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Come per il mal di denti di Louise Haversham, a volte il dolore teneva sveglia Alison di notte.

Il pensiero della partenza di Nick la tormentava.

Due mesi non erano lunghi abbastanza. La possibilità che Cort tardasse a tornare era il suo unico barlume di speranza.

«Questi sono per voi» esordì David, l’uomo la cui famiglia era stata coinvolta in un incidente stradale, porgendo a tutto lo staff di Pronto Soccorso una grande scatola di cioccolatini, ma sorridendo in particolar modo ad Alison. «Io e Rebecca volevamo ringraziarvi di cuore».

Capitava raramente che dei pazienti tornassero per ringraziare.

«Come va il braccio?» chiese Alison a Rebecca.

«Sto facendo un sacco di fisioterapia e miglioro a vista d’occhio» rispose lei facendo vedere come riusciva a muovere bene le dita di nuovo.

«Siamo felici di vederti» disse David rivolgendosi a Nick. «Pensavamo che fossi già partito.»

«Ancora un paio di settimane» rispose lui e Amy alzò gli occhi al cielo.

«Cosa faremo senza di te?»

Quel tarlo ricominciò a torturare Alison, come accadeva ogni volta che si trattava questo argomento.

«Vi siamo davvero riconoscenti» disse David, «e, per la cronaca, ho ottenuto quel lavoro! Sto lavorando già da un mese.»

«È fantastico. Non potremmo essere più felici per voi.»

«Ciao a tutti!» Si unì Ellie e si fermò a parlare un po’ con loro. «È davvero già passato un mese?»

Ed era davvero già passato, perché solo un paio di giorni prima Alison aveva ricevuto il mutuo e un mazzo di chiavi.

«Non ricordavo che la moquette fosse così verde. Ma davvero le pareti erano marroni?!» Si era chiesta Alison quando era andata a vederlo, accompagnata anche questa volta da Nick.

«Con una mano di pittura e una volta arredato sarà fantastico» aveva sentenziato Nick ottimista.

«Ti aiuterò io nel weekend, possiamo andare oggi stesso a comprare la vernice» aveva aggiunto, vedendo lo sconforto negli occhi di lei.

«Avrai cose migliori da fare che pitturare un appartamento» aveva considerato Alison.

«No.» Nick l’aveva tirata a sé. «Mi piace passare il tempo con te.» E estrasse fuori da una borsa un regalo per lei. Era tutto il giorno che Alison si chiedeva cosa ci fosse dentro quel sacchetto che si portava dietro. Era una pianta in un vaso rosso che aveva posizionato sul balcone. A quel punto aveva tirato fuori una bottiglia di champagne. Non avevano i bicchieri, ma non se ne erano fatti un problema e avevano bevuto dalla bottiglia seduti sul pavimento.

Alison aveva sorseggiato lo champagne ma con l’amaro in bocca al pensiero che lui non ci sarebbe stato più, una volta che la casa fosse stata pronta.

«Faremo tutto in una settimana» aveva continuato Nick, «e poi dobbiamo ancora…» Ma la sua voce aveva tremato al pensiero che tutto il tempo che avevano ancora a disposizione fosse una sola settimana.

E il tempo incalzava.

Velocemente arrivarono le sei di venerdì sera. Alison si stava preparando mentre sua madre chiacchierava con Nick in salotto.

C’era un ristorantino di pesce che lui voleva provare ma, per quanto fosse carino, Alison era esausta e avrebbe sicuramente preferito una scatola di noodles e un DVD davanti alla TV.

«Pronta!» esclamò all’improvviso presentandosi in salotto con tacchi alti e un vestito nero, truccata e ben pettinata. Nick se la mangiò con gli occhi ma anche Alison restò colpita dalla bellezza di lui. Portava una camicia scura che risaltava i suoi capelli biondi.

«A che ora hai prenotato il tavolo?» chiese Rose.

«Alle sette. Quindi è meglio che ci muoviamo.» Baciò Alison sulla guancia e all’orecchio le sussurrò: «Alle otto in realtà». Nick le fece l’occhiolino e Alison sorrise grata e divertita.

Improvvisamente il cellulare di Nick suonò. «Meglio che risponda» disse.

Alison lo osservò allontanarsi in giardino e sentendolo dire: «Che sorpresa! Grazie per aver pensato a me…ve ne sono grato…». Dopo ancora qualche minuto di conversazione rientrò in casa.

«Lavoro» disse, «in Inghilterra.»

«Oh…» fece Alison.

Rose si ricordò improvvisamente di avere il ferro da stiro in lavanderia e si allontanò.

«Mi hanno chiesto di accorciare il mio viaggio, ma non questa parte, e di tornare dall’Asia un mese prima.»

Alison sorrise e lo baciò congratulandosi ma si sentiva strana. Voleva il meglio per lui, ma avrebbe voluto essere coinvolta nella sua vita.

«Non ho ancora detto sì» puntualizzò Nick.

«È comunque qualcosa da festeggiare, quindi è il mio turno di portare lo champagne!»

Alison lo baciò ancora, provando con tutte le sue forze a sembrare disinvolta e felice per lui, ma Nick intuì il suo reale stato d’animo.

Non si precipitarono subito a casa sua per passare del tempo da soli. Ma per un tacito accordo si diressero direttamente al Darling Harbour, passeggiarono e poi cenarono. Ma l’aria era intrisa di questa tristezza che Nick decise di affrontare.

Alison fece un sorriso forzato. «Ti piovono offerte dappertutto. Cosa succederà con Cort?»

«Cort?» chiese Nick accigliandosi.

«Non ti aveva detto Amy che forse potrebbe esserci un posto…»

«Era solo un’ipotesi, e ancora campata per aria… Sarà molto più difficile di quanto pensassi» disse lui prendendole la mano «dirci addio.»

«Sarà difficile esattamente quanto temevo» rispose Alison e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

«Non deve finire solo perché…»

«Oh, andiamo Nick…» disse Alison in tono quasi accusatorio, «vorrà dire che accetterò la tua amicizia su Facebook, così ci terremo in contatto.» E scosse la testa sapendo che non lo avrebbe mai fatto.

Non poteva sopportare l’idea di non averlo più. Nick si sarebbe portato via il suo cuore.

Erano entrambi tristi e Nick non insistette oltre.

Pagò il conto e la riaccompagnò senza nemmeno proporre di andare a casa sua.

«Alison…» farfugliò mentre la portava a casa, «non ho mai avuto intenzione di… voglio dire…»

«Non potevi essere almeno noioso?» lo interruppe Alison. «Perché non ti ho sorpreso con indosso i miei tacchi e il mio reggiseno?!» E finì col mettersi a ridere, ma le risate si mischiarono con le lacrime. Nick la abbracciò.

«Ti vengo a prendere domani e ne parliamo. Troveremo una soluzione.» L’unica soluzione che la mente poteva concepire aveva implicazioni molto più profonde, che il suo cuore non era pronto ad analizzare.

«Non voglio pitturare domani.»

«Non lo faremo» disse Nick. «Parleremo di questa situazione. Fatti trovare pronta alle dieci.»

«Per cosa?»

«Sei lettere. Comincia con P e finisce con C.»

«Odio le sorprese.»

Le prese la testa tra le mani e la guardò in fondo agli occhi come se per la prima volta volesse leggerle dentro. «Davvero le odi?»

Alison scese dalla macchina pensando che era a un passo dalla resa dei conti.