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«Non ti sto perseguitando, giuro!»
Alison sorrise quando varcò la soglia del Pronto Soccorso e Nick la raggiunse.
«Amy mi ha chiesto di coprire i suoi turni di notte, questa settimana.»
«Oh. Non ti ho visto sull’autobus.»
«Infatti sono venuto in macchina, è stata una decisione improvvisa. Non sapevo se chiamarti per offrirti un passaggio.» Era una mezza verità. In realtà era quasi sicuro che i baci che si erano scambiati e l’attrazione che provavano uno per l’altra significassero molto di più per Alison. E lui non voleva ferire nessuno, né tanto meno essere coinvolto da qualcuno. O almeno questo era quello che continuava a ripetersi.
Aveva passato tutta la domenica a declinare inviti a uscire, e non solo da parte di colleghi, ma anche da parte di Louise, la donna che si era presentata al Pronto Soccorso per un mal di denti e che poi gli aveva lasciato un biglietto in ospedale ricordandogli dove lavorava e invitandolo a raggiungerla.
Si diressero verso la Sala Medici e decisero che avevano tempo per bere qualcosa prima di cominciare il turno.
«Oddio!» Moira si stava raccogliendo i capelli. «Sono stanca ancor prima di cominciare! Provate voi a dividere la casa con otto turisti e fare una settimana di turno di notte.» Poi vide Nick e gli rivolse un ampio sorriso. «Nick, fai le notti anche tu?»
«Ho paura di sì.»
«Questo sì che mi mette di buonumore.» Moira era così disinibita nello stuzzicarlo che Alison avrebbe ucciso per avere un pochino della sua faccia tosta. «Non c’è una camera libera nella tua splendida casa per una povera donna costretta a lavorare di notte?»
«Purtroppo il mio appartamento ha una sola camera da letto» rise Nick.
«Non c’è problema. Vorrà dire che saremo costretti a dividere il letto.»
Naturalmente lei non aveva idea di quello che c’era tra lei e Nick, stava solo scherzando…
Alison cercò di ignorare lo spumeggiante scambio di battute tra Moira e Nick e la terribile sensazione che lui stesse pensando di essersi interessato alla donna sbagliata.
Per non pensare, Alison si mise a fare l’inventario del materiale medico, dal momento che sembrava una notte tranquilla, mentre Moira e le altre infermiere chiacchieravano fra loro.
A un occhio disattento sarebbe potuto sembrare che Nick non notasse nemmeno la sua presenza nella stanza, ma lei sapeva che non era così. Sentiva i suoi occhi brucianti su di sé e un sorriso caldo che la aspettava ogni volta che si girava e incontrava il suo sguardo.
Fu gentile e premuroso con ogni paziente che varcò la soglia del Pronto Soccorso, ma nelle lunghe, silenziose pause di quella calma notte, Nick si sedeva al computer a controllare il suo profilo sui social network.
Non c’era lavoro arretrato per lui.
Semplicemente perché non ci può essere lavoro arretrato per qualcuno che è solo di passaggio.
«Ho comprato dei tappi per le orecchie.» Moira stava continuando a chiacchierare. «Per fortuna, i miei coinquilini fanno bagordi ogni sera e con i postumi della sbornia, nessuno a casa è in piedi prima di mezzogiorno e io posso godermi un po’ di quiete. Ma di notte dormo malissimo. E tu come dormi, Nick?» chiese con voce civettuola.
«Come un sasso» rispose senza alzare gli occhi dal computer e Alison realizzò che, nonostante gli scherzi, le frecciatine e il corteggiamento serrato di Moira, Nick non stava flirtando con lei. Come non aveva flirtato con Louise.
Nick era concentrato solo su di lei.
Alison se ne accorse nel momento in cui lui sollevò gli occhi dal computer e le rivolse un ampio sorriso, con i suoi occhi verdi penetranti che la fecero arrossire. «Posso fare qualcosa per te?» le chiese.
«Direi di no.»
«Allora mi vado a sdraiare un po’. Chiamami se hai bisogno.»
«Fortunato.»
E per un attimo, quando i loro occhi si incontrarono, a Nick sembrò di rivivere le sensazioni che aveva provato facendo bungee-jumping. Poteva essere pericoloso, forse ridicolo, ma era l’unica cosa che gli interessava in quel momento.
«A che ora stacchi?»
«Intorno alle sette e mezza.»
«Io alle otto. Ti posso dare un passaggio se vuoi. Sarà più veloce dell’autobus.»
«Grazie» rispose Alison.
Due ore dopo, alle sette e mezza del mattino, quando tutti gli altri membri dello staff della notte avevano finito il turno e se ne stavano tornando a casa, Alison si fermò ancora a chiacchierare con Ellie, firmò il registro delle dimissioni e quando non ci fu più niente da fare aspettò Nick.
Dopo poco arrivò, bello come il sole, a offrirle un passaggio.
Quando erano insieme, tutti i dubbi che le assillavano la mente scomparivano in un soffio.
«Meglio del bus?» le chiese quando Alison si sedette al posto del passeggero…
«Questa mattina, sì» ammise lei.
«Tu guidi?»
«A volte, ma per venire a lavorare, tra il traffico e il parcheggio, preferisco l’autobus.»
«Io non potrei non guidare, soprattutto dopo i turni di notte. Se dovessi andare in autobus mi addormenterei di colpo.»
«In effetti succede sempre anche a me. Mi sveglia spesso il conducente alla mia fermata.»
Era facile parlare con lui. Ed era eccitante stare vicino a lui. Aveva qualcosa di selvaggio e pericoloso, con la barba di un giorno, gli occhiali da sole e le mani posate con sicurezza sul volante.
«Vuoi fare colazione?» le chiese non appena si intravide la baia.
«No grazie.» Non poteva pensare alla colazione. Voleva solo andare a letto.
A letto.
Nonostante fossero entrambi stravolti, non appena lui si allungò per aprirle la portiera, fu estremamente naturale per Alison girarsi verso di lui e baciarlo. Fu un bacio dolce e gentile, fresco come l’aria mattutina. E sarebbe stato facile trasformarlo in qualcosa di più provocante, ma Alison sapeva già dove l’avrebbe portata. E non poteva permetterselo. Non era libera di permetterselo.
«Dormi bene.» Staccò lentamente la bocca dalla sua, anche se le costò fatica.
«Ne dubito.»
Nick sapeva che lei lo stava congedando.
La guardò attraversare il giardino e avviarsi nel patio. E per la prima volta nella sua vita, si sentì confuso. Perché, per quanto la desiderasse e sapesse che la cosa era reciproca, sapeva anche che il loro futuro era più che mai incerto.
Alison, da parte sua, era distrutta, completamente esausta e confusa.
Era un vero crimine il fatto che, a pochi isolati di distanza, lui e lei giacessero in letti separati, quando avrebbero invece potuto passare un intero, magnifico giorno uno nelle braccia dell’altra.
Aveva la chiave in mano, la teneva in mano e la guardava.
Poi, guardò verso di lui sperando con tutto il suo cuore che se ne andasse.
Ma Nick rimase.
Alison fu presa dal panico al pensiero che forse si era giocata la sua unica chance di essere coraggiosa, spericolata e sexy e che quell’uomo meraviglioso sarebbe scomparso dalla sua vita senza voltarsi indietro.
Si voltò di scatto e poté vedere il sorriso luminoso di Nick anche da lì.
E allora prese la prima decisione avventata dalla sua vita.
Corse attraverso il patio, e si infilò in macchina mentre come due ragazzini cominciavano a baciarsi dappertutto, a toccarsi, ad annusarsi come se fosse l’unica cosa al mondo.
Poi Alison guardò il suo uomo negli occhi e gli parlò col cuore in mano, mentre lo specchietto le rimandava finalmente l’immagine della vera Alison Carter.
«Voglio fare la colazione a letto.»