15
La mattina seguente Bella, seduta nel negozio di una delle sarte più famose di Londra, guardò l’orologio appeso alla parete chiedendosi quando se ne sarebbe potuta andare alla chetichella senza apparire sgarbata.
Anche Rhys sembrava nervoso e desideroso di fuggire, a giudicare dalle dita che tamburellavano senza sosta sulla coscia.
Quando Lady Margaret e la sarta si accomodarono su un divano per sfogliare un catalogo di modelli di abiti, Bella strinse la borsa che conteneva il suo manoscritto. Dopo qualche istante si alzò, sperando di potersi accomiatare velocemente.
Rhys tuttavia la batté sul tempo. «Signore, vi dispiace se vi lascio per un po’? Ordinate ciò che volete, io sarò di ritorno tra un’ora.»
Meg lanciò un’occhiata a Bella, che rispose con un cenno del capo. Forse era meglio lasciare che Rhys se ne andasse per primo. Il suo colloquio con l’editore non sarebbe durato più di un’ora e Meg sarebbe stata occupata con la sarta e le sue assistenti. Quando lui fosse tornato, non si sarebbe accorto di nulla.
«Va’ pure» disse Meg, «c’è Bella che mi aiuta e sono sicura che saremo ancora qui tra un’ora» concluse strizzando l’occhio a Bella senza farsi notare.
«Benissimo.» In realtà l’espressione di Rhys non era affatto contenta.
Era nervoso e turbato, sin dalla mattina. Nell’ultimo tratto del tragitto in carrozza, invece di conversare con il solito entusiasmo, aveva guardato fuori dal finestrino o sonnecchiato mentre Meg parlava dei negozi che avrebbero visitato e degli acquisti da fare.
Rhys salutò Bella prima di avviarsi verso la porta, ma giunto sulla soglia si girò e la invitò a raggiungerlo con un cenno del capo.
«Sembri preoccupata» disse in tono calmo. «Si tratta di Mr. Radley?»
Radley. Ma certo, dovevano andare alla casa del duca. «No, sono solo in ansia per quello che dobbiamo fare oggi. Spero che tutto vada bene.»
Non voleva parlargli dell’appuntamento. Non finché non fosse stata sicura di uscirne vittoriosa. Anche se sospettava che l’avrebbe incoraggiata, era una cosa che voleva fare da sola.
«Non devi preoccuparti. Ci hai aiutato moltissimo e, quando Meg avrà incontrato la duchessa di Tremayne, il peso non sarà più solo sulle tue spalle.»
«Non è un peso per me.»
«Bene.» Nel sorriso che le rivolse c’era tutta la complicità che un tempo li univa. Bella si sentì in colpa per non avergli rivelato l’altro motivo che l’aveva portata a Londra. «Ci vediamo tra un’ora.»
Quando se ne fu andato, Bella prese la borsa e disse a Meg: «Tornerò prima possibile. L’ufficio non è lontano».
La giovane si alzò, rischiando di far cadere due rotoli di tessuto appoggiati sul divano. «Buona fortuna.» Le diede un bacio su una guancia prima di aggiungere: «Non sono un’esperta di indovinelli, ma Rhys diceva sempre che eri la ragazza più intelligente che conosceva».
«Davvero?» Rhys le aveva rivolto dei complimenti in passato, ma lei non immaginava che avesse condiviso le sue opinioni con altri.
«Sempre. Lo pensa ancora, per questo ha chiesto il tuo aiuto per esaminare i libri mastri.»
«Lo so.»
«Chi avrebbe mai detto che questo avrebbe portato a un fidanzamento in tempi così brevi?» Il sorriso di Meg era sincero e pieno di calore. «Sono contenta di diventare tua cognata.»
Bella non riuscì a guardarla negli occhi. Era afflitta dal senso di colpa fin da quando avevano iniziato quella farsa.
«Ora devo andare. Se avessi bisogno di qualcosa, rivolgiti alla sarta. Tornerò in men che non si dica.»
Mentre usciva dal negozio valutò se prendere una carrozzella o una carrozza pubblica, chiedendosi quale fosse più veloce. Poi si lanciò un’occhiata da sopra una spalla, cercando una vettura di piazza in attesa di passeggeri.
«Bella?»
Era Rhys, che avanzava passando davanti alle vetrine.
Dannazione. Una spiegazione avrebbe causato un ritardo, arrivare puntuale all’appuntamento diventava ogni minuto più difficile. «Avevo capito che saresti tornato tra un’ora.»
Lui sembrava offeso per il suo tono. «Sono tornato indietro. Per te. Sto andando al club e pensavo che volessi accompagnarmi.»
«Credevo che le donne non fossero ammesse.» Era curiosa di sapere che cosa accadesse nei circoli riservati agli uomini, ma non in quel momento.
Rhys sorrise. «Sono uno dei proprietari, posso farti entrare di nascosto.»
Bella guardò il posteggio delle carrozze.
«Dove sei diretta?» Rhys posò lo sguardo sulla borsa che teneva tra le mani. «Hai lasciato Meg da sola?»
«Devo assentarmi per un po’.» Bella alzò un braccio, ma la carrozzella non si fermò. «Scusa, sono in ritardo.»
Il cipiglio perplesso di Rhys si fece irritato. «Dove stai andando esattamente?»
Bella ignorò la domanda e avanzò verso il ciglio della strada. Stava arrivando un’altra carrozza e lei sperava di salirvi.
Rhys si avvicinò, la sua delusione era palpabile. «Non dovresti dirmelo? Non sono il tuo fidanzato?»
Le altre volte in cui avevano parlato dello stratagemma c’era un tono scherzoso nella sua voce. Non in quel momento. La sua domanda sembrava un ordine.
«Non sei davvero il mio fidanzato e questa è una cosa che devo fare da sola.» Sospirando, Bella gli mostrò la borsa. «Ho organizzato i miei indovinelli e i rebus in un manoscritto. Devo vedere un editore e arriverò in ritardo.»
«No.» Rhys si girò e si diresse verso l’orlo del marciapiede, poi scese in strada. Sollevò una mano e fischiò a una carrozza che passava. Il cocchiere tirò le redini e fermò i cavalli davanti a loro. «Non sarai in ritardo. Non lo permetterò.»
Bella non sembrava convinta. Rhys capì che non sarebbe stato facile riconquistare quella fiducia che lui desiderava disperatamente.
Alla fine lo raggiunse con uno scatto, mise la mano nella sua e gli permise di aiutarla a salire sulla carrozza. Dopo che si fu seduto accanto a lei, Bella pronunciò a voce alta un indirizzo vicino a Green Park. Il cocchiere spronò il cavallo e partirono.
«Grazie, Rhys» disse Bella senza guardarlo.
Lo spazio era ristretto. Le cosce e le braccia si toccavano. Una vicinanza allettante, spaventosa. A lui piaceva, Bella invece non sembrava altrettanto soddisfatta, sprigionava un’energia inquieta. Come avrebbe potuto calmarla?
«Sono certo che andrà tutto bene.» Rhys guardò la bocca piena, cercando di trovare un modo per fermarne il tremito nervoso. Gli occhi verdi, illuminati dal sole, guardavano avanti come se fosse concentrata sul suo obiettivo e non volesse farsi distrarre.
Bella era sempre stata graziosa, eppure negli ultimi tempi lui non aveva potuto fare a meno di notare le caratteristiche che accentuavano il suo fascino. Non era soltanto bella, l’energia che emanava la rendeva magnifica.
«L’editore apprezzerà il libro, le tue idee.»
Bella lo degnò di uno sguardo per un istante. «Non puoi saperlo.»
«Ho un buon presentimento.»
«Le emozioni non c’entrano.» Bella, che continuava a non guardarlo, non faceva nulla per nascondere la propria irritazione. «Se gli piace il mio libro, sarà perché pensa di poterlo vendere. Si tratta di affari, niente di più.»
«Io sono esperto di affari.» Rhys desiderava mostrarle il club, l’unico luogo in cui aveva avuto successo. Dove aveva fatto scelte di cui era orgoglioso, di cui non si era pentito.
«Non l’hai nemmeno visto» disse Bella in tono calmo, «potrebbe essere uno sforzo inutile.»
«Non credo.»
Con quelle parole Rhys si conquistò un’altra occhiata. «Perché?»
«Perché sei arrivata a questo punto.» Rhys batté un dito sulla borsa che Bella stringeva in grembo come se fosse un tesoro appena ritrovato. «Hai creato gli indovinelli, li hai riuniti in un manoscritto. Io non potrei mai farlo.»
«Sciocchezze. Non ti ho mai visto fallire quando ti proponevi un obiettivo.»
I complimenti di Bella giungevano sempre quando meno lui se l’aspettava e minavano le sue difese. Prima che Rhys potesse smentirla o esprimere la sua gratitudine, la carrozza si fermò.
Bella scese senza attendere l’aiuto di Rhys e scrutò attentamente la strada. «Non è necessario che mi aspetti» dichiarò mentre si avviava. «Non dovrei metterci molto, tornerò da Meg appena avrò finito.»
«Buona fortuna» gridò Rhys con un entusiasmo che attirò lo sguardo incuriosito di una passante.
A lui importava solo che Bella lo avesse udito e ne ebbe la conferma quando lei gli rivolse un sorriso esitante prima di salire i gradini di una casa che si trovava due porte più avanti. Rhys tornò verso la carrozza, ma non ebbe il coraggio di andarsene. Dopo avere pagato il cocchiere, si portò sul lato opposto della strada e si mise in attesa. Aveva avuto dei momenti di fortuna immeritata nella sua vita. In quel momento avrebbe voluto cederla a Bella.
Dopo un quarto d’ora, non vedendola tornare, cominciò a preoccuparsi. Dopo mezz’ora pensò di andare a cercarla.
Proprio mentre stava per irrompere nell’ufficio dell’editore e rendersi ridicolo, Bella uscì dal portone.
Non fu necessaria una spiegazione per capire com’era andata.
«Non è affatto interessato» dichiarò Bella in tono aspro. «Forse mi sono sbagliata, il mio progetto è insensato.» Poi abbassò lo sguardo sulla borsa, come se si stesse chiedendo se fosse il caso di gettarla nel Tamigi.
«Arry, ci sono degli altri editori a Londra. Parecchi. Ne troveremo uno che apprezzi il tuo libro.»
«Troveremo? Ti ho detto che voglio fare da sola.»
«Lo so. È normale, si tratta del tuo lavoro. Della tua inventiva. Tuttavia vorrei aiutarti e dovresti permettermelo.»
Bella contrasse le labbra, come faceva ogni volta che valutava diverse possibilità.
«È questo lo scopo del nostro accordo, non credi?» le chiese Rhys. «Aiutarci a vicenda.»
In quel momento la collera di Bella si placò. Rilassò la mandibola, chiuse gli occhi un momento, poi annuì con decisione. Dopo avere raddrizzato le spalle, trasse un profondo respiro come se avesse deciso di cercare un’altra strada.
«D’accordo. Ora tocca a me aiutarti. Dovremmo recarci nella casa che tuo padre ha acquistato» propose lei.
Rhys aggrottò la fronte davanti a quella proposta. Avrebbe preferito essere lui ad aiutarla, ma Bella aveva ragione. Come sempre. «Potremmo farlo adesso. È a pochi passi da qui.»
«Allora andiamo. Sarà un compito in meno da svolgere.»
«Meg non avrà bisogno, vero?» Rhys non voleva che la sorella si sentisse abbandonata.
«No, è molto più indipendente di quello che pensiamo. Non è ancora passata un’ora da quando l’abbiamo lasciata sola.»
Si avviarono affiancati e Rhys si ritrovò a sorridere. Il loro rapporto era familiare e nuovo al tempo stesso. A ogni cosa che portavano a termine insieme aveva la sensazione di ritrovare in parte quello che avevano perso.
E naturalmente desiderava di più.
Dopo qualche istante di silenzio, Bella girò la testa. «Grazie.»
Da quando quella semplice parola aveva il potere di far accelerare il battito del suo cuore?
«Per che cosa?»
«Per l’incoraggiamento.» Bella si mise la borsa a tracolla. «Posso mostrarti qualche pagina del manoscritto, se ti interessa.»
«Quando mai non sono stato interessato ai tuoi indovinelli?»
La risposta fu un lento sorriso.
Quando arrivarono in Gordon Square, trovare Radley era l’ultimo dei pensieri di Rhys. C’era un’unica immagine nella sua mente. Il corpo di Bella sul proprio, la bramosia del suo sguardo. Non sapeva se l’avrebbe mai più guardato in quel modo, tuttavia il desiderio che accadesse di nuovo stava diventando un’ossessione.
Si fermarono sul marciapiede di fronte all’indirizzo che avevano trovato sul libro mastro. Rhys aveva portato alcune chiavi trovate nel cassetto della scrivania del padre, sperando che fossero quelle giuste. Infilò una mano in tasca per estrarle.
«È abitata» sussurrò Bella. «Vedo qualcuno che si muove all’interno.»
Rhys avanzò di un passo per dare un’occhiata più da vicino, ma lei lo afferrò per un braccio e lo fece tornare indietro.
«E se fosse Mr. Radley? Potrebbe essere armato.»
«Non credo» disse Rhys, cercando di rassicurare entrambi. «E non si aspetta una nostra visita.»
«È probabile, ma ha rubato migliaia di sterline a un duca. Per non parlare del denaro che ha sottratto ad altre persone. Anche se lo restituisse, rischia l’impiccagione per i suoi crimini.» Con la sua tipica espressione determinata, Bella guardò la casa. «Devo entrare.»
A quel punto fu Rhys ad allungare un braccio per fermarla.
«No. Dovresti essere più assennata di me, ma in questo momento non lo sei affatto.» Si avvicinò perché Bella lo guardasse. «Se quell’uomo è pericoloso, devo andare io.»
«Fidati di me.» Come se fosse consapevole del potere che aveva su di lui, Bella gli posò una mano sul torace. «Io ho un aspetto meno minaccioso. Come hai detto, non ci aspetta. Soprattutto me. Tu invece l’hai già incontrato.»
«Per poco tempo, anni fa. Forse non si ricorda.»
«È difficile dimenticarti.»
Rhys ammutoliva di rado, ma quel commento gli bloccò la lingua e un’ondata di calore gli attraversò il petto. Se Bella voleva convincerlo con le lusinghe, ci stava riuscendo.
«Fidati di me» ripeté lei con quel tono deciso che diceva che non si sarebbe lasciata dissuadere.
«Starò attento. Se avrò la sensazione che sei in pericolo, entrerò dopo di te.»
«Non avevo dubbi» disse Bella con un sorriso sfacciato.
Per la seconda volta in meno di un’ora, Rhys la seguì con lo sguardo mentre si allontanava da lui. E gli piacque meno della prima.
Quando Bella bussò alla porta, qualcuno andò ad aprire, ma Rhys non riusciva a vedere se fosse un uomo o una donna. Erano protetti dall’oscurità del vestibolo. Di chiunque si trattasse, Bella parlò per qualche minuto e presumibilmente fece una serie di domande alle quali venne data una risposta.
Rhys sentì correre un brivido freddo lungo la schiena quando la vide annuire. Non c’era ragione di fidarsi di chiunque si trovasse in quella casa.
Il nome di Bella premeva sulla punta della sua lingua, ma esercitò uno sforzo immane su se stesso per non chiamarla.
Come se avesse percepito la sua agitazione, lei si girò per guardarlo.
Rhys trasse un sospiro di sollievo, ma Bella si girò di nuovo verso la porta, varcò la soglia e scomparve all’interno dell’abitazione.
Rhys attraversò la strada di corsa e intravide dalla finestra qualcuno che si muoveva. Bussò con una violenza da far tintinnare il batacchio a forma di testa di leone della porta. Poiché nessuno rispose, bussò di nuovo.
La porta venne spalancata da Bella.
Rhys entrò e le chiuse una mano su una guancia. «Stai bene?»
C’era preoccupazione nel suo sguardo. Non era da lei essere insicura.
C’era anche un’altra emozione. Era in ansia. Per lui. «Che cosa succede?»
Lei gli prese la mano che le aveva appoggiato sulla guancia, lo fece entrare in casa e si fermò davanti alla porta di un salotto ben arredato.
Poi gli strinse la mano e lo guardò. «Sarà difficile.»
«Che cosa succede?» Rhys sbirciò dalla porta socchiusa e vide una donna. «Chi...»
«Si chiama Belinda Turner. Non credo che intendesse infrangere la legge e penso che dovresti aiutarla, se puoi.»
Appena fu entrato nel salotto, Rhys capì chi fosse quella donna e perché suo padre avesse comprato una casa in Gordon Square. Un ritratto del duca troneggiava sopra il caminetto e la donna bionda, seduta sul bordo di una poltrona rivestita di chintz, spiegava il resto.
«Immagino che non abbiate mai sentito parlare di me, Vostra Grazia.»
«Infatti, Mrs. Turner.» Rhys non la conosceva, ma sapeva che il padre aveva delle amanti. Purtroppo anche quando la moglie era ancora viva.
«Allora deduco che non mi abbia lasciato niente. Davvero non mi ha mai nominata?» chiese la donna, pervasa da una grande tristezza.
Rhys scosse il capo. «Mio padre e io non ci siamo parlati negli ultimi anni.»
Bella si schiarì la voce e gli lanciò una delle sue occhiate di incoraggiamento e di sfida insieme.
«Vi manderò del denaro a breve.» Il tono di voce di Rhys era più arrabbiato di quanto avesse voluto. Non sapeva se Mrs. Turner fosse entrata nella vita di suo padre dopo la morte di sua madre. A giudicare dalla data di acquisto della casa, era probabile.
Non era arrabbiato con lei e nemmeno con il padre. Provava disgusto per se stesso.
Anche lui aveva mantenuto una donna e aveva avuto una serie di amanti come il genitore. L’idea di sposarsi non lo aveva mai sfiorato. E non si era mai preoccupato di che cosa sarebbe accaduto a quelle donne quando lui si fosse stancato di loro. Come accadeva regolarmente.
«Posso rimanere in questa casa?» La voce tremava, ma lo sguardo della donna era fermo.
«Per il momento sì.» Rhys non aveva il coraggio di chiederle di andarsene. Mrs. Turner la considerava la sua casa e per il momento sarebbe rimasta.
«Fino a quando?»
«Non lo so.» Incontrare l’amante del padre era stato come vedersi passare davanti agli occhi tutti i misfatti compiuti negli ultimi cinque anni. Non c’erano scusanti. Non riusciva a capire come porvi rimedio. Rhys desiderava soltanto fuggire.
«Avete denaro a sufficienza per il momento?» domandò Bella.
«Quello che ho mi basterà per qualche mese» rispose Mrs. Turner guardando con cautela Rhys.
«Ne avrete ancora» la rassicurò lui. Intendeva aiutare quella donna come Bella gli aveva consigliato, ma voleva anche chiudere la faccenda.
«Grazie, Vostra Grazia.»
Quando la donna abbassò il capo, Rhys accennò un inchino. «Vi auguriamo una buona giornata, Mrs. Turner.»
«Aspetta.» Bella lo afferrò per un braccio quando le passò accanto. «C’è ancora una domanda che vorrei porle.»
«Quale, Miss Prescott?» La donna si alzò dalla poltrona e si avvolse nello scialle.
«Conoscete un certo Mr. Radley?»
Per fortuna Bella aveva il buonsenso che a lui mancava.
«Sì, certo, ma non di persona. Ci siamo scambiati delle lettere. È stato lui a combinare l’acquisto della casa ed era lui che mi faceva avere il denaro.»
«Quando avete ricevuto l’ultima lettera?» chiese Rhys. Quell’uomo sembrava introvabile.
Un’espressione addolorata attraversò il viso di Mrs. Turner prima che rispondesse in tono calmo: «Un paio di settimane prima della morte di vostro padre».
Rhys deglutì per scacciare il senso di colpa che gli serrava la gola. Il dolore di quella donna era sincero, a differenza dell’emozione che lui aveva provato quando il padre era deceduto.
«Grazie per il tempo che ci avete dedicato, Mrs. Turner. Buona giornata.» Con grande stupore di Rhys, Bella lo prese sottobraccio e lo condusse verso il portone.
Quando furono sul marciapiede, lui liberò il braccio e attraversò la piazza per dirigersi verso uno spiazzo erboso.
Mentre inspirava qualche boccata d’aria autunnale, si impose di non comportarsi come uno stupido.
«Temevo che ti saresti turbato.»
«No, non come pensi. Non provo rancore verso Mrs. Turner.»
«Verso tuo padre, allora?»
«Come potrei? Non capisci? Il modo in cui ha trattato quella donna, facendole delle promesse che non ha mantenuto, non è diverso da quello con cui ho condotto le mie relazioni.»
Bella non riusciva a guardarlo. Quando abbassò gli occhi sul marciapiede, Rhys aspettò la condanna che si meritava ampiamente.
«Hai un’amante adesso?» gli chiese dopo un po’.
La domanda lo stupì. Erano sempre stati sinceri l’una verso l’altro, ma non avevano mai parlato d’amore. O di piacere carnale. L’ultima volta che l’aveva vista era una fanciulla.
«No.»
«Se ti sposassi, ne avresti una?»
«No.» Non era vero. Lui era sempre stato convinto che ci si sposasse per opportunismo e che il piacere non fosse compreso nel matrimonio. In quel momento aveva un’unica certezza. Non voleva che Bella lo fissasse con quell’espressione delusa. Gli sarebbe piaciuto che lo guardasse come un tempo, desiderava riconquistare la sua fiducia.
Anzi, voleva molto di più. Anche se era il momento peggiore che avrebbe potuto scegliere, gli sarebbe piaciuto baciarla. Aveva bisogno di sentirla vicino, del conforto che provava quando la stringeva tra le braccia. Pur avendo appena avuto la prova che non lo meritava.
«Be’, almeno adesso sappiamo che Radley non è qui, che non c’è mai stato.» Bella aveva cambiato argomento come se fosse il proseguimento naturale della loro bizzarra conversazione, ma tradì il proprio disagio cercando di sistemare i guanti che erano perfettamente a posto.
Rhys non la biasimava per il suo desiderio di non parlare di amanti e uomini inaffidabili. Neanche lui ci teneva particolarmente.
«Quell’uomo probabilmente è sul Continente e frequenta i migliori ristoranti di Parigi beffandosi di tutti.»
«Oppure è a Margate e sta contemplando il mare» disse Bella. «Dovremmo andare anche là.»
Un nuovo piano. Quella era la Bella che conosceva.
«Miss Prescott, la vostra tenacia mi colpisce» ammise Rhys provando a scherzare. Bella rispettava le regole e apprezzava l’ordine sopra ogni altra cosa, ma era anche dotata di senso dell’umorismo.
«Un mistero assomiglia a un rompicapo.» Gli occhi di Bella, scintillanti di determinazione, esercitavano su Rhys una forte attrazione. «Credo che riusciremo a risolvere questo.»
«In futuro vuoi diventare un’investigatrice?»
«Forse.» Il ricordo del sorriso sbarazzino che gli rivolse in quel momento lo avrebbe accompagnato per parecchi giorni. «Potrei sfruttare il mio talento per un uso pratico. Quando partiamo per il mare?» chiese Bella.