Capitolo Quarantotto
«Sei pronta?» chiede Dev attraversando il magazzino e strofinandosi le mani.
Infilo la mano nella borsa e stringo le dita intorno al Taser. «Pronta per cosa?»
«Per andare a comprare una macchina.» Sembra confuso. «Non è quello che avevamo in programma di fare?»
Tiro fuori la mano dalla borsa. «Ah, sì, certo. Di cosa credevi stessi parlando?»
Lui mi fa l’occhiolino. «Giochetti mentali. Bene. Mi piace il tuo stile.»
Alzo gli occhi al cielo mentre ci incamminiamo verso la sua auto. «Io non ho uno stile.»
«Oh, sì che ce l’hai, Bo Peep. Fidati.» Ridacchia mentre si piega per entrare nella grossa auto d’epoca.
Mi siedo accanto a lui e faccio una smorfia per quanto è pesante la portiera. Quel circuito di allenamento mi ha uccisa. Avrò male in tutte le zone già doloranti. A questo punto, penso che non recupererò mai. Mi fa male tutto… ogni muscolo, ogni osso, ogni cellula del mio corpo.
Lui esce in retromarcia dal magazzino e penso a quello che ha detto, a quello che ha detto Toni e a come sembrano comportarsi tutti quando ci sono io. Persino Ozzie.
«Voi continuate a chiamarmi Bo Peep, ma vi devo dire che non mi sembra proprio un complimento.»
Dev gira il volante facendolo ruotare da una parte e dall’altra con la base del palmo. Ci vogliono circa cinque manovre per far voltare la macchina di appena 90 gradi.
«È un complimento. O forse è più una considerazione su una copertura davvero buona.»
«Che vuoi dire?»
Arriccia le labbra. «Mmh, come metterla in modo che tu la possa apprezzare…?»
«Non devi preoccuparti di offendermi» dico. «Ci ha già pensato Toni.»
«No, sto solo cercando di trovare il modo per mostrarti… Ci sono!» Alza un dito in aria. «Che cosa pensi quando vedi Ozzie?» Mi getta un rapido sguardo, aspettando la mia risposta.
Strabuzzo gli occhi. È una domanda a trabocchetto? L’inizio di una conversazione su come sono finita a letto con il capo? Ahi!
«In che senso?» Fingo un’indifferenza che non provo.
«Ce l’hai davanti, in maglietta, jeans, stivali, i capelli con quel taglio militare… Che cosa ti viene in mente quando lo vedi?»
Okay, non posso rispondere “sexy da morire” in questa situazione, anche se è la verità. Dev sta cercando di condurmi da un’altra parte. «Uhm, che ha qualcosa di duro?» Il mio viso inizia ad avvampare. «Voglio dire, nel senso che è un duro, un soldato, non… qualcos’altro.»
Dev ride. «Perfetto.» Mi lancia un’occhiata e sorride prima di riportare lo sguardo sulla strada. «Esattamente. E ciò che tutti vedono quando lo guardano. Spicca come un pollice alzato. Sembra minaccioso, qualcuno che dovresti tenere d’occhio. Non può arrivare in un posto senza farsi notare. È proprio impossibile.»
Guardo le gambe dinoccolate di Dev. «Probabilmente vale anche per te, eh?»
«Eeeesatto. Lui è un pollice alzato e io sono un braccio alzato. Non posso andare da nessuna parte in incognito. Sono utile solo quando ci sono corpi da spostare nei bagagliai o per guidare l’auto durante una fuga. E di tanto in tanto per fornire una distrazione.»
«E stai dicendo che io posso passare inosservata?»
Ride. «Cavolo, sì, tu puoi.»
Sospiro sconfitta. «Stai dicendo che sembro una mamma con il minivan a cui non succede niente?»
Si fa pensieroso. «Uhm, no. Non proprio.»
Guardo fuori dal finestrino, cercando di non sentirmi ferita da quell’idea. So che essere una mamma è un’occupazione più nobile che essere una dura, ma ciò non significa che voglia diventarlo a breve.
«Quello che voglio dire è che puoi mimetizzarti. Se vuoi essere una mamma da minivan, puoi esserlo, con la pettinatura e i vestiti giusti. Ma se vuoi essere una femme fatale, puoi essere anche quella.»
Lo guardo per vedere se mi sta prendendo in giro, ma sembra serio.
«Dei pantaloni in pelle, tacchi alti, una pettinatura diversa… facile. Fatto. E tuttavia, nessuno ti vedrebbe come una minaccia» continua.
«Perché sono una donna?»
«Perché hai qualcosa di disarmante.» Sorride e mi dà una pacca sul braccio. «Non esserne triste. È un grandissimo vantaggio, nel nostro lavoro.»
Faccio spallucce, un po’ ammorbidita. «Presumo che essere un vantaggio non sia così orribile.»
«No, fidati… Essere un vantaggio è tutto. L’unica copertura di Ozzie con questa banda era quella faccenda di Harley. C’è troppa gente che se ne va in giro in questa città, però, per farsi rivedere troppo presto. Per ora lui è fuori dal gioco e lo sarà per molto tempo. E io non ne ho mai fatto parte. Prima avevamo solo Thibault, Toni e Lucky. Ora abbiamo anche te.»
Una leggera paura mi serpeggia nello stomaco. «Per andare sotto copertura?»
Fa l’indifferente. «Più per muoversi senza farsi notare troppo.» Dev guida verso la strada principale che ci porterà nella zona nota per essere piena di numerosi rivenditori di auto, raggruppati tutti insieme.
Annuisco. «D’accordo. Penso di poterlo accettare.»
«Il minivan è fantastico, perché puoi trasportarci tutta l’attrezzatura da sorveglianza, i cani e, naturalmente, se ci serve qualcuno che passi inosservato. Niente si mimetizza meglio di una donna in un veicolo da mamma.»
Faccio un gran sospiro. «E siamo tornati al farmi fare la dog sitter e la mamma a tempo pieno.»
Lui ride ma non replica.
Dopo alcuni minuti trascorsi in silenzio, mi rendo conto che è il momento migliore per raccogliere informazioni da una vittima ignara. Sarà bloccato in quest’auto con me per almeno altri 15 minuti.
«Allora… che problema ha Toni, per farla breve?» chiedo.
«Che vuoi dire?» Appoggia il polso in cima al volante. L’altro braccio è sul finestrino aperto.
«È innamorata di Ozzie? Perché è così contraria alla mia presenza?»
«Ozzie?» Fa una risatina. «Per niente. Non è il suo tipo.»
Rimango perplessa. «È quello che ha detto lei, ma…»
Vedo che mi guarda con la coda dell’occhio.
«Che cosa?» chiedo.
«Non ci arrivi, eh?»
«Non ci arrivo a che cosa?» Odio quando tutti gli altri sono a conoscenza di un segreto e io no.
«Perché Ozzie non è il suo tipo.»
Allora capisco. «Oh. Lei è… è… ehm…» Non riesco a dirlo. Mi sento davvero stupida, ora.
«È cosa?» Dev si sta godendo in maniera evidente il mio disagio.
Le parole mi escono a stento. Come se fossi una vera pudica. «Una lesbica?»
Ride. Davvero forte e davvero di gusto.
«Che c’è?» Ora sono imbarazzata.
«È stato difficile per te, si vede.»
«Sta’ zitto.» Guardo fuori dal finestrino, il viso in fiamme. «Devi sapere che conosco un sacco di gente gay. Ho diversi amici gay.»
«Certo.»
«Certo.» Gli lancio un’occhiataccia. Come fa a sapere che in realtà ho un solo amico gay? Mi ha spiato?
«Be’, è stato divertente, ma Toni non è lesbica. Non che io sappia, comunque.»
Lo colpisco al fianco. «Perché me l’hai fatto dire se non è lesbica, allora, idiota che non sei altro?»
Sta ancora ridendo mentre si stringe le costole dove gli ho tirato un pugno. Quando smette, sospira di piacere. «Oh, ragazzi, è stato fantastico.» Mi getta uno sguardo. «Mi piace vederti in imbarazzo.»
«Sei strambo.» Sto quasi sorridendo, ma cerco di trattenermi.
Lui aspetta di aver finito di ridere prima di riprovare a parlare. «Ha un passato burrascoso. Ozzie la sta aiutando a superarlo. Ciò nonostante, non punterebbe un uomo come lui nemmeno tra un milione di anni.»
«Un passato burrascoso? Che genere di passato?»
«Non credo voglia che lo condivida. Ma potresti chiedere a lei.» Sembra fin troppo felice all’idea.
«E vedere il mio culo servito su un piatto d’argento? No, grazie.»
«Gira voce che tu sappia gestirla.» Nel suo tono aleggia un’aria di mistero.
«Che cosa dovrebbe voler dire?»
«Oh, un uccellino mi ha detto che potrebbe esserci stato un po’ di incaprettamento questa mattina, durante la sessione di estrapolazione dati.»
Sento male allo stomaco. «Che cosa? Chi te l’ha detto?»
Lui ride sotto i baffi. «Non Toni, questo è certo.»
«Quindi qualcuno questa mattina ci stava osservando? Che scortese.»
«Ehi, se fate un putiferio, la gente viene a indagare.» Alza le spalle.
Mi nascondo il viso tra le mani e lo lascio lì. «Oh mio Dio, Toni mi ucciderà.»
«Oh, non preoccuparti di Toni. Assicurati solo di avere con te un paio di cuffie e sarai a posto.»
La mia mente seguita a tornare a quell’incidente, mentre Dev continua a guidare. E ora che cavolo faccio? Lei non mi perdonerà mai per averla intrappolata sotto quella sedia se scopre che la squadra l’ha visto succedere.
Dev mi dà una pacca sulla spalla. «Non preoccuparti. Nessuno ne farà parola con lei.»
«Mi odierà per sempre.» Tolgo il viso dalle mani. «Sono già sulla sua lista nera.»
«Non temere. Continua solo a lavorare sodo e le passerà.»
Sbuffo. «Sì, certo.»
«È tenace ma non è stupida. Capirà che sei un buon acquisto per la squadra e si rilasserà.»
«Che cosa ti rende così sicuro che io lo sia? Un buon acquisto, intendo.»
«Mi hai preso alla sprovvista due volte. Una Toni. Nessuno ha ancora avuto la meglio su di te. E come ho detto prima, ti mimetizzi alla perfezione. Sei un camaleonte.»
Le parole mi escono come un borbottio. «Preferisco questo soprannome allo stupido Bo Peep.»
Lui ride, e continua a ridacchiare per tutto il tempo mentre entriamo dal rivenditore di auto usate, con dieci minivan parcheggiati proprio davanti.