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I’ll Take the Rain

REM

– Dentelli&Associati, sono Rocco, in cosa posso aiutarla?

– Sono il dottor Manzoni. Vedo che la sua risposta è sempre ineccepibile.

– La ringrazio. Com’è andato il convegno?

– Molto interessante, molto interessante. Sto rientrando in ufficio, vorrei pregarla di attendermi perché avrei urgenza di parlarle.

– A proposito di cosa, signore?

– Un progetto davvero grandioso. Ma glielo dirò di persona, giovanotto. A tra poco.

Rocco era curioso e preoccupato. La parola “progetto”, in ambito professionale, nasconde sempre delle insidie. Spesso è solo un modo più garbato per definire una fregatura. Nel caso di Rocco, fu addirittura uno shock.

– Lei, è inutile che glielo ripeta, è la persona più promettente della Dentelli&Associati. Per questo è stato scelto per rappresentare la nostra società a Londra. Come saprà, quella è una piazza davvero importante per il mercato filatelico. Oltre a Sotheby’s, ci sono le case d’asta Phillips, Stanley Gibbons e soprattutto Spink. Il nostro ufficio aste ha urgenza di aprire una sede lì per cercare di togliere a Spink la vendita all’asta di parte dellaRoyal Collection.

Rocco rimase di stucco, i ricci sotto shock.

– Scusi, ma io cosa c’entro con l’ufficio aste?

– Niente. Però è la persona più intelligente che abbiamo. Ovviamente sarà affiancato dai nostri esperti. Il suo compito sarà semplicemente di pubbliche relazioni.

Ecco la seconda fregatura sotto forma di espressione appetibile: le pubbliche relazioni. Un lavoro ambitissimo da dire, ma molto meno piacevole da fare. Una vita di telefonate, sorrisi forzati e pranzi in nota spese. Roba che ti passa completamente la voglia di invitare qualcuno a cena. Per quanto Rocco conoscesse la seccatura sottintesa da quelle parole, il fascino delPR lo turbò non poco.

– E quindi io mi occuperei dei contatti.

– Esatto: pranzi, cene, serate organizzate con le persone giuste per cercare di arrivare a quella collezione. Naturalmente potrà continuare a collaborare con “Il Filatelico”. Oggi con internet si può fare tutto, mi pare. Anche se io non so nemmeno accendere un computer. Allora, che ne pensa?

Rocco si appoggiò alla sedia, in cerca di sostegno. Partire significa dimenticare, mandare la memoria in esilio.

– Mi sembra una bella opportunità, anche se vorrei rifletterci un attimo. E per quanto tempo sarebbe?

– Potremmo cominciare con sei mesi. Poi se le cose ingranano, come penso, potrà stare quanto vorrà.

– Quando dovrei partire?

Il dottor Manzoni accese la pipa. Lo faceva solo con le persone con cui aveva una certa confidenza.

– Tra una settimana. Dieci giorni al massimo. Dobbiamo battere i nostri concorrenti sul tempo. Su, non mi guardi con quella faccia. Potrà tornare a trovare la sua ragazza una volta al mese a nostre spese. E in più avrà l’adeguamento del suo stipendio al costo della vita inglese, oltre naturalmente all’alloggio pagato. Le sembrano motivi sufficienti per dire sì?

Rocco si sentì sprofondare. Le gambe, dove sono le gambe, cazzo.

– Sì... cioè... sì, è un’offerta molto interessante. Devo dare subito una risposta?

– Ci dorma sopra. L’aspetto domattina alle nove. Arrivederci.

– A presto, dottore.

Quando Rocco chiuse la porta era di ghiaccio. Un marmo di Carrara dimenticato in freezer. Non capiva niente e niente voleva capire. Il suo encefalogramma era una linea retta tendente all’infinito. Tutto scorre e niente sarà più come prima, tutto svanisce, se manca la tua presenza. Solo il suo ego era felice, per i tanti riconoscimenti. Mentre lui si sentiva già senza amici. Senza Daniele. Senza sole. Senza pasta al dente. Però doveva prendere una decisione, e doveva farlo presto. Era sempre stato un suo sogno – e di sua madre, che sognava la carriera prima di lui – fare un’esperienza all’estero. Gli sarebbe anche piaciuto vivere a Londra, per un po’. Ma quello non era sicuramente il momento, destino indelicato.

Rocco camminò fino a casa di CarloG. In quel momento era l’unica persona con cui avrebbe potuto parlare tranquillamente. Lo trovò che rimetteva a posto le ultime interviste false della giornata. Zia Irvana aveva una riunione a Equality. CarloG sgranò gli occhi come poche altre volte.

– Cazzo, non t’invidio proprio.

Rocco si buttò sul letto galeotto di CarloG e Miriam.

– Grazie. Speravo in un po’ di conforto.

– Lo so, scusa. Ma devo prendere tempo per ragionare.

CarloG si sedette per terra, circondato dalla sua collezione di “Diabolik”.

– Allora, cerchiamo di capire bene i pro e i contro. Quali sono i pro? Che vai a Londra...

– Esatto.

– Che ti darebbero più soldi...

– Sì.

– Che non dovresti più pagare l’affitto...

– Naturalmente.

– Che faresti un’esperienza assolutamente rivendibile in Italia...

– Perfetto.

– Che mi ospiteresti per il Gay Pride...

– Quello vediamo.

CarloG cominciò a cercare unCD sullo scaffale più disordinato della storia, i suoi movimenti lasciavano lunghe scie di profumo.

– E quali sono i contro?

– Che non vedrei più Daniele.

– E basta?

– E basta.

– Bene, i pro battono i contro cinque a uno. Quindi parti senza nessun appello.

Rocco stava cominciando a irritarsi.

– Ehi, ma mi vuoi cagare un attimo?

CarloG continuò la sua operazione di ricerca più interessato che mai.

– Scusa se non ti guardo, ma volevo mettereIt’s Raining Man nella versione di RuPaul e Martha Wash.

– Non ho voglia di sentire la colonna sonora diPriscilla.

CarloG si voltò di colpo, seccato, la mano sul fianco, la schiena all’indietro in posizione premaman.

– Guarda che non c’è nella colonna sonora. Se vuoi, te la faccio vedere.

– Facevo per dire.

– Dài, non t’incazzare. Questa canzone tira sempre su di morale.

– Non mi serve la musica. Voglio un consiglio.

– L’amore ti ha inacidito.

Silenzio

– In questo momento Daniele è veramente importante per me.

CarloG finalmente trovò le facce di Ru e Martha, come li chiamava lui. Li mise a volume abbastanza alto e tornò a fissare Rocco.

– E tu sei importante per lui?

– Sì, penso di sì.

– Allora perché non ha ancora mollato Viola? Perché vi vedete solo quando lo decide lui?

Rocco si sentì colpire al petto, alla nuca e su tutti e due gli stinchi, minchia che male.

– Smettila. È che la nostra storia è nata a metà. È sempre stata concepita così, fin dall’inizio.

CarloG abbassò improvvisamente la musica.

– E a te sta bene? Ti basta? Se ti basta rinuncia a tutto e non partire. Però sappi che un grande sacrificio ha senso solo per un sogno. Non per un mezzo sogno.

Rocco si mise a sedere ai piedi del letto. I gomiti sulle gambe, le mani a sostenere il mento, un mento triste.

– Quindi tu partiresti?

– Io partirei, certo che partirei. Ma la decisione spetta solo a te.

Pausa

– E poi chi ha detto che la storia deve finire per forza?

Il tono dell’ultima frase fu il meno convincente di tutto il sermone di CarloG. Dopo le ultime discussioni per la sua avventura eterosessuale, era diventato bravissimo ad argomentare. Anche se l’argomento più valido per convincere sua zia era stato presentarle il personal trainer abbordato in palestra.

Per Rocco, invece, gli argomenti latitavano. Perché era una questione fra testa e cuore, e gli amici servono solo a farti sbagliare meno, infondendoti sicurezza, illudendoti che non sei solo, anche se non è così.

– Pensaci su, stanotte. Io posso solo dirti che sono dalla tua. E vuoi sapere una cosa?

CarloG accarezzò la testa di Rocco come se fosse un cucciolo, bello di mamma vieni qua.

– Dimmi.

– Un po’ t’invidio.

– Per Londra, dici?

– Sì. Perché te lo meriti.

Rocco tolse quelle mani dai suoi capelli.

– Finiscila.

– Allora vai a casa, fatti una birra, fatti un bagno, magari fatti pure una sega. E dormici sopra. Domani mi chiami.

Si salutarono a pacche sulla schiena, anche se Rocco non riuscì più a guardare CarloG in faccia. Tornò a casa senza alzare mai gli occhi dal marciapiede.