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L'astronave dei Migranti fu l'ultima piccola spinta necessaria agli scienziati di Lyff. La quantità di nuove idee fornite dallo scafo, più il fatto che aveva spietatamente distrutto una città lyffana, produssero, in meno di un mese, il risultato, non di una astronave, ma di una intera flotta.

I terrestri non si resero conto dei progressi fatti dai lyffani fino al giorno in cui vennero invitati dalla Corporazione delle Corporazioni a presenziare a una manifestazione spaziale. E in quel momento, poterono capire soltanto di essere incapaci di giudicare a quale punto di progresso fosse arrivata la tecnica di Lyff. Quella volta furono loro a imparare.

– Il nostro più grande problema sta nella scelta – disse Gelph Gar-Pandyen Teeltl, presidente della Corporazione dei Fisici, poco prima della manifestazione. – Abbiamo un certo numero di propulsori in grado di spingere le nostre astronavi, ma decideremo soltanto oggi pomeriggio quale ci conviene adottare.

Quelle frasi furono una sorpresa; i terrestri si erano immaginati che i lyffani avrebbero per prima cosa studiato propulsori a razzo, come era accaduto nella storia astronautica dell'uomo. Il loro problema di scelta sembrava strano quanto quello di una mucca, indecisa se parlare inglese o francese.

Quando raggiunsero il luogo in cui si dovevano tenere le prove, la sorpresa dei terrestri aumentò. Si erano aspettati di dover assistere a delle prove di laboratorio, e si trovarono di fronte a una flotta di venticinque astronavi complete, tutte leggermente più grandi di quelle della Federazione. Sembrò loro di essersi fermati ai margini di un campo in cui le astronavi crescevano come spighe di grano.

– Ogni astronave è dotata di un sistema di propulsione diverso – spiegò Teeltl. – Alcune, in realtà, sono dei semplici razzi con migliorie sul principio dell'attrazione e repulsione. Ah, ecco che inizia la prova.

Uno degli scafi si stava sollevando lentamente su una colonna di fiamme azzurre.

– Oggi – continuò Teeltl – la propulsione a razzo è quella che siamo meno propensi a usare. È troppo inefficiente, ingombrante e limitata. È

ridicolo usare la maggior parte del carburante per sollevarsi semplicemente da terra. Comunque, abbiamo voluto includere nella prova odierna anche la propulsione a razzo. Può darsi che ci riveli vantaggi che non siamo stati in grado di prevedere. Ecco che ne parte un'altra.

La seconda astronave si sollevò nel cielo su una colonna di fuoco rossastro.

– Naturalmente proviamo anche i diversi tipi di carburante – spiegò Teeltl.

I terrestri erano completamente sbalorditi.

– Da quanto tempo state studiando i voli nello spazio? – domandò Pindar Smith.

– Da quattro anni. Ci è venuta la prima idea quando l'esercito ha introdotto i razzi nel suo armamento. C'erano stati in precedenza alcuni esperimenti con la dinamite, ma sono stati un fallimento completo. L'unica nostra conclusione di allora è stata che la dinamite non poteva venir usata come carburante.

Altre tre astronavi si sollevarono nell'aria, spinte ciascuna da una fiamma di colore diverso. Poi, dato che la stazione di controllo diede l'annuncio dell'entrata in orbita delle cinque astronavi, venne servita la colazione.

I terrestri mangiarono in silenzio. John Harlen divenne più cupo degli altri. Quello che aveva visto fino a quel momento era già sufficiente per qualificare Lyff idoneo a far parte della Federazione. Ma fino a quel momento avevano mostrato loro soltanto delle cose ritenute di scarso valore. La vera manifestazione doveva ancora cominciare.

Pensò ad altro. Aveva portato a termine la sua missione con tre anni di anticipo, e questo fatto gli sarebbe forse valso un premio. Ma non era ancora pronto a smettere il suo lavoro. Gli rimanevano tre anni di piani da svolgere, e questi suoi piani erano diventati improvvisamente antiquati. Si sentì vuoto.

E si sentì anche vagamente colpevole di imbroglio. I lyffani avevano fatto, in sette anni, quei progressi che lui calcolava far loro compiere in dieci. E avevano fatto quasi tutto il cammino da soli. Nello sviluppo di Lyff, lui aveva avuto soltanto un ruolo secondario. Tuttavia a lui e ai suoi compagni della Squadra Speciale sarebbe andato ogni merito. John Harlen non si riteneva per niente soddisfatto, e provava vergogna per non esserlo.

La dimostrazione del pomeriggio fu terrificante.

– Verrà provata per prima l'astronave che si trova in fondo alla fila, sulla nostra destra – annunciò Gelph Gar-Pandyen Teeltl. – Vi prego di osservare con molta attenzione.

Osservarono. Se l'astronave poteva esser mossa dagli sguardi attenti, loro riuscirono a muoverla. Svanì improvvisamente. E il campo venne investito da una violenta raffica di vento e dal fragore di un tuono.

– Discreta – borbottò Teeltl tra sé.

Altre dieci astronavi scomparvero nello stesso modo, una dopo l'altra.

– Interessante – disse John alla fine cercando di controllare il tono della sua voce. – Come avete fatto?

– È stata una cosa abbastanza semplice – rispose lo scienziato. – E per dire la verità, abbiamo avuto l'idea dalla Corporazione dei Metallurgici.

Immediatamente dopo la guerra avevano prodotto, Madre sa come, un raggio pressore per facilitare il lavoro degli operai che dovevano maneggiare le pesanti strutture metalliche degli scafi che stavano costruendo. Non sapevamo con esattezza come funzionassero, però ci è venuta l'idea di poterli usare. Alcune astronavi che avete visto partire poco fa, hanno semplicemente agganciato il loro raggio a una lontana stella. In questa prova, alcune si sono agganciate all'Occhio della Madre. Non si muovono. È Lyff che si allontana sotto di loro. Altre hanno fatto la stessa cosa, e hanno tirato. Dato che le stelle sono troppo grandi per esser mosse, succede in pratica che le piccole astronavi si trovano in corsa verso le stelle. Una cosa molto semplice.

– Già, semplice – ammise Ansgar. – A che velocità possono andare?

– In teoria hanno un limite di centoundicimilasettecentottanta sterbs al secondo, che è la velocità con cui si sposta il raggio. Più o meno la velocità della luce. Tuttavia, esiste la possibilità di poterla aumentare. È

una cosa che non sappiamo ancora.

– Cosa stanno facendo? – gridò Smith indicando il campo su cui avvenivano le prove.

Le nove astronavi restanti ondeggiavano leggere sul terreno.

Sembravano bolle di sapone spinte dalle correnti di aria. Si sollevarono lentamente sempre più in alto, e alla fine scomparvero alla vista.

– Raggi pressione – disse Teeltl con orgoglio. – Riservati alle esplorazioni planetarie. Le astronavi si sollevano fino a un'altezza di sicurezza, poi agganciano il raggio traente sul pianeta che si vuole raggiungere. Queste astronavi... Oh, guardate. Sta tornando il primo razzo.

Non saranno adatti all'impiego, ma offrono certo un superbo spettacolo da vedere.

Lo scafo scese con rapidità, e, per quanto John fu in grado di giudicare, atterrò nell'esatto punto dal quale era partito. Poco dopo, a breve distanza uno dall'altro, giunsero anche gli altri quattro scafi. Il frastuono che sollevarono fu quasi insostenibile, ma l'atterraggio in se stesso venne compiuto con incredibile facilità.

La prova doveva durare cinque giorni, il tempo necessario alle astronavi agganciate alle stelle di fare il viaggio di andata e ritorno. Ma John non volle restare fino al termine dell'esperimento. Aveva un altro urgente messaggio da inviare alla Terra.