10
Alison seppe che era giovedì non appena varcò la soglia di casa e l’odore della carne Strogonoff le raggiunse le narici.
Si aspettava di dover subire l’ennesimo interrogatorio di sua madre, preoccupata perché non l’aveva vista per tutto il giorno. Ma la casa era silenziosa.
Decise quindi di andare a letto per recuperare almeno due ore di sonno.
Fu svegliata alle sei e mezza da Rose.
«Hai dormito bene, tesoro?»
«Benissimo grazie.»
«Ho cercato di non svegliarti, quando sono tornata. Se vuoi la cena è pronta.»
«Grazie, scendo subito.»
Fu una cena piacevole, in cui loro due chiacchierarono e risero come una famiglia normale.
Le sarebbe mancato tutto questo.
In fondo erano le piccole cose di ogni giorno a infastidire chi era costretto a una convivenza forzata. Come le parole crociate per Nick e la sua ex fidanzata.
O come quando sua madre la obbligò a portare via gli avanzi della cena per lo spuntino notturno in ospedale, anche se lei avrebbe preferito di gran lunga mangiare i tramezzini della macchinetta.
Ma almeno Nick avrebbe apprezzato.
Era quella la normalità, fatta di un lavoro impegnativo, di cene in famiglia tranquille e rilassate. Una normalità in cui non era costretta a mentire - o almeno non del tutto - e a tornare a casa entro mezzanotte.
Un’eccitante normalità in cui Nick la sarebbe passata a prendere in macchina, avrebbero chiuso il mondo fuori dalla porta, avrebbero riso e fatto l’amore.
Ma lei lo sapeva fin dall’inizio.
Questa normalità non sarebbe durata.
«Nick, posso rubarti cinque minuti prima che tu vada via?» chiese Amy quando, qualche giorno dopo, arrivò fresca di doccia e profumata al suo turno della mattina.
«Certo cerchiamo un posto tranquillo.»
Alison li seguì con lo sguardo cercando di non essere gelosa.
Qualche tempo dopo, alla fine del suo turno, non vedendolo tornare si avviò alla fermata dell’autobus. Ma, nonostante la corsa disperata, lo perse e dovette restare alla fermata ad aspettare. La macchina di Nick comparve all’orizzonte una ventina di minuti dopo.
«Scusami.»
Sarebbe stato infantile non salire a bordo.
«Stavo pensando» cominciò Nick mentre si destreggiava facilmente nel traffico della mattina «che questo week-end potremmo scalare l’Harbour Bridge. Che ne dici?»
«Dico che non riesco nemmeno a pensare all’Harbour Bridge e allo scalare a quest’ora del mattino.»
«Sarà divertente!»
«Sì, come no!»
Uno sguardo all’orologio del cruscotto le ricordò che, se fosse uscita un po’ prima o non avesse perso l’autobus, adesso sarebbe stata già a letto.
«Cosa voleva Amy?» cercò di mantenere il tono di voce il più normale possibile, senza che sembrasse inquisitorio o, peggio, geloso.
«Aveva bisogno di discutere con me di una cosa» fu la sua laconica risposta.
Non aggiunse nient’altro e il silenzio che invase l’abitacolo non era rassicurante; poi Nick si fermò a un semaforo e si voltò verso di lei.
«Alison, non chiedermi di tradire una confidenza solo perché siamo…» si bloccò, cercando di scegliere bene le parole. «Abbiamo detto di lasciare la nostra relazione fuori dall’ospedale. Eravamo d’accordo su questo.»
Anche se non stavano davvero litigando, Alison sentì salire le lacrime agli occhi e fu grata quando Nick si fermò davanti a un bar e scese dicendo che aveva bisogno di una tazza di latte. Avrebbe avuto qualche minuto di tempo per convincersi che era solo stanca, dopo una settimana di turni notturni e sesso sfrenato, che non era affatto gelosa…
Quando Nick tornò, il suo umore era decisamente migliorato, ma Alison sentì che quella mattina era cambiato qualcosa.
Nel frattempo Nick ricevette una telefonata dal suo capo e da sua madre. E questo ricordò ad Alison che c’era una vita fuori che lo stava aspettando. E una volta che se ne fosse andato, la sua vita sarebbe tornata quella di prima, fatta di rientri a mezzanotte, e che quell’assaggio di libertà che aveva avuto con Nick sarebbe irrimediabilmente finito.
Una volta arrivati a casa di lui, come ormai era consuetudine da qualche giorno a quella parte, Alison si sdraiò sul letto e, quando Nick tornò dopo essersi fatto una doccia, fece finta di dormire.
Dopo un sonno di poche ore e piuttosto agitato, Alison si svegliò e rimase a guardarlo, imprimendosi nella memoria ogni dettaglio di quell’uomo meraviglioso che aveva stravolto la sua vita.
Lui dovette sentire quella strana elettricità che vibrava nell’aria ogni volta che stavano insieme, perché si svegliò.
«Buongiorno.»
«‘Giorno.»
Anche se sarebbe stato più appropriato dire buon pomeriggio, dato che erano le due.
«Amy mi ha proposto di lavorare di più» le confidò poi a un tratto.
«Degli straordinari?»
«No, mi ha chiesto di prolungare la mia permanenza qui. Ha solo voluto sondare il terreno, non c’è niente di definito.»
«Vuol dire che Curt non torna?» Curt era stato costretto a prendersi tre mesi di ferie arretrate e tutto lo staff medico aveva tenuto la bocca cucita su questo argomento. Proprio come stava facendo Nick adesso.
«Non è questo. Davvero non ne posso parlare.»
«E che mi dici del tuo viaggio in Asia?»
«Non posso fare entrambi.»
«No, ma potresti prolungare il tuo anno di aspettativa, così da poter fare tutte e due le cose.»
«Già non erano convinti di concedermi questo anno, non credo che sarebbero contenti di prolungarmi il periodo.»
Era una cosa troppo grande da affrontare in quel momento.
Ed entrambi volevano godere di quelle ore appieno, lasciare fuori ogni problema e concentrarsi solo su di loro, sui loro corpi allacciati, sulle sensazioni dei loro respiri fusi in uno.
I baci di Nick facevano svanire in lei ogni paura, la rendevano audace, coraggiosa e sexy.
Non avrebbe voluto essere da nessun’altra parte se non tra le sue braccia, a sentire il suo calore e la sua forza mentre si insinuava tra le sue gambe e le sue carezze si facevano più audaci e più profonde. In un attimo fu dentro di lei e si mosse con cautela, anche se Alison avrebbe voluto che le sue spinte diventassero più voraci.
Improvvisamente Nick si rese conto di quale pericolo stavano correndo e scivolò via lentamente per prendere un preservativo. Lei, anche se ancora in preda alle vertigini, gli fu grata di aver pensato al suo bene.
Poi la loro danza ricominciò e Nick lasciò che lei fosse affamata, che esplorasse ogni centimetro del suo corpo come non aveva mai fatto, e quando il loro piacere divenne un’unica estasi, si resero conto di essere arrivati in un posto dove non erano mai stati.
E che non ci sarebbe più stato ritorno.
Così, quando la sveglia suonò e Nick le chiese di rimanere ancora un po’, Alison semplicemente lo fece.
E sperò con tutto il cuore che, un giorno, lui avrebbe fatto lo stesso per lei.