Le macchinette verdi

È nella capitale insieme al ragazzo arabo che una volta avevano ospitato nella stanza dei cuscini. Si sono incontrati di nuovo. Olla non è più in vita, adesso l’anello rosso è al dito di Nova. Ora che è adulta, indossa un abito nero, con uno scialle rosso sulle spalle. È elegante perché si trova nella capitale, e la scelta del colore dell’abito, naturalmente, è legata alla morte della nonna.

Anche il ragazzo arabo è diventato adulto. Porta una tunica bianca che quasi sfiora l’asfalto quando cammina. Lei non sa che cosa indossi sotto.

Girano per le strade della capitale a ispezionare le macchinette automatiche verdi che tra non molto saranno a disposizione del pubblico. Ma per il momento le strade sono ancora vuote. Nova e il ragazzo arabo hanno il centro tutto per sé.

Le cassette verdi sono installate quasi a ogni angolo di strada, in tutte le stazioni della metropolitana e davanti ai principali edifici pubblici o di interesse storico e artistico.

Le campane del municipio attaccano a suonare una nota melodia popolare. È il segnale che stavano aspettando. Vanno ognuno alla propria macchinetta, lei con la tessera rossa, lui con quella blu.

Si guardano ognuno dal proprio angolo di strada e si scambiano uno sguardo d’intesa prima di strisciare la tessera nell’apparecchio. Nova sceglie le piante e gli animali sui quali vuole mettere i propri soldi. Ogni volta che preme un tasto, sullo schermo compare l’icona di un video. È impossibile vederlo senza aver prima investito qualche spicciolo nella conservazione del frammento di natura ritratto nel video.

Mentre guarda lo schermo e paga, la città comincia a riempirsi di persone. Salgono dalle stazioni della metropolitana, scendono dagli autobus e gironzolano per le strade. In molti vogliono provare le macchinette verdi. Ben presto la città si riempie di vita e davanti alle nuove attrazioni si forma una lunga coda. Le persone parlano entusiaste. Discutono concitate e si comportano in maniera bizzarra.

In tutta quella ressa, Nova riesce a malapena a ritrovare il suo amico. Per fortuna è alto una decina di centimetri più degli altri. Si incontrano, battono i palmi delle mani e lei lo guarda ridendo.

«È come rimettere in moto il mondo», dice.

Lui risponde: «Basta prendere sul serio la natura umana».