12

«Ciao mamma.»

Era stanca e confusa e l’unica cosa che desiderava era andarsene a letto.

Ma sua madre sembrava in vena di chiacchierare.

«Com’è andata la serata? Sei tornata a casa presto.»

«Sono solo un po’ stanca.»

«Ma come, non sei andata a fare una passeggiata? O magari a prendere un caffè da lui?»

«Mamma ti ho detto…» non era sicura di che piega stesse prendendo la conversazione fino a quando sua mamma non le rifilò un sonoro ceffone.

«Non mi prendere in giro!» le urlò gettandole addosso delle confezioni di preservativi. «Guarda, ce n’è per tutti i gusti, alla fragola, alla banana…»

«Mamma per favore.» Alison era troppo imbarazzata e sotto shock per replicare. E Rose non sembrava intenzionata a lasciar perdere.

«Come hai potuto Alison?»

«Ho ventiquattro anni!» ancora con quella patetica giustificazione. Le sembrava di essere tornata ad avere diciassette anni, solo che adesso non c’erano più Tim o suo padre a placare le ire di Rose.

«Come hai potuto!»

«Mi sembrava che tu avessi chiuso un occhio con Paul sull’argomento.»

«Paul era diverso. Lui aveva intenzioni serie con te.»

«Anche Nick è serio. Lui non mi sta usando.» Sembrava che stesse cercando di convincere più che altro se stessa.

«E invece lo sta facendo! Hai sentito cosa ha detto stasera. Ha ottenuto una promozione, se ne andrà. E tu hai fatto l’amore con lui!» La furia di Rose sembrava inarrestabile. «Sei sempre stata un problema, quella di cui ci dovevamo preoccupare, la ribelle di famiglia, mentre il povero…» Non proseguì, ma non ce n’era bisogno. Alison sapeva benissimo quello che voleva dire. Che lei era sopravvissuta e Tim era morto.

Sentì le lacrime bruciarle gli occhi. «Tim era divertente, Tim sapeva come farvi ridere. Tim non era un santo, mamma. Lo stai beatificando! Non importa tutto quello che faccio, non potrò mai riportarlo in vita.»

«Non volevo dire questo.» Rose si rese conto di essersi spinta troppo in là. «Non si tratta di Tim, ma di quell’uomo.»

«Quell’uomo ha un nome, si chiama Nick. Lui mi fa ridere, mi fa stare bene e tu non avevi il diritto di frugare tra le mie cose! Non posso più aspettare, mamma. Io me ne vado.»

«Con lui?»

Rose si lasciò cadere sulla sedia.

E Alison avrebbe voluto correre via, andarsene a letto, dimenticare quella serata orribile. Invece si trovò a passare un braccio dietro le spalle di sua madre, nel tentativo di consolarla. Quella era una lite che andava fatta, che era rimasta nell’aria per troppo tempo. Forse ora avrebbero potuto andare avanti.

«Sto parlando dell’appartamento. Non sto andando con lui in Inghilterra, mamma.» Alison la scrollava per le spalle cercando di farle capire come stavano le cose. «Lui non me l’ha chiesto. E se anche l’avesse fatto, io non avrei accettato.»

Non avrebbe voluto.

Non avrebbe potuto.

«Non sto andando in Inghilterra, mamma» ripeté Alison. «Mi sto solo trasferendo in un appartamento. Non ti sto abbandonando, non potrei mai. Ma» e per la prima volta nella sua vita fu davvero sincera con sua madre, «me ne devo andare.»