16
Quando si svegliò, Bella tenne gli occhi chiusi ancora un istante per assaporare il calore che sentiva contro la guancia. Sotto al tessuto morbido c’era qualcosa di decisamente solido. E aveva un profumo delizioso di aria pulita e colonia al legno di sandalo.
Di Rhys Forester.
Quando sollevò le palpebre si riparò gli occhi dal sole con una mano, poi si spostò il più possibile verso il lato opposto del sedile della carrozza.
«Siamo arrivati» annunciò Rhys.
«Mi sono addormentata.»
«Hai fatto un sonnellino.»
«Sopra di te.» Bella sentiva su di sé il profumo del suo sapone da barba, sulla guancia l’impronta del pastrano.
Rhys spalancò gli occhi e incurvò le labbra in un sorriso malizioso. «Solo sulla mia spalla, purtroppo. Ti ho toccata per necessità. Avevi bisogno di un cuscino, io mi sono gentilmente prestato.»
Malgrado il tono scherzoso, lo sguardo penetrante accese in Bella un calore che non aveva niente a che fare con il sole pomeridiano.
Spostò la propria attenzione fuori dal finestrino per dare una prima occhiata al mare. Non vide né un villino né il bordo dell’acqua, però sentì l’odore salmastro.
Dopo un po’ la carrozza che avevano noleggiato si fermò davanti a una locanda di posta dall’aria vecchiotta.
«Ho pensato di indagare prima qui» le spiegò Rhys. «E ho chiesto al cocchiere di aspettarci per poter tornare a Londra prima del crepuscolo.»
La mattina, alla partenza, erano stati sul vago circa il ritorno. Bella aveva augurato a Meg buona fortuna per la sua spedizione dedicata alle commissioni con la Duchessa di Tremayne e le aveva assicurato che il fratello sarebbe rientrato per la cena.
«Sembra una scelta sensata.» Anche a lei serviva un po’ di buonsenso in quel momento.
Bella si sforzò di guardare Rhys negli occhi. Si erano sfidati a braccio di ferro quando erano bambini. Qualche giorno prima lei gli era caduta addosso. Eppure il gesto intimo di dormire con la testa posata sulla sua spalla la innervosiva perché le era piaciuto. L’attrazione che provava per lui sembrava crescere ogni volta che si toccavano.
Ridendo, Rhys scese dalla carrozza e la aiutò a fare lo stesso. «Detto da te è un gran complimento.»
Nella locanda c’erano diversi clienti. Rhys osservò quelli seduti ai tavoli cercando Mr. Radley, che aveva descritto a Bella come un uomo di mezza età, con i capelli grigi, gli occhiali e l’aria ossequiosa. Molti dei presenti, impegnati a scolarsi boccali di birra, avevano i capelli grigi, compreso il loro cocchiere, ma nessuno portava gli occhiali.
Rhys si avvicinò al bancone e rivolse la parola all’uomo dalla chioma ispida che stava dalla parte opposta. «Ho il piacere di parlare con il locandiere?»
«Sì.» Il tizio lo guardò dalla testa ai piedi e rivolse a Bella una rapida occhiata. «Che cosa posso fare per voi, milord?»
«Conoscete il Tide’s End?»
La moneta da una corona che Rhys fece scivolare sul bancone suscitò l’interesse del locandiere.
«È una bella casetta sulla riva del mare. Seguite il sentiero che va verso est e la troverete.»
«È affittata?» domandò Rhys in tono noncurante.
«Sì, Lord Radley sembra apprezzarla molto.»
«Lord Radley?»
«Sì, milord. Un gentiluomo. Non è un abitante del villaggio, immagino che abbia affittato il villino di recente. Viene a mangiare alla locanda ogni tanto. Ora che ci penso, non lo vedo da un paio di giorni.»
Bella avanzò di un passo. «L’avete visto non più tardi di due giorni fa?» Non era trascorso molto tempo, Radley non poteva essere andato troppo lontano.
«Sì, signorina.» L’uomo aggrottò la fronte guardando il bancone, come se stesse cercando di ricordare. «Quattro giorni fa. A ben pensarci, sembrava in procinto di partire. Aveva delle borse e ha noleggiato una carrozza.»
«Dove è andato?» Davanti all’impazienza di Rhys, il locandiere sembrò esitare e socchiuse gli occhi sotto le sopracciglia folte.
«Non saprei, milord. Viene e va come gli pare.»
«Il cocchiere che l’ha accompagnato è qui adesso?» Rhys esaminò di nuovo con lo sguardo gli uomini seduti ai tavoli.
Guardingo, il locandiere scosse il capo. «Non l’avevo mai visto prima, milord.»
«Grazie» disse Bella, «ci siete stato di grande aiuto.»
Rhys inarcò un sopracciglio biondo per farle sapere che non era d’accordo, poi la seguì fuori dalla locanda.
«Va bene così. Possiamo ispezionare la casetta e vedere se ha lasciato qualche indizio che ci dica dove è andato.»
«D’accordo.» Rhys guardò il sentiero che portava alla spiaggia. «Non so se augurarmi che sia partito davvero o che sia a casa per poterlo riportare a Londra.»
«C’è un solo modo per scoprirlo.»
Si diressero al villino a un passo così veloce da far temere a Bella che chiunque li avesse visti si sarebbe spaventato o avrebbe avvisato Radley della loro presenza, sempre che fosse ancora al villaggio. Comunque l’ansia di Rhys era comprensibile e lei la condivideva.
Posta a ridosso di un terrapieno erboso, con i muri bianchi esposti alla brezza del mare, Tide’s End era la casetta più graziosa che Bella avesse mai visto.
«È incantevole.»
Rhys la guardò stupito. «Lo pensi davvero?»
«Non è Edgecombe, naturalmente, e non è bella come Claremont House, però sembra...» Bella si riparò gli occhi dal sole per guardare Rhys. «Confortevole.»
Lui osservò di nuovo la casa e la sua espressione si addolcì. «Forse hai ragione. Adesso dobbiamo scoprire se è ancora abitata da un ladro o se dobbiamo fare irruzione.»
Dieci minuti più tardi, dopo avere sbirciato dalle finestre e avere deciso che la casa era deserta, Bella si accorse che la porta non era chiusa a chiave.
«Buongiorno!» gridò, mentre la apriva con cautela nel caso in cui Radley fosse stato appostato nella penombra. Rhys la superò per entrare prima di lei. Era sempre stato protettivo nei suoi confronti e, a quanto pareva, sotto quell’aspetto non era cambiato.
«È accogliente» osservò Rhys, sorridendo a Bella da sopra una spalla.
I mobili sembravano nuovi e lo stile elegante era quello che Lady Yardley avrebbe scelto per Hillcrest. Il divano e le due poltrone davanti al caminetto erano rivestiti di damasco verde, gli arredi di legno scuro erano tirati a lucido. Anche l’unica camera da letto era fornita di tutto il necessario.
«Sappiamo dove ha speso parte del denaro che ha rubato.»
Rhys scosse il capo. «Non lo so. Questa casa rispecchia il gusto di mio padre. Forse voleva che diventasse il suo rifugio al mare, ma non ha avuto l’occasione di goderselo.»
«Guarda qui.» Sul ripiano di una scrivania e sul pavimento c’erano dei fogli appallottolati. Bella ne lisciò uno.
«Si direbbe che non sapeva scrivere una lettera, proprio come me.» Rhys ne raccolse un altro e lo spiegò per leggerlo. «Dice che sta per partire per Bristol.»
Bella gli porse il foglio che teneva in mano e prese il suo. «In questa scrive che andrà in Irlanda.»
Nella terza lettera Radley accennava a una partenza per la Francia.
«Si prende gioco di noi» osservò Bella. «O di chiunque altro sarebbe arrivato al suo rifugio. Immagino che, se troveremo qualcosa, sarà perché lui lo voleva.»
Dopo avere raccolto i fogli, Bella si lasciò cadere sul divano e cominciò a lisciarli.
«Mi dispiace, non hanno senso» affermò dopo averli esaminati senza trovare niente, se non il tentativo di suggerire deliberatamente piste diverse a chi li avesse letti. «Dovremmo impegnarci per trovare il cocchiere che l’ha caricato. Se il locandiere non lo conosce, forse uno degli altri vetturini sa chi è.»
Rhys aveva incrociato le braccia sul petto e la fissava intensamente. Sembrava pensieroso e il muscolo che gli si contraeva sulla guancia era la prova della sua frustrazione.
«No» disse dopo un po’. «Siamo al mare, andremo alla spiaggia.»
«Rhys, non siamo venuti per una gita. Meg...»
«Si sta godendo la compagnia della Duchessa di Tremayne e starà benissimo fino al nostro ritorno.»
Detto ciò, Rhys si tolse il pastrano e la giacca. Fissando Bella, arrotolò le maniche della camicia e sciolse il nodo del fazzoletto da collo.
Lei non riusciva a distogliere lo sguardo, soprattutto perché desiderava vedere il resto. Il panciotto che abbracciava il torace, i pantaloni aderenti che mettevano in mostra le cosce muscolose. Anche la peluria biondo scuro degli avambracci sembrava degna di ammirazione.
«Il divertimento migliore è quello che non è stato organizzato.» Rhys le porse una mano. «Essere spontanei, Bella. Un tempo ci riuscivamo.»
Le dita erano deliziosamente calde contro le sue, il palmo ancora di più. «Tu lo sei ancora.»
Rhys ridacchiò. «È uno dei miei pochi meriti. Lascia che te lo mostri.»
Rhys la tenne per mano lungo il tragitto verso la spiaggia. Anche quando furono arrivati, non la lasciò andare.
«Dovremmo toglierci gli stivali» le disse con finta serietà.
«Davvero?»
«È l’unico modo per sentire l’acqua sui piedi.»
«Avremo freddo» osservò Bella, facendo appello al suo senso pratico. Malgrado la giornata soleggiata, l’aria era pungente.
Fissando l’orizzonte, Rhys immaginò di tornare alla confortevole casetta con lei per riscaldarsi. «C’è un caminetto nel villino. Potremo usare le lettere di Radley per accendere il fuoco.»
Una risata genuina e poco elegante uscì dalla bocca di Bella.
Rhys sorrise orgoglioso. Non era facile per lei infrangere le regole e lasciarsi andare, gli piaceva quando ci provava.
«Chi comincia?»
«Sei tu l’esperto in frivolezze» scherzò Bella.
«D’accordo.» Rhys si diresse a grandi passi verso un gruppo di rocce vicino al limite della spiaggia e si sedette su un masso. Dopo avere sfilato gli stivali, si chinò per srotolare le calze e diede un colpetto sul masso vicino per invitare Bella a raggiungerlo.
Lei restò senza fiato quando si sedette. La roccia era stata scaldata dal sole, ma era più fredda del suo fondoschiena. Quando si chinò in avanti per sciogliere i lacci degli stivali, Rhys fece lo stesso per arrotolare i pantaloni.
Le braccia si sfiorarono, gli sguardi si incontrarono. O meglio fu lei a guardarlo. Rhys era concentrato sulle sue gambe. Bella aveva sollevato le gonne per togliersi gli stivali. La vista delle caviglie e dei polpacci coperti da leggere calze bianche gli seccò la gola.
«Posso aiutarti?» le domandò. Dio solo sapeva quanto gli sarebbe piaciuto.
«Da anni mi tolgo gli stivali da sola» rispose Bella tirando i lacci.
Rhys si impose di smettere di fissarla, ma con la coda dell’occhio vide che lei lo osservava come al villino. Lo sguardo saettava sulle sue braccia, sulle cosce, sui piedi nudi.
«Però gradirei il tuo aiuto.» Bella raddrizzò la schiena, tenne le gonne sollevate e aspettò. Rhys si inginocchiò davanti a lei e sciolse i lacci. Quando insinuò le dita negli stivali per sfilarli, Bella si morse il labbro. Rhys accarezzò con la punta delle dita i fiori ricamati sulla calza, che partivano dalla caviglia per proseguire sull’esterno della gamba, e continuò a salire finché lei non lo fermò posando una mano sulla sua.
Invece di allontanarla come lui si aspettava, Bella sollevò ancora il tessuto della gonna e gli permise di far scivolare le dita più in alto. Rhys si leccò le labbra, pensando che gli sarebbe piaciuto assaporare la pelle morbida che non vedeva, ma sentiva sotto le dita. Quando arrivò al bordo della calza si fermò per accarezzare la coscia, gustandone il calore e la morbidezza.
«Toglile» sussurrò Bella.
Il corpo di Rhys reagì come se gli avesse chiesto di toglierle l’ultimo indumento che indossava. Gli sarebbe piaciuto. E avrebbe voluto che lei glielo domandasse nello stesso modo, con la bocca socchiusa per l’anticipazione e lo stupore, il respiro spezzato in rapidi ansiti.
Rhys abbassò una calza prendendosi tutto il tempo, facendo scivolare dolcemente le dita sulla gamba. Poi passò alla seconda. Quando Bella fu a piedi nudi, ansimavano entrambi. Rhys, che sentiva il membro eccitato pulsare dolorosamente, avrebbe voluto essere al villino.
«L’acqua sarà molto fredda?» chiese Bella, che si alzò e guardò le onde che lambivano la spiaggia.
«Scopriamolo.»
Insieme si avviarono verso il bagnasciuga.
Prima di arrivare al bordo dell’acqua, un’onda si sollevò e avanzò verso di loro.
«È freddissima» disse Bella, che trattenne il respiro prima di ridacchiare.
«Gelida.» Rhys trasalì quando l’acqua gli sfiorò le caviglie. Di chi diavolo era stata l’idea?
Poi la udì gridare. Si girò preoccupato, ma scoprì che era un grido di gioia.
A qualche passo di distanza Bella procedeva lungo la battigia calciando l’acqua che le bagnava le gonne, anche se le teneva raccolte sopra le ginocchia.
Essendo una zona protetta da un argine naturale, quella striscia di spiaggia era a loro completa disposizione.
Quando Rhys si fece coraggio e si spinse nell’acqua un po’ più profonda, imitando Bella, sentì la corrente mordergli le caviglie. «Attenta alle onde.»
Bella strillò e scoppiò a ridere quando un’onda si alzò davanti a lei. «È corroborante.»
«Davvero.» Naturalmente Rhys non si riferiva all’acqua del mare bensì a lei. La sua allegria era contagiosa.
Bella si chinò per raccogliere un oggetto dal fondo del mare e lo brandì trionfante. Quando si avvicinò, Rhys notò che luccicava al sole.
«È un vetro di mare» spiegò Bella, girando il frammento di vetro verde bottiglia dai bordi levigati in modo da catturare la luce. «Credi che provenga da un naufragio?»
«È possibile.» In realtà Rhys pensava che fosse stato gettato in mare da qualche persona incivile, ma gli piaceva l’idea che Bella avesse più fantasia di lui.
«Guarda!» Bella corse verso un punto dove c’era qualcosa che affiorava dalla sabbia. Si chinò e raccolse una bellissima conchiglia elicoidale, con delle striature rossastre.
«Se avessi saputo che sei così fortunata, ti avrei portato con me alla bisca anni fa» scherzò Rhys, quando gli posò la conchiglia sul palmo della mano.
«Porti spesso delle donne con te?» Le dita di Bella erano fredde quando riprese la conchiglia, le labbra tremavano mentre aspettava la risposta.
«No.» Era vero, bastava intendersi sul significato dell’avverbio spesso. «Stai tremando. Vuoi che torniamo a casa a scaldarci?»
Bella scrutò la spiaggia e guardò il mare come se le dispiacesse andare via, poi gli rivolse un cenno di assenso. «Sì, andiamo.»
La proposta scherzosa di Rhys di bruciare le lettere lasciate da Radley per metterli fuori pista si rivelò più seria del previsto. In casa trovarono una piccola catasta di legno, ma l’unica carta disponibile era quella delle missive.
Quando si girò per prenderle, Rhys rimase di stucco. Bella si era tolta la sottoveste bagnata, che si stava ammucchiando ai suoi piedi.
«Hai bisogno di una mano?» gli chiese quando si accorse che la stava guardando.
«No, penso di farcela.» Non era abituato ad accendere un fuoco, ma probabilmente sarebbe stato più facile che domare il suo prepotente desiderio.
Rhys si voltò nuovamente verso il camino, cercando di ignorare il fruscio della stoffa alle sue spalle. Il focolare era coperto di cenere, che lui raccolse con la paletta contenuta in un secchio.
«Aspetta» lo fermò Bella, posandogli una mano su una spalla. «Cos’è quello?»
Rhys osservò i resti che aveva raccolto. «Frammenti di carta, forse altre lettere.»
Bella si sporse oltre la sua spalla e cominciò a prendere i pezzi più grandi. Dopo aver spazzato via la polvere con le dita, apparvero dei brandelli di carta che si erano salvati dal fuoco. Sembrava che fossero stati gettati nel camino tutti insieme, forse erano pagine strappate da un diario. O da un libro mastro.
Dopo qualche istante Bella aveva già raccolto una ventina di pezzi ancora leggibili. Li posò sul tavolo vicino alla finestra e cominciò a ordinarli.
«Non sappiamo cosa è stato bruciato. Forse mancano le parti più importanti.»
«Vorrei comunque fare un tentativo.»
«Raccolgo quelli rimasti, poi accenderò il fuoco.»
Quando ottenne una bella fiammata, Rhys si voltò per invitare Bella a sedersi vicino al camino per scaldarsi. Era talmente presa da quel lavoro che sembrava essersi dimenticata di lui.
«Ho trovato qualcosa.» Il tono di voce di Bella era stupito, gli occhi si spalancarono mentre Rhys si avvicinava.
«È un altro stratagemma, non credi?»
«No, penso sia la pagina di un diario.» Bella indicò tre frammenti allineati, che formavano due righe con parecchi spazi vuoti. «Non sembra una lettera.» Trasse un profondo respiro. «Credo sia un indirizzo.»
Rhys posò una mano sullo schienale della sedia e si chinò sul tavolo. «Riconosco una B. Anzi due. Tu riesci a decifrare il resto?»
«Brine, forse Byrne. Il nome di una strada. E questo è inconfondibile.» Bella fece scorrere le dita su una parola in cui mancavano alcune lettere, dove il fuoco aveva bruciato la carta. «È Bishopsgate, ne sono certa.»
«Sei molto intelligente.» Il vestito era ancora bagnato, i capelli scompigliati dal vento, le dita annerite dalla fuliggine. Eppure era la donna più attraente che Rhys avesse mai visto.
Bella sentì le guance coprirsi di rossore e deglutì. I complimenti l’avevano sempre messa in imbarazzo.
«Grazie» disse dopo un po’. «Mi dispiace, si direbbe che siamo arrivati qualche giorno dopo la partenza di Radley per Londra.»
«Non l’avremmo saputo se non fossimo venuti.»
Il sorriso che le incurvò gli angoli della bocca provocò in Rhys un’ondata di calore al ventre che lo infiammò più del fuoco che ardeva nel camino.
«Avvicinati al focolare, stai ancora tremando» la esortò. «E l’abito è ancora bagnato.»
«Dovrei pulirmi» disse Bella mostrandogli le dita annerite.
«Lascia fare a me.» Rhys prese un canovaccio che aveva trovato in cucina e si inginocchiò davanti alla sedia dove Bella si era seduta. Come era accaduto in spiaggia. Prese le dita una alla volta e le strofinò con il telo.
Bella lo fissava con uno sguardo penetrante.
Quando arrivò all’ultimo dito, Rhys rallentò perché non aveva nessuna voglia di smettere di toccarla. Una volta finito, le sollevò le mani e baciò prima un dorso, poi l’altro.
Bella lo sconvolse girando la mano per accarezzargli il viso, per far scivolare le dita sul profilo della mandibola, sul mento e per tracciare la curva del labbro inferiore.
«Vorresti...»
«Sì» rispose Rhys, che avrebbe fatto qualunque cosa gli avesse chiesto. Con entusiasmo.
Bella emise una risata gioiosa, di gola. «Non sai che cosa stavo per domandarti.»
«Sono ai tuoi ordini.»
«Baciami.»
Bella lo esaminò con lo sguardo da capo a piedi, indugiò sulla vita, sul collo, sulla bocca. Rhys le permise di divorarlo con gli occhi prima di prenderla per mano e aiutarla ad alzarsi.
Le posò delicatamente una mano sul viso, accarezzò la pelle morbida delle guance, e la guardò negli occhi, dove vide riflesse le proprie emozioni. Desiderio. Attrazione. Bramosia. E un’altra che non osava nominare.
Quando posò la bocca sulla sua, Bella chiuse gli occhi. Rhys si sforzò di procedere lentamente, ma non funzionò. Le diede un bacio delicato, poi fece scivolare la lingua sulle labbra e la sentì trasalire. Lei socchiuse le labbra, permettendogli di assaporarla.
Le mani della giovane si alzarono per aggrapparsi alle sue spalle. Rhys le cinse la vita con un braccio e l’attirò a sé. Anche attraverso il tessuto dell’abito percepiva il calore del suo corpo. Gli sarebbe piaciuto spogliarla.
Come se gli avesse letto nei pensieri, Bella sussurrò contro la sua bocca: «Forse dovremmo toglierci i vestiti bagnati».