14
«Andrà tutto bene.» Bella sospirò stizzita mentre spostava i vestiti alla ricerca dei guanti neri da viaggio. «È un viaggio breve. Che cosa potrebbe succedere?»
«Stai cercando di rassicurare me o te stessa?» Louisa, seduta sul sedile sotto la finestra, sorseggiava un tè mentre guardava la cugina radunare gli ultimi oggetti che le servivano per il viaggio a Londra.
«Forse entrambe le cose.»
«Sei sicura che non dovresti comunicare a Claremont il tuo piano?»
«Sì.» Bella aprì un cassetto dell’armadio e rovistò in una pila di sciarpe. «Se andrà bene, sarò felice di dirlo a tutti, credimi.»
Il giorno seguente aveva un appuntamento con un editore ed era tranquilla su ciò che avrebbe detto. A innervosirla invece era l’idea di svignarsela senza destare i sospetti di Rhys. Quando ne aveva discusso con Meg, il piano le era sembrato assolutamente realizzabile.
In quel momento era tormentata dall’ansia.
Meg, che aveva capito perché non era possibile dirlo al fratello, l’aveva incoraggiata promettendole che avrebbe fatto del proprio meglio per nascondergli la sua assenza.
Per qualche ragione, Rhys la considerava ancora come i suoi genitori: una fanciulla coscienziosa, il cui futuro avrebbe potuto essere solo il matrimonio. In passato era stato protettivo con lei. Se glielo avesse detto, avrebbe insistito per aiutarla, e Bella non voleva.
«Credevo che zia Gwendoline mi avrebbe chiesto di accompagnarti.»
A Bella non sfuggì la vena malinconica del tono della cugina. In qualsiasi altro momento avrebbe apprezzato la sua compagnia, ma il viaggio sarebbe stato breve e denso di attività. Meg aveva un appuntamento con una sarta e con una modista, inoltre dovevano cercare delle scarpe e altri accessori per il debutto.
«Presto tornerai a Hampstead per prepararti alla tua Stagione. Credo che per mia madre sia sufficiente la presenza di Meg.»
Malgrado la terribile reputazione di Rhys, i suoi genitori continuavano a vederlo come il ragazzo che era stato un tempo. Una persona a cui avevano concesso di trascorrere del tempo da solo con la figlia.
«Siamo fidanzati, questo ci permette di godere di una maggiore libertà. Inoltre il Duca e la Duchessa di Tremayne hanno accettato di ospitarmi, perciò non dovrò alloggiare a Claremont House.»
«È vero, ma sarà la prima volta che apparite insieme davanti alla società londinese. Attirerete l’attenzione.»
«Andrà bene.» Bella non ne era sicura. L’idea di essere chiusa in una carrozza con Rhys per ore la tormentava dalla mattina, tuttavia in quel momento doveva mostrare tutta la calma di cui era capace.
Un rumore proveniente dall’esterno spinse Louisa ad alzarsi per sbirciare sul vialetto davanti alla casa. «È arrivata la carrozza dei Claremont.»
Bella, che sentì il respiro mozzarsi in gola, ignorò il fremito nel petto. Dopo avere preso una sciarpa, infilò i guanti da viaggio che aveva trovato in fondo al cassetto.
«Ti auguro buon viaggio.» Louisa si avvicinò per posarle un bacio frettoloso su una guancia. «E buona fortuna per il libro.»
«Grazie, mia cara.» Bella sorrise, sollevò la borsa che conteneva il manoscritto e la strinse al petto, augurandosi di calmare il battito del cuore. «Ce la farò.»
Louisa ridacchiò. «Non ho alcun dubbio.»
Bella scese la scala e si rincuorò nel vedere che i domestici avevano messo i bagagli sul veicolo. Aveva già salutato i suoi genitori.
Meg scese dalla carrozza e le corse incontro. «Sono così eccitata per questo viaggio.»
Prima che Bella potesse rispondere, la giovane la strinse in un abbraccio. Sprizzava entusiasmo da ogni poro e profumava di primavera. Bella sentì la tensione che si allentava un poco.
Quando lanciò un’occhiata alle spalle di Meg, vide Rhys che scendeva a sua volta. Malgrado l’altezza, e le spalle importanti, si muoveva con una grazia incredibile. Bella si distrasse seguendo i suoi movimenti e, quando alzò lo sguardo, si accorse che la stava fissando.
Dopo che Meg l’ebbe lasciata andare, Rhys avanzò di un passo e tese la mano verso la sua.
«Che cosa stai facendo?» C’era una regola che stabiliva che non dovevano toccarsi. L’avevano già infranta troppe volte.
«Ti aiuto con la borsa.» Bella abbassò gli occhi, vide che Rhys stava cercando di prendere il manico e sentì il calore della sua pelle attraverso il tessuto dei guanti. «È pesante. Hai preso l’abitudine di tuo padre di portare con te dei libri ovunque vai?»
«Sì, ma riesco a fare da sola.» Bella gli allontanò la mano, strinse più forte il manico della borsa e salì sulla carrozza dopo Meg.
Il cuore le martellava nel petto e il viaggio non era ancora iniziato. Quando lei si accomodò al centro del sedile, Rhys seguì il suo esempio e si sedette accanto alla sorella.
Proprio di fronte a lei, dove costituiva un’inevitabile distrazione con l’abito grigio e il panciotto color rubino. Naturalmente, quando Bella alzò lo sguardo scoprì che la stava osservando.
Un sorriso pigro incurvò gli angoli della bocca di Rhys. Bella non era certa se il motivo fosse il piacere del viaggio o sapere quanto la innervosisse restare con lui in uno spazio così ristretto.
«Ti dispiacerebbe essere seduta accanto a me?»
Quando Bella perse la presa sul libro che fungeva da scudo tra loro, Rhys allungò una mano per afferrarlo.
«Prego?» domandò lei, aggrottando la fronte.
Rhys le porse il volume e si portò un dito sulle labbra. «Ssh» disse guardando Meg che, appoggiata alla parete della carrozza, emetteva un lieve sibilo.
«Oh.» L’espressione di Bella si addolcì.
«Pensavo di farla distendere e di venire a sedermi vicino a te.»
«Certo.» Bella si spostò verso un’estremità del sedile, raccogliendosi intorno alle gambe il tessuto della gonna e della sottoveste.
Rhys mise un braccio dietro la schiena della sorella e la tirò dolcemente finché non fu distesa sul sedile, con il capo sul suo pastrano ripiegato a mo’ di cuscino.
Poi si spostò sul sedile di Bella.
Si era accorto che lei aveva trattenuto il respiro quando aveva posato la mano vicino alla sua, sfiorandole le dita. Bella si era sfilata i guanti, lui li indossava di rado. La pelle della giovane era morbida e deliziosamente calda.
Rhys spostò la mano. Bella era stata chiara: qualunque cosa provasse per lui, era determinata a non cedere. E aveva ragione.
Meritava un uomo migliore.
Rhys osservava il paesaggio dal finestrino ascoltando il ritmo del respiro di Bella, inspirando il suo profumo di violetta, domandandosi quali pensieri le frullassero nella mente.
Anche Bella guardava fuori dal suo finestrino, tamburellando con le dita sulla copertina del libro.
«A parte fare acquisti e visitare la proprietà di tuo padre in Gordon Square, che piani hai mentre saremo a Londra?» gli chiese senza guardarlo.
«Dovrei andare al club.»
«Al Duke’s Den?» Bella posò lo sguardo su di lui, che apprezzò il tono interessato della sua voce.
«Sì, anche se dubito che avrò tempo per assistere alla presentazione di una invenzione.»
«È bella l’idea di investire in nuove idee.» Mentre parlava, Bella posò la mano sulla borsa di pelle marrone.
«Forse ti piacerebbe venire con me.» Rhys si girò per guardarla. Erano talmente vicini che vedeva le pagliuzze verde smeraldo dei suoi occhi.
«Forse.»
Rhys sorrise. «Potremmo andarci domani.»
«Domani no.» Quando Bella deglutì a fondo, lui capì che gli nascondeva qualcosa. «Anch’io devo occuparmi di qualche faccenda.»
«Vuoi che ti accompagni?» Erano fidanzati, dopotutto.
«No» si affrettò a rispondere lei. Troppo in fretta. «Dovremo passare gran parte del tempo con Meg.»
Quello non spiegava le faccende di cui aveva parlato, tuttavia Rhys decise che non era il caso di indagare. Non si sarebbe confidata con lui come un tempo.
Per qualche istante rimasero in silenzio. L’unico suono nella carrozza era il respiro regolare di Meg che dormiva.
Rhys osservò la borsa che Bella aveva sistemato tra sé e la parete del veicolo. «Hai portato altri libri?»
Lei sgranò gli occhi e strinse più forte la borsa. Poi abbassò lo sguardo, prese il libro che teneva in grembo e glielo offrì.
«Puoi leggere questo.»
«E tu cosa leggerai?»
«Farò un sonnellino come Meg.»
Rhys aprì il libro e lesse il frontespizio: Jane Eyre, di Mr. Currer Bell.
Con la coda dell’occhio osservò Bella che, dopo essersi spostata sul sedile, si appoggiò ai cuscini e allentò la sciarpa. Il profumo che si sprigionò dal tessuto riempì l’aria. Dopo un istante, quando lei slacciò il primo bottone del corpetto e si massaggiò il collo per allentare la tensione, Rhys si leccò le labbra.
Capì che non sarebbe mai riuscito a concentrarsi nella lettura del libro finché Bella gli fosse stata così vicina, il corpo che cominciava a rilassarsi contro i cuscini mentre lei si appisolava.
Quando il respiro divenne regolare ed ebbe la certezza che gli occhi erano chiusi, Rhys posò il libro e si concesse di osservarla. Aveva un’aria serena, era deliziosa. Quando era sveglia c’era un senso di urgenza in lei, come se tutte le idee che le frullavano nella mente premessero per uscire. Nel riposo il viso si addolciva ed era illuminato da un lieve sorriso, segno che qualunque cosa stesse immaginando nel sonno la soddisfaceva.
Rhys si chiese se l’avesse mai sognato.
Per un istante si limitò a godere di quella vicinanza. Poi appoggiò la testa al sedile, cercando di liberare la mente dal desiderio che sentiva da quando l’aveva rivista. Aveva acconsentito ad aiutarla. Non aveva alcun diritto di abbandonarsi ai propri inopportuni desideri. Quando la mano di Bella finì sulla sua coscia, Rhys aprì gli occhi. Nel sonno si era mossa, la testa era contro il finestrino e le braccia erano abbandonate lungo i fianchi. Rhys le coprì la mano con la propria, rendendosi conto di quanto gli piacesse toccarla. C’erano delle regole da rispettare, però, e la fermezza di Bella. Non solo. Non avrebbe potuto negare che non gli bastava tenerla per mano.
Con delicatezza le spostò il braccio sul corpo, lasciando la mano sul sedile.
Non era possibile tornare indietro e cancellare il passato, tuttavia aveva un obbligo nei suoi confronti: comportarsi con tutto l’onore di cui era capace.
Mentre la osservava, notò la pulsazione nell’incavo della gola e non poté fare a meno di pensare che avrebbe voluto baciarla proprio in quel punto.
«Dannazione» borbottò sottovoce. Non sarebbe stato affatto facile.