13

La mattina seguente fu davvero imbarazzante.

Sì grazie, un po’ di tè e no grazie niente toast. E ancora ma dovresti mangiare qualcosa, e grazie non ho fame.

Alison davvero non ne aveva.

Si sentiva male all’idea che sua madre avesse scoperto i preservativi.

«Mamma» provò a dire, «riguardo alla notte scorsa…»

«Lascia stare, è tutto a posto» disse Rose.

Ma non lo era e Alison lo sapeva bene.

«Hai mai pensato di parlare con qualcuno?» Alison deglutì. «Quello psicologo che hai visto, per esempio.»

«Potrebbe forse riportarli indietro?» Rose scosse la testa. «Comunque sto bene. Mi spiace di aver frugato tra le tue cose l’altra notte. Non ne avevo il diritto.»

«Mamma…» insistette Alison. Ma la conversazione era conclusa.

«Cosa farete oggi?» chiese alla figlia.

«Non ne ho idea, penso che Nick abbia programmato qualcosa ma non ha voluto dirmelo.»

«Sembra eccitante» disse Rose rivolgendo un piccolo sorriso alla figlia mentre guardava verso la finestra. «Eccolo, è arrivato. È venuto in bicicletta.»

E peggio ancora, aveva due caschi!

«Ciao Rose. Voglio portare Alison a Palm Beach, dove stanno girando quella soap… ma non ti preoccupare, guiderò io. Alison tutto quello che devi fare è salire e tenerti forte.»

Alison indossò il casco. Aveva il sole negli occhi. Sapeva di sembrare ridicola ma tutto era quasi perfetto. Voleva godersi la giornata che l’uomo che amava aveva preparato per lei.

«Ciao mamma.»

«Alison, stai att…» Rose si interruppe e disse invece: «Divertiti».

«Ti chiamo dopo» le promise la figlia e salì in bicicletta, mentre pian piano lasciavano la città alle loro spalle. E più si allontanavano più tutto diventava bello.

«Fantastico vero?» disse Nick dopo aver fermato la bicicletta per ammirare la favolosa vista.

«Venivamo sempre qui la domenica, quando ero piccola» raccontò Alison. «Non lontano da qui c’è un bel posto per fare un picnic.»

Ma Nick aveva pianificato tutto e si rimise in marcia andando oltre. Lasciò la strada battuta e trovò un posto perfetto.

L’aria era frizzante, gli alberi impedivano la vista dell’oceano, ma si poteva udire il boato delle onde in lontananza.

Nick stese una tovaglia e tirò fuori il cibo. «Non sono riuscito a dormire la notte scorsa» ammise aprendo una bottiglia di vino e tirando fuori dai contenitori riso e gamberi. «E tu?»

«Non è stata una gran nottata» ammise lei riluttante a raccontargli di sua madre. Ma stupendo se stessa gli disse: «Non riesco a dormire senza di te».

«Non voglio che tutto questo finisca Alison.» I suoi occhi non si mossero, ma le sue dita trovarono il laccetto del suo bikini. Lei si incurvò senza fiato e restò immobile in attesa che lui riuscisse a districare il nodo.

«Non riuscivo proprio a dormire la scorsa notte…» ripeté Nick, ma questa volta con diverso intento. A ogni bacio Alison si eccitava di più. Nick iniziò a spogliarla spostando il cibo e facendola sdraiare sulla tovaglia. Lei gli abbassò la zip e fece scivolare le mani dentro ai suoi pantaloni. Il suo desiderio era tale che, preso il preservativo dalle tasche e mentre lo apriva coi denti, lo implorò di indossarlo immediatamente.

Ma proprio in quel momento il rumore stridulo di una frenata e un grande tonfo li fece balzare in piedi di soprassalto. Rivestendosi alla meglio, Nick saltò in sella seguito da Alison.

«Veniva da quella parte.» Alison indicò a sinistra e si arrampicarono su per la strada. Il suo cuore si fermò quando videro con i loro occhi cosa era successo. Una macchina si era schiantata contro un albero e un uomo stava parlando al cellulare gesticolando freneticamente. Nick rallentò di colpo ed entrambi scesero dalla bici.

«Ho sbagliato la curva.» Il ragazzo stava gridando mentre loro si toglievano i caschi. «Andavo troppo veloce, cercando di raggiungere l’ospedale, lei ha iniziato ad avere le contrazioni…»

«Come ti chiami?» gli chiese Nick avvicinandosi alla macchina. Il suo nome era Richard e sua moglie si chiamava Carly. L’ambulanza era già per strada.

Nick si accertò che il passeggero non fosse ferito e, a parte che fosse in travaglio avanzato, sembrava stare bene.

«Sono alla trentacinquesima settimana.»

Nick era incredibilmente calmo, al contrario di Alison. «Trentacinquesima va bene. Alison, c’è un kit di primo soccorso sulla bicicletta.» La compagnia di noleggio si era assicurata che ci fosse. «Aiutami a trasportare Carly sul sedile posteriore dell’auto.»

Alison lo aiutò, poi arrotolò un telo da mare per usarlo come cuscino per consentire alla donna di stare più comoda. Per quanto Richard fosse agitato, non poteva fare nulla. Ora la natura doveva fare il suo corso e la presenza di un medico serviva solo a dare delle parole di incoraggiamento, e a guidare la testa del bambino alla nuova vita.

«La testa è fuori.» Alison stava tenendo pronta la maglietta di Richard per fasciare il bambino e tutto era sotto controllo, eccetto il suo cuore che non smetteva di battere all’impazzata.

In lontananza si sentivano i fischi delle sirene ma il bambino non aveva intenzione di aspettare. Con un’ultima spinta uscì. Nick mise il neonato fasciato in braccio alla madre che chiese: «Sta bene la bambina?».

«Lui sta alla grande!»

Richard esultò di gioia alla sorpresa di avere un figlio maschio.

L’arrivo dell’ambulanza fece il resto. Todd aiutò Carly e Richard a tagliare il cordone ombelicale.

Nick era su di giri. «È stato grande!» esclamò con l’entusiasmo di uno che finalmente apprezza il suo lavoro.

Solo Alison era rimasta sulle sue. Aveva cercato di tenere la loro relazione al di fuori dell’ospedale e ora sentiva gli occhi di Todd addosso. Si rese conto di non avere il reggiseno sotto la camicetta e i vestiti erano messi a casaccio. Sapeva che Todd la stava guardando e sapeva cosa stava pensando.

«Bel lavoro!» commentò Todd chiudendo il portellone dell’ambulanza ed Alison restò ferma immobile con le guance in fiamme.

«Grazie mille» rispose Nick mentre gli stringeva forte la mano.

«Grazie mille?!» urlò Alison a Nick quando Tod fu lontano. «Ma ti rendi conto cosa stava insinuando?»

«A cosa ti riferisci?» chiese Nick ingenuamente.

«Bel lavoro a esserti portato a letto una facile!»

«Alison, ma dai, stava parlando del parto.»

«No!» si sentiva male. «Stava parlando di me. Voglio andare a casa.»

«Vuoi che le sue parole rovinino…»

«È già tutto rovinato e se anche adesso riuscissimo a metterci una pezza sarà tutto rovinato la prossima settimana…!»

«È per parlare di questo che ti ho portata qui.» Nick non aveva programmato di dirlo così, ma lei non gli lasciò alternative: «Voglio chiamare il lavoro e dire che non ho intenzione di rientrare in anticipo. Voglio andare in Asia. E voglio andarci con te. Devo assolutamente andare in Nuova Zelanda per questo matrimonio ma, vedi, ci ho pensato…» Ci aveva davvero pensato tutta la notte.

Nick vide il luccichio delle lacrime negli occhi di Alison ma non aveva ancora finito.

«Perché non vieni, giusto per poche settimane, o comunque per tutte le ferie che hai?» Fece una pausa e poi riprese: «So che sei sotto pressione per il mutuo e tutto il resto. Penserò io al biglietto e…»

Alison sollevò gli occhi al cielo

«…e potremmo passare qualche settimana soltanto io e te.» A lui sembrava un piano perfetto. O quasi.

«Non è così semplice» replicò Alison.

«No non lo è ma potrai comunque farti una vacanza e divertirti un po’, no?»

E quelle parole la scossero dal suo torpore, perché era questo che lei era per lui, ricordò a se stessa. Divertimento e vacanza che lui voleva solo estendere a qualche giorno in più, fare buon sesso, e lentamente disfare in pezzi il suo cuore.

«Non posso. Non posso mollare tutto e partire.»

Vuoi dire che non hai intenzione di venire?» Nick sentì che il suo cuore smise di battere per un secondo.

«Non ci penserai nemmeno un po’ su prima di dire no?»

«Tu non sai quanto siano difficili le cose per me. Ho avuto una terribile lite con mia madre la scorsa notte, e tu te ne vieni fuori con questa bella proposta, che serve solo a rattoppare la situazione. Ma sono io l’unica che ha qualcosa da perdere e tu sei solo un bastardo.»

Nick iniziava ad arrabbiarsi. «Ti sto solo chiedendo di venire con me o almeno di pensarci.»

«E io ti sto dicendo che non posso.»

«Non puoi, vero? Finalmente ho capito. Non è tua madre a trattenerti, Alison. Sei solamente tu la tua stessa carceriera.»

«Lasciamo stare. È finita.» Alison si sentiva irragionevole, voleva essere irragionevole.

E così fece.

Quando arrivò la polizia per far portare via l’auto dal carro attrezzi, chiese alla coppia se potessero far qualcosa per loro.

«Mi porti a casa per piacere» chiese Alison.