Capitolo diciottesimo
Intorno a mezzanotte di quella stessa notte comincia una nuova serie di crisi, una dopo l’altra, senza quasi interruzione. Non sapendo dove sbattere la testa, lui, Simón, va in ospedale e prega l’infermiera notturna di dargli i farmaci per il bambino. Lei si rifiuta. – Il modo in cui si comporta è quasi criminale, – gli dice. – Non avrebbero dovuto permetterle di portare via il bambino. Non ha idea di quanto sia grave la sua malattia. Mi dia il suo indirizzo. Mandiamo subito un’ambulanza.
Due ore dopo il ragazzino è di nuovo nel suo letto di ospedale, sprofondato in un sonno profondo indotto dai farmaci.
Il dottor Ribeiro, quando gli dicono cosa è successo durante la sera, reagisce con gelida rabbia. – Posso farvi vietare l’ingresso all’ospedale, – dice. – Anche se foste i suoi genitori, cosa che non siete, potrei farvelo vietare, a voi e a quel vostro cane selvaggio. Che razza di gente siete?
Lui e Inés rimangono in silenzio.
– Adesso andate via per favore, – dice il dottor Ribeiro. – Andate a casa. Gli assistenti vi chiameranno quando le sue condizioni si saranno stabilizzate.
– Non vuole mangiare, – dice Inés. – Sembra uno scheletro.
– Ci penseremo noi, non si preoccupi.
– Dice che non ha fame. Dice che non ha piú bisogno di cibo. Non capisco cosa gli è successo, mi spaventa.
– Ce ne occuperemo noi. Adesso andate a casa.
Il giorno dopo Inés riceve una chiamata da Sister Rita. – David chiede di lei, – dice Sister Rita. – Di lei e di suo marito. Il dottor Ribeiro ha detto che potete visitarlo, solo per pochi minuti, ma il cane no. Il cane è proibito.
Anche dopo soli due giorni il cambiamento di David è impressionante. Sembra si sia ritirato, come fosse di nuovo un bambino di sei anni. Ha la faccia pallida e tirata, le sue labbra si muovono ma senza che ne escano suoni. Ha un’aria disperata.
– Bolívar, – chiama, roco.
– Bolívar è a casa, – dice lui, Simón. – Si sta riposando. Recupera le forze. Verrà a trovarti presto.
– Il mio libro, – gracchia il bambino.
Lui va in cerca di Sister Rita. – David vuole il libro di Don Chisciotte. L’ho cercato ma non lo trovo da nessuna parte.
– Ora ho da fare. Lo cercherò dopo, – dice Sister Rita. C’è una freddezza nuova nel suo tono.
– Mi spiace per quello che è successo l’altra sera, – dice lui. – Non pensavamo.
– Dispiacersi non serve, – dice Sister Rita. – Mentre tenersi un po’ alla larga potrebbe servire. Lasciarci fare il nostro lavoro. Riconoscere che stiamo facendo quanto umanamente possibile per salvare David.
– Non siamo molto popolari qui, io e te, – dice a Inés. – Perché non torni al negozio? Rimango io.
Cerca di comprare un panino alla mensa ma glielo rifiutano («Spiacenti, solo per i dipendenti»).
Quando il fedele drappello dei piccoli amici di David si presenta, nel pomeriggio, vengono cacciati da Sister Rita. – David è troppo stanco per ricevere visite. Tornate domani.
A fine giornata lui attende al varco Sister Rita che sta andando via. – Ha trovato il libro? – Lei lo guarda senza capire. – Don Chisciotte. Il libro di David. Lo ha trovato?
– Lo cercherò quando avrò tempo, – dice.
Lui rimane a girellare per il corridoio con lo stomaco che brontola per la fame. Dopo che David ha preso la medicina ed è stato sistemato per la notte lui scivola dentro in punta di piedi e si stende in poltrona, dove si addormenta.
Lo riscuote un mormorio insistente: – Simón! Simón!
Lui è subito sveglio.
– Mi sono ricordato un’altra canzone, Simón, solo che non posso cantare, la gola mi fa troppo male.
Aiuta il bambino a bere.
– Le pillole rosse mi intontiscono, – dice. – Debbo prenderle per forza? Sono come api che mi ronzano in testa, zzz-zzz-zzz. Simón, nella prossima vita avrò rapporti sessuali?
– Li avrai in questa vita, quando sarai grande abbastanza, e poi anche nella prossima vita e in tutte le vite che verranno dopo… questo te lo posso assicurare.
– Quando ero piccolo non sapevo cos’era il rapporto sessuale, ma ora lo so. E Simón, quand’è che arriva il sangue?
– Il sangue nuovo? Oggi a una certa ora, al piú tardi domani.
– Ah, va bene. Lo sai cosa dice Dmitri? Dice che quando mi mettono dentro il nuovo sangue la mia malattia se ne andrà via e io mi leverò in tutta la mia gloria. Cos’è la mia gloria?
– La gloria è un tipo di luce che emana dalle persone piene di forza e di salute, come atleti e ballerini. Anche calciatori.
– Ma Simón, perché mi hai nascosto nell’armadio?
– Quand’è che ti ho nascosto in un armadio? Non ricordo di aver fatto niente del genere.
– Sí che lo hai fatto! Quando ero piccolo, sono venute certe persone di notte e tu mi hai chiuso nell’armadio e hai detto che non avevi figli. Non ti ricordi?
– Ah, adesso ricordo! Quelli che sono venuti di notte erano i rilevatori del censimento. Ti ho nascosto nell’armadio perché non volevo che ti trasformassero in un numero e ti mettessero nella loro cartella del censimento.
– Non volevi che dessi loro il mio messaggio.
– Questo non è vero. Era per il tuo bene che ti ho nascosto, per salvarti dal censimento. Qual era il messaggio che gli avresti dato?
– Il mio messaggio. Simón, come si dice aquí in un’altra lingua?
– Non lo so, bambino mio, non sono bravo con le lingue. Te l’ho già detto: aquí è solo aquí. È la stessa cosa in qualsiasi lingua parli. Qui è qui.
– Ma come dici aquí in altre parole?
– Io non conosco altre parole per questo. Tutti capiscono dove è qui. Perché vuoi altre parole?
– Voglio sapere perché sono qui.
– Sei qui per portare luce nelle nostre vite, figlio mio, in quella di Inés e nella mia e nella vita di tutta la gente che ti incontra.
– E anche in quella di Bolívar.
– E anche in quella di Bolívar. È per questo che sei qui. Semplice.
Il ragazzino non sembra sentirlo. Ha gli occhi chiusi, come se ascoltasse una voce lontana.
– Simón, cado, – mormora.
– Non cadi. Ti tengo io. È solo un capogiro. Passerà.
Lentamente il bambino ritorna da dovunque fosse.
– Simón, – dice, – c’è un sogno, sempre lo stesso. Io continuo a farlo. Sto nell’armadio. Non riesco a respirare e nemmeno a uscire. Il sogno non passa. Aspetta che io arrivi.
– Mi dispiace. Ti chiedo scusa di cuore. Non mi ero reso conto che nasconderti a quella gente avrebbe lasciato in te quei brutti ricordi. Se ti può consolare, anche il señor Arroyo nascose i suoi figli, Joaquín e Damián, perché non venissero trasformati in numeri. Qual era il messaggio che avresti dato ai rilevatori se io non ti avessi nascosto nell’armadio?
Il ragazzino scuote il capo. – Non è ancora il momento.
– Non è ancora il momento per il tuo messaggio? Non è ancora il momento per me di ascoltarlo? Che vuoi dire? Quando sarà il momento?
Il bambino tace.
Sister Rita ha appena attaccato il suo turno quando viene cacciato via in modo tassativo dalla stanza di David. – Non ha sentito cosa ha detto il dottor Ribeiro, señor? Non fa bene al bambino! Vada a casa! La smetta di interferire!
Lui prende l’autobus per il centro, fa una grande colazione, e passa a trovare Inés a Modas Modernas. Siedono insieme nell’ufficio di lei nel retrobottega. – Ho passato la notte con David, – dice. – Mi sembra stia peggio che mai. I farmaci lo indeboliscono. Voleva cantare per me – ha una nuova canzone – ma non poteva, era troppo debole. Parla continuamente del nuovo sangue, del sangue che deve arrivare col treno e salvarlo. Ci punta tutte le sue speranze.
– Che pensi di fare? – dice Inés.
– Non lo so, cara, non lo so. Sono disperato.
Querida. Non l’ha mai chiamata cosí prima.
– Io vado da un altro medico oggi pomeriggio, – dice lei. – Non uno dei medici dell’ospedale. Uno indipendente. Me lo ha raccomandato Inocencia. Dice che ha curato il figlio di uno dei suoi vicini quando i normali medici avevano rinunciato. Voglio che vada all’ospedale ed esamini David. Non mi fido piú del dottor Ribeiro.
– Vuoi che venga con te?
– No. Complicheresti solo le cose.
– È questo che faccio… complico le cose?
Lei non risponde.
– Bene, – dice lui, – spero che questo medico indipendente sia un vero medico con delle vere credenziali, altrimenti non gli permetteranno di avvicinarsi a David.
Inés si alza. – Perché devi essere cosí negativo, Simón? E cos’è piú importante: che David guarisca o che noi seguiamo le regole e le norme di questo loro ospedale?
Lui china la testa e si congeda.