20

Rhys la lasciò vincere. Giunta in cima alla scala, Bella si fermò e si girò per affrontarlo. Respirava in rapidi ansiti e, con occhi scintillanti, infilò dietro l’orecchio qualche ciocca di capelli.

«Non so qual è la tua camera.»

Per un istante Rhys fu tentato di indicarle una delle stanze degli ospiti. Aveva arredato la sua in modo stravagante, pensando solo al suo gusto personale, senza moderazione. Ogni angolo aveva un’aria faraonica. Per la prima volta si preoccupò di come sarebbe apparsa agli occhi di un’altra persona.

Tuttavia non voleva nasconderle nulla. Bella lo conosceva meglio di chiunque altro perché le aveva confidato dei segreti che nessuno sapeva. Non avrebbe cominciato a fingere in quel momento.

«Alla tua sinistra.»

Quando Bella aprì la porta ed entrò, Rhys udì un gemito di stupore.

Ed ebbe il sospetto di avere esagerato.

La seguì con lo sguardo dalla soglia mentre esplorava la stanza. La vide sfilarsi le forcine dai capelli con una mano e far scivolare le dita dell’altra sulla statua della dea egizia Hathor. Davanti all’arazzo che rappresentava scene medievali, Bella alzò la testa per osservare i dettagli. Anche il vaso cinese, posato su un piedistallo di legno di ciliegio, attirò la sua attenzione. Allungò una mano, ma la ritrasse subito come se temesse di farlo cadere.

«Puoi toccare quello che vuoi.» Il corpo di Rhys reagì appena ebbe pronunciato quelle parole, perché diverse parti desideravano essere toccate da lei.

Bella sorrise e si alzò in punta di piedi per accarezzare le fronde della palma in vaso in un angolo della camera.

Misericordia, quanto vorrei avere quelle mani su di me, pensò Rhys.

«È molto...»

«Esagerato. Un guazzabuglio. Vedi che cosa succede quando faccio di testa mia. Ho bisogno dei consigli di qualcuno che abbia più gusto di me.»

Lei. Rhys si rese conto che avrebbe voluto che fosse Bella a cambiare la stanza facendola sua. Loro. Quel pensiero gli fece serpeggiare un brivido di piacere lungo la schiena.

Non sarebbe mai accaduto. Non ci sarebbe stato nessun matrimonio. Quella non sarebbe stata la loro casa.

Dopo avere fatto il giro della stanza, Bella si fermò davanti a Rhys. «Mi piace. Vedo bellezza e storia in ogni angolo, hai buon gusto.»

Prima che lui potesse ribattere si girò, volgendogli le spalle.

«Puoi slacciarmi i bottoni?» Bella si scostò i capelli dal collo con una mano e abbassò l’altra sulla coscia di Rhys, mentre gli premeva il fondoschiena contro i lombi.

A quella provocazione lui trasse un profondo respiro, non voleva che si fermasse.

«Hai detto che potevo toccare quello che volevo.»

«Oh, sì.» Rhys slacciò in fretta i bottoni e scostò i lembi dell’abito per accarezzarle la schiena.

Bella emise un gemito prima di spostare la mano. Con un movimento esitante e gentile fece scivolare le dita sul membro coperto dal tessuto dei pantaloni, lo strinse delicatamente. Rhys decise di lasciarla fare, ma non poté fare a meno di inarcarsi quando la mano si mosse su e giù.

«È magnifico, ma...»

«Lo so» sussurrò Bella prima di ritrarre la mano.

Rhys si chinò per posarle un bacio su una spalla, scostò la camiciola e le baciò il collo. Senza volere, aveva trovato un punto sensibile.

Bella sgusciò fuori dalle sue braccia e si allontanò slacciando i ganci del corpetto. Quando ebbe raggiunto la predella su cui si trovava il letto, si era liberata del corpetto e della sottoveste. Con aria tentatrice osservò Rhys continuando a spogliarsi, sciolse il nastro della scollatura della camiciola e la abbassò sulle spalle.

Un’ondata di desiderio, simile alla marea di Margate, si rovesciò addosso a Rhys minacciando di travolgerlo. Avere il corpo di Bella sotto il proprio, oppure sopra, per poi penetrarlo, era un bisogno fisico. Ma non era tutto. Con lei c’era sempre qualcosa di più: tenerezza, affetto, amore.

Ammettere di provare quel sentimento lo riempì di terrore.

Mordendosi il labbro inferiore, Bella allentò il nastro dei mutandoni, poi, invece di sfilarli, guardandolo negli occhi li abbassò lentamente per provocarlo.

Rhys si avvicinò. Bella era salita sulla predella, perciò era alta quasi come lui. Le fece scivolare una mano sul ventre, tra i seni. Scossa da un brivido di piacere, Bella sentì i capezzoli che si inturgidivano. Quando lui si chinò per prenderne uno in bocca, gli insinuò le mani nei capelli per attirarlo a sé.

«Rhys» lo chiamò in tono supplice.

Lui alzò la testa e la piegò di nuovo per passare all’altro bocciolo, per leccarlo e succhiarlo voluttuosamente. Le cinse la vita con una mano per abbassarle i mutandoni, finché non scivolarono lungo le gambe.

«Sei la donna più bella che io abbia mai visto.»

Per la prima volta Bella gli sembrò timida, insicura.

Quando le posò un braccio sulla vita, il calore della pelle nuda gli parve il dono più bello che avesse mai ricevuto. Da qualche tempo, quel contatto era tutto ciò che desiderava. Bella si mosse, strappandogli un gemito di desiderio. Il suo corpo gli diceva che forse quel contatto non gli bastava.

«Hai troppi vestiti addosso, non è pratico» osservò Bella, allungando una mano verso l’allacciatura dei pantaloni.

Rhys sogghignò. La mancanza di praticità era per Bella il peggiore dei difetti.

Si sfilò i pantaloni e la biancheria, mentre lei si sdraiava sul letto. E la gola gli si seccò quando si puntellò sui gomiti per osservarlo.

«Anche tu sei piuttosto bello» sussurrò Bella.

Rhys salì sul letto continuando a guardarla. «Sono felice che lo pensi.»

«Tutti lo pensano.» L’ultima parola uscì dalla sua bocca come un sibilo perché Rhys cominciò a farle scivolare le dita lungo una gamba, all’interno della coscia.

«Tuttavia» continuò Rhys, mentre accarezzava i riccioli all’apice delle cosce, «è solo il tuo parere che mi interessa.»

Quando insinuò un dito nell’umida fessura, Bella si inarcò contro la sua mano piegando indietro la testa. La fiducia che quel gesto dimostrava lo commosse.

Rhys reclinò il capo e sostituì il dito con la bocca, baciò e leccò finché non sentì i muscoli contrarsi. Gli piaceva il suo sapore, il modo in cui il corpo tremava e si premeva contro di lui. Bella gli graffiò una spalla prima di insinuargli le dita nei capelli.

«Rhys» sussurrò con voce prima affettuosa, poi esigente.

Lui sapeva che era vicina all’appagamento. Lo dicevano il suo corpo, i gemiti che emetteva.

«Lasciati andare, amore» le bisbigliò, «ci penso io.»

Bella obbedì e lui sollevò il capo per guardarla in viso, per vederla nell’istante in cui avrebbe allentato il controllo per abbandonarsi al piacere.

Quando il respiro si calmò, Bella si aggrappò alle sue spalle, mentre Rhys le si sistemava tra le gambe.

«Ho bisogno di te» bisbigliò lei con voce tremante.

Le parole si fecero strada in lui, placarono il dolore, colmarono gli spazi vuoti.

«Ho bisogno di te» disse Rhys, mentre la penetrava, imponendosi di procedere lentamente per assaporare ogni istante.

Bella però glielo impedì. Stabilì il ritmo premendosi contro di lui, cingendogli le spalle con le braccia mentre si sollevava per baciarlo. Fu un bacio avido ed esigente. Quando gli morse il labbro, Rhys non riuscì più a trattenersi.

La desiderava con tutto se stesso, non solo per darle piacere, ma per esserle più vicino, per abbattere il muro che aveva costruito per difendersi da lui. Per sottrarsi alle regole e al decoro che Bella riteneva indispensabili per tenere le persone a distanza.

Prima che lui arrivasse all’orgasmo, Bella sussurrò: «Ho sempre voluto te». Erano le stesse parole che gli aveva detto a Margate.

Rhys la baciò e, senza staccare le labbra, dichiarò: «Ti amo, Arry». Un’ammissione spontanea che non era riuscito a trattenere.

Bella gli accarezzò i capelli, la schiena, si rannicchiò contro di lui mentre si sdraiava al suo fianco.

Gli bastava. Si disse che tenerla tra le braccia gli sarebbe bastato. Però voleva che anche lei gli dicesse che lo amava.

Bella si svegliò di soprassalto e aprì gli occhi. Non era nella sua stanza. Quando capì dove si trovava, provò un grande sollievo. Era in casa di Rhys. Nella sua camera da letto.

Fece scivolare una mano sul lenzuolo e trovò il suo corpo caldo e muscoloso. Il respiro lento e regolare le disse che stava dormendo. Quando gli occhi si furono abituati all’oscurità, si sporse per guardarlo meglio.

Santo cielo, era un uomo magnifico. Le bastò osservare il suo profilo per sentire il desiderio di toccarlo, di baciarlo. E fu tentata di sdraiarsi, stringerlo tra le braccia e tornare a dormire.

Preferiva non svegliarlo, tuttavia non poté fare a meno di sfiorargli una spalla con le labbra per un bacio.

Mentre si avvicinava alla porta, prese la camiciola e l’abito, che indossò prima di uscire nel corridoio allacciando soltanto i bottoni più in alto.

Una girandola di pensieri le affollava la mente, i sentimenti erano un groviglio nel petto. Aveva bisogno di riflettere.

Ti amo.

Da quanto tempo desiderava udire quelle parole? Da quanto tempo anelava di sentirle pronunciare da lui? D’accordo, Rhys era nel vortice della passione, stavano facendo l’amore. Eppure lei non riusciva a convincersi che fosse stata soltanto un’iperbole, frutto della foga del momento.

Bella scese la scala, senza sapere dove avrebbe potuto trovare il giardino d’inverno o una stanza con una finestra da cui sarebbe uscita furtivamente. Passare dal portone era forse l’opzione migliore; tuttavia, considerando la sua sfortuna, si sarebbe trovata chiusa fuori sulle strade ancora buie di Belgravia, con indosso un abito allacciato solo in parte e una camiciola.

Quando udì le voci di alcuni domestici, che si avvicinavano chiacchierando tra loro, Bella si sentì cogliere dal panico. Aprì la porta della stanza più vicina e si guardò intorno incuriosita. Sembrava uno studio o una biblioteca, fornita quasi quanto quella di suo padre. Dopo che i domestici furono passati, decise di restare.

Mentre Rhys aveva un gusto eclettico in fatto di arredamento, quella stanza ricordava il padre. Austera, poco accogliente e troppo ingombra di mobili per essere affascinante. Bella sentì la mancanza del tocco di Rhys.

Una cosa era certa. Il defunto Duca di Claremont era affascinato dalle mappe quanto il Visconte di Yardley. Alle pareti non erano appesi paesaggi o ritratti, solo carte geografiche. Una dell’Essex e della contea dove si trovava Edgecombe, una delle isole britanniche e dell’Irlanda, diverse di Londra.

Bella si avvicinò alla mappa più grande di Londra, che occupava quasi un’intera parete. Era molto dettagliata, riportava le strade, le piazze e qualche luogo di interesse. Seguì con un dito le strade e trovò Belgravia, Buckingham Palace, Hyde Park. Poi guardò più attentamente e cominciò a cercare.

Bishopsgate.

Ricordando il pezzo di carta che aveva trovato nel caminetto a Margate, cercò le strade il cui nome iniziava con la lettera B. Doveva essere Bury Street. Mr. Radley probabilmente si trovava lì. A meno che, come sosteneva Rhys, non fosse fuggito in Francia.

«Mi sono svegliato e tu non c’eri.»

Bella si girò e vide Rhys sulla porta, con indosso solo i pantaloni e la camicia sbottonata.

«Non volevo disturbarti, ho pensato di fare delle ricerche.»

«E che cosa hai trovato?» chiese lui con un tono sospettoso che non le piacque.

«La strada dove potrebbe abitare Mr. Radley. Ti ricordi il pezzo di carta? C’era scritto il numero civico, a meno che non ne manchi una parte.» Bella indicò un punto sulla mappa. «Questa deve essere la strada.»

Rhys si avvicinò, fino a sfiorarle le spalle con le proprie, e fissò il punto che lei gli mostrava.

«Bury Street. Manderò un biglietto all’ispettore Macadams.»

«No.» Bella non avrebbe voluto gridare, ma non si pentì del tono enfatico della propria protesta. «Abbiamo cominciato a cercarlo insieme. Abbiamo trovato insieme l’indizio a Margate. Avvisa l’ispettore se vuoi, io però penso che dovremmo finire noi il lavoro.»

«Sei molto sicura.»

«Già.»

«Allora andiamo» disse Rhys, coprendo con la propria la mano che lei gli aveva posato sul braccio. «Dovremmo anche tornare dai Tremayne, saranno preoccupati per te.»

«Non è il caso, sono in buone mani.»

Bella vide nello sguardo di Rhys un’incertezza che avrebbe voluto cancellare, tuttavia non riusciva a pronunciare le parole che lui avrebbe voluto udire. Non che non lo amasse. L’aveva sempre amato. In quel momento però quelle parole la terrorizzavano.

«Bella...» Rhys la guardò accigliato, come faceva ogni volta che si accorgeva che lei gli taceva qualcosa. Negli anni Bella si era convinta che fosse in grado di leggerle nei pensieri.

«Domani?» propose, cercando di distrarlo. Non poteva dargli quello che lui voleva.

«D’accordo. Manderò un domestico a Scotland Yard con un biglietto.»

«Molto bene.» Bella sorrise e si alzò in punta di piedi per dargli un bacio. «Risolveremo la questione una volta per tutte.»

Sentì le pulsazioni accelerare. Non per il modo in cui Rhys aveva ricambiato il bacio, anche se era stato delizioso e le aveva incendiato il sangue nelle vene. La palpitazione nell’incavo del collo era causata dalla paura.

Forse il giorno seguente avrebbero trovato Mr. Radley e la faccenda dei conti del duca sarebbe stata risolta. Lei aveva aiutato Meg a prepararsi per il debutto e la Duchessa di Tremayne aveva accettato di farle da madrina. Se tutto fosse andato come previsto, nel giro di poco tempo i suoi genitori sarebbero partiti per la Grecia.

E poi?

Il loro stratagemma non sarebbe più servito. Non ci sarebbe stato motivo di mostrarsi insieme in società o di rifugiarsi a Claremont House per fare l’amore.

Rhys sarebbe tornato alla sua vita, lei pure.

Ciò che la spaventava era non riuscire più a immaginare la vita indipendente che da tanto tempo desiderava.

Non riusciva a immaginare un futuro che non comprendesse Rhys, e temeva che avrebbe finito per cedere.