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Dopo aver lasciato l'ufficio di Pratt decisero che Bosch sarebbe andato a prendere il secondo giro di caffè mentre Rider avrebbe cominciato a leggere il fascicolo del caso. Sapevano dalle passate esperienze che era lei la più veloce a leggere, e non aveva senso dividere il fascicolo in due. Serviva a entrambi leggerlo in modo lineare dall'inizio alla fine, per avere davanti agli occhi le indagini secondo lo sviluppo temporale in cui si erano svolte ed erano state documentate.

Bosch disse che così Rider avrebbe avuto un bel vantaggio. Aggiunse che si sarebbe bevuto una tazza di caffè in caffetteria, ne sentiva la mancanza. Del posto, non del caffè.

«Allora immagino che questo mi conceda qualche minuto per andare in fondo al corridoio» disse lei.

Dopo che Kiz ebbe lasciato l'ufficio per raggiungere la toilette, Bosch prese il foglio in cui erano elencati gli anni che gli erano stati assegnati e se lo infilò nella tasca interna della giacca. Lasciò l'ufficio 503 e scese al terzo piano con l'ascensore. Attraversò il salone principale della Rapine e Omicidi e arrivò all'ufficio del capitano.

Era diviso in due locali, uno era l'ufficio vero e proprio, l'altro veniva chiamato "la stanza dei delitti". Era arredata con un lungo tavolo da riunioni dove si discutevano le indagini sui casi di omicidio; su due delle pareti erano disposte file di scaffali che contenevano i codici legali e i registri degli omicidi della città. Ogni delitto commesso a Los Angeles nell'ultimo secolo era stato inserito in quei registri rilegati in pelle. Negli anni si era diffusa la pratica di aggiornarli ogni volta che un caso veniva risolto. Era il modo più semplice per il dipartimento di determinare quali casi erano ancora aperti e quali erano stati chiusi.

Bosch fece scorrere un dito sui dorsi crepati dei volumi. Su tutti c'era scritto solo OMICIDI e, a seguire, l'elenco degli anni che vi erano stati registrati. Ognuno dei primi volumi comprendeva diversi anni. Ma a partire dagli anni Ottanta erano stati commessi così tanti omicidi in città che un tomo riusciva a contenere i resoconti di un anno soltanto. Notò che il 1988 era addirittura diviso in due volumi, e di colpo si fece un'idea del perché quell'anno fosse stato attribuito proprio a lui e a Rider, gli ultimi arrivati all'Unità Casi Irrisolti. Il picco di omicidi in quell'anno doveva comportare anche un picco di casi irrisolti.

Raggiunto il tomo che partiva dal 1972, lo estrasse e si sedette al tavolo. Sfogliò le pagine, lambì le storie, ascoltò le voci. Ritrovò l'anziana signora annegata nella vasca da bagno. Il caso non era mai stato risolto. Andò avanti, attraversò il 1973 e il 1974, sfogliò il libro che conteneva 1966, '67 e '68. Lesse di Charles Manson e Robert Kennedy. Lesse di gente i cui nomi non aveva mai sentito nominare. Nomi che erano stati strappati loro insieme a tutto quello che quegli individui possedevano o avrebbero potuto possedere.

Mentre leggeva quei cataloghi di orrori della città, Bosch avvertì una forza familiare che si impossessava di lui e ricominciava a scorrergli nelle vene. Era tornato al lavoro da un'ora appena ed era già sulle tracce di un assassino. Non importava quanto tempo prima fosse stato versato quel sangue. C'era un omicida in libertà e Bosch stava arrivando. Come il figliol prodigo, sapeva di essere tornato al proprio posto. Era stato battezzato di nuovo nelle acque dell'unica vera chiesa. E quella era la sua missione. Sapeva che avrebbe trovato la propria salvezza in coloro che da tempo erano venuti a mancare, in quelle bibbie polverose dove i morti erano incolonnati uno sotto l'altro e i fantasmi popolavano ogni pagina.

«Harry Bosch!»

Sorpreso dall'intrusione, Bosch chiuse il libro con un colpo e alzò lo sguardo. Il capitano Gabe Norona era in piedi sulla soglia dell'ufficio interno.

«Capitano.»

«Bentornato.»

Avanzò e strinse con vigore la mano di Bosch.

«È bello essere di nuovo qui.»

«Vedo che ti hanno già dato da fare i compiti a casa.»

Bosch annuì.

«Cerco di acclimatarmi.»

«Tempi d'oro per i morti. Harry Bosch riprende in mano il caso.»

Bosch non disse nulla. Non capiva se il tono del capitano fosse sarcastico.

«È il titolo di un libro che ho letto una volta» spiegò Norona.

«Oh.»

«Bene, buona fortuna. Vai là fuori e sbattili dentro.»

«È quello che voglio fare.»

Il capitano gli strinse di nuovo la mano, scomparve nel suo ufficio e chiuse la porta.

Bosch si alzò, il momento sacro era stato rovinato da quell'intrusione. Cominciò a risistemare i pesanti cataloghi sugli scaffali. Quando ebbe finito, lasciò l'ufficio per andare alla caffetteria.