16

 

Abel Pratt uscì dall'ufficio con indosso la giacca. Notò Bosch seduto alla scrivania nel suo bugigattolo, mentre batteva a macchina con due dita un rapporto sulla conversazione telefonica con Muriel Verloren. Sul tavolo c'erano i resoconti delle telefonate con Grace Tanaka e Daniel Kotchof.

«Dov'è Kiz?» domandò Pratt.

«A casa, a lavorare sulla richiesta di autorizzazione per le intercettazioni. Riesce a pensare meglio là.»

«Quando arrivo a casa io, non posso più pensare. Posso solo difendermi. Ho due gemelli.»

«Buona fortuna.»

«Già, ne ho bisogno. Ora vado. Ci vediamo domani, Harry.»

«Okay.»

Ma Pratt non si allontanava. Bosch alzò lo sguardo dalla macchina da scrivere. Pensò che, forse, c'era qualcosa che non andava. Forse era la macchina da scrivere.

«L'ho trovata su una scrivania in fondo» disse Bosch. «Mi sembrava che non la stesse usando nessuno.»

«Non la usa nessuno. Ormai quasi tutti usano i computer. Sei proprio uno della vecchia scuola, Harry.»

«Immagino di sì. Di solito è Kiz a redigere i rapporti, ma ho un po' di tempo da ammazzare.»

«Lavori fino a tardi?»

«Devo andare al Nickel.»

«Fifth Street? Cosa cerchi da quelle parti?»

«Il padre della nostra vittima.»

Pratt scosse il capo tristemente.

«Un altro di quelli. Ne abbiamo visti tanti finire così.»

Bosch annuì.

«Effetti collaterali» disse.

«Già, effetti collaterali» convenne Pratt.

Bosch pensò di proporgli di uscire insieme, di fare quattro chiacchiere per potersi conoscere un po' meglio, ma il suo cellulare cominciò a squillare. Lo estrasse dalla cintura e vide il nome di Sam Weiss sul display.

«Meglio che risponda.»

«Va bene, Harry. Sii prudente laggiù.»

«Grazie, capo.»;

Aprì il telefono.

«Detective Bosch» disse.

«Detective?»

Bosch ricordò allora di non aver lasciato alcuna informazione nel messaggio a Weiss.

«Signor Weiss, il mio nome è Harry Bosch. Sono un detective della LAPD. Vorrei rivolgerle qualche domanda riguardo a un'indagine che sto svolgendo.»

«Ho tutto il tempo che desidera, detective. Riguarda la mia pistola?»

La domanda colse Bosch alla sprovvista.

«Cosa glielo fa pensare, signore?»

«Be', so che è stata usata in un delitto che non è mai stato risolto. Ed è l'unica cosa su cui penso che la polizia possa volermi interrogare.»

«Be', sì, signore, riguarda la pistola. Posso parlare con lei?»

«Se significa che sta cercando di scoprire chi ha ucciso quella ragazza, allora mi può chiedere tutto quello che vuole.»

«Grazie. La prima cosa che vorrei sapere è quando e come ha saputo o le è stato detto che l'arma che le era stata rubata era servita per un omicidio.»

«Era sui giornali - parlavano dell'omicidio - e io feci due più due. Chiamai il detective assegnato alle indagini sul furto nel mio appartamento, chiesi e ottenni le risposte che avrei preferito non avere.»

«Perché dice così, signor Weiss?»

«Perché ho dovuto convivere con il senso di colpa.»

«Ma lei non ha fatto nulla di sbagliato, signore.»

«Questo lo so, ma non serve a farmi sentire meglio. Comprai la pistola perché avevo dei problemi con un gruppo di teppisti. Desideravo proteggermi. Poi l'arma che avevo acquistato divenne lo strumento della morte di quella ragazzina. Non pensi che non abbia riflettuto su come avrei potuto cambiare volto a questa storia. Voglio dire, cosa sarebbe successo se non fossi stato così ostinato? Se avessi deciso di fare i bagagli e di trasferirmi, invece che comprare quella maledetta cosa? Capisce cosa intendo?»

«Capisco.»

«Ora, detto questo, cos'altro vuole sapere, detective?»

«Ho alcune domande. Chiamare lei è stato come sparare nel buio. Ho pensato che sarebbe stato più facile che cercare da solo di orientarmi in mezzo a rapporti e racconti vecchi di diciassette anni. Ho il primo rapporto sul furto e l'investigatore indicato è John McClellan. Lo ricorda?»

«Certo che lo ricordo.»

«Ha mai risolto il caso?»

«Per quanto ne so io, no. All'inizio John pensava che potesse essere collegato con i teppisti che mi minacciavano.»

«Ed era così?»

«John mi disse di no. Ma io non ne fui mai del tutto convinto. I ladri mi rivoltarono la casa. Non sembrava che stessero semplicemente cercando qualcosa da rubare. Volevano distruggere tutto, le mie cose. Entrai nell'appartamento e, amico, la rabbia era palpabile.»

«Perché dice ladri? La polizia ritenne che si fosse trattato di più di una persona?»

«John si era fatto l'idea che dovessero essere minimo due o tre. Io ero stato fuori solo un'ora, ero andato al negozio. Un uomo solo non avrebbe potuto causare tutti quei danni in così poco tempo.»

«Il rapporto dice che vennero sottratti la pistola, una collezione di monete e un po' di contante. Più tardi risultò che mancava qualcos'altro?»

«No, nient'altro. Era abbastanza. Almeno le monete mi furono restituite, erano la cosa di maggior valore. La collezione di mio padre, di quando era ragazzino.»

«Come fece a riottenerle?»

«Grazie a John McClellan. Me le riportò un paio di settimane più tardi.»

«Le disse dove le aveva recuperate?»

«Parlò di un monte dei pegni a West Hollywood. E poi, certo, sappiamo che fine fece la pistola. Ma quella non mi fu mai restituita. Io comunque non l'avrei presa.»

«Capisco, signore. Il detective McClellan le disse mai chi pensava che avesse svaligiato casa sua? Aveva qualche teoria?»

«Pensava che si trattasse di qualche altro gruppo di teppisti. Non gli Otto di Chatsworth.»

Sentir nominare gli Otto di Chatsworth risvegliò qualcosa in Bosch, ma non riuscì a capire cosa.

«Signor Weiss, faccia conto che io non sappia nulla. Chi erano gli Otto di Chatsworth?»

«Era una gang della Valley. Erano tutti ragazzetti bianchi. Skinhead. Nel 1988 commisero diversi crimini da queste parti. Crimini d'odio, così li definivano i giornali. All'epoca era il termine in voga per definire i crimini con motivazioni razziali o religiose.»

«E lei era il bersaglio di questa gang?»

«Sì, cominciai a ricevere delle telefonate. La tipica roba da "ammazza l'ebreo."»

«Ma poi la polizia le disse che non erano stati gli Otto a svaligiare casa sua.»

«Esatto.»

«Strano, no? Non videro alcun collegamento?»

«È quello che pensai anch'io allora, ma era lui il detective, non io.»

«Perché gli Otto la scelsero come bersaglio, signor Weiss? So che è ebreo, ma cosa li indusse a scegliere proprio lei?»

«Semplice. Uno di quei piccoli stronzi viveva nel mio quartiere. Billy Burkhart, stava a quattro isolati da casa mia. Io avevo messo una menorah alla finestra durante Hanukah e così cominciò tutto.»

«Che ne è stato di Burkhart?»

«Andò in galera. Non per quello che fece a me, ma a degli altri. Presero lui e i suoi compagni per qualche altro crimine. Avevano dato fuoco a una croce a pochi isolati da qui. Nel giardino di una famiglia di neri. E fecero dell'altro, cattiverie, atti vandalici. Tentarono anche di dar fuoco a una sinagoga.»

«Ma non svaligiarono casa sua.»

«Esatto. È quello che mi disse la polizia. Vede, non c'erano scritte o segni che facessero pensare a motivazioni religiose. L'appartamento era stato semplicemente rivoltato. Perciò non classificarono il furto come un crimine d'odio.»

Bosch esitò, si chiedeva se ci fosse altro da domandare. Decise di non saperne abbastanza per poter porre domande argute.

«Va bene, signor Weiss, la ringrazio per il tempo che mi ha concesso. E mi dispiace aver ridestato brutti ricordi.»

«Non si preoccupi di questo, detective. Mi creda, non erano sopiti.»

Bosch chiuse il telefono. Cercò di pensare a chi potesse telefonare per avere chiarimenti su quella vicenda. Non conosceva John McClellan e le probabilità che si trovasse ancora alla Divisione Devonshire diciassette anni dopo erano esigue. Poi gli venne un'idea: Jerry Edgar. Il suo vecchio compagno alla Divisione Hollywood in precedenza era stato assegnato alla Devonshire. Doveva essere assegnato lì nel 1988.

Bosch chiamò la Omicidi a Hollywood, ma trovò la segreteria telefonica. Erano usciti tutti presto. Compose il numero dell'ufficio investigativo centrale e chiese se Edgar fosse da quelle parti. Bosch sapeva che i detective dovevano firmare prima di uscire. L'usciere che rispose al telefono disse che Edgar aveva firmato e per quel giorno non era più in servizio.

La terza telefonata fu al cellulare di Edgar. Il vecchio collega rispose subito.

«Ehi, voi della Hollywood ve ne andate a casa presto» disse Bosch.

«Chi cavolo...? Harry, sei tu?»

«Sono io. Come te la passi, Jerry?»

«Mi chiedevo quando avrei avuto tue notizie. Hai ripreso oggi?»

«Il più vecchio pivello del mondo. E ho già per le mani una gatta da pelare. Kiz e io stiamo lavorando a un caso insoluto.»

Edgar non replicò e Bosch si rese conto che menzionare Rider era stato un errore. Il fossato tra loro non solo esisteva ancora, ma a quanto pare si era congelato.

«Comunque, ho bisogno del tuo cervellone. Per una storia che risale ai tempi del Club Dev.»

«Quando?»

«1988. Gli Otto di Chatsworth. Te li ricordi?»

Ci fu un silenzio durante il quale Edgar rifletté per un momento.

«Sì, ricordo gli Otto. Erano un branco di buzzurri che pensavano che rasarsi la testa e tatuarsi facesse di loro degli uomini. Fecero un sacco di merdate, poi li beccarono. Non durarono molto.»

«Ricordi un tizio di nome Roland Mackey? Doveva avere sui diciotto anni all'epoca.»

Dopo una pausa Edgar disse di non ricordare il nome.

«Chi lavorava agli Otto?» domandò Bosch.

«Non il Club Dev, amico. Tutto quello che li riguardava finiva dritto nella tana del coniglio.»

«PDU?»

«L'hai detto.»

PDU, la Public Disorder Unity, l'Unità Ordine Pubblico. Una squadra che lavorava nell'ombra, raccoglieva dati e informazioni di intelligence sulle organizzazioni criminali, ma seguiva direttamente pochi casi. Nel 1988 la PDU era sotto l'egida dell'allora comandante Irvin Irving. L'unità non esisteva più. Quando Irving era salito al livello di vicecapo, aveva smantellato la PDU, cosa che molti nel dipartimento considerarono una mossa per insabbiare le attività dell'unità e prenderne le distanze.

«Questo non mi facilita il compito» disse Bosch.

«Mi dispiace. A cosa lavori?»

«All'omicidio di una ragazza sulla Oat Mountain.»

«Quella che era stata portata via da casa?»

«Sì.»

«Me la ricordo. Non ci lavoravo in prima persona, ma ne avevamo parlato alla Omicidi. Sì, me la ricordo. Dici che c'entravano gli Otto?»

«No. Solo che è saltato fuori un nome che potrebbe avere un legame con gli Otto. Otto significa quello che penso?»

«Sì, amico, otto sta per "H". Ottantotto per "HH". E "HH" per Heil...»

«...Hitler. Sì, l'ho pensato anch'io.»

Allora Bosch realizzò che Kiz Rider aveva visto giusto quando aveva pensato che l'anno dell'omicidio fosse significativo. Sia l'omicidio sia tutti gli altri crimini commessi dagli Otto erano stati perpetrati nel 1988. Tutto rientrava in una confluenza di particolari solo all'apparenza insignificanti. E ora anche Irvin Irving e la PDU erano finiti nello stesso calderone. La corrispondenza fra un insoluto e il DNA di uno sfigato autista di carro attrezzi cominciava a germogliare e a trasformarsi in qualcosa di più grande.

«Jerry, ricordi un tizio della Devonshire e che si chiamava John McClellan?»

«John McClellan? No, non me lo ricordo. A cosa lavorava?»

«Si occupava di un caso di furto collegato all'omicidio.»

«No, sono sicuro che non fosse nella squadra Furti. Io lavoravo ai furti prima di passare alla Omicidi. Non c'era nessun John McClellan. Chi è?»

«Come ti ho detto, solo un nome in un rapporto. Lo scoprirò.»

Per Bosch questo significava che McClellan apparteneva alla PDU e che le indagini del furto a casa di Sam Weiss erano state inglobate in quelle sugli Otto di Chatsworth. Non gli importava discutere tutto questo con Edgar.

«Jerry, perciò eri nuovo al tavolo degli omicidi in quel periodo?»

«Esatto.»

«Conoscevi bene Green e Garcia?»

«No. Io ero appena arrivato e loro non rimasero alla Omicidi ancora per molto. Green andò in pensione e un anno dopo Garcia divenne sergente.»

«Da quello che hai potuto vedere, che opinione ti sei fatto di loro?»

«In che senso?»

«Come uomini della Omicidi.»

«Be', Harry, ero un novellino allora. Voglio dire, che ne sapevo? Stavo ancora imparando. Ma la voce su di loro era che Green fosse il motore. Garcia era solo la governante. La gente diceva che Garcia non sarebbe stato capace di trovare la merda nei propri baffi con uno specchio e un pettine.»

Bosch non rispose. Etichettandolo come una governante, Edgar intendeva dire che Garcia viveva alle spalle del suo compagno. Green era il vero poliziotto della Omicidi, e Garcia era quello che gli copriva le spalle, teneva in ordine i libri e aggiornava i dati. Molte partnership si riducevano a questo genere di relazione. Un segugio di prima categoria e il suo assistente.

«Immagino che non ne abbia poi avuto bisogno» disse Edgar.

«Bisogno di cosa?»

«Di trovare la merda nei propri baffi. Ha fatto strada, è diventato sergente e si è tirato fuori. Sai che al momento è secondo in comando nella Valley?»

«Sì, lo so. In effetti, se dovessi incontrarlo, faresti meglio a non menzionare quella storia dei baffi.»

«Già, meglio lasciar perdere.»

Bosch rifletté su ciò che questo poteva aver comportato nell'indagine Verloren. Una piccola crepa si stava allargando sotto la superficie.

«È tutto, Harry?»

«Ho sentito dire che Green si è mangiato la pistola un anno dopo essersene andato in pensione.»

«Sì, me l'hanno detto. Ricordo che non ne fui sorpreso. Aveva sempre l'aspetto di chi si porta dietro un carico pesante. Andrai a ficcare il naso nella PDU, Harry? Lo sai che era la squadra di Irving, vero?»

«Sì, Jerry, lo so. Dubito che mi ci immischierò.»

«Sii prudente se decidi di farlo, amico mio.»

Bosch voleva cambiare argomento prima di riagganciare. Edgar era sempre stato un pettegolo. Harry non voleva che il suo ex compagno si lasciasse scappare che Bosch si voleva mettere tra i piedi di Irving ora che aveva recuperato il distintivo.

«Allora, come vanno le cose alla Hollywood?» domandò.

«Siamo appena tornati nei vecchi uffici dopo il terremoto. Ti sei perso l'intera faccenda. Siamo stati sbattuti in archivio per più di un anno.»

«Com'è?»

«Ora sembra l'ufficio di un'assicurazione. Tra una scrivania e l'altra ci sono le pareti insonorizzate. Tutto in grigio governativo. Grazioso, ma non è lo stesso.»

«Già. So cosa vuoi dire.»

«Poi hanno dato ai capoccia il doppio dello spazio: scrivanie con i cassetti su due lati. Noialtri abbiamo quelle con una cassettiera sola.»

Bosch sorrise. Piccoli affronti come quelli venivano ingigantiti al dipartimento, e gli amministratori che prendevano simili decisioni non imparavano mai dai propri errori. Come quando buona parte degli Affari Interni era stata trasferita dal Parker Center al vecchio Bradbury Building e si era sparsa la voce che il capitano laggiù avesse il camino in ufficio.

«Allora, cosa farai, Jerry?»

«Le stesse vecchie cose, le stesse vecchie cose, ecco cosa farò. Alzerò il culo e butterò giù le porte.»

«Ci sentiamo, amico.»

«Guardati le spalle, Harry.»

«Sempre.»

Dopo aver riagganciato, Bosch rimase seduto immobile alla scrivania per qualche momento, mentre ripensava alla conversazione e alla nuova luce che gettava sul caso. Se ci fosse stato un legame tra le indagini e la PDU, allora si sarebbe aperta una partita del tutto nuova.

Abbassò lo sguardo sul fascicolo del delitto, ancora aperto sul rapporto del furto, e fissò la firma scarabocchiata di John McClellan. Alzò il telefono e compose il numero del Dipartimento Operativo al Parker Center. Chiese di parlare con l'agente di servizio per sapere a quale dipartimento fosse stato assegnato un detective di nome John McClellan. Lesse il numero di distintivo sul rapporto del furto. Quando venne messo in attesa, si aspettò di sentirsi dire che McClellan era in pensione da tempo. Erano passati diciassette anni.

Ma quando l'agente di servizio tornò in linea riferì che l'agente di nome John McClellan era ora un sergente ed era stato assegnato all'Ufficio dei Piani Strategici. Le sinapsi si attivarono nel cervello di Bosch. Diciassette anni prima McClellan lavorava per Irving alla PDU. Ora l'assegnazione e il grado erano diversi, ma lavorava ancora per lui. E Irving aveva incontrato Bosch per caso alla caffetteria del Parker Center proprio nel giorno in cui era stato riaperto un caso legato alla PDU.

«Porca miseria» sussurrò Bosch mentre riagganciava.

Come una corazzata che avvia le manovre per la virata, il caso stava lentamente e inesorabilmente prendendo un'altra direzione. Bosch avvertiva qualcosa che gli si andava formando in fondo al petto. Pensò alla coincidenza di Irving che aveva incrociato i suoi passi. Sempre che di coincidenza si trattasse. Bosch si domandò se il vicecapo sapesse già, in quel momento, a quale caso avrebbero applicato il cold hit, e dove li avrebbe condotti.

Il dipartimento seppelliva segreti tutti i giorni. Era un dato di fatto. Ma chi avrebbe detto, diciassette anni prima, che un test chimico effettuato in un laboratorio di Sacramento avrebbe conficcato una pala nella terra sdrucciolevole e avrebbe riportato in superficie il passato, riportato alla luce quel segreto?