Capitolo sedicesimo
Quando arriva, il giorno dopo, accanto al letto di David c’è qualcuno che lui in principio non riconosce: una donna con un lungo vestito scuro e una specie di gorgiera al collo, i capelli grigi tirati stretti sulla testa. Solo quando arriva piú vicino riconosce Alma, la terza delle tre sorelle che li avevano accolti nella fattoria quando erano arrivati a Estrella, senza amici. Allora la notizia della malattia di David era arrivata lontano!
Dalla poltrona in un angolo si alza un uomo: il señor Arroyo, il direttore dell’Accademia di musica.
Lui saluta Alma, saluta Arroyo.
– Juan Sebastián mi ha detto che David era malato, cosí sono venuta a vederlo di persona, – dice Alma. – Ho portato un po’ di frutta dalla fattoria. È da tanto tempo che non ti vedevo, David. Ci sei mancato. Appena starai meglio ci dovrai venire a trovare.
– Io sto morendo, perciò non posso venirvi a trovare.
– Non credo che dovresti morire, ragazzo mio. Spezzeresti troppi cuori. Il mio e di certo quello di Simón, e di tua madre e di Juan Sebastián, e questo solo per cominciare. Inoltre, non ricordi il messaggio di cui mi hai parlato, il messaggio importante? Se muori non lo potrai affidare, e nessuno di noi potrà mai sapere quello che diceva il messaggio. Perciò penso che tu debba concentrare tutte le tue energie a guarire.
– Simón dice che io sono il numero cento, e il numero cento deve morire.
Lui, Simón, interviene. – Io parlavo di statistiche, David. Parlavo di percentuali. Le percentuali non c’entrano con la vita vera. Non stai morendo, ma anche se cosí fosse non sarebbe perché sei il numero cento, o novantanove o qualunque altro numero.
David lo ignora. – Simón dice che nella prossima vita posso essere qualcun altro, non dovrò essere questo bambino e non dovrò avere un messaggio.
– Non ti è piaciuto essere questo bambino?
– No.
– Se non ti piace essere questo bambino, chi vorresti essere, David, nella prossima vita?
– Preferirei essere normale.
– Che spreco sarebbe! – dice lei posandogli la mano sulla testa. Lui chiude gli occhi. Dal viso sembra intensamente concentrato. – Come vorrei che nella prossima vita io e te ci potessimo incontrare di nuovo e continuare questi nostri discorsi. Ma, come dici, nella prossima vita saremo forse qualcuno di diverso. Che peccato! Beh, è ora di salutarci, devo prendere l’autobus. Addio giovanotto. Di certo non ti dimenticherò, non in questa vita –. Lo bacia sulla fronte, quindi si rivolge al señor Arroyo. – E adesso suonerà per noi, Juan Sebastián?
Il señor Arroyo tira fuori la custodia con il violino, accorda brevemente lo strumento, e comincia a suonare. Non è musica che lui, Simón, abbia mai sentito, ma David reagisce con un sorriso di gioia pura.
Il pezzo si conclude. Arroyo abbassa l’archetto. – È il momento per te di danzare, David? – dice.
Il ragazzino annuisce.
Arroyo ripete il pezzo dal principio alla fine. David ha gli occhi chiusi, è perfettamente immobile, in un mondo suo.
– Allora, – dice Arroyo. – Adesso ti salutiamo.
Uno dei colleghi delle consegne in bicicletta gli mostra il giornale. – Ma questo non è tuo figlio? – dice indicando la foto di un David tutto serio seduto sul letto con un mazzo di fiori in grembo e i bambini dell’orfanotrofio accanto. Dietro di lui, a presiedere alla scena, c’è la señora Devito. Malgrado i riccioli d’oro e il bell’aspetto giovane, la sua immagine ha qualcosa di inquietante che lui non riesce a precisare.
– Medici sconcertati da malattia misteriosa, – dice il titolo. Continua a leggere. – I medici del reparto pediatrico dell’ospedale cittadino sono sconcertati da una malattia misteriosa comparsa nell’orfanotrofio di Las Manos. Tra i sintomi, un drammatico dimagrimento e la distruzione del tessuto muscolare.
Il caso del piccolo David, primo a manifestare la malattia, è complicato dal fatto che il suo gruppo sanguigno è descritto come particolarmente raro. Inutili finora i tentativi di trovare riserve di sangue dello stesso gruppo, malgrado l’appello lanciato a tutti i centri di raccolta del paese.
Commentando il caso, il dottor Carlos Ribeiro, primario di pediatria, ha descritto David come «un ragazzo coraggioso». Malgrado gli ostacoli dovuti ai recenti tagli sui fondi per la ricerca, ha detto, lui e la sua squadra stanno lavorando notte e giorno per arrivare a far luce su questa malattia misteriosa.
Il dottor Ribeiro ha scartato l’ipotesi che la malattia sia causata da parassiti presenti nel Río Semiluna, che scorre vicino a Las Manos. «Non ci sono motivi per credere che si tratti di una malattia trasmessa da parassiti, – ha detto. – I bambini di Las Manos non si devono preoccupare».
Alla richiesta di un commento, il dottor Julio Fabricante, direttore di Las Manos, ha definito David «un calciatore appassionato e un prezioso membro della nostra comunità». «Sentiamo dolorosamente la sua mancanza, – ha detto. – E non vediamo l’ora che guarisca».
Dopo quell’articolo su «La Estrella», lui e Inés vengono convocati nello studio del dottor Ribeiro. – Sono turbato quanto lo sarete voi, – dice. – È contro il protocollo dell’ospedale far entrare i giornalisti nei reparti. Ne ho parlato con la señora Devito.
– A me non importa niente del protocollo dell’ospedale, – dice Inés. – Lei ha detto al giornale che David ha una malattia misteriosa. Perché non lo ha detto a noi?
Il dottor Ribeiro si agita impaziente. – Per la scienza non esistono «malattie misteriose». Quella è un’invenzione giornalistica. Abbiamo appurato che David soffre di attacchi epilettici. Quello che non abbiamo ancora appurato è come questi attacchi siano collegati ai sintomi della malattia infiammatoria. Ma ci stiamo lavorando.
– David è convinto che morirà, – dice lui, Simón.
– David è abituato a fare una vita attiva. Ora si trova costretto a letto, è comprensibile che di conseguenza si senta un po’ depresso.
– Si sbaglia. Lui non è depresso. C’è una voce dentro di lui che gli dice che sta per morire.
– Io sono un medico, señor Simón, non uno psicologo. Ma se quello che mi sta dicendo è che in David c’è una sorta di desiderio di morte, prenderò sul serio il suo avvertimento. E parlerò della cosa alla señora Devito.
– Non è desiderio di morte, dottore… tutt’altro. David non vuole morire. Sente la morte che si avvicina e la cosa lo riempie di dolore o di rimpianto, non so quale dei due. Essere depressi non è come essere pieni di dolore o di rimpianto.
– Señor Simón, che le posso dire? David soffre di una malattia neurologica che produce crisi epilettiche – questo lo sappiamo. Durante una crisi il cervello subisce qualcosa che possiamo descrivere come un cortocircuito con effetti a catena che si ripercuotono in tutto l’organismo. Non ci deve sorprendere se questo provoca in lui sensazioni come quelle che mi descrive, di dolore o rimpianto, o se David sente delle voci come mi dice. È probabile che provi anche molte altre sensazioni per cui non ci sono le parole nella nostra lingua. Il mio lavoro è riportarlo alla normalità… a una vita normale. Una volta fuori dall’ospedale, in un contesto normale, facendo cose normali, le voci scompariranno, e anche i discorsi sulla morte. Ora devo tornare al lavoro –. Si alza. – Grazie di essere venuti da me. Chiedo scusa ancora per l’infelice articolo sul giornale. Prendo molto a cuore le vostre preoccupazioni e ne parlerò con la señora Devito.