Le scatole rosse

Anna si svegliò di soprassalto e spalancò gli occhi. Nella stanza c’era un odore strano, forte: odore di chiuso. Accese l’abat-jour sopra il letto e guardò in alto, le pareti e il soffitto mansardato tappezzato di blu.

Aveva fatto un sogno...

Un sogno molto bizzarro, misterioso e promettente!

Era nel futuro, molti anni più avanti; la stanza era la stessa, nella mansarda, ma le pareti erano rosso sangue e sul soffitto sopra il letto era installato un grosso schermo piatto collegato a Internet.

Sentì le cince fuori. Quando c’era bel tempo, si mettevano a cinguettare anche d’inverno. Ma poi udì il rombo di un motore alla stazione di servizio. Una portiera che sbatteva. E un’altra macchina in arrivo. E un’altra ancora, veloce.

Si portò la mano all’anello con il rubino rosso. L’antico gioiello apparteneva alla famiglia da quasi cent’anni, da quando la vecchia zia Sunniva, che all’epoca abitava in America, l’aveva ricevuto in dono dal suo fidanzato. Appena poche settimane dopo l’uomo era annegato nel grande delta del Mississippi in circostanze misteriose.

«La vecchia pietra»: così si divertivano a chiamare la gemma rossa, come se rappresentasse qualcosa di magico, una meraviglia che sarebbe sopravvissuta a tutti loro. Dalla sera prima apparteneva ad Anna. Gliel’aveva lasciata la nonna materna, morta l’anno precedente, che a sua volta l’aveva ereditato da una vecchia zia senza figli, la zia Sunniva, appunto.

E nel sogno c’era qualcosa che aveva a che fare proprio con quell’anello…

Aveva sognato di chiamarsi Nova e di avere una bisnonna di nome Anna, nata per di più il suo stesso giorno. Era l’11 dicembre 2012, e l’indomani Anna avrebbe compiuto sedici anni!

All’anulare la bisnonna, soprannominata «Olla», portava un rubino incastonato su una montatura d’oro, identico a quello al dito di Anna. Questo perché era lo stesso anello, naturalmente – e anche lo stesso dito! Nel sogno lei era la sua stessa pronipote, e con lo sguardo di quella ragazza si era vista nei panni della vecchia bisnonna!

Ora, non era una cosa poi così eccezionale aver sognato di essere la propria pronipote, perché una volta Anna aveva sognato di essere Napoleone, un’altra volta di essere un’oca. Ma era davvero stato solo un sogno? Non ne era tanto sicura. Sembrava tutto così vero e tangibile, quello che aveva sognato, anche una volta sveglia.

Nel giro di qualche generazione molti degli ecosistemi erano stati distrutti e migliaia di specie animali e vegetali si erano estinte. In preda all’odio e all’amarezza si era rivolta alla vecchia bisnonna pretendendo che le restituisse un mondo intero, una natura ricca e varia come quella in cui aveva vissuto lei all’inizio del secolo. E poi era successo un miracolo, perché ora era l’inizio del secolo e tutto era stato sistemato. Anna, nei panni di Nova, era stata scagliata indietro nel tempo di settant’anni. Non si era ancora ripresa. Lei, e con lei il mondo intero, avevano avuto un’altra occasione grazie ai poteri dell’anello misterioso.

Che giornata! Era come se si trovasse sulla soglia di una nuova era: adesso poteva ricominciare tutto da capo! Il mondo era nuovo, fiammante, la sua pena era stata condonata e tutte le piante e gli animali erano tornati. Un milione di specie animali era stato riportato nel proprio habitat.

Tuttavia, milioni di specie erano ancora a rischio. Lo dicevano numerosi studi che disegnavano scenari apocalittici. Ma non era ancora troppo tardi per preservare la biodiversità del pianeta. Il mondo aveva una nuova opportunità!

Le venne in mente la lettera misteriosa che Nova aveva trovato in rete. Gliel’aveva scritta la bisnonna Anna molti, molti anni prima della sua nascita. Ma che cosa diceva quella lettera?

Saltò giù dal letto, solo due passi e fu alla scrivania, dove si sedette e accese il computer. Non doveva pensare a nient’altro. Doveva concentrarsi per ricordare il più possibile della lunga lettera che Olla aveva scritto esattamente settant’anni prima che arrivasse a destinazione.

Il computer era pronto.

Scrisse: «Cara Nova, non so che aspetto avrà il mondo quando leggerai questa lettera. Ma tu sì. Tu sai quanti danni ha subito il clima, quanto si è impoverita la natura e forse sai anche con esattezza quanti animali e quante piante non esistono più…»

Era tutto quello che ricordava. La lettera del sogno era lunga e ricca di informazioni e Anna pensò che magari nel corso della giornata le sarebbe venuto in mente altro di quanto scritto dalla bisnonna. Rinominò il documento «Lettera a Nova» e lo salvò.

Anna lanciò un’occhiata alla finestra lunga e stretta che andava dal pavimento al soffitto: notò che era una radiosa giornata di dicembre. Bene, aveva tutto il giorno libero – anche se non era ancora pronta a fare programmi di alcun tipo. Il sole era appena sorto e gettava lunghe ombre sul paesaggio innevato, ma tutto quello che c’era all’esterno poteva aspettare. Anna era totalmente rapita dal sogno che le fermentava in testa. Le sembrava reale come la giornata d’inverno fuori dalla finestra. Ed era più caldo.

Abbassò lo sguardo. Sulla scrivania c’erano alcune annate sgualcite dello Stato del mondo, un’edizione recente della Lista rossa norvegese, un libricino sui mutamenti climatici e infine il libro illustrato Un buco nella natura, dall’eloquente sottotitolo Alla scoperta degli animali estinti, che il papà aveva portato a casa dall’Australia poco tempo prima.

Sopra la scrivania c’era una libreria; sul ripiano inferiore erano posate due scatole da scarpe che Anna aveva rivestito di carta da pacchi rossa. Su una c’era scritto COSÈ IL MONDO? e sull’altra COSA FARE? Dentro le scatole c’erano tutti gli articoli che aveva ritagliato dai giornali e diverse pagine stampate da Internet.

Internet!

Nel sogno Nova aveva letto alcuni di quegli stessi articoli. Anna ne aveva ritagliato uno proprio la sera prima, mentre la mamma e il papà guardavano il film sul capitano Cook.

Si alzò dalla sedia, prese le scatole e le appoggiò sulla scrivania. Passò velocemente in rassegna tutti i ritagli e trovò quello che cercava:

La base di ogni etica è la regola d’oro, detta anche etica della reciprocità: fai agli altri quel che vorresti fosse fatto a te. Ma non è più sufficiente che questa regola abbia una dimensione orizzontale, vale a dire che valga solo tra «noi» e «gli altri». È ora di renderci conto che la regola d’oro ha anche una dimensione verticale: fai alla prossima generazione quel che vorresti che la generazione precedente avesse fatto a te.

Semplice. Ama il prossimo tuo come te stesso. E qui dobbiamo includere, naturalmente, anche le generazioni future. Dobbiamo includere chiunque vivrà sulla Terra dopo di noi, nessuno escluso.

Gli esseri umani, infatti, non vivono tutti contemporaneamente. L’umanità non popola la Terra tutta nello stesso momento. Molti uomini hanno vissuto prima di noi, alcuni sono in vita adesso e altri verranno dopo la nostra morte. Ma anche loro saranno esseri umani come noi. Dobbiamo agire nei loro confronti come vorremmo che loro avessero fatto nei nostri se fossero vissuti prima di noi.

È una norma molto semplice. Non possiamo lasciare in eredità un pianeta che vale meno di quello su cui abbiamo avuto la possibilità di vivere noi. Con meno pesci nei mari. Meno acqua potabile. Meno cibo. Meno foreste pluviali. Meno paesaggi alpini. Meno barriere coralline. Meno ghiacciai e piste da sci. Meno piante e animali…

Meno bellezza! Meno meraviglie! Meno gioia e splendore!

Dopo avere riletto quell’articolo per la terza o quarta volta, Anna si sentì sfinita. Era esattamente lo stesso che la sua pronipote aveva trovato in Internet settant’anni dopo! Quello che oggi circolava in rete probabilmente sarebbe rimasto lì in eterno. Tutte le parole e le immagini del nostro tempo avrebbero continuato a fluttuare nell’«elettrosfera».

Poveri nostri successori, pensò Anna: non solo si sarebbero dovuti adattare a vivere su un pianeta sofferente a causa dell’egoismo e della mancanza di riguardo della generazione precedente; avrebbero dovuto convivere anche con tutti gli avvertimenti. «Ama il prossimo tuo come te stesso. E qui dobbiamo includere, naturalmente, anche le generazioni future…» Non ci sarebbe stato da stupirsi se qualcuno, anni e anni dopo l’ultima possibilità di porre rimedio, si fosse sentito offeso da quel monito pronunciato in un lontano passato.

Ma non finiva lì. Nova aveva trovato anche dell’altro sul web. Anna scorse rapidamente tutti i fogli e i ritagli della scatola COSA FARE? e alla fine trovò quello giusto:

Il problema climatico e la minaccia alla biodiversità hanno entrambi a che fare con l’avidità. Ma l’avidità, di solito, non preoccupa gli avidi. La storia è piena di esempi.

Secondo l’etica della reciprocità, dovremmo permetterci di sfruttare le energie non rinnovabili soltanto se potessimo mettere i nostri discendenti nelle condizioni di cavarsela senza.

Rispondere alle questioni etiche non è necessariamente complicato; è la nostra capacità di accettare le nostre responsabilità a essere, spesso, limitata.

Immagino la reazione dei nostri nipoti e pronipoti per la perdita di fonti di energia come i gas naturali e il petrolio: vi siete presi tutto voi! Non ci avete lasciato niente!