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Poiché conosceva le regole dell’etichetta, Bella sapeva che si stava comportando come una pessima ospite.

Invece di unirsi agli altri per il pranzo a Tremayne House, aveva chiesto a una cameriera di porgere le sue scuse ed era rimasta nella sua stanza a esaminare le pagine del manoscritto per apportarvi delle migliorie.

Presto scoprì che non riusciva a concentrarsi sugli indovinelli come al solito. E naturalmente sapeva il perché. C’era un enigma molto più grande da risolvere.

Un enigma legato a un uomo che la lasciava senza fiato ogni volta che la toccava. Un enigma che le faceva battere forte il cuore ogni volta che si concedeva di pensare al futuro, perché tutte le possibilità la spaventavano. Non riusciva a immaginare una vita con Rhys e al tempo stesso non poteva pensare di vivere senza di lui.

Era il motivo per cui aveva preferito non presentarsi al pranzo. Perché ci sarebbe stato anche lui, con lo sguardo penetrante dei suoi occhi azzurri, e Bella temeva che, quando sarebbero stati soli, le avrebbe posto la domanda che lei desiderava udire da tanto tempo.

Quello però era il passato. La sua non era più un’infatuazione giovanile. Il cuore era dilaniato dal dubbio, la ragione la conduceva per sentieri che la preoccupavano. Se Rhys glielo avesse chiesto, non avrebbe saputo che cosa rispondere.

Bella si alzò dal divano del salottino e si stiracchiò per rilassare i muscoli della schiena. Guardando l’orologio, si chiese se fosse troppo tardi per unirsi al pranzo. Ogni tanto udiva le risate che arrivavano dal piano di sotto. Era un pranzo importante, aveva contato almeno una dozzina di ospiti quando aveva visto dalla finestra le carrozze che arrivavano.

Dopo un quarto d’ora si domandò come mai Rhys non fosse andato a chiederle perché non era scesa per il pranzo.

Si posò una mano sul seno, trasse un profondo respiro, poi si girò verso lo specchio appeso sopra il camino e fermò qualche ciocca con le forcine per sistemare l’acconciatura.

Forse era il caso di andare.

Si diresse verso la porta e si fermò quando un colpo fu battuto. «Rhys.»

Dopo avere aperto la porta, vide la Duchessa di Tremayne che le sorrideva sulla soglia.

«Volevo accertarmi che steste bene.» La padrona di casa entrò nella stanza e lanciò un’occhiata alle pagine del manoscritto sparse su un tavolo. «Sembra affascinante.»

«Sto lavorando a un libro. Spero di trovare un editore disposto a pubblicarlo.» Bella pensò che la duchessa potesse apprezzare il suo lavoro. Forse un giorno gliene avrebbe donata una copia.

«Al pranzo parteciperà un autore che ha pubblicato dei libri.» Un sorriso lusinghiero illuminò il viso della duchessa. «Se scendete, ve lo presenterò.»

Bella ricambiò il sorriso. «Mi accingevo a farlo.»

«Magnifico.» La duchessa batté le mani in segno di vittoria. «Dobbiamo ancora cominciare a mangiare. Gli ospiti stanno conversando, vi ho tenuto un posto a tavola di fronte al vostro fidanzato.»

«Grazie» disse Bella, augurandosi di non avere lasciato trapelare la propria ansia.

Mentre la padrona di casa la accompagnava al piano di sotto, vide Meg ai piedi della scala.

«Sono felice che tu abbia deciso di unirti a noi.» Meg lanciò un’occhiata verso l’enorme salotto della residenza dei Tremayne. «Conosco poche persone e non so dove sia finito Rhys.»

«È sparito?»

Meg bevve un sorso di quello che sembrava un punch. «Conosce tanta gente a Londra, credo che sia andato a parlare con qualcuno.»

Quando Bella entrò nel salotto, si rese conto che Meg aveva ragione. Rhys non c’era. «Gli ospiti si sono divisi in altre stanze?»

La giovane si strinse nelle spalle.

«Vado a cercarlo.» Bella le lanciò un’occhiata, sperando che si offrisse di accompagnarla.

«Credo che resterò qui, la duchessa dice che dovrei inserirmi nel gruppo.»

«Allora segui il suo consiglio.»

Tremayne House era una dimora enorme, costruita in uno stile particolare. Dal corridoio principale ne partivano altri, su cui si affacciavano delle porte. La maggior parte di esse era chiusa, alcune erano invece socchiuse. Bella si chiese quali fosse opportuno esplorare.

Da qualche stanza uscivano delle voci e delle risate. In una due uomini sembravano discutere di politica, in un’altra delle signore sussurravano ridacchiando, come se si stessero raccontando dei pettegolezzi. In fondo al corridoio Bella udì una risata di gola femminile e un nome che la mise in guardia.

«Claremont, come osate?»

Bella esitò con la mano sulla porta socchiusa. E fu presa dal panico. Il suo comportamento di un giorno di cinque anni prima l’aveva ossessionata per lungo tempo. Non voleva rivivere quel dolore.

Tuttavia doveva sapere che cosa stesse accadendo.

«Rhys?» Entrò nella stanza, ma nell’oscurità non si vedeva niente o nessuno.

Poi scorse due figure, illuminate da un candelabro a muro sulla parete in fondo. Rhys era in piedi appoggiato alla libreria, al suo fianco c’era una donna che indossava un abito blu zaffiro.

Lui sorrise appena la vide. «Pensavo che non saresti scesa.» Detto ciò, avanzò di un passo e le porse una mano.

«Ho cambiato idea.» Ignorando che cosa l’aspettasse, Bella non prese la mano che le veniva offerta.

Rhys aggrottò la fronte. «Mi fa piacere.»

«Davvero?» Bella osservò la donna che indugiava vicino alla libreria. La stava fissando, sembrava interessata al rapporto tra lei e Rhys. Dopo un po’ si avvicinò.

«Immagino che sia la vostra fidanzata. Non volete fare le presentazioni, Claremont?»

«Miss Jane Harrington.» Rhys indicò la giovane senza distogliere lo sguardo da Bella. «Miss Arabella Prescott, la mia fidanzata.»

«Ho sentito parlare di voi, Miss Prescott.»

«Davvero?» Bella non si ricordava di averla incontrata, tuttavia le interessava di più parlare con Rhys che fare la conoscenza della donna.

«Avete rifiutato molti pretendenti.» La giovane sollevò il ventaglio che portava legato al polso e diede un colpetto sul braccio di Rhys. «Vi ha aspettato per molto tempo, Claremont. Spero che ne sia valsa la pena.»

«Volete scusarci, Jane?»

Poiché Rhys non l’aveva più guardata da quando Bella era arrivata, la giovane colse il messaggio e si accinse a uscire dalla stanza.

Quando se ne fu andata, Rhys guardò con aria sospettosa Bella, che non sapeva da dove cominciare e nemmeno che cosa avrebbe voluto dire.

Fu lui a rompere il silenzio. «Conosco la mia reputazione e so che cosa temi. Quali che siano i tuoi sospetti, ti garantisco che sono infondati. Miss Harrington è la sorella di un gentiluomo che ho conosciuto all’università.»

Bella detestava le emozioni che la dilaniavano, gelosia e incertezza. E in quel momento si rese conto che aveva imparato a fidarsi di lui.

«Siete amici?»

«Non proprio» si affrettò a rassicurarla Rhys, mentre avanzava di un passo. «Ci siamo conosciuti tramite il fratello. Ha ammesso di essere stupita che un uomo con una... reputazione come la mia si sia fidanzato.»

Una risatina sfuggì dalle labbra di Bella.

Rhys emise un sospiro e si passò una mano su una guancia. «So di non poter pretendere la tua fiducia. Devo guadagnarmela con tanta pazienza.»

«Mi sono fidata di te negli ultimi giorni.»

Quando lo vide deglutire a fondo, Bella immaginò che alla sua mente si affacciassero gli stessi ricordi che tormentavano lei. Quando avevano fatto l’amore, le risate a Margate, la complicità che si era creata tra loro dopo che si erano ritrovati.

«Tuttavia hai dei dubbi» osservò Rhys con un tono triste che la ferì. «Si insinuano nella tua mente anche se tu non vuoi. In una situazione come questa, dopo avermi trovato in compagnia di una sconosciuta, come posso biasimarti se sospetti il peggio?»

Era tutto vero. I dubbi la ossessionavano, anche quando era felice tra le sue braccia. Tuttavia non era il timore di trovarlo con una donna, come era accaduto cinque anni prima, a preoccuparla. La paura riguardava le sensazioni che lei provava, più che la fiducia.

Temeva di perdere se stessa. Di nuovo.

Rhys si girò per avvicinarsi a una finestra. Con un braccio appoggiato al telaio, fissò la piazza elegante. «Forse dovremmo mettere fine al nostro accordo il più in fretta possibile.»

«È ciò che desideri?» chiese Bella trattenendo il respiro.

Rhys si girò per guardarla. «Sai bene che non è così. Sai che cosa vorrei.»

In effetti le aveva suggerito di fidanzarsi per davvero. E una parte di lei lo desiderava. «Dimmi che cosa vuoi.»

Forse era pronta per rispondere alla domanda. Invece di parlare, Rhys si avvicinò, le prese il viso tra le mani e la baciò.

Bella si aggrappò alla camicia e lo attirò a sé. Erano passate solo poche ore dall’ultima volta in cui erano stati così vicini, eppure ne aveva sentito la mancanza. Le mancavano il suo calore, il profumo unico e la sensazione del suo corpo premuto contro il proprio.

Quando sollevò il capo, Rhys respirava in rapidi ansiti. «Mostrartelo mi sembrava la scelta migliore, tuttavia sono disposto a risponderti.» Le fece scivolare un dito sotto il mento per farle alzare la testa e guardarla negli occhi. «Voglio essere tuo, Arry, e voglio che tu sia mia. Sposami.»

Da quanto tempo desiderava udire quel verbo uscire dalle sue labbra.

«Per fortuna siete fidanzati» disse la Duchessa di Tremayne dalla soglia.

Rhys emise un sospiro di delusione.

«Sono venuta ad avvisarvi che il pranzo sarà servito tra dieci minuti. Gli ospiti si stanno recando nella sala da pranzo.»

«Grazie» disse Rhys in tono aspro. Quando la padrona di casa se ne fu andata, andò a chiudere la porta.

Bella era impietrita. L’arrivo della duchessa aveva rotto l’incanto. Invece di assaporare il piacere della proposta, non poté fare a meno di pensare al passato.

«Non devi rispondermi subito» la rassicurò Rhys.

«Non sai quante volte ho immaginato di sentirti pronunciare quelle parole. Per anni è stato il mio desiderio più grande.» Bella deglutì per allontanare il dolore che quei ricordi suscitavano in lei, poi trasse un respiro profondo. «Quel giorno alla mia festa avrei voluto che tu me lo chiedessi.»

«Lo so.»

«Lo sapevi?» Bella si girò e lo vide sulla soglia, con la mano posata sopra la maniglia.

«Lo sospettavo. Sapevo che avevi una grande considerazione di me.»

Bella si morse il labbro inferiore cercando di tenere a bada i ricordi, di lasciarli nel passato.

«Non è necessario parlarne ancora.»

«Ho sofferto molto quando non ti sei proposto» ammise.

«Mi dispiace.» La tenerezza e il rimpianto del suo sguardo dicevano che era sincero.

Quando Rhys fece per avvicinarsi, Bella alzò una mano. «Ti credo, però non è tutto. Per mesi ho pensato solo a te, non riuscivo a dormire, a concentrarmi. Niente mi interessava e nessuno poteva avere il mio cuore perché l’avevo già dato a te. Tutti gli altri erano insulsi al tuo confronto.»

Bella non poté fare a meno di sorridere. Era la verità.

Negli occhi di Rhys apparve una scintilla di speranza. «È il tuo modo di accettare la mia proposta?»

Bella aveva un sulla punta della lingua. Il cuore lo voleva, ma un campanello d’allarme le risuonava nella mente. Era entrata in quella stanza temendo che Rhys le avrebbe spezzato il cuore un’altra volta, invece lui le aveva dimostrato che le sue paure erano infondate.

Forse si sarebbe potuta fidare completamente, tuttavia l’amara verità era che non si fidava di se stessa. Come avrebbe potuto sposarlo sapendo di non riuscire a superare il timore che le spezzasse il cuore un’altra volta?

Il rumore di un gong echeggiò nel corridoio per annunciare che il pranzo stava per essere servito.

«Dovremmo raggiungere gli altri» disse Bella avvicinandosi alla porta.

«Ho bisogno di sapere se ti fiderai di nuovo di me. Sai quello che provo per te, conosci i miei desideri. Ti ho fatto una domanda.» C’era un’ombra di tristezza nello sguardo di Rhys.

Bella deglutì, cercando di ricacciare le lacrime. «Non ho la risposta.» Non voleva rispondere di no, ma l’idea di dirgli di letteralmente la terrorizzava.

Rhys fece un passo e si girò, aspettando che lei lo raggiungesse. «Per te vale la pena di aspettare» osservò con voce roca, «ma sappi che non posso aspettare per sempre.»