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American Pie

MADONNA

Daniele si svegliò con la testa di Viola sul petto. Era contento che fosse lì, abbracciata a lui. La spostò con dolcezza, scese piano dal letto e andò in cucina a preparare la colazione. Sul tavolo trovò un foglio piegato.

Cara Viola, è sempre un piacere per me leggere le tue mail. Le richieste che fai sono così semplici e chiare... Dunque, mi chiedi una torta per fare una sorpresa al tuo fidanzato. Ho pensato alla Sacher Torte. È molto semplice, ma guai a te se ti metti a transigere sulla qualità degli ingredienti. L’unica marmellata consentita è quella della Bonne Maman! Nel documento allegato trovi le dosi esatte e il procedimento, ma tu sai che puoi chiamarmi quando vuoi. Per quanto riguarda i tarocchi, io sono sempre qui. Quando ti va, vieni un pomeriggio e te li leggo. Ti abbraccio e in bocca al lupo per il tuo esame.

M.me Germaine

Daniele ripiegò il foglio e dimenticò tutto quello che aveva letto. Non aveva voglia di pensare. Non era successo niente, un drink di troppo, capita. Anche un bacio di troppo, capita. Baciare è solo un modo più diretto per conoscere un’altra persona, pensava. Andare oltre le parole che dice, i progetti che insegue, le cose che ostenta, o nasconde o rimuove. E Rocco l’aveva incuriosito. Ma di questo non voleva più preoccuparsi. Capita – è capitato – basta. Cominciò la giornata con un’aspirina effervescente: i fumi dell’alcol erano ancora in circolo e gli davano alla testa. Poi apparecchiò come se fosse domenica. Mise sul tavolo miele, marmellate, pane tostato, latte, corn-flakes, succo d’arancia e nutella. Quando il tè era già nella tazza, chiamò Viola.

– Ti prego, ancora cinque minuti.

Era la sua frase preferita a ogni risveglio. C’era una sola tecnica per farla alzare prima: un extra-bonus di affetto. Così le fece sentire i polpastrelli delle sue dita su tutta la schiena.

– Su, che è tardi. E poi non devi ripassare?

La parola magica fece scattare immediatamente Viola. Era bellissima anche al mattino. La pelle levigata, i capelli in disordine. Gli occhi senza bisogno di eye-liner, il neo. Il sorriso esplose alla vista della nutella. Dopo la prima fetta cominciò un amabile terzo grado sulla sera prima: dal menu ai vestiti degli invitati, dalla performance di Roxanne al look di Rocco. Volle sapere perfino la biografia, o meglio l’agiografia, del padrone di casa. Daniele rispose a tutto con pazienza. Glissò soltanto sulla scena del bacio. Ce l’aveva stampata in mente, ma ci doveva ragionare sopra. E ovviamente voleva farlo da solo.

Rocco, invece, era distrutto dai rimorsi e dalla confusione. Si sentiva una merda. Non aveva il coraggio di pensare a Viola. Lei, la sua preda, che l’aveva condotto inconsapevolmente sulla strada dell’errore. Avrebbe voluto vederla di nuovo. Andarci fuori a cena e baciarla come un ossesso che elemosina affetto. Voleva pareggiare il conto – dimenticare – per cancellare l’onta del peccato. Quando la paura passò, ripensò alla serata. La rivide in un piccolo trailer: donne bionde e ammiccanti, tanti vassoi, un padrone di casa stile Milano-da-bere, baila baila baila, eh, un bacio. Tutto qui. TUTTO QUI? In fondo, era stato un gesto semplice, dato per puro piacere. Una dimostrazione d’affetto sopra le righe per due persone disinibite. Cercò anche lui di non pensarci, capita, è capitato, basta. Appena entrato in ufficio, arrivò puntuale la chiamata di Marina.

– Dentelli&Associati, sono Rocco, in cosa posso aiutarla?

– Roccoooooo, scusa per ieri sera, ma io e Rubens ci siamo imboscati nell’idromassaggio di Mr Bagutta e non ne volevamo più venire fuori.

– Ho notato.

– Devi vedere che roba: tutto stucchi, leopardi e specchiere dorate. Sembrava la casa di Dolce e Gabbana. È stato molto eccitante. Quando siamo usciti, non c’eravate più. A dir la verità, non c’era quasi più nessuno. E tu, ti sei divertito?

– Abbastanza.

– Mi piace Daniele, sai? Poi vedo che tra voi c’è un bel feeling, quindi forse è meglio se lasci perdere la storia con Viola.

Momento di caga tremenda

– Rocco, ci sei?

– Scusa ma sono un po’ incasinato in redazione.

– Ne parliamo ancora una di queste sere.

– Perfetto.

– Ricordati di accendere la radio, stasera. Mi hanno detto che gli ascolti stanno salendo e non vorrei invertire la tendenza per colpa dei miei amici.

– Adesso torna a pensare ai tuoi mutui.

– Che palle, hai ragione. Li sto consigliando tutti a tasso variabile perché non ho voglia di spiegare l’alternativa. Si può?

Dopo aver messo giù, Rocco cercò di concentrarsi sull’ultima emissione della Repubblica Dominicana: la consacrazione dentellata dell’ormai dimenticata Lady Diana, principessa dei tabloid e regina di cuori delle casalinghe del Galles. Quel giorno gli sembrò più lungo del solito. L’unica cosa che desiderava era la sua vasca da bagno. Tornato a casa, ci si piazzò dentro per più di un’ora. Il telefono non squillò.

Daniele, a casa, subiva passivamente un telequiz televisivo. La giornata di lavoro gli era scivolata addosso senza strascichi. Non ascoltava né le domande del presentatore né le risposte del concorrente. Guardava solo il cronometro. Accasciato sulla poltrona, era uno sbadiglio dietro l’altro. Lo teneva sveglio soltanto la radio di Viola, che si godeva a tutto volume Pink Link in FM.

“In una recente conferenza stampa a Londra, a Madonna sono state riportate le parole, durissime, di quella sciagurata di Whitney Houston. La criticava su tutti i fronti, umano e professionale. Interpellata sull’accaduto, Madonna ha solo risposto: ‘Whitney WHO?’. Grande, grande Maddy. E adesso i Living in a Box con Living in a Box.”

Viola inscenò Io ballo da sola davanti allo specchio. Non fu brava come Liv Tyler, ma ci andò vicino. Presa dall’entusiasmo, corse in soggiorno a contagiare Daniele. Lo trovò appisolato davanti a un altro telequiz. Una specie di ruota della fortuna in tedesco. Fece un dietrofront senza rancore e raggiunse lo specchio prima del secondo ritornello.

“Mi è arrivata adesso una mail molto carina di un nostro ascoltatore, Rubens, che ha ventidue anni. Dice che è innamorato di una ragazza che si chiama come me, Marina, ma non sa come fare per conquistarla. Ha già provato a parlarle ma lei è troppo timida e non arrivano mai al dunque. Sai cosa ti consiglio io, caro Rubens? Le rose. Funzionano sempre. E adesso, solo per te, Guns and Roses. Questa è November Rain.”

Rubens continuava a scuotere la testa. No, non voleva crederci. La dedica era per lui. Il messaggio agognato la volta precedente era arrivato adesso, inatteso come un regalo prima del compleanno. Si commosse. Voleva chiamare l’Interflora, ma gli sembrò di tornare ai tempi di Maria Callas. Così le scrisse: “Sei la mia prima rosa” sul telefonino. Marina lo lesse poco prima del congedo, ma la sua voce fu troppo brava a nascondere l’emozione, imparare a dissimulare, la prima delle strategie.

“E siamo giunti ai saluti anche stasera. Qui con me c’è sempre il mitico Tony Mottola, che continua a non avere a che fare né con l’altro Tony Mottòla né con Mariah Carey. A proposito. La nostra amica pare aver fatto finalmente pace con Julio Iglesias, che è volato dalla Spagna per chiarire la sua posizione e scusarsi personalmente con lei. Dio, che uomo. Ma di questo parleremo la prossima settimana.”

Rocco fu il primo a spegnere la radio. Aveva ascoltato il programma solo per dovere di amico. Fosse dipeso da lui, avrebbe preferito il silenzio. No, i sensi di colpa da cui era sommerso non ammettevano intrattenimento. Nemmeno musicale.