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«Alison, posso parlarti un secondo?» le chiese Nick alla fine del suo turno venerdì, dopo che lei aveva cercato di evitarlo per tutta la settimana.
Ovviamente avevano parlato ma di pazienti e cose inerenti al lavoro e Alison aveva fatto di tutto per non imbattersi in lui nei momenti di pausa o alla fermata dell’autobus a fine giornata.
«Sono di corsa altrimenti perdo l’autobus.»
«Lo abbiamo già perso, il prossimo è tra venti minuti» la informò Ellie.
«Aspetterò con te che passi il prossimo. Mi dispiace, non avevo intenzione di evitarti ma non ho mai avuto occasione di parlarti» volle chiarire Nick.
«Lo so, è stata una settimana assurda» replicò Alison facendosi scappare un sorriso.
«Senti, potremmo andare da qualche parte questo weekend o fare qualcosa, che ne dici?»
«Ho un impegno di famiglia stasera…» disse Alison senza mentire. «Il fratello di mio padre fa un barbecue, è sempre un po’ imbarazzante…» Alison si accorse che Nick si era accigliato e quindi come per giustificarsi aggiunse: «Mio padre è morto e finisce che stiamo sempre a tirar fuori vecchi ricordi…».
«E il resto del fine settimana?» chiese Nick senza demordere.
«Devo andare al negozio di arredamento.» Questa era davvero la scusa più patetica che potesse trovare.
«Io devo far fare un giro alla macchina o la batteria si scaricherà. Facciamo che passo a prenderti e ti porto io, okay?»
«Vedremo…» disse Alison sorridendo. «Ti faccio sapere.»
Alison raggiunse Ellie alla fermata dell’autobus che subito le disse: «Tu sei matta! È affascinante, è carino e si vede lontano un miglio che gli piaci un sacco!».
«Ma starà qui ancora per poche settimane» ribatté Alison.
«E quindi?»
«Quindi non c’è storia, è inutile.»
«Be’ è inutile se cerchi marito» disse Ellie ridendo. «Io davvero non ti capisco, fino a qualche giorno fa dicevi che avevi bisogno di divertirti e avere un’avventura e ora che ce l’hai servita su un piatto d’argento ti tiri indietro.»
L’avrebbe voluto eccome, e avrebbe voluto essere più simile a Ellie che riusciva a vedere solo il lato positivo, ma Alison sentiva odore di bruciato e aveva paura di ferirsi.
«Mi piace» ammise, «mi piace davvero tanto.»
«E allora buttati no?»
«Ma sai com’è la mamma. Magari una volta che avrò una casa tutta mia…»
Ellie rise di gusto prendendola in giro. Sapeva bene com’era fatta Rose e le era affezionata e sapeva cosa Alison stava passando.
«Era Tim quello che dava problemi, io se volevo uscire dicevo che stavo da un’amica.»
«E allora fallo!» suggerì Ellie. «Finché non avrai casa tua puoi dire che stai da me. E poi magari scopri che è terribilmente noioso e che porta mutande imbarazzanti! Non deve per forza essere quello giusto per uscire con lui e divertirsi un po’!»
Ellie aveva ragione. Alison scese dall’autobus e andò in spiaggia, togliendosi le scarpe per sentire la sabbia sotto i piedi. Il vento tra i capelli, il sapore del sale sulle labbra e il rumore del mare la fecero sentire un po’ più libera.
Aveva bisogno di fuga, di avventura e Nick rappresentava esattamente tutto questo.
Nick non doveva sapere tutto di lei. Non era necessario che sapesse che le notti fuori e i baci in spiaggia erano per lei una rarità.
Poteva farlo, si disse Alison. Poteva smettere di pensare e appagare il suo corpo e per una volta semplicemente divertirsi. Ma come? Se anche solo restare fuori fin dopo mezzanotte comportava mentire a sua madre come una adolescente? Perché avrebbe dovuto farlo?, si chiese. Perché lei lo voleva.
Alle dieci e mezza se ancora ti va.
Alison guardò per qualche secondo il messaggio prima di trovare il coraggio per premere invio.
Fantastico.
Più tardi, al barbecue, pensò che l’indomani lo avrebbe visto. E sorrise e fu felice di volerlo nella sua vita anche se solo per poco.
«Domani andrò al negozio di mobili» riferì Alison alla madre.
«Vai con la macchina di Tim? Potrei accompagnarti se vuoi.» Alison detestava il fatto che, anche se lui non c’era più, quella sarebbe sempre rimasta la macchina di Tim.
«Veramente mi accompagna Nick.»
Lo zio Ken non perse occasione di chiederle malizioso chi fosse Nick.
«È un amico del lavoro» tagliò corto Alison.
«Mamma, lui è Nick.» Alison cercò di essere naturale come se stesse presentando Ellie o Moira e come se davvero fosse semplicemente un collega che il sabato mattina la va a prendere per fare shopping.
E Rose fece lo stesso offrendo una tazza di tè a Nick mentre Alison finiva di prepararsi.
«Quindi hai intenzione di fermarti qui per un paio di mesi?» Alison sentì Rose chiedere a Nick.
«Il piano è questo» confermò lui accettando anche un toast con marmellata di ginger.
«Alison non lo sopporta questo toast, invece era il preferito di Tim» disse Rose.
«Tim? Chi è Tim?» Ad Alison si gelò il sangue nelle vene nel sentire l’argomento di cui stavano parlando Nick e sua madre.
«Mio figlio» rispose Rose e per fortuna Nick non replicò oltre.
Alison si affrettò e raggiunse i due in salotto dove la madre le chiese a che ora sarebbe tornata.
«Veramente…» biascicò Alison, «stasera c’è una festa. Vicky, una delle infermiere, si è fidanzata, te lo avevo detto la scorsa settimana. Abita vicino a Ellie così mi fermo da lei dopo.»
Alison abbracciò sua madre e le promise che le avrebbe mandato un messaggio più tardi.
Finalmente arrivarono al negozio.
«Veramente preferisci questo piuttosto che una gita in montagna con la bici?» commentò Alison prendendo una matita per prendere le misure.
«Lo potremo fare un’altra volta. Mi manca anche questo. Davvero, non sto scherzando. Ho voglia di far qualcosa di normale» disse lui prendendola sottobraccio.
«Lo terrò a mente» replicò Alison deliziata.
Più tardi, quando erano seduti sul balcone a godersi la vista dell’oceano, Nick trovò il coraggio per chiederle: «Che è successo a Tim?».
Alison sapeva che prima o poi quella domanda sarebbe uscita e in qualche modo la stava aspettando.
«Era con mio padre, stavano pescando.» Lui non diceva nulla ma ascoltava e basta e Alison gli fu grata per questo. «Il tempo non era brutto, un po’ come oggi. D’improvviso ci furono dei problemi e finirono sulle rocce.»
«Quand’è successo?» chiese Nick.
«Quasi tre anni fa. Io ero in ospedale per dei turni al Pronto Soccorso.»
«Tu non eri lì quando loro…» Lei si accorse dello sgomento nella voce di lui e non lo lasciò finire la frase scuotendo la testa.
«No, non ero al lavoro. Ero da amici quando ricevetti la telefonata della mamma che mi diceva di andare subito a casa. Quanto arrivai era già tutto finito.»
«E non ti distrugge lavorare ogni giorno al Pronto Soccorso?»
Di nuovo Alison scosse la testa. «A me piace il mio lavoro. Papà e Tim non ci sono nemmeno mai arrivati al Pronto Soccorso. Almeno la gente che ci arriva ha ancora una chance…»
«Non sono solo i bambini che ti sconvolgono vero?» chiese Nick ripensando a quella mattina in ospedale in cui arrivarono madre e figlia a seguito di un incidente.
«Sì è così, è la famiglia, tutto quello che ti viene tolto. E tutto quello che un secondo prima era tanto importante, come quel colloquio per David quella mattina, e che all’improvviso perde qualsiasi significato.»
«E come sta tua madre adesso?»
«È come intrappolata in un’altra dimensione, per la verità. Si preoccupa per me oltremisura e spesso mi chiedo cosa farebbe se mi succedesse davvero qualcosa.»
«Non puoi vivere così.»
«Lo so ed è per questo che tra poco mi trasferirò in una casa tutta mia e non dovrò renderle conto di qualsiasi mio spostamento. È complicato. Ma non importa» disse Alison e fece di tutto per cambiare argomento.
Poco dopo erano avvinghiati sul divano, dopo aver visto solo i titoli di testa di un film.
La bocca di Nick le accarezzava dolcemente l’orecchio e le sue mani le accarezzavano i seni. Le mani di lei, che fino a quel momento erano appoggiate al suo petto, ora stavano scendendo più in basso.
Alison si tirò leggermente indietro, senza fiato per il suo bacio. Sì, pensò, vale decisamente la pena mentire per lui.
«Scusami, devo fare una telefonata.»
«E cosa le dirai?»
La domanda che le fece Nick lo lasciò senza fiato. Non avrebbe dovuto permettersi. Ma lo fece.
«Tornerò tra un attimo» gli disse. Ma Nick si alzò la prese tra le braccia e le disse che non era necessario che mentisse per causa sua.
«E chi ti dice che sto per mentire a qualcuno?» Ma poi si lasciò andare e aggiunse: «È che lei è così difficile. E con tutto quello che ha passato».
Nick sembrò capire e le chiese: «Quindi dove starai questa notte?».
«Non ti preoccupare di questo.»
Ma Nick si rese conto che non era solo questione di dire una bugia per una notte. Non si trattava di una semplice avventura. Stava succedendo qualcosa di diverso. Qualcosa di più grande.
«Dai, ti accompagno a casa» si offrì lui.
«Ma è solo a cinque minuti da qui.»
Nick avrebbe dovuto darle la buonanotte e lasciarla andare. Lo sapeva.
Ma lui non sceglieva mai la soluzione più semplice e cercò le chiavi.
«Non andrai da sola.»
Tornarono a casa di Alison in silenzio e lui non la baciò sulla porta perché sapeva che lei non avrebbe voluto.
Entrando in casa Rose comparve sulla porta chiedendo alla figlia se volesse una tazza di tè. E anche se Alison avrebbe voluto soltanto rotolarsi nel letto a sentire l’odore di Nick sulla sua pelle accettò e si aggomitolò sul divano sentendo il cellulare vibrare nella sua borsa.
«Pensavo fossi alla festa» disse Rose.
Alison, invece di dire la solita mezza verità decise di essere onesta. «Non siamo andati. Abbiamo cenato a casa di Nick.»
«Sembra carino» commentò Rose.
«Lo è. Buonanotte mamma. Vado a dormire» sentenziò Alison.
Si tolse i vestiti leggendo il messaggio in cui Nick la ringraziava per la bella serata.
Sapeva che sarebbe partito a breve, doveva smetterla con tutto questo. Non voleva ritrovarsi a curare un cuore infranto. Il suo. Ma continuava a desiderarlo. Avrebbe voluto solo una piccola parte di lui. Piccola come il messaggio che gli mandò in risposta. Lo stesso per me.