica e il cavalletto.

«Sono Emmy Ward» disse la fotografa.

«Sorelle?» domandò Garcia, sebbene la risposta fosse palese, visto come le due donne, sulla ventina, si assomigliavano: entrambe bionde e attraenti, con grandi sorrisi.

«Io sono la maggiore,» disse McKenzie «ma non di molto.»

Si strinsero la mano.

«Com'è che due sorelle sono finite insieme allo stesso giornale?» domandò Garcia.

«Io ci lavoravo da qualche anno, poi Emmy ha fatto domanda. Non è questa gran cosa. Abbiamo lavorato insieme parecchie volte. È un caso, dipende da chi riceve il compito di fare le foto. Oggi lavoriamo insieme. Domani magari no.»

«Le dispiace se prima scattiamo qualche foto?» domandò Emmy. «Ho un altro incarico tra poco.»

«Certo» rispose Garcia, come sempre accomodante. «Dove vuole che mi metta?»

Emmy Ward allestì uno scatto con Garcia seduto al tavolo delle riunioni e il fascicolo del delitto aperto davanti. Bosch se l'era portato per dare sostanza al racconto. Mentre la sessione fotografica procedeva, Bosch e McKenzie Ward rimasero in piedi in un angolo a chiacchierare senza impegno. Poco prima avevano parlato a lungo al telefono. La donna aveva accettato la proposta. Se avesse fatto uscire la storia sul giornale il giorno dopo, avrebbe avuto in cambio l'esclusiva quando l'assassino fosse stato preso. Non era stato facile. In principio Garcia aveva gestito in modo goffo il primo approccio, poi aveva passato a Bosch la trattativa. Bosch era abbastanza saggio da sapere che nessun reporter avrebbe permesso al Dipartimento di Polizia di dettare legge su quando pubblicare un articolo e soprattutto su come scriverlo. Perciò si era concentrato sul quando e non sul come. Era partito dal presupposto che McKenzie avrebbe potuto scrivere un articolo che sarebbe servito al loro scopo. Aveva bisogno che uscisse sul giornale il prima possibile. Kiz Rider aveva preso appuntamento con il giudice quel pomeriggio. Se la richiesta di mettere i telefoni sotto controllo fosse stata accettata, la mattina dopo sarebbe iniziato il ballo.

«Ha parlato con Muriel Verloren?» domandò la reporter.

«Sì, è in casa tutto il pomeriggio, ed è pronta a rispondere alle sue domande.»

«Ho fatto qualche ricerca e ho letto tutti gli articoli che uscirono allora - avevo otto anni - si parla molto del padre e del suo ristorante. Ci sarà anche lui?»

«Non penso. Se ne è andato. E comunque è più una storia da madre. È lei che ha conservato la stanza da letto della figlia così com'era per diciassette anni. Ha detto che se lo desidera può fare delle foto.»

«Davvero?»

«Davvero.»

Bosch la osservò sorvegliare la preparazione del set per la prossima foto di Garcia. Sapeva cosa stava pensando. La madre nella stanza congelata nel tempo sarebbe stata molto più interessante di un vecchio poliziotto alla scrivania con una cartelletta. Si rivolse a Bosch, mentre frugava nella borsetta.

«Devo fare una telefonata per vedere se posso tenermi Emmy.»

«Faccia pure.»

Lasciò l'ufficio, con tutta probabilità perché non voleva che Garcia la sentisse dire al redattore che aveva bisogno di Emmy perché aveva l'occasione di fotografare la madre, un soggetto migliore. Dopo tre minuti tornò e annuì in direzione di Bosch, il quale pensò che quel gesto significasse che Emmy sarebbe rimasta con loro.

«Allora siamo d'accordo per domani?» domandò, per fugare ancora una volta ogni dubbio.

«L'abbiamo inserito nella finestra. Il mio redattore lo voleva tenere per domenica, dedicare alla storia un bell'articolo lungo, ma io gli ho detto che domani saremmo stati più competitivi. Ogni volta che possiamo battere il Times lo facciamo.»

«Già, ma cosa dirà quando verrà a sapere che il Times non coprirà la storia? Penserà che l'abbia ingannato.»

«No, penserà che quelli del Times hanno soppresso l'articolo perché li abbiamo battuti sul tempo. Succede di continuo.»

Bosch annuì pensieroso, poi domandò: «Cosa significa che lo avete inserito nella finestra?».

«Ogni giorno apriamo con un servizio speciale e una foto in prima pagina. Lo chiamiamo "finestra" perché è al centro della pagina. È una sorta di spot.»

«Bene.»

Bosch era eccitato per il ruolo che la storia avrebbe avuto.

«Se mi fregate non me lo dimenticherò» disse McKenzie con calma.

C'era un tono di minaccia nella sua voce, il reporter senza scrupoli veniva a galla. Bosch alzò i palmi verso l'altro, come a mostrare che non aveva niente da nascondere.

«Non succederà. Lei ha l'esclusiva. Appena prenderemo qualcuno, la chiamerò. Lei e nessun altro.»

«Grazie. Ora ripassiamo un momento le regole, posso citarla per nome, ma lei non vuole comparire in nessuna delle foto, giusto?»

«Giusto. Potrei dover fare qualche lavoro sotto copertura. Non voglio che la mia faccia finisca sui giornali.»

«Capito. Cosa deve fare in incognito?»

«Non si sa mai. Voglio soltanto avere le mani libere. Comunque, il comandante va meglio per le foto. Conosce il caso da più tempo di me.»

«Be', penso di aver avuto tutto quello che mi serviva dai ritagli e dalle nostre precedenti telefonate, ma mi piacerebbe comunque sedermi con voi due per qualche minuto.»

«Come desidera.»

«Fatto» disse Emmy qualche istante dopo. Cominciò a riporre l'attrezzatura.

«Penso che ci sia stato un cambio di programma; resti con me.»

«Oh» disse Emmy, anche se non pareva che gliene importasse molto.

«Perché non vai fuori mentre noi facciamo l'intervista?» disse McKenzie. «Voglio scrivere l'articolo il più presto possibile.»

La reporter e Bosch si sedettero al tavolo con Garcia mentre la fotografa usciva per andare a controllare il nuovo incarico. McKenzie iniziò domandando a Garcia cosa lo avesse colpito del caso dopo tanto tempo e cosa lo avesse indotto a insistere perché l'Unità Casi Irrisolti se ne occupasse. Mentre Garcia dava una risposta sconclusionata, Bosch sentì crescere il disprezzo per quell'uomo. Lui sapeva una cosa di cui la reporter era all'oscuro, sapeva che Garcia, consapevolmente o meno, aveva lasciato che diciassette anni prima le indagini venissero insabbiate. Pareva che Garcia non sapesse che il suo lavoro era stato manipolato, ma in qualche modo per Bosch questo era il peccato minore. Comunque, forse non era corrotto o incapace di resistere alle pressioni che arrivavano dall'alto, ma quantomeno dimostrava di essere un incompetente.

Dopo qualche altra domanda a Garcia, la reporter rivolse la propria attenzione a Bosch e gli domandò cosa ci fosse di nuovo nel caso rispetto a diciassette anni prima.

«La cosa più importante è che abbiamo il DNA dell'uomo che ha sparato» disse lui. «Un frammento di pelle e del sangue trovati nell'arma del delitto erano stati conservati dalla scientifica. Speriamo che le analisi ci permettano di farli combaciare con qualche sospetto il cui DNA è già conservato nei nostri archivi, o di poterlo usare per eliminare o confermare alcuni indiziati. È un'operazione che il comandante Garcia non avrebbe potuto fare nel 1988. Speriamo che questo possa cambiare la situazione.»

Bosch poi spiegò come avessero fatto a estrarre dall'arma un campione di DNA dalla mano della persona che aveva sparato. La reporter parve molto interessata ai particolari e prese appunti dettagliati.

Bosch era compiaciuto. Voleva che sui giornali si parlasse in particolare della pistola e del DNA. Voleva che Mackey leggesse l'articolo e capisse che il suo DNA era sotto osservazione. Che era stato analizzato e comparato. Di sicuro sapeva che un campione del suo DNA si trovava già nel database del Dipartimento di Giustizia. La speranza era che questo lo mandasse nel panico. Magari avrebbe tentato di scappare, magari avrebbe commesso un errore e avrebbe discusso il delitto al telefono con qualcuno. Un solo sbaglio sarebbe stato più che sufficiente.

«Quanto tempo ci vorrà per ottenere i risultati dal Dipartimento di Giustizia?» domandò McKenzie.

Bosch esitò. Cercava di non mentire in maniera spudorata.

«Ma, è difficile dirlo» rispose. «Il dipartimento applica un ordine di priorità alle richieste di comparazione, e c'è sempre una controprova. Dovremmo avere qualcosa da un giorno all'altro.»

Bosch era contento della propria risposta, ma poi la reporter gettò un'altra granata nella sua trincea.

«Che mi dice del problema razziale?» disse. «Ho letto tutti gli articoli e mi sembra che non sia stato preso in considerazione il fatto che la ragazza fosse di sangue misto. Pensa che questo possa aver giocato un ruolo nel movente dell'omicidio?»

Bosch lanciò un'occhiata a Garcia, sperando che il comandante rispondesse per primo.

«Il caso venne studiato con attenzione anche da quel punto di vista» disse Garcia. «Non trovammo niente che potesse convalidare l'ipotesi. Con tutta probabilità è per questo che non ha riscontrato nulla sui giornali.»

La reporter rivolse l'attenzione a Bosch, voleva anche il punto di vista attuale sulla questione.

«Abbiamo esaminato a fondo il fascicolo del delitto e non c'è niente che lasci pensare a un movente di tipo razziale» disse Bosch. «Come è ovvio stiamo rivoltando il caso dalla testa ai piedi, e stiamo analizzando tutti gli aspetti che potrebbero aver giocato un ruolo nelle motivazioni dietro al crimine.»

La guardò e si preparò alla reazione della reporter; temeva che potesse non accettare la risposta e insistere. Pensò di lasciare che la tesi razziale aleggiasse nell'articolo. Avrebbe potuto aumentare le chance che ci fosse una reazione di Mackey. Ma l'uomo avrebbe anche capito quanto erano vicini a lui. Decise di lasciare la risposta così com'era.

Invece di insistere, la reporter chiuse il quaderno degli appunti.

«Penso di avere quello che mi occorre, per adesso» disse. «Andrò a parlare con la signora Verloren, poi dovrò affrettarmi a scrivere l'articolo perché esca domani. C'è un numero a cui posso raggiungerla, detective Bosch? Rapidamente, se ce ne fosse bisogno.»

Bosch sapeva di essere nelle mani della donna. Le diede con riluttanza il numero di cellulare, sapeva che questo significava che in futuro avrebbe avuto una linea diretta con lui e se ne sarebbe servita ogni volta che ne avesse avuto bisogno. Era l'ultimo pagamento per l'accordo che avevano stipulato.

Si alzarono e Bosch notò che Emmy Ward era entrata in silenzio nell'ufficio ed era rimasta seduta in un angolo durante l'intervista. Bosch e Garcia ringraziarono le due donne e salutarono. Bosch rimase nell'ufficio con Garcia.

«Penso che sia andata bene» disse il comandante, dopo che la porta si fu richiusa.

«Spero di sì» disse Bosch. «Mi è costato un numero di cellulare. Ce l'avevo da tre anni. Ora dovrò cambiarlo e avvisare tutti quanti. Sarà una bella rottura di coglioni.»

Garcia ignorò la lamentela.

«Come fa a essere sicuro che Mackey leggerà l'articolo?»

«Non ne siamo sicuri. A dire il vero, crediamo che sia dislessico. Potrebbe non leggere per niente.»

A Garcia cadde la mascella.

«E allora cosa faremo?»

«Be', abbiamo un piano per assicurarci che venga a conoscenza dell'articolo. Non si preoccupi di questo. Siamo coperti. C'è un altro nome che è saltato fuori ieri. Un tizio legato a Mackey allora e adesso. Si chiama William Burkhart. Ai tempi in cui lavorava al caso si faceva chiamare Billy Blitzkrieg. Le dice niente?»

Garcia fece del suo meglio per sembrare concentrato a ricordare, come quando si era messo in posa davanti alla macchina fotografica. Scosse il capo.

«Non mi viene in mente niente» disse.

«Già, di sicuro se ne sarebbe ricordato.»

Garcia rimase in piedi, ma si chinò sulla scrivania a guardare l'agenda.

«Vediamo. Cosa ho adesso?»

«Ha me, comandante» disse Bosch.

Garcia lo guardò.

«Come?»

«Ho bisogno di qualche minuto per chiarire un po' di particolari che sono emersi.»

«Quali? Vuol dire questo nuovo tizio, Blitzkrieg?»

«Sì, e quello di cui ha parlato la reporter e su cui abbiamo mentito. La pista razziale.»

Bosch osservò il viso di Garcia assumere uno sguardo impietrito, severo.

«Non ho mentito alla giornalista, e non ho mentito a lei ieri. Non abbiamo trovato nulla. Non abbiamo riscontrato nessuna pista razziale.»

«Abbiamo?»

«Il mio partner e io.»

«Ne è sicuro?»

Il telefono sulla scrivania trillò. Garcia afferrò il ricevitore e disse: «Non voglio telefonate, non voglio intrusioni», prima di sbatterlo sulla base.

«Detective, le voglio ricordare con chi sta parlando» disse Garcia in tono piatto. «Cosa cazzo vuol dire "Ne è sicuro"? Cosa sta insinuando?»

«Con tutto il dovuto rispetto al suo grado, signore, la pista razziale è stata esclusa nel 1988. Le credo quando dice che lei non ne era al corrente, altrimenti non avrebbe chiamato Pratt all'Unità Casi Irrisolti per ricordargli che c'era la possibilità di usare il test del DNA. Ma se lei non sapeva cosa stava accadendo, di certo il suo partner ne era a conoscenza. Le ha mai parlato delle pressioni che ricevette dal comando?»

«Ron Green era il miglior detective con cui abbia mai lavorato. Non le permetterò di infangare la sua reputazione.»

Erano in piedi uno di fronte all'altro, separati dalla scrivania, gli occhi fissi, in segno di sfida.

«Non è un problema di reputazione, è un problema di verità. Ieri mi ha detto che si è ficcato in bocca la pistola qualche anno dopo il caso. Perché? Ha lasciato un biglietto?»

«Il fardello, detective. Non riusciva più a sopportarlo. Era tormentato da quelli che gli erano sfuggiti.»

«E da quelli che aveva fatto fuggire lui?»

Garcia puntò un dito contro Bosch.

«Come cazzo si permette? È sul ghiaccio sottile, Bosch. Posso fare una telefonata al sesto piano e farla mettere su una strada prima del tramonto. La conosco. È appena rientrato dal congedo, basterebbe una telefonata per farla sospendere. Mi ha capito?»

«Certo, la capisco.»

Bosch si sedette su una delle sedie di fronte alla scrivania, nella speranza di riuscire ad alleggerire la tensione nella stanza.

Garcia esitò, poi si sedette anche lui.

«Trovo quello che mi ha appena detto molto offensivo» disse, la voce trasudava rabbia.

«Mi dispiace, comandante. Stavo cercando di scoprire quanto sapesse.»

«Non capisco.»

«Il caso venne senza dubbio insabbiato dai piani alti. Non voglio fare nomi a questo punto delle indagini. Alcuni di loro sono ancora in servizio. Ma penso che questa vicenda sia connessa alla questione razziale, il legame con Mackey, e ora quello con Burkhart ne sono la riprova. Allora voi non avevate né Mackey né Burkhart, ma avevate la pistola. Dovevo scoprire se lei facesse parte della cospirazione. Dalla sua reazione direi che non era coinvolto.»

«Ma mi sta dicendo che il mio partner lo era, e che me lo ha tenuto nascosto.»

Bosch annuì.

«Impossibile» protestò Garcia. «Ron e io eravamo molto vicini.»

«Tutti i partner si sentono vicini, comandante. Ma da quello che ho capito, lei si occupava del fascicolo e Green portava avanti il caso. Se avesse incontrato resistenze all'interno del dipartimento, potrebbe aver scelto di non coinvolgerla. Penso che sia andata così. Forse la stava proteggendo, o forse si vergognava di essersi dimostrato vulnerabile alle pressioni.»

Garcia abbassò lo sguardo e fissò la scrivania. Bosch era sicuro che fosse immerso in un ricordo. Qualcosa sul suo viso crollò e lo tradì.

«Forse allora avevo capito che c'era qualcosa che non andava» disse con calma. «Verso la metà delle indagini.»

«Come?»

«A un certo punto decidemmo di dividerci i genitori. Ron si occupò del padre e io della madre. Sa, per stabilire una relazione. Ron aveva problemi con il padre. All'inizio era stato passivo, poi all'improvviso cominciò a stargli addosso, a pretendere dei risultati. Ma c'era qualcos'altro, e avevo l'impressione che Ron me lo tenesse nascosto.»

«Glielo domandò?»

«Sì, glielo domandai. Mi disse solo che il padre era una persona difficile da trattare. Disse che era paranoico, che pensava che la figlia fosse stata uccisa per motivi razziali. E poi pronunciò una frase che ricordo ancora: "Là non ci possiamo andare". Disse solo questo, ma mi colpì, perché non mi sembrava il Ron Green che conoscevo. Il Ron Green che conoscevo sarebbe andato ovunque. Non c'erano strade proibite per lui. Mai fino a quel caso.»

Garcia fissò gli occhi in quelli di Bosch, e Bosch annuì: era il suo modo di ringraziarlo per essersi aperto.

«Pensa che abbia a che fare con quello che è accaduto in seguito?» domandò.

«Si riferisce al suicidio?»

«Sì.»

«Forse. Non lo so. Tutto è possibile. Dopo quel caso prendemmo due direzioni diverse. Il problema tra partner è che quando il lavoro finisce non c'è più molto di cui parlare.»

«Vero» disse Bosch.

«Ero a una riunione dello staff di comando al Settantasettesimo; ero stato trasferito là dopo essere diventato tenente. Quel giorno scoprii che era morto. Era arrivata una nota allo staff. Penso che fosse la riprova di quanto ci eravamo allontanati. Avevo scoperto che si era ucciso una settimana dopo che l'aveva fatto.»

Bosch si limitò ad annuire. Non c'era niente che potesse dire in proposito.

«Adesso ho una riunione con i miei collaboratori, detective» disse Garcia. «Dobbiamo salutarci.»

«Sì, signore. Ma sa, se riuscirono a fare pressione su Green in quel modo, vuol dire che avevano in mano qualcosa da usare contro di lui. Ricorda niente in proposito? C'era qualche tizio degli Affari Interni che gli stava addosso?»

Garcia scosse il capo. Non era un diniego. Era un altro il significato di quel gesto.

«Sa, questo dipartimento ha sempre avuto più poliziotti impegnati a indagare gli altri poliziotti che a cercare gli assassini. Ho sempre pensato che se dovessi raggiungere la vetta, cambierei le cose.»

«Mi sta dicendo che c'era un'indagine?»

«Sto dicendo che era raro che nel dipartimento non ci fosse qualcosa sul tuo conto. C'era un file su Ron, certo. Era stato accusato di aver aggredito un sospetto. Stronzate. Il ragazzo aveva sbattuto la testa mentre Ron lo spingeva nell'auto, dovettero dargli qualche punto. Sai che roba. Saltò fuori che il ragazzo era ammanicato e gli Affari Interni non avrebbero lasciato correre.»

«Perciò potrebbero essersene serviti per manipolare il caso?»

«Potrebbero, dipende da quanto è disposto a credere alla cospirazione.»

"Quando si parla del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, è facile credere a un'ipotesi del genere" pensò Bosch, ma non lo disse.

«Okay, signore, penso di essermi fatto un quadro della situazione» annunciò invece. «Ora me ne vado.»

Bosch si alzò.

«Capisco che avesse bisogno di sapere» disse Garcia. «Solo non approvo i suoi metodi.»

«Mi dispiace, signore.»

«No, non le dispiace, detective Bosch. Non le dispiace affatto.»

Bosch non disse nulla. Andò alla porta e la aprì. Guardò Garcia e cercò di pensare a qualcosa da dire. Non trovò nulla. Si voltò e se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.