Le liste rosse

Ancora in piedi con lo smartphone in mano, Anna non smetteva di chiedersi dove potesse aver visto quella donna. Forse a Oslo, durante il giro con Jonas? Dopotutto avevano incontrato molte persone alla Miljøhuset, dov’erano passati per prendere opuscoli e raccogliere qualche spunto per l’associazione che volevano fondare. Ma quante probabilità c’erano che una di loro si trovasse in Africa un mese dopo, per di più su incarico del Programma alimentare mondiale? Avevano parlato con alcune persone della Rainforest Foundation e con una donna di un certo Utviklingsfondet, il Fondo per lo sviluppo. Possibile che una di quelle organizzazioni collaborasse con il WFP…? C’era qualcosa che non le tornava… proprio non le tornava.

Prese il grosso libro illustrato australiano sulle specie animali estinte. Era pesante, sarà stato un chilo abbondante, se non un chilo e mezzo. In copertina era raffigurato un dodo, un grosso colombo che viveva a Mauritius e che fu avvistato per l’ultima volta nel 1681. Nel primo articolo compariva un disegno dell’ultima specie di moa, un uccello neozelandese sterminato dai maori intorno al 1600; seguivano poi illustrazioni di tutti i mammiferi, gli uccelli e i rettili estintisi dal 1500 al 1989.

Il dodo e il moa erano accomunati dal fatto di non volare. Inoltre non avevano mai avuto antagonisti naturali prima che l’uomo approdasse sulle rispettive isole. Da quel momento, in compenso, erano diventati una facile preda.

Anna aveva letto da qualche parte che il moa occupava ancora un posto di rilievo nel folclore maori. In Nuova Zelanda – o Ao-tea-roa, nella lingua maori – si sentiva ancora il canto popolare: «No moa, no moa in old Ao-tea-roa. Can’t get ’em. They’ve et ’em. They’ve gone and there ain’t no moa!»*

Nel grosso libro era inserito un foglio che aveva stampato da Internet:

Le cosiddette liste rosse delle piante e degli animali a rischio di estinzione sono pubblicazioni sempre più belle di anno in anno, con foto a colori ad alta definizione delle specie gravemente minacciate, minacciate o vulnerabili. Tra qualche anno il naturale sviluppo di questa tendenza sarà la pubblicazione di bellissimi «libri da salotto» con foto altrettanto accattivanti di piante e animali già estinti. Si tratterà esattamente delle stesse immagini che anni addietro avevano abbellito gli elenchi delle specie a rischio, e chissà che in futuro non si parlerà di quelle stesse specie come di «fotofossili»: specie, cioè, che hanno fatto in tempo a essere conservate visivamente prima di estinguersi insieme al loro habitat.

Non è forse un’ironia del destino che l’arte della fotografia – e la conservazione digitale dei dati – abbia avuto la sua massima diffusione proprio nel momento in cui abbiamo iniziato sul serio a eliminare la biodiversità della Terra? Eppure un giorno l’interesse dei bambini per i dinosauri sarà una cosa superata, soppiantata da un’irrefrenabile mania per le gallerie fotografiche di uccelli e mammiferi estinti, e per i più piccoli possiamo aspettarci che torni di moda la tombola illustrata.

Era pazzesco. Che diritto aveva l’uomo di sterminare le altre forme di vita?

Che cosa aveva che non andava, l’essere umano? Anna voleva scoprirlo il prima possibile, ed ebbe un’idea.

Aprì il cassetto della scrivania e prese il biglietto da visita del dottor Benjamin. Lui le aveva detto che poteva chiamarlo. Per sicurezza gli mandò prima un SMS:

Che cosa sta succedendo all’umanità? Possiamo parlarne? Quando posso chiamarla? Saluti da Anna (Nyrud)

Nemmeno un minuto e arrivò la risposta:

Chiama pure adesso. Oggi non sono al lavoro. Benjamin

«Oggi non sono al lavoro.» Perché gliel’aveva scritto? Certo, se fosse stato all’ospedale una sua telefonata non sarebbe stata opportuna. Tuttavia, c’era qualcosa che non quadrava. Perché aveva dovuto precisare che non era al lavoro? E perché, poi, non era al lavoro?

Troppe domande senza risposta. La cosa migliore era telefonare. Lui rispose dopo pochi secondi:

«Pronto!»

«Sono Anna.»

«Ciao. Come facevi a sapere…»

«Mi ha dato il suo biglietto da visita.»

«Certo.»

«È un brutto momento?»

«Sì, è ovvio. Perché mi hai chiamato, Anna?»

Ovvio? Anna non capiva. Ma ricordava il motivo per cui gli aveva telefonato: «Esiste qualche ricerca psichiatrica sull’uomo inteso come specie e non come semplice individuo? Stiamo distruggendo il nostro pianeta. Perché?»

«…»

«Pronto?»

«’Che cosa sta succedendo all’umanità?’, hai scritto. Ma non sai niente?»

«Di cosa?»

«Di mia figlia.»

«Ester Antonsen!»

«Sì, mia figlia. Dunque lo sapevi?»

«No, no. Ma l’ho capito adesso. In questo preciso momento! E adesso capisco ancora meglio perché ho chiamato. C’era una sua foto sulla sua scrivania… in una cornice rossa. Dev’essermi rimasta impressa.»

«In realtà è una foto di mia moglie, quasi trent’anni fa.»

«Davvero? Allora devono assomigliarsi molto…»

«Be’… Parla pure, Anna. In effetti è proprio un brutto momento, e devo dire che mi manca qualcuno con cui parlare.»

«Lo psichiatra non lavora e quindi ha bisogno di qualcuno con cui parlare?»

«Perché no? Vedi com’è complicato l’animo umano.»

«Di cosa vuole parlare?»

«Ti sono venute a trovare delle renne di recente?»

Anna rise: «Sì, ne arrivano in continuazione, credo che mi stiano spiando… per conto di Babbo Natale».

«Vorranno scoprire cosa vuoi per regalo.»

«Chissà… Credo che si sistemerà tutto per Ester, e non perché credo a Babbo Natale. Anche lei deve pensare positivo, dottor Benjamin. Non aiuta sua figlia se si lascia andare. E poi potrebbe aver bisogno di energie nei prossimi giorni.»

«Hai ragione, Anna. È un buon consiglio.»

«Credo che il lavoro di Ester per il Programma alimentare mondiale sia molto importante. È un bene che ci siano animi ardenti come lei.»

A quel punto Anna si ricordò il motivo per cui aveva chiamato e aggiunse: «Per quanto riguarda gli studi psichiatrici sull’umanità, possiamo parlarne un’altra volta. Così le racconterò anche i sogni assurdi che ho fatto. Ho sognato di essere la mia pronipote e di vedermi nei panni della vecchia bisnonna. Ma anche questo possiamo tenerlo per la prossima volta».

«Credo sia meglio, Anna. Intanto grazie per la telefonata.»

«Seguirò le notizie, dottor Benjamin.»

«Benjamin… oppure dottor Antonsen.»

«Va bene, dottor Antonsen. Voglio dire, Benjamin! Avrei dovuto leggere più attentamente il biglietto da visita. Ma adesso mi è tutto chiaro.»

«Stammi bene!»

«Anche lei. La penserò!»