11
Con le mani chiuse a pugno, Bella avanzava sui campi erbosi a passi talmente pesanti che i denti serrati battevano ogni volta che uno stivale toccava una zolla. Non le importava. Quella camminata la aiutava a scaricare la frustrazione.
Che uomo insopportabile. Che cosa l’aveva spinta a credere che Rhys l’avrebbe aiutata?
Non gli chiedeva molto. Qualche giorno di finzione. Forse un paio di settimane. Dopodiché avrebbero potuto di nuovo fingere di conoscersi appena. Lui sarebbe tornato a Londra alla sua vita di perdigiorno, lei si sarebbe concentrata sul libro.
L’avversione di Rhys per il matrimonio era comprensibile, ma lo spaventava al punto da impedirgli di fingere per qualche settimana?
«Bella.»
Era talmente immersa nei suoi pensieri che quell’unico nome gridato sembrava non riguardarla. Poi risuonò ancora, più forte, in tono più disperato, costringendola a fermarsi di scatto. Rhys era abbastanza lontano perché lei potesse ignorarlo con la scusa di non averlo udito.
Bella ripartì, con passo più leggero ma più veloce. Era andata da lui, l’aveva supplicato. Per un giorno era sufficiente.
«Ti prego, aspettami.»
Fu l’implorazione a convincerla a fermarsi di nuovo. Bella, che non si decideva a voltarsi, trasse alcuni respiri profondi sperando che le pulsazioni si regolarizzassero e che la collera si placasse. Quando udì dei passi tra l’erba alta, girò la testa.
Rhys avanzava a grandi falcate verso di lei, con i capelli biondi scompigliati dalla brezza e il pastrano nero che svolazzava dietro di lui. Come al solito non portava il fazzoletto da collo e la camicia aperta sul collo mostrava i muscoli e la peluria scura del torace. La determinazione della sua andatura costrinse Bella a indietreggiare di un passo.
«Credevo che avessi rifiutato il mio piano» disse, quando furono abbastanza vicini per non essere costretta a gridare.
«Ho pensato che dovremmo sistemare la questione come facevamo un tempo.» Rhys rallentò appena, si chinò e raccolse una margherita che faceva capolino tra l’erba del prato. «Questa deciderà per noi.»
Bella vedeva solo il panciotto grigio tortora, che gli abbracciava il torace al punto che il tessuto si tendeva vicino ai bottoni.
Cercò di non fissarlo, ma non riusciva a incontrare il suo sguardo. Un groviglio di emozioni si agitava dentro di lei. Forse Rhys aveva cambiato idea. Un’ondata di sollievo le partì dalla gola per arrivare fino ai piedi. Però temeva di abbandonarsi alla speranza. «Dirai ai miei genitori che vogliamo sposarci?»
«Lo scopriremo presto» rispose Rhys, fermandosi a una iarda di distanza. Ansimava, l’aria fresca gli aveva imporporato le guance e gli faceva scintillare gli occhi. «Prima tu» la esortò, porgendole la margherita.
«Non siamo più bambini.» Bella non avrebbe rischiato il proprio futuro e la scelta dei suoi genitori affidandosi ai capricci di un fiore.
«D’accordo, comincio io.» Rhys staccò un petalo.
Bella sospirò e ne colse un altro.
Lui sorrise, come se gli avesse fatto un piacere, e strappò il terzo. Lei lo imitò. Continuarono finché non restò un solo petalo. Toccava a Bella.
Vedendola esitare, lo sguardo di Rhys si incupì. «A quanto pare dirò ai tuoi genitori che desidero sposarti.»
Era esattamente ciò che Bella voleva sentirsi dire. Eppure per la prima volta un campanello d’allarme le risuonò nella mente.
Forse lo desiderava troppo.
«La tua espressione turbata mi dice che cominci a vedere le insidie nascoste dietro al tuo piano.»
«Insidie?» Bella deglutì. Era improbabile che Rhys avesse capito quello che lei pensava.
«Dobbiamo fare in modo che la gente creda che siamo sinceri e nello stesso tempo non dobbiamo essere troppo...» Rhys la guardò come se si aspettasse che lei finisse la frase, come era accaduto spesso in passato. Davanti al suo silenzio, concluse: «... coinvolti».
«Coinvolti?»
Lui ridacchiò. «La prima regola è che non devi ripetere le mie ultime parole in forma di domanda.»
Bella incrociò le braccia. «E la seconda?»
«Forse non dovremmo comportarci così davanti alle persone.» Rhys indicò Bella e se stesso con una mano. «Battibeccare.»
«Stiamo parlando.» In tono molto arrabbiato, ammise tra sé. «Non litigando.»
«D’ora in poi facciamolo in privato. I pettegolezzi viaggiano veloci, chi ci vede deve pensare che siamo innamorati, che andiamo d’accordo.»
«C’è una terza regola?»
Rhys la guardò così a lungo che lei si chiese se avesse dimenticato la sua domanda. «Non dovresti difendermi» disse infine.
«Sarà necessario?» Era forse stato sfidato a duello da qualche marito arrabbiato a Londra?
«Bella» iniziò Rhys adagio, con cautela. «Negli ultimi tempi non mi sono comportato bene e quando le signore della società londinese sapranno che sono fidanzato con una fanciulla molto onesta... nasceranno dei pettegolezzi. Probabilmente scoprirai cose di me che non ti piaceranno.» Rhys deglutì, come se non avesse ancora detto tutto. «Non voglio che tu rimanga invischiata quando frequenteremo il ton. Perciò lasciamoli dire e non curiamoci di loro.»
«Non devi preoccuparti per me.»
«Se sarai la mia fidanzata, è mio dovere farlo.»
Bella alzò gli occhi al cielo. Mezz’ora prima quell’uomo non riusciva nemmeno a immaginare di poterla aiutare e ora stava prendendo tutto troppo sul serio. «Non lo sarò veramente.»
«La gente deve credere che lo sei e il tuo rapporto con me, come ti ha detto Lord Hammersley, potrebbe causarti dei problemi. Vuoi proporre delle regole?»
Mentre lo osservava, Bella gli posò lo sguardo sulle labbra. Come sempre. Erano ben disegnate, piene e spesso si incurvavano in un sorriso o in una smorfia. Aveva una buona scusa per osservarle mentre lui parlava, ma finiva per guardarle anche quando non avrebbe dovuto. «Niente baci» sbottò.
Rhys inarcò un sopracciglio. «D’accordo, non ci baceremo. C’è altro?»
«Non faremo promesse che non possiamo mantenere.»
Il secondo sopracciglio scattò verso l’alto.
«Saremo sinceri l’uno con l’altra» aggiunse Rhys sottovoce. «Onesti in ogni situazione.» Poi si avvicinò, finché il pastrano non sfiorò l’abito di Bella. E la sconvolse quando, dopo avere allungato una mano per infilarle un ricciolo dietro l’orecchio, indugiò con le dita sulla pelle del collo. «Questa volta non ti deluderò.»
Solo Dio sapeva come ci sarebbero riusciti, se bastava un semplice tocco della mano per turbarla.
«Non ci toccheremo» sussurrò Bella. «Lo faremo solo se sarà necessario.»
Rhys abbassò la mano come se si fosse scottato. «Certo, perdonami.»
«Puoi passare domani per parlare con i miei genitori?»
«Dannazione, è molto presto.»
«Non c’è motivo di rimandare, ora che abbiamo deciso. Prima glielo diremo e ci metteremo in moto, prima finirà il sotterfugio.»
«Domani, allora. Passerò nel pomeriggio.»
«Non la mattina? Mio padre va nel suo studio alle dieci.»
«Arriverò alle dieci e un quarto.»
Bella annuì, pensando che si sarebbe congedato. Invece Rhys non se ne andò. Emanava la solita aria sicura di sé, che lo avvolgeva come un mantello posato sopra il pastrano. Eppure c’era una strana esitazione nel modo in cui distolse lo sguardo per guardare i campi e posarlo di nuovo su di lei.
«Che cosa succede?» chiese Bella. Avevano appena stabilito di essere onesti. Meglio cominciare subito.
«Non dovrei procurarmi un anello? Non dovremmo scambiarci una promessa?» le domandò.
«L’anello non è strettamente necessario...»
«Tuttavia sarebbe utile. Il nostro sotterfugio si basa sulle apparenze. Quando frequenteremo la società, dovremo dare l’impressione di essere davvero fidanzati.»
«Apprezzo la tua volontà di agire correttamente.» Bella non era sicura di che cosa si intendesse con correttezza nel caso di un finto fidanzamento. «Però i miei genitori vengono per primi e non voglio rimandare il colloquio per un anello.»
«Capisco.» Rhys annuì, quasi solennemente. Era strano vederlo così, la serietà non gli si addiceva.
Bella mosse un passo. Non vedeva l’ora di tornare a Hillcrest, di mettere in atto il loro piano.
«Ci vediamo domani mattina?»
«Sì.»
Bella gli sorrise da sopra una spalla prima di avviarsi. Si sentiva sollevata. Aveva ottenuto ciò che voleva. Allora perché era arrossita e tremava? Perché l’idea di rivederlo il giorno seguente la turbava?
«Vorrei sposare vostra figlia.» Rhys trasse un sospiro di sollievo quando le parole gli uscirono di bocca.
Sembrava credibile e il cuore non gli era sprofondato nel petto. Stava aspettando nel salotto della dimora degli Yardley da quella che gli sembrava un’eternità, anche se l’orologio diceva che era trascorsa solo mezz’ora. Aveva sussurrato la frase una dozzina di volte. L’aveva ripetuta con diverse intonazioni, come un attore in procinto di esibirsi su un palcoscenico.
In realtà lui era un attore. Era in grado di fingere di ridere, di rendere felice il prossimo e di stamparsi un sorriso sul volto anche quando era esausto. Eppure, a prescindere da quante volte avesse provato, udire quelle parole risuonare nel salotto deserto gli fece serpeggiare un brivido lungo la schiena.
«Lord Yardley» disse ad alta voce, immaginando lo sguardo gentile dell’uomo anziano su di sé. «Vorrei che Bella diventasse la mia duchessa.»
Sì, meglio metterla sul personale. Anche se, così facendo, il sotterfugio avrebbe perso sapore.
Dei passi risuonarono nel corridoio. Rhys si girò verso la porta, nessuno entrò. Era forse un domestico?
Si sedette, ma non riusciva a stare fermo. Si avvicinò alla finestra, scostò le tende e la aprì. Una vocina insistente gli suggeriva di scavalcare il davanzale e fuggire per evitare la follia che stava per compiere.
Dannazione. Che cosa lo aveva spinto ad accettare di fidanzarsi, anche se per finta? E fra tutte le donne che c’erano in Inghilterra, proprio con Bella. L’unica che non voleva ferire o deludere più di quanto avesse già fatto.
Un movimento veloce catturò la sua attenzione. Due domestici uscirono dal portone di Hillcrest, carichi di bagagli. Dietro di loro veniva Wentworth, che lanciò un’occhiata nostalgica alla dimora prima di entrare nella carrozza in attesa.
La sua espressione bramosa era rivolta a Bella?
«Avevi bisogno di una boccata d’aria o pensavi di fuggire?»
Rhys sorrise al suono di quella voce, la cui sfumatura ironica lo calmò all’istante.
«Sei pronta?» le chiese. Quando si girò, vide Bella intenta a sistemare i fiori di un grande vaso posato su un tavolino vicino alla porta. Indossava un abito giallo che metteva in risalto le curve senza essere frivolo. La solita, pratica Bella.
«Io sì» sussurrò lei, guardando la porta come se l’arrivo dei genitori fosse imminente e non volesse essere udita. «Anche tu, immagino.»
«Sì.» Rhys fece scivolare una mano sul torace per raddrizzare i bottoni del panciotto.
«Ecco che arrivano» disse Bella prima di aprire la porta. «Mamma, papà, non volete sedervi?»
Lord Yardley socchiuse gli occhi quando vide Rhys. «È presto per una visita, Claremont.»
«Ci sono cose che non possono essere rimandate, Lord Yardley.»
Alle sue spalle, la madre di Bella gli sorrise. Rhys sapeva che sarebbe stato più facile convincere la viscontessa che non il marito.
«Vogliamo accomodarci?» Dal tono di voce di Bella trapelò un filo di nervosismo.
«Volete sposarvi, non è vero?» chiese il visconte guardandoli in viso.
«Sì» rispose Rhys con lo stesso tono prosaico.
«Lo vogliamo» confermò Bella con una calma ammirevole.
Rhys ringraziò il cielo per tanta sicurezza, che fugò in parte i suoi dubbi.
Il padre doveva decisamente essere persuaso. «È accaduto tutto molto in fretta» disse, guardando la figlia con gli occhi stretti in una fessura dietro le lenti degli occhiali.
«Davvero?»
«Sì, e al momento opportuno.» Lord Yardley abbassò gli occhiali sul naso per guardare prima Bella, poi Rhys.
«Lo penso anch’io, papà.» Bella sorrise, cercando di metterlo a proprio agio. «Rhys e io siamo sempre stati amici. Questo è nuovo e inaspettato.»
«Mmh...» Il visconte sembrava molto perplesso. Con la fronte corrugata, si massaggiò il mento mentre appoggiava la schiena alla poltrona in cui si era seduto.
Rhys si accomodò di fronte a lui e gli rivolse un sorriso, quando lanciò un’occhiata dalla sua parte.
«Ti conosco bene, giovanotto. Un tempo almeno. Per anni ho guardato te e mia figlia che scorrazzavate per la campagna e vi mettevate in ogni genere di guaio.» Contrasse la mandibola con aria pensierosa prima di aggiungere: «Però litigavate spesso».
«Discutevamo» replicò Bella.
«E di solito vinceva lei» ammise Rhys senza guardarla.
«Perché avevo ragione.»
«Sì, oppure te la davo vinta.»
Yardley fece un cenno di approvazione. «È un buon punto di partenza, Claremont. Non dimenticarlo.» Detto ciò sorrise alla moglie, che era stranamente taciturna.
«Riuscirete a essere felici?» chiese Lady Yardley, come se fosse una domanda semplice.
A quel punto Rhys si rallegrò all’idea che non si trattasse di un vero fidanzamento. Lui non era in grado di rendere Bella felice. Non era sicuro di poter dare la felicità a nessuna donna, se si escludeva qualche serata di piacere.
«Rhys saprà rendermi molto felice» udì Bella dire. E non credette alle proprie orecchie.
Quando la guardò, lei gli rivolse un cenno del capo con aria cospiratoria. Certo, faceva parte dello stratagemma. Qualunque cosa i genitori avessero chiesto, loro li avrebbero rassicurati.
«La felicità di vostra figlia sarà la mia missione.»
Vedendo Bella che inarcava le sopracciglia, Rhys temette di avere esagerato. Quando però la viscontessa allacciò le mani e sorrise, entrambi tirarono un respiro di sollievo.
«Allora dovremo cominciare a organizzare il matrimonio.» Lady Yardley si alzò e suonò un piccolo campanello posato sul tavolino accanto alla sua poltrona. «Ci sarà un rinfresco. Dobbiamo parlare di tante cose.»
«Mamma...»
Rhys se lo immaginava. I genitori di Bella attendevano da tempo quella notizia, non c’era da stupirsi che la viscontessa volesse cominciare i preparativi per le nozze subito. In quell’istante.
«Lascia che prenda una penna e un foglio per scrivere qualche appunto.»
«Io parlerò con il pastore Eames. Avere la chiesa prima di Natale, specialmente per un Claremont, sarà facile.» Yardley si girò verso Rhys. «A meno che non vogliate sposarvi a Londra. In tal caso potrebbe essere più complicato organizzare le nozze in breve tempo.»
«Non sarà necessario» dichiarò Bella in tono deciso. «Rhys e io vogliamo aspettare un po’ prima di sposarci.»
«Aspettare?» Lady Yardley rischiò di inciampare nel tappeto mentre tornava verso la poltrona. «Perché mai?»
Bella deglutì e trasse un profondo respiro. Lei e Rhys ne avevano parlato e sapevano che quello sarebbe stato il punto cruciale del piano. Se i suoi genitori avrebbero accettato la farsa oppure no, dipendeva da quell’unico fattore.
«Rhys desidera sistemare la proprietà e Lady Margaret debutterà alla prossima Stagione. Ci sono tante cose da programmare senza aggiungere un matrimonio ducale alla lista.»
«Questo è molto sconveniente, Bella.»
Si aspettavano che Lady Yardley avrebbe obiettato. Rhys si chinò in avanti sulla poltrona, allacciò le mani sulle ginocchia e fece appello a tutto il fascino che l’aveva aiutato a superare i momenti più difficili della vita.
«Il vostro entusiasmo mi commuove, Lady Yardley» dichiarò, mentre si alzava per andare a sedersi sul divano. «Prima ci sposeremo, meglio sarà.» Rivolse un sorriso a Bella, seduta accanto a lui, che lo fissò perplessa per un istante prima di incurvare le labbra. «Il ritardo è colpa mia. Voglio che mia sorella abbia tutte le attenzioni che merita.»
«Il matrimonio di un duca farà scalpore» aggiunse Bella, che sembrava avere capito la sua mossa. «Non vogliamo che Lady Margaret pensi che intendiamo mettere in ombra la sua prima Stagione.»
«Su questo sono d’accordo» dichiarò la viscontessa con un sospiro di delusione. Poi si avvicinò alla poltrona del marito e armeggiò con il centrino posato sullo schienale. «Un anno passerà in fretta.»
«Permetterà a voi e a mio padre di sistemarvi in Grecia prima del matrimonio.»
«Oh, dovremo rimandare la partenza.» Lady Yardley guardò la figlia, il marito e di nuovo Bella. «Come potremmo aiutarti se siamo così lontano?»
«Ci scriveremo delle lettere, mamma. Avevate intenzione di tornare a casa ogni tanto, non è vero? Ci sposeremo durante una delle vostre visite.»
«Ma...»
«Mia cara, hanno deciso di sposarsi. Era quello che volevamo, che Bella si fidanzasse.»
Per la prima volta Rhys si chiese se Lord Yardley sospettasse la verità. Il visconte era evidentemente deciso ad accettare il posto di insegnante in Grecia, e sembrava altrettanto determinato a convincere la moglie a partire.
«So che siete ansioso di partire.» La viscontessa guardò il marito con un sorriso reticente. «Quindi dovremmo iniziare subito i preparativi, tesoro.»
«Benissimo.» Bella quasi saltò sul cuscino. «Vi terremo al corrente dei progressi a Edgecombe e sulla Stagione di Lady Margaret.»
Quando una domestica arrivò con il vassoio del tè, Lady Yardley la aiutò a disporre i piattini e le tazze sul tavolino tra i divani.
Il visconte si chinò in avanti, posò una mano su quella di Bella e sussurrò: «Tua madre è delusa».
«In Grecia si consolerà» replicò Bella sottovoce.
«Spero che tu sappia quello che fai, figlia mia.»
Bella strinse forte la mano del padre. «Ho aspettato anni per compiere questa scelta. Ho avuto cinque opportunità e le ho rifiutate.»
Lord Yardley le diede un colpetto sulla mano. «Allora confido che tu conosca il tuo cuore.»
«Sì, papà.»
Rhys si rese conto che stava trattenendo il respiro e che gli dolevano le dita per la forza con cui le stringeva a pugno. Il cuore di Bella non doveva essere coinvolto. Lui non l’avrebbe permesso. Già una volta aveva ferito i suoi sentimenti. Non sarebbe più accaduto.
Aveva accettato di aiutarla perché gli serviva il suo aiuto. Perché glielo doveva e sentiva il bisogno di rimediare alla colpa del passato. Entrambi avrebbero beneficiato dell’accordo e poi, al momento opportuno, tutto sarebbe finito.
Con un po’ di fortuna in un paio di mesi.
Lui non stringeva dei patti se non aveva la certezza di uscirne incolume. Questa volta non sarebbe stata diversa.