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La Cura

FRANCO BATTIATO

Din don.

– Chi è?

– Sono CarloG.

– Ommadonna, l’intervista.

– Dài, apri, che è veloce.

Rocco e CarloG si conoscevano dai tempi del liceo. Erano stati compagni di banco e d’interrogazioni. A diciassette anni avevano fatto pure un inter-rail insieme, entrando nel Guinness dei primati per la lite più lunga d’Europa: da Praga a Lisbona senza fermarsi mai, sberle sul finale, predica del bigliettaio, i soliti italiani.

Ognuno era geloso dei punti di forza dell’altro. CarloG avrebbe voluto avere lo stesso humour di Rocco: battuta fredda, ironia sottile e grande capacità di elevazione su luoghi comuni e banalità. Rocco, invece, desiderava innanzi tutto il nome di CarloG, che faceva tanto teen-ager. (Vero nome: Carlo Giacosa; pronuncia: Carlogì; origine: in classe, per distinguerlo da Carlo Bordone.) Poi gli invidiava la vita di eterno studente: trent’anni, due esami da dare a Scienze politiche, tanti giovedì sera in discoteca, troppe mattine trascorse a dormire. Per potersi permettere quelle ali da gabbiano, CarloG faceva interviste – non un lavoro ma una missione, per lui – per conto della Proxa International di Roma: andava in giro a chiedere alle signore che detersivi usavano, con che frequenza facevano l’amore, le chiamate interurbane, oppure se avevano mai fatto un viaggio in Corsica prendendo l’aliscafo. Se rientrava nel campione di età richiesto, la stessa persona poteva essere intervistata anche su argomenti diversi. Tuttavia, per evitare il formarsi di un clan artificiale di opinion maker, la Proxa International aveva posto il limite di cinque “Frequent Interviewed” per ogni intervistatore. Tra i prescelti di CarloG c’era ovviamente anche Rocco. Amico da troppo tempo – il tempo in questi casi è un valore fuori discussione, quasi un ricatto – per dirgli di no. Troppo disponibile per chiudergli la porta in faccia.

– Su cos’è stavolta?

– Sui whisky, ma è ultrarapida. Ti rubo un minuto.

Rocco storse il naso, mentre apriva il frigo e prendeva due Beck’s. CarloG apparecchiò il tavolo della cucina con il suo PC portatile, i capelli impomatati e impeccabili, la barba fatta. Poi partì spedito, con voce anonima e neutrale, che poteva appartenere a chiunque. Ma non a un migliore amico.

– Allora, quanto le piace il whisky? Molto, abbastanza, poco, per niente?

– Mi fa schifo.

– Quindi scrivo “abbastanza”.

– Ma se ti dico che mi fa schifo...

– Però così non mi pagano l’intervista. Su, non sia polemico. Andiamo avanti. Quand’è l’ultima volta che ha acquistato whisky? Oggi, questa settimana, questo mese o nell’arco di quest’anno?

Silenzio

– È proprio il caso di darmi del lei?

– Quindi “questa settimana”. Lo preferisce liscio, on the rocks o con altre bevande?

Rocco non ascoltava già più. Guardava perplesso la sfrontatezza dell’amico, che digitava ad alta voce sulla tastiera: lo beve anche da solo, preferisce il Jack Daniel’s per il prestigio che evoca il nome, se ne scola una bottiglia ogni tre settimane e non lo ha mai regalato per un compleanno.

– Bene, ho finito: ecco in omaggio questo portaghiaccio di Richard Ginori. È contento?

Rocco guardò l’oggetto come se fosse allergico al cristallo – mai un regalo che mi possa essere utile, nemmeno per sbaglio, mai – e diede un altro sorso alla bottiglia. Poi distese le gambe quasi sulla faccia di CarloG e si lasciò dondolare pericolosamente sulla sedia.

– Si può sapere quando la finisci di fare interviste false?

– Ma tanto queste non le controllano. Non muore mica nessuno se la Glen Grant sbaglia campagna pubblicitaria. Ho letto su “Men’s Health” che basta un bicchiere di whisky al giorno per farti sballare completamente le transaminasi.

CarloG adorava parlare di malattie e forme virali. Erano la sua grande passione. Streptococchi, meningiti fulminanti, dermatiti, mononucleosi, melanomi e soprattutto l’ultima scoperta, l’incubo degli incubi, la peste del nuovo millennio: l’epatite K.

– Sai che si trasmette dalla pelle? Peggio dell’HIV.

– Senti, dottor Kildare, dimmi piuttosto come va col tuo filarino di Roma.

CarloG quasi si affogò nella sua sorsata di birra. Era teatrale anche quando non voleva esserlo.

– Dici Maurizio-er-Magnaccia? L’ho mollato. Era troppo possessivo: mi chiamava di giorno, di notte, al bar, per strada. Al cesso.

– Quando uno chiama mica lo sa che sei al cesso.

– Sì, ma se noti sono sempre le stesse persone che ti telefonano in quei momenti lì: quando caghi, parcheggi o stai mettendo in bocca il primo gnocco ai quattro formaggi.

– O se stai vedendo una finale olimpica.

– Vedo che hai inquadrato il tipo.

– E così l’hai mollato.

CarloG si fregò le mani, mani di manicure, unghie nuove e pellicine assenti.

– Di brutto. Neanche mia zia lo sopportava più. Lo ha anche mandato a cagare un paio di volte. E tu, novità?

– Mah... ho conosciuto una certa Viola in treno. Ieri ci siamo visti per colazione, e mi ha invitato per una pizza.

– Una pizza che è un dopo pizza o una pizza vera?

– Una pizza che non ho capito. In realtà l’ho invitata io. Solo che è fidanzata e l’ho pure visto, lui.

– Allora è già più un casino. E com’è, carina?

– È un po’ Barbie, ma con i capelli scuri. Un tipo lunare. Di quelli che quando parlano il tempo vola e non ti ricordi mai cosa ha detto. Che faccio, la chiamo?

CarloG lo guardò come chi la vede sempre più lunga. Una storia già sentita altre volte, ma che non aveva mai preso troppo sul serio: amicizia è soprattutto ascoltare ciò che è fondamentale per l’altro, e dargli l’importanza che lui, lui e non tu, gli attribuisce.

– Con quella faccia lì, avevi già deciso di chiamarla. Mi raccomando le precauzioni.

– Le precauzioni per la pizza?

CarloG fulminò Rocco dall’alto della sua lotta alle malattie sessualmente trasmissibili. Poi andò avanti.

– A proposito. Lo sai da cosa si vede se la mozzarella non è fresca? Che lascia l’acquetta. Quindi, se vedi che la pizza lascia l’acquetta, non mangiarla.

– E questa dove l’hai letta?

– “Viver sani e belli” di questa settimana. Megainserto su latte e latticini con approfondimenti sul mascarpone. Se vuoi te lo tengo da parte.

Rocco non seppe cosa rispondere.

Mentre ancora parlava, CarloG si era già precipitato per le scale, a rincorrere la sua vita in ritardo. Scendeva con la furia di un cavallo, seminando alle sue spalle chilometri di CK One in offerta speciale.